AVVERTENZA PER I
LETTORI:
Ogni tanto riemergo con
storie disseppellite da anni di oblio! Sto elaborando una mia
elaborazione
della maturità, che cambierà fandom (sto buttando
giù una saga familiare a tema
The Lion King, ma prima che veda la luce passeranno mesi), ma per
adesso mi
faccio vedere solo riproponendo vecchie storie, scritte quando avevo
più
tempo/più ispirazione/più dolore da gridare al
mondo.
Ho scritto la storia
più
di dieci anni fa, come si può ricostruire dalla data dei
diari.
Questa storiella era
capitolo di una storia più grande, di cui rappresentava
sostanzialmente quello
che adesso si chiama spin-off. Ma mentre la storia generale non ha quel
tocco
di brio che ancora me la fa piacere, questa mi muove ancora dei
sorrisi.
Ho
diviso questo spin-off in capitoli che per forza di cose sono brevi,
visto che
in origine costituivano i singoli paragrafi di un intero capitolo.
E ho pensato di
condividerla qui, nella speranza che magari possa far sorridere anche
voi.
ALTRA AVVERTENZA: I personaggi umani che
compaiono nella fiction
esistono nella realtà. La storia raccontata, tuttavia, non
ha alcun riferimento
tangibile con avvenimenti svoltisi nella vita reale.
ENNESIMA, MA VI
GIURO ULTIMA, AVVERTENZA: I
Pokémon e tutto quel che è ad esso collegato
appartengono ai rispettivi
proprietari.
Tutti i personaggi
menzionati in codesto capitolo, ad eccezione dei personaggi
Pokémon, esistono
nella realtà, ho soltanto provveduto a variare i loro nomi
e/o i loro cognomi e
ad aumentare di qualche anno la loro età effettiva. Posso
pertanto affermare
che i personaggi non appartengono a me ma a loro stessi, fatta la
dovuta
eccezione per il personaggio che mi rappresenta (ma non vi dico qual
è). Ma
devo precisare che Yari è in realtà un ragazzo.
.
Il
Fantasma Del Banki
Dal
diario di Mira Distan, 9 agosto 2004/x
Federico
si è addormentato con la luce accesa, così posso
scrivere anche adesso. E' una
bella fortuna che abbia dimenticato il diario nella borsa
d’allenamento
evitando di riporlo nel suo cassetto. Ho un po’ di sonno, ma
devo ASSOLUTAMENTE
aggiornare.
Sono
piuttosto compiaciuta dei miei allenati. E lo dico con modestia, sia
chiaro.
Non
sono la migliore allenatrice del Kanto, né di questa
città, Non so se lo sarò
mai, per quanto questa scelta di vita sia fonte innegabile di enorme
soddisfazioni.
Alla
mia età i veri campioni si sono affermati da tempo e hanno
già aperto una
palestra, un allevamento, una cazzo di scuola. Io a 23 anni alleno
ancora come
un primino di 10. E' vero che spesso aiuto Haley ad insegnare,
è vero che sono
diventata sostanzialmente la sua "vice"... però era questo
quello che
volevo quando ho scelto Chikorita per iniziare il mio viaggio di
formazione?
Ma non
è di questo che voglio parlarti. Conosci già i
miei dubbi, ed in ogni caso non
è questo il tema scottante di stasera.
Forse
ti chiederai il motivo che mi porta a trascorrere la notte nella camera
di
Federico Bidici, che è tra l’altro proprio di
fianco alla mia.
I
motivi in realtà sono due.
Oggi
sono tornata a casa a mangiare, fatto abbastanza inconsueto dato che di
solito
l’allenamento/studio pretendono che impieghi tutto il mio
tempo ad occuparmi di
loro. Ho persino abolito i flirt estivi, in questo
periodo.
Però
in effetti a volte per studiare torno a casa, quindi non è
poi così inusuale.
Poco
prima che uscissi per tornare all’arena, mi ha fermato Kekko.
Abbiamo
continuato ad avere, io e lui, dei rapporti molto superficiali,
perciò mi ha
stupito assai questa sua richiesta.
"Ho
bisogno di parlare con Vivian, stasera," mi ha confessato. Temo di
conoscere la concezione di Kekko del 'parlare', ed ho perciò
intuito che la mia
presenza sarebbe stata più che fastidiosa. "Potresti, per
favore,
lasciarmi campo libero...?" Questo comportava non pochi problemi:
innanzitutto, dove me ne sarei andata a dormire io. E ancora, ma lo
sapeva
Vivian di questa visita? E ancora, avrebbero fatto troppo rumore e
avrebbero
disturbato il vicinato? Ho pensato che avrei potuto benissimo aspettare
in
camera di Kekko che lui tornasse (sempre che tornasse in camera sua,
ovvio), e
che nell'attesa potevo dormici sopra, e quindi la cosa si poteva ben
fare. Ho annuito.
"D’accordo,"
ho annunciato. Kekko mi ha abbracciata stretta.
"Grazie,
Mira," mi ha sussurrato.
"Ti
pare," ho balbettato, staccandomi da lui. "Ci tieni proprio tanto,
eh?" Ho ridacchiato.
Stavo
porgendo a Cassandra la sua manciata di croccantini quotidiana, quando
è stato
Federico ad avvicinarmi.
