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Autore: rora02L    17/06/2015    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Regina, invece di scagliare il sortilegio che tutti noi conosciamo, avesse deciso di rovinare la vita alla figlia di Biancaneve ed il principe, togliendole il lieto fine ?Non ho copiato nessuno, anche se questa idea è già stata usata. Mi ispirerò a Il lago dei cigni, un misto tra la versione originale e quella del cartone.
Dal testo :
Una domanda le affiorò nella mente e chiese al re: “Padre … come si fa a capire quando si è innamorati ?” James sobbalzò, stupito dalla domanda. Le sorrise: “Quando si è innamorati, si pensa sempre all’altro. Si desidera passare tanto tempo con l’altra persona, rivederla e scambiarsi i propri pensieri. Si desidera la compagnia dell’altro ed il suo affetto.” Emma pensò che non avrebbe mai più potuto vedere quel bambino e sospirò: “Temo di essere innamorata, padre. Ma lui … non è un principe. L’ho incontrato mentre rubava del cibo, ma non è cattivo ! Lui … credo … di essermi innamorata di lui, padre.” Il buon re le sorrise, era contento che la figlia le avesse rivelato la verità. La rassicurò: “Bambina mia, ricordi cosa dicevo sempre a tua madre ?" La piccola annuì: “Che l’avresti sempre trovata.”
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6. La strega e la maledizione.

“The cow as white as milk,
The cape as red as blood,
The hair as yellow as corn,
The slipper as pure as gold …”
dal prologo di Into the Woods.



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Killian rigirava tra le dita quella piccola boccetta dal liquido viola fosforescente, chiedendosi come potesse quella strana pozione rimpicciolire sia le persone che gli oggetti. Tremotino aveva detto che proveniva da un altro regno e che il suo effetto era con una scadenza di tempo di un’ora. 
Sulla fialetta, c’era una etichetta con su scritto “Bevimi”. Il pirata si rivolse alla principessa, che camminava a passo spedito verso nord: “Certo che il Coccodrillo avrebbe anche potuto fornirci un mezzo di trasporto o almeno dirci dove si trova la casa di questa fattucchiera.” Emma si voltò, confusa da quel nome: “Coccodrillo ?”
“Sì … insomma, hai visto la sua pelle ? Squamosa e verde proprio come quella di un alligatore …” aveva risposto pacato l’uomo, facendo sorridere la ragazza. Emma cercava di non pensare a tutta la morte e la distruzione che aveva visto, perché sapeva che era colpa sua. Se fosse stata più forte, non si sarebbe fatta catturare così da Regina. Sospirò, spronando il pirata a lamentarsi meno e a camminare di più.
Ad un certo punto, Killian le chiese: “Com’era essere un cigno ? Intendo dire … so che era una cosa terribile, ma … com’era volare ?” Lei rispose: “Era l’unica cosa bella di quella vita.” Chiusero così il discorso, Emma non voleva parlare dei suoi anni sotto l’effetto dell’incantesimo perché era stata una vita di segregazione e lontananza da casa davvero dolorosa per lei e le altre. Sentirono poi lo scalpitare di zoccolo ed il nitrire di due cavalli, insieme al rumore delle ruote di una carrozza. Emma fece segno a Killian di prepararsi all’agguato.
