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Autore: SweetBloodyEly    11/01/2009    0 recensioni
In uno stato di guerra aperta due ragazzi s'innamorano. Troppo diversi per vivere serenamente la loro storia e... (Vicende ambientate dopo il sesto libro. Recensite please :P)
Genere: Romantico, Triste, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAP.2

DIMENTICARE

POV GINNY

Sembra diverso. Non si è mai comportato così. Non sapevo cosa pensare, non sapevo se era stato un momento di sfuggita, o se mi ha mostrato il suo vero io. Non ho avuto tempo di fermarmi a pensare. Era una cosa troppo grande. Così abbiamo lasciato che ci pensassero i nostri sentimenti e ci siamo baciati e dopo…

Si è accorto che c’eravamo spinti troppo avanti. Penserete –ma che, è solo un bacio-, non per noi. Sapevamo entrambi cosa sarebbe successo se ci fossimo innamorati.

Purtroppo l’amore è un sentimento troppo stupendo e crudele. È una di quelle cose che non puoi fermare, che quando arriva devi prendere e accettare.

Ma questo è diverso. L’ ha detto anche lui. Non possiamo, non dobbiamo! Non una Weasley e un Malfoy!

Ma uno sguardo può fare tanto. E ormai è fatta, non si può tornare indietro.

Così sto qui. Sdraiata sul letto a piangere e riflettere. Perché è scappato! Non capisce? Non possiamo evitarci e far finta che non sia successo niente. Se n’è accorto anche lui, abbiamo provato tanto insieme, troppo, nel giro di cinque soli minuti.

Anche se ci sfuggissimo per sempre, comunque penseremo incessantemente l’uno all’altra.

Dobbiamo chiarire.

Mi alzo dal letto, asciugo con la maglietta le guance bagnate ed esco dal portone del castello.

Cammino alla ricerca del ragazzo che ormai ha rubato il mio cuore, senza saperlo. In fondo ci siamo solo scambiati un bacio che forse per lui non significava niente; ma allora perché ha reagito in quel modo? Devo capirlo.

Finalmente vedo qualcosa di familiare brillare alla luce del sole. Mi avvicino al chiarore dei biondi capelli del Serpeverde.

“dobbiamo parlare.”

Lui si volta di colpo portandosi una mano al petto.

“mi hai spaventato!”

Mi guarda con intensità, e, capendo di non avere alcuna scappatoia, si alza, sospira e mi trascina in un angolo del lago dove nessuno ci può vedere.

“perché sei venuta?”

Il suo tono di voce è tornato ad essere quello acido e strafottente di una volta.

“te l’ ho detto. Mi hai abbandonata là, senza spiegazioni per un giorno intero.”

“e io te lo ripeto, DI-MEN-TI-CA-MI, credi che per me è stato importante quello che è successo?”

Quelle parole, scandite chiaramente con una calma impassibile e uno sguardo strafottente, mi sconvolgono.

“perché fai così, perché dici questo?”

“allora non mi hai sentito?”

Mi aggredisce ed io indietreggio.

“tu sei una WEASLEY ed io un MALFOY! Vuoi capirlo sì o no?”

“io capisco solo che quello dell’altra volta non era un bacetto qualunque. E tu lo sai, sentivo quello che provavi!”

Fa finta di non ascoltarmi e si guarda intorno.

“non devi innamorarti di me! Torna a sbavare per lo Sfregiato come facevi prima. Con lui starai bene.”

“sei tu quello che non vuole capire! Come puoi chiedermi di non innamorarmi di te?! Ormai è tardi. Io sono già…”

“NON DIRLO!”

Si tappa le orecchie con le mani come un bambino piccolo e scuote freneticamente la testa.

“ma io ti…”

“NO. TI PREGO, STAI ZITTA!!”

“non posso. Io ti amo.”

“NOOO!!!”

Il suo urlo risuona nelle mie orecchie. Vedo il ghiaccio nelle sue iridi sciogliersi.

Cerca di trattenere le lacrime.

“perché Ginny? Perché mi fai questo?”

Il mio sguardo è spaventato e scioccato.

“ti ho solo detto quello che provo.”

“perché vuoi rendere le nostre vite così complicate.”

“cosa c’è di complicato?”

“c’è che se solo ammettessi che ti amo sarebbe finita per noi.”

Ormai le lacrime si fanno strada sui volti di entrambi.

“cosa mi stai nascondendo?”

“non posso dirtelo. Ci staremmo troppo male.”

“voglio saperlo.”

Draco sembra impiegarci una vita intera per pensarci, poi mi si avvicina e mi prende le mani, una sua lacrima ci cade sopra, ormai siamo incapaci di controllarle.

“Ginevra. Promettimi che lo terrai per te.”

Vorrei aspettare per rispondergli, ma non sarebbe giusto per lui.

“va bene.”

Scopre titubante le maniche della maglietta e mi lascio sfuggire un urlo e altre lacrime.

Mi scanso velocemente dal Serpeverde e mi avvicino ad un albero. Respiro forte, singhiozzo e mi lascio scivolare a terra.

“perché Draco?”

“posso spiegarti…”

“ALLONTANATI. Non avvicinarti.”

Stringo le gambe a me per proteggermi e forse è questo che spinge il ragazzo a sedersi davanti a me e a parlarmi.