"Mira,"
ha mormorato. "Vorrei chiederti un favore..."
"Anche
tu!" ho levato gli occhi al cielo. "Coraggio, amico, parla."
"Ho
bisogno di parlarti" mi ha annunciato. Mi sono mordicchiata il labbro.
"Parla
pure," ho accettato.
"No
non adesso." Federico ha scosso la testa. "Puoi venire stanotte in
camera da me? Ho bisogno di più... diciamo...
intimità,"
"Intimità?"
Ero perplessa. Non mi sembrava ci fossero le basi per poter mettere su
un
qualcosa vagamente simile all'intimità, tra me e Federico.
Non fraintendermi,
caro quaderno delle memorie, Federico è un carissimo ragazzo
e tra noi si è
sviluppato un saldo rapporto di amicizia. Ma niente di più.
Federico
è arrossito violentemente ed ha scosso di nuovo il capo.
"Non
quel genere di intimità!" ha esclamato. "Ti devo chiedere...
chiedere... un parere. Allora, si può fare?"
"D’accordo,"
ho accettato. "Tornerò tardi dall’allenamento,
però. Non so se..."
"Dimmi
tu, posso restare sveglio fino a qualsiasi ora!"
s’è accalorato.
"Di
solito faccio le una... le due... ma posso anche provare a tornare
prima..." ho detto.
"Vada
per le due." Mi ha dato un bacio sulla guancia. "A dopo!" Ed
è
uscito, forse diretto alla spiaggia.
A
questo punto dovevo informare Vivian del cambiamento. Le ho detto che
sarei
tornata tardi e che per non svegliarla avrei dormito in
un’altra camera. Lei ha
furbescamente replicato che per non svegliare lei avrei svegliato
certamente
qualcun altro. Allora ho asserito che magari qualcuno sarebbe rimasto
sveglio
fino a tardi come me.
L’allenamento
è proceduto ottimamente ma questa è
un’altra storia. Sono tornata anche prima
del solito, attorno a mezzanotte e mezzo. Federico mi attendeva
silenzioso
seduto sul letto.
"Ciao,"
ha mormorato. "Divertita?" Mi sono stropicciata gli occhi.
"Sono stanca" ho risposto. "E non so dove dormire." Questa non volevo dirla, ma m’è sfuggita. Quando ho sonno, mi capita di dire cose che non ho intenzione di esplicitare ad altri. E poi mi ero dimenticata, stordita dalla stanchezza, della possibilità di occupare camera di Kekko.
In realtà me lo sono ricordata solo adesso che sto ripercorrendo con il pensiero e con la penna la giornata appena conclusa. Ma sono troppo stanca per pensare di alzarmi, rischiando oltretutto di svegliare Federico, e cambiare stanza. Ormai sono qua e resto qua.
Il
letto è davvero comodo e grande.
"Puoi
dormire qui." Federico mi ha fatto cenno al suo letto ad una piazza e
mezzo. "Se non serve a questo avere un bel letto grande..."
"Già,"
ho annuito. "Grazie."
Ha
cominciato a parlare.
Non
ricordo esattamete le sue parole, ma mi ha in pratica confessato di
essere
innamorato perso di Artemide, e m’ha chiesto delucidazioni al
riguardo.
Ahi.
Non poteva capitare peggio, il nostro Federico. Artemide è
la più bizzarra
creatura di sesso femminile che sia mai apparsa su questo pianeta. Ha
tanti
problemi, ed in campo sentimentale poi... Ed è questo che
più o meno gli ho
detto. Gli ho detto che ha poco da sperare, che Artemide non si concede
mai, e
che anzi lo stesso ragazzo che fino a poco tempo prima poteva
apprezzare come
amico, può arrivare a disprezzarlo per il semplice motivo
che lui prova
interesse nei suoi confronti.
"Perché?"
ricordo che mi ha chiesto Federico.
"Penso
abbia paura," ho detto.
"Ma
paura di cosa?" ha indagato perplesso.
"Questo
non lo so," gli ho risposto."Forse semplicemente ha paura di mettersi
in discussione, forse del contatto fisico, forse dell’entrare
nell’intimo di
un’altra persona, forse di andare oltre il semplice rapporto
di amicizia... E
forse tutti questi." Comunque gli ho suggerito di provarci che, male
che
vada, si prenderà solo la musata peggiore della sua vita.
"Ma che vuoi che
sia?" ho detto. "Ci starai un po’ male all’inizio,
ma non ci morirai
di certo..." Federico ha levato lo sguardo su di me. Mi ha fatto paura.
"Forse
non mi conosci ancora abbastanza bene," ha tagliato corto, tristemente.
Abbiamo
parlato per ancora una mezz’oretta, poi Federico ha dato
cenni di essere
davvero un po’ troppo stanco. E probabilmente li ho dati
anch’io... mi si
chiudevano quasi gli occhi da soli.
"Dormiamo,"
ha deciso Federico. Ho sbadigliato.
"E
sia," ho accettato.
Ma ho
sentito più urgente ancora il bisogno di aggiornare i miei
confidenti preferiti
sulle ultime novità...
Mi
gira la testa. Dev’essere il sonno. Dovrei proprio riporre
questo diarietto di
malinconie e tentare di dormire. E se non fosse per il gomito puntuto
di
Federico nelle costole, la giudicherei un’impresa anche
possibile.