Passò di lì poco dopo una piccola carrozza bianca con decorazioni floreali in oro, guidata da un corpulento cocchiere e trainata da due cavalli dal manto bruno. Il piano della ragazza era di distrarre il cocchiere, fingendosi ferita, per dare al suo complice il tempo di rubare i due cavalli. Poi avrebbe tramortito il cocchiere ed i due avrebbero finalmente avuto un mezzo di trasporto più veloce delle proprie gambe. Ma in quel momento sentirono un urlo straziante di un uomo robusto, che si teneva la gamba sanguinante. Ad Emma sfuggiva qualcosa, mentre Uncino ghignò divertito: “More … non è veramente ferito. Riconosco il sangue vero. Deve far parte di un gruppo di briganti …” La bionda iniziò ad innervosirsi: “Possibile che debbano attaccare proprio la nostra stessa carrozza ? Dannazione !”
“Adoro quando imprechi così, dolcezza …” rispose lui, ridendo sotto i baffi. Il cocchiere scese per controllare lo stato del ferito ed in quel momento un uomo vestito di verde entrò nella carrozza. Si sentì un urlo strozzato provenire dall’interno, probabilmente il ladro stava derubando una giovane nobile, sfortunatamente per lei.
“Andiamo” disse Emma, facendo segno al pirata di seguirla. Si avvicinarono al mezzo e liberarono i due cavalli, quando sentirono altri cavalli avvicinarsi. Videro i cavalieri neri con i loro scuri destrieri ed uno di loro, vedendo la scena, urlò ai suoi compagni: “Al ladro !” Subito corsero verso i due, che salirono rapidi in sella ai due destrieri. Il cocchiere si girò, vedendo i sue rubargli i cavalli, ma venne tramortito da un colpo di bastone dal finto ferito, che gridò rivolto al suo complice: “Robin ! Svelto, ci sono le guardie della regina cattiva !”
Allora l’uomo vestito di verde uscì dalla carrozza, tenendo in mano i gioielli appena rubati ed iniziò a correre con il suo compagno, che era più lento e corpulento di lui. “Avanti, Little John ! Non vorrai farti prendere dai tirapiedi di quella strega, no ?” lo esortò il ladro, che era ad un passo da lui. Vide Emma ed Uncino sui due cavalli e gli chiamò, agitando la mano: “Ehi, colleghi ! Aiutateci vi prego ?” Killian sbuffò, rivolto ad Emma: “Perché mai dovremmo aiutare due ladruncoli ?” La bionda alzò un sopracciglio e rispose secca: “Un pirata non è tanto diverso da un ladro … ma se la regina li cattura, li ucciderà di certo.” Uncino alzò le spalle, incurante: “Non è un problema nostro, sono dei ladri e se vengo beccati, quello è il loro destino.” Emma rincarò la dose: “Guarda che è colpa nostra se li hanno trovati ! Io in ogni caso ho intenzione di aiutarli ! – fece voltare il cavallo in direzione dei due ladri – I nemici di Regina sono i miei amici.” Spronò allora il cavallo.
Il moro sospirò rassegnato: “Ah … faremo come desideri tu, allora. Mi farai finire nei guai, dolcezza !” Seguì così Emma. La principessa caricò sul suo cavallo Robin, mentre Killian dovette faticare molto per far salire Little John. “Davvero, Little John ? -esclamò il pirata, quando i due si furono presentati – Non sei proprio piccolo, amico.”
I soldati della regina li avevano raggiunti, ma i due aumentarono la velocità dei loro cavalli. “Dobbiamo trovare un modo per seminarli, Killian !” esclamò Emma, guardandosi in trono per trovare una stradina in cui scappare. Ad un certo punto, Robin le indicò un albero a pochi metri da loro, dietro cui si nascondevano due briganti. “Ci penseranno loro …” disse il principe dei ladri. Quando i cavalieri neri stavano per raggiungerli, una corda comparve davanti ai loro cavalli, facendoli cadere rovinosamente a terra.