“volevi spiegazioni, no?sei così spaventata…non avrei dovuto fartelo vedere…Per me è difficile.”

“difficile…cosa, Draco?…dirmi che sei un Mangiamorte e che io, come una…s-stupida mi sono innamorata di te?”

“ascoltami ti prego.”

Io sapevo a cosa andavo in contro avendo Lucius come padre.”

Lo degno solo di uno sguardo ma lui non mi sta più guardando. Osserva il lago e, mentre continua a piangere, mi parla dolcemente ma con una tristezza nella voce, inimmaginabile.

“quando ero piccolo mio padre mi lanciava ogni giorno una Cruciatus, senza motivo, subito dopo mi chiudeva per tutto il giorno in una stanza piccola buia e sporca di cui ricordo ancora l’odore nauseabondo di cadaveri.

Io continuavo a ripetermi come un matto che ero perfido, che dovevo aver fatto per forza qualcosa d’orrendo, di atroce per meritarmi una punizione del genere e ricevere tanto dolore.

Così piangevo senza farmi vedere. Osservavo le stelle per avere delle riposte a quelle grandi domande che mi ponevo già a tre anni.

Tante volte ho pregato il cielo chiedendo che una di quelle maledizioni mi uccidesse. Ma chissà perché, continuava a tenermi in vita e a vedermi piangere e pregare inutilmente.

Ogni tanto, dopo giorni passati lì dentro, urlavo perdono. Ti rendi conto? Chiedevo il perdono di mio padre per qualcosa che non ho mai fatto. Ma lui diventava sempre più crudele ogni volta che lo invocavo, così imparai a non chiedere mai niente a nessuno, a sopportare e a cavarmela da solo.

Crescendo mi disse che quello era il mio ‘addestramento’ per abituarmi ad una vita di sofferenze. Mi disse che amare era l’errore più grande che un essere umano possa fare. Mi disse che amare è per i deboli e che porta solo alla distruzione. Mi disse che le persone amano per avere dei pensieri sereni con cui dimenticare le proprie sofferenze. Allora gli dissi che tutti avrebbero dovuto amare, perché tutti provano dolore. Dopo mi beccai una frustata, perché secondo lui, chi vive interamente nella sofferenza, non ha bisogno d’amare perché si abitua.

Gli chiesi, sempre da piccolo, se ero nato dall’amore di lui e mia madre e mi beccai un’altra frustata.”

Ride stizzito tanto è abituato a ripetersi la sua infanzia. Quelle sue parole narrate con dolcezza e sofferenza. Io ne sono nauseata, cerco di non credere a quello che mi dice.

“mi insegnò ad essere crudele, a non innamorarmi mai e che, ad essere spietati, ci si guadagna e basta.”

Per un po’ rimaniamo zitti poi gli rivolgo una domanda tanto stupida che mi vergogno ad averla formulata.

“ti rendi conto che siamo nemici?”

“per questo ti chiedo di dimenticarmi. Sarà tutto più semplice se lo fai. Disprezza quello che sono.”

“ho…ho bisogno di riflettere. Potresti lasciarmi un po’ sola?”

Mi ostino a guardare il prato. Non voglio vedere i suoi occhi per poi rimanerne imprigionata. So che non vedrei al loro interno un Mangiamorte, perché non voglio credere di aver visto seriamente il Marchio Nero. Cerco di convincermi di non aver visto il teschio con la lingua di serpente.

“Ginevra. Ti prego guardami un’ultima volta.”

Poso, di malavoglia, il mio sguardo sul suo ed è come pensavo. Non vedo il Mangiamorte in lui e questo mi distrugge ancora di più.

“qualunque cosa succeda, promettimi che rimarrai in vita per quando ci rincontreremo.”

Non rispondo subito alle sue parole. Continuo a guardarlo senza avere la forza di aprir bocca.

“ti prego. Promettimelo.”

“lo-lo prometto.”

Ci baciamo per quella che potrebbe essere l’ultima volta.

Sento la nostra voglia di non staccarci, di rimanere così per l’eternità.

Sento la nostra disperata ricerca l’uno dell’altra.

Sento il suo e il mio piangere entrare in me.

Permane nelle ossa, come una voragine incolmabile.

Poi il Serpeverde di volta e si allontana portando con sé il mio amore e dolore ed io il suo.

Una promessa silenziosa.

Una promessa che ci costerà la felicità che, per questo, non otterremmo mai.

Non so per quanto tempo rimango qua, a fissare il punto dove Draco si è allontanato per poi sparire.

Quello che continuo a ripetermi è che, d’ora in poi, fingerò di averti dimenticato e tu farai lo stesso con me.

Perché in fondo, da quando ci siamo guardati negli occhi, per la prima volta, sapevamo che sarebbe cominciata una recita devastante.

Sapevamo che il nostro era un amore impossibile.

Sapevamo tutto, ma abbiamo voluto comunque non privarcene.

Abbiamo intessuto una trama troppo grande per noi.

Per non rimanerne uccisi, fino a che non c’inchineremo sul palco per poi svanire, continueremo a recitare, a fingere.

Perché sappiamo che siamo già morti dentro.

Che non si può fare altro che piangere, e ancora piangere, finché non uscirà, insieme alle lacrime, anche quello che resta della nostra anima.

  
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