CAP.2
DIMENTICARE
POV GINNY
Sembra diverso. Non
si è mai comportato così. Non sapevo cosa
pensare, non sapevo se era stato un
momento di sfuggita, o se mi ha mostrato il suo vero io. Non ho avuto
tempo di
fermarmi a pensare. Era una cosa troppo grande. Così abbiamo
lasciato che ci
pensassero i nostri sentimenti e ci siamo baciati e dopo…
Si è accorto che
c’eravamo spinti
troppo avanti. Penserete –ma che, è solo un
bacio-, non per
noi. Sapevamo entrambi cosa sarebbe successo se ci fossimo innamorati.
Purtroppo
l’amore è
un sentimento troppo stupendo e crudele. È una di quelle
cose che non puoi
fermare, che quando arriva devi prendere e accettare.
Ma questo è
diverso. L’ ha detto anche lui. Non possiamo, non dobbiamo!
Non una Weasley e
un Malfoy!
Ma uno sguardo
può
fare tanto. E ormai è fatta, non si può tornare
indietro.
Così sto
qui.
Sdraiata sul letto a piangere e riflettere. Perché
è scappato! Non capisce? Non
possiamo evitarci e far finta che non sia successo niente. Se
n’è accorto anche
lui, abbiamo provato tanto insieme, troppo, nel giro di cinque soli
minuti.
Anche se ci
sfuggissimo per sempre, comunque penseremo incessantemente
l’uno all’altra.
Dobbiamo chiarire.
Mi alzo dal letto,
asciugo con la maglietta le guance bagnate ed esco dal portone del
castello.
Cammino alla
ricerca del ragazzo che ormai ha rubato il mio cuore, senza saperlo. In
fondo
ci siamo solo scambiati un bacio che forse per lui non significava
niente; ma
allora perché ha reagito in quel modo? Devo capirlo.
Finalmente vedo
qualcosa di familiare brillare alla luce del sole. Mi avvicino al
chiarore dei
biondi capelli del Serpeverde.
“dobbiamo
parlare.”
Lui si volta di
colpo portandosi una mano al petto.
“mi hai
spaventato!”
Mi guarda con
intensità, e, capendo di non avere alcuna scappatoia, si
alza, sospira e mi
trascina in un angolo del lago dove nessuno ci può vedere.
“perché
sei
venuta?”
Il suo tono di voce
è tornato ad essere quello acido e strafottente di una volta.
“te
l’ ho detto. Mi
hai abbandonata là, senza spiegazioni per un giorno
intero.”
“e io te lo
ripeto,
DI-MEN-TI-CA-MI, credi che per me è stato importante quello
che è successo?”
Quelle parole,
scandite chiaramente con una calma impassibile e uno sguardo
strafottente, mi
sconvolgono.
“perché
fai così,
perché dici questo?”
“allora non
mi hai
sentito?”
Mi aggredisce ed io
indietreggio.
“tu sei una
WEASLEY
ed io un MALFOY! Vuoi capirlo sì o no?”
“io
capisco solo che quello dell’altra volta
non era un bacetto qualunque. E tu lo sai, sentivo quello che
provavi!”
Fa finta di non
ascoltarmi e si guarda intorno.
“non devi
innamorarti di me! Torna a sbavare per lo Sfregiato come facevi prima.
Con lui
starai bene.”
“sei tu
quello che
non vuole capire! Come puoi chiedermi di non innamorarmi di te?! Ormai
è tardi.
Io sono già…”
“NON
DIRLO!”
Si tappa le
orecchie con le mani come un bambino piccolo e scuote freneticamente la
testa.
“ma io
ti…”
“NO. TI
PREGO, STAI
ZITTA!!”
“non posso.
Io ti
amo.”
“NOOO!!!”
Il suo urlo risuona
nelle mie orecchie. Vedo il ghiaccio nelle sue iridi sciogliersi.
Cerca di trattenere
le lacrime.
“perché
Ginny?
Perché mi fai questo?”
Il mio sguardo
è
spaventato e scioccato.
“ti ho solo
detto
quello che provo.”
“perché
vuoi
rendere le nostre vite così complicate.”
“cosa
c’è di
complicato?”
“c’è
che se solo
ammettessi che ti amo sarebbe finita per noi.”
Ormai le lacrime si
fanno strada sui volti di entrambi.
“cosa mi stai
nascondendo?”
“non posso
dirtelo.
Ci staremmo troppo male.”
“voglio
saperlo.”
Draco sembra
impiegarci una vita intera per pensarci, poi mi si avvicina e mi prende
le
mani, una sua lacrima ci cade sopra, ormai siamo incapaci di
controllarle.
“Ginevra.
Promettimi che lo terrai per te.”
Vorrei aspettare
per rispondergli, ma non sarebbe giusto per lui.
“va
bene.”
Scopre titubante le
maniche della maglietta e mi lascio sfuggire un urlo e altre lacrime.
Mi scanso
velocemente dal Serpeverde e mi avvicino ad un albero. Respiro forte,
singhiozzo e mi lascio scivolare a terra.
“perché
Draco?”
“posso
spiegarti…”
“ALLONTANATI.
Non
avvicinarti.”
Stringo le gambe a
me per proteggermi e forse è questo che spinge il ragazzo a
sedersi davanti a
me e a parlarmi.
“volevi
spiegazioni, no?sei così spaventata…non avrei
dovuto fartelo vedere…Per me è
difficile.”