~

“Direi che siamo pari …” commentò Emma, scendendo dal suo cavallo. Tese una mano a Robin per aiutarlo ed il ladro disse: “Grazie per il vostro aiuto, my lady. Se non fosse stato per voi, io ed il mio amico John a quest’ora saremmo nelle segrete della regina, con un cappio al collo … vi ringrazio davvero, come potrò mai sdebitarmi ?”
Uncino intervenne, scendendo anche lui dal suo destriero: “Magari togliendovi dai piedi ?” Quei due non gli piacevano, soprattutto Robin, che gironzolava troppo intorno ad Emma, nonostante avesse un età per cui avrebbe potuto farle da padre. La principessa lo fulminò con lo sguardo: “Aiuto Little John a scendere, Killian …”
Il pirata roteò gli occhi al cielo, borbottando: “Ai vostri ordini …” Dovette così tirare giù quel bestione di Little John, con non poca fatica, mentre Emma chiedeva al principe dei ladri notizie su Baba Yaga. Robin la guardò sorpresa e raccontò: “So che la strega abita in una casa … decisamente strana. Ha delle zampe di gallina e si muove in continuazione. Secondo una leggenda, mangia i bambini che osano entrare nella sua dimora. Se qualcuno la uccide, diventa automaticamente la nuova Baba Yaga, acquisendone i poteri. L’ultima è stata uccisa da poco, un anno fa, da una donna che ora ha preso il suo posto. Solitamente vaga per le Lande Desolate, dovreste riuscire a trovarla là … - Emma annuì, mentre pensava già ad un modo per raggiungere le Lande Desolate – ma volete sul serio cercare di rubare a lei ? Tutti coloro che hanno tentato l’impresa, hanno fatto una brutta fine … ve lo sconsiglio caldamente, my lady.” Emma sapeva che quella missione sarebbe stata estremamente pericolosa, ma Tremotino era l’unico che poteva indicarle il luogo in cui la regina cattiva aveva intrappolato la sua famiglia.
Così ribatté :”Correrò il rischio, grazie dell’avvertimento … ma ditemi, cos’è successo al re James e alla regina Biancaneve ?” Il ladro sobbalzò, per poi guardare il suo collega e rispondere: “Sono stati attaccati dalla regina cattiva, un paio di anni fa. Dopo una strenua battaglia, Biancaneve decise di porre termine alla guerra e di stipulare un accordo con la regina cattiva, così si consegnò a lei, affinché risparmiasse gli abitanti del suo regno ed il resto della sua famiglia. Aveva da qualche anno perso la figlia per colpa della strega e non voleva perdere altre persone che amava. Ma la malvagia regina intrappolò lei e la sua corte, per poi seminare panico e distruzione, uccidendo tutti i soldati del buon re James e riducendo ad un mucchio di macerie il loro palazzo … strano che voi non conosciate la storia, dovete essere stata via per molto tempo.”
Lo sguardo di Emma si rabbuiò, tanto da far preoccupare Killian, che le si avvicinò. La principessa seppe in cuor suo che era solo colpa sua se tutti quei soldati erano morti e la sua famiglia era nelle mani di Regina. Magari li sta torturando, facendoli soffrire lentamente e dolorosamente … devo ritrovarli al più presto.

~

Robin fornì ad i due viveri sufficienti per tre giorni ed una mappa, in cui era segnato il sentiero che li avrebbe portati il più velocemente possibile alle Lande Desolate. “Avrei voluto portarvici io stesso … - spiegò il ladro – ma il mio codice d’onore me lo impedisce. Sto il più lontano possibile dalla magia. Non porta altro che guai, voi dovreste fare lo stesso, amici miei.”
Emma gli sorrise e rispose: “Non abbiamo scelta, dobbiamo ritrovare i miei genitori e mio fratello minore … grazie dell’aiuto, Robin.” Si salutarono con una stretta di mano, anche Killian fece lo stesso, utilizzando la mano buona. Partirono poi di buon mattino, verso nord.
Il pirata percepiva chiaramente un clima di tensione e di tristezza, capì che Emma pensava a ciò che era accaduto ai suoi genitori e si colpevolizzava dell’accaduto. Allora disse, rivolto alla ragazza: “Non è stata colpa tua. Non potevi fare nulla. Smettila di pensare al passato, non si può tornare indietro. Resta concentrata sulla missione, dobbiamo ritrovare i tuoi.” La bionda annuì: “Avrei solo voluto combattere al loro fianco …” Killian ribatté pacato: “Se lo avessi fatto, adesso saresti in prigione insieme a loro. Ma noi non ci saremmo rincontrati.” La principessa gli sorrise, ricordando quanto quel pirata dagli strani modi fosse la cosa più importante e bella che le fosse accaduta in tutta la vita.