“difficile…cosa,
Draco?…dirmi che sei un Mangiamorte e che io, come
una…s-stupida mi sono innamorata
di te?”
“ascoltami ti
prego.”
Io sapevo a cosa
andavo in contro avendo Lucius come padre.”
Lo degno solo di
uno sguardo ma lui non mi sta più guardando. Osserva il lago
e, mentre continua
a piangere, mi parla dolcemente ma con una tristezza nella voce,
inimmaginabile.
“quando ero
piccolo
mio padre mi lanciava ogni giorno una Cruciatus, senza motivo, subito
dopo mi
chiudeva per tutto il giorno in una stanza piccola buia e sporca di cui
ricordo
ancora l’odore nauseabondo di cadaveri.
Io continuavo a
ripetermi
come un matto che ero perfido, che dovevo aver fatto per forza qualcosa
d’orrendo, di atroce per meritarmi una punizione del genere e
ricevere tanto
dolore.
Così
piangevo senza
farmi vedere. Osservavo le stelle per avere delle riposte a quelle
grandi
domande che mi ponevo già a tre anni.
Tante volte ho
pregato il cielo chiedendo che una di quelle maledizioni mi uccidesse.
Ma
chissà perché, continuava a tenermi in vita e a
vedermi piangere e pregare
inutilmente.
Ogni tanto, dopo
giorni passati lì dentro, urlavo perdono. Ti rendi conto?
Chiedevo il perdono
di mio padre per qualcosa che non ho mai fatto. Ma lui diventava sempre
più
crudele ogni volta che lo invocavo, così imparai a non
chiedere mai niente a
nessuno, a sopportare e a cavarmela da solo.
Crescendo mi disse
che quello era il mio ‘addestramento’ per abituarmi
ad una vita di sofferenze.
Mi disse che amare era l’errore più grande che un
essere umano possa fare. Mi
disse che amare è per i deboli e che porta solo alla
distruzione. Mi disse che le
persone amano per avere dei pensieri sereni con cui dimenticare le
proprie
sofferenze. Allora gli dissi che tutti avrebbero dovuto amare,
perché tutti
provano dolore. Dopo mi beccai una frustata, perché secondo
lui, chi vive
interamente nella sofferenza, non ha bisogno d’amare
perché si abitua.
Gli
chiesi, sempre da piccolo, se ero nato
dall’amore di lui e mia madre e mi beccai un’altra
frustata.”
Ride stizzito tanto
è abituato a ripetersi la sua infanzia. Quelle sue parole
narrate con dolcezza
e sofferenza. Io ne sono nauseata, cerco di non credere a quello che mi
dice.
“mi
insegnò ad
essere crudele, a non innamorarmi mai e che, ad essere spietati, ci si
guadagna
e basta.”
Per un po’
rimaniamo zitti poi gli rivolgo una domanda tanto stupida che mi
vergogno ad
averla formulata.
“ti rendi
conto che
siamo nemici?”
“per questo
ti
chiedo di dimenticarmi. Sarà tutto più semplice
se lo fai. Disprezza quello che
sono.”
“ho…ho
bisogno di
riflettere. Potresti lasciarmi un po’ sola?”
Mi ostino a
guardare il prato. Non voglio vedere i suoi occhi per poi rimanerne
imprigionata. So che non vedrei al loro interno un Mangiamorte,
perché non
voglio credere di aver visto seriamente il Marchio Nero. Cerco di
convincermi
di non aver visto il teschio con la lingua di serpente.
“Ginevra. Ti
prego
guardami un’ultima volta.”
Poso, di
malavoglia, il mio sguardo sul suo ed è come pensavo. Non
vedo il Mangiamorte
in lui e questo mi distrugge ancora di più.
“qualunque
cosa
succeda, promettimi che rimarrai in vita per quando ci
rincontreremo.”
Non rispondo subito
alle sue parole. Continuo a guardarlo senza avere la forza di aprir
bocca.
“ti prego.
Promettimelo.”
“lo-lo
prometto.”
Ci baciamo per
quella che potrebbe essere l’ultima volta.
Sento la nostra
voglia di non staccarci, di rimanere così per
l’eternità.
Sento la nostra
disperata ricerca l’uno dell’altra.
Sento il suo e il
mio piangere entrare in me.
Permane nelle ossa,
come una voragine incolmabile.
Poi il Serpeverde
di volta e si allontana portando con sé il mio amore e
dolore ed io il suo.
Una promessa
silenziosa.
Una promessa che ci
costerà la felicità che, per questo, non
otterremmo mai.
Non so per quanto
tempo rimango qua, a fissare il punto dove Draco si è
allontanato per poi
sparire.
Quello che continuo
a ripetermi è che, d’ora in poi,
fingerò di averti dimenticato e tu farai lo
stesso con me.
Perché in
fondo, da
quando ci siamo guardati negli occhi, per la prima volta, sapevamo che
sarebbe
cominciata una recita devastante.
Sapevamo che il
nostro era un amore impossibile.
Sapevamo tutto, ma
abbiamo voluto comunque non privarcene.
Abbiamo intessuto
una trama troppo grande per noi.
Per non rimanerne
uccisi, fino a che non c’inchineremo sul palco per poi
svanire, continueremo a
recitare, a fingere.
Perché
sappiamo che
siamo già morti dentro.
Che non si
può fare
altro che piangere, e ancora piangere, finché non
uscirà, insieme alle lacrime,
anche quello che resta della nostra anima.