~

Dopo tre giorni di cammino estenuante, arrivarono alle Lande Desolate, il cui nome era più che azzeccato, tanto che Uncino commentò: “Direi proprio che siamo arrivati.” Davanti a loro c’era una landa brulla, con della sterpaglia e nessun albero, se non qualche arbusto raggrinzito. La terra era grigia ed il freddo pungeva ed entrava fin dentro le ossa, tanto che Emma si strinse ancora di più nel suo mantello blu. I cavalli erano restii ad oltrepassare il confine tra la foresta e le lande, ma alla fine cedettero. Gli zoccoli calpestavano la terra fredda e sterile, tirando su polvere grigia. Il loro fiato si poteva vedere sotto forma di nuvolette bianche e restavano nervosi, quel posto sapeva di oscurità e magia, anche i nostri due eroi potevano percepirlo.
Killian cercò di spezzare il silenzio che si era creato: “Non penso sarà difficile trovarla … insomma, non penso esistano molte case che si muovono su due zampe di gallina in questa terra dimenticata.” Emma annuì, ricordandogli di prestare la massima attenzione. Non avevano elaborato un piano e la cosa era in loro svantaggio.
Poco più in là, videro finalmente la casa della strega. Le zampe di gallina erano chilometriche e scheletriche, davvero lugubri. Tenevano la casupola di legno e paglia sospesa in aria, facendola oscillare a destra e a sinistra. L’abitazione era circondata da un piccolo giardino con orto, delimitato da uno steccato fatto di ossa umane. Sul tetto di paglia fumava il caminetto, alzando una nube scura. La casa faceva accapponare la pelle.
Il pirata chiese preoccupato: “Come dovremmo fare a salire fin là su ? Hai qualche idea ?” Emma sospirò, replicando: “Sì. Ma so che non ti piacerà … ci arrampicheremo, lasciamo i  cavalli.” Killian borbottò sconsolato: “Hai ragione, questo piano non mi piace per niente. E poi che facciamo ? Bussiamo alla porta e chiediamo gentilmente di darci il cappello del Coccodrillo ?” Emma roteò gli occhi: “Ci inventeremo qualcosa.” Scesero entrambi dai cavalli, legandoli ad un arbusto lì vicino e si avviarono verso la dimora di Baba Yaga.
Arrivati ai piedi delle orride zampe di gallina, si legarono i fianchi con una spessa corda e decisero di salire dalla zampa destra. Killian fece un inchino: “Dopo di lei, mia signora.” Dunque Emma era in testa ed il pirata le copriva le spalle. In realtà Uncino lo aveva fatto per evitare che la ragazza cadesse e per non farle vedere che, dato che aveva solo una mano, aveva non poche difficoltà ad arrampicarsi e non voleva farla preoccupare. Nonostante questo, Emma sapeva bene che il pirata aveva difficoltà in quella salita, così lo teneva costantemente d’occhio.
Ad un certo punto, Killian aveva messo l’uncino male e stava per cadere di sotto, portandosi Emma con sé, ma la ragazza lo afferrò per la mano e lo riportò sulla zampa. La principessa sgridò il pirata, con le lacrime agli occhi: “Ti avevo detto che era una missione pericolosa ! Dannazione, se muori giuro che verrò a tormentarti all’Inferno !” Ripresa la lenta salita, seguita dal capitano, che si sentì per la prima volta un peso per lei.
Arrivarono infine allo steccato di ossa umane e si aggrapparono  ad esse. Da lassù, si poteva vedere sia la Foresta Incantata che il resto delle Lande Desolate. Avevano entrambi il fiatone ed il pirata chiese: “Qual è la prossima mossa ?” Emma rispose prontamente: “Semplice: beviamo.” Killian sorrise e le porse la fialetta che l’Oscuro aveva dato loro. La principessa ne beve un sorso e poi la passò al moro, che fece lo stesso, per poi chiudere il resto della bevanda. Aveva un sapore fruttato, simile alla fragola. Dopo poco, i due iniziarono a rimpicciolirsi, fino a diventare grandi quanto un pollice.
Emma indicò un buco tra le ossa della staccionata: “Andiamo” Si infilarono così tra le ossa bianche ed entrarono nel giardino della strega, che da quella altezza sembrava davvero immenso. Coltivava anche verdure di ogni genere: lattughe, asparagi, pomodori, rucola, rape e tanto altro. L’orto, nonostante la temperatura fredda delle Lande, era verde e rigoglioso come in una giornata d’estate.
Emma ed Uncino si fecero strada tra la vegetazione rigogliosa, fino ad arrivare all’immensa porta della capanna della strega, il cui pomello era un cranio di un neonato o di un piccolo animale. La principessa lo guardò e fece una smorfia disgustata, Killian invece commentò: “Questa strega ha proprio dei gusti macabri … prima facciamo questo dannato lavoro, meglio è. Andiamo.” Si misero a pancia in giù e strisciarono sotto la porta, tra la  polvere e la sporcizia. Emma stava per tossire, ma il pirata le mise una mano davanti alla bocca.
Riuscirono in questo modo ad entrare nella dimora della strega. Videro alti tavoli scuri ricolmi di ampollette fumanti, contenenti liquidi di colori sfavillanti, animali mezzi morti o parti di corpi umani. Un occhietto in una ampollina di vetro li fisso, facendo rabbrividire Emma. Il pavimento di legno scricchiolava e della maga non c’era traccia. Decisero così di perlustrare la zona, in cerca del cappello descritto dal Signore Oscuro. Killian disse alla bionda: “Forse è il caso di cercare dall’altro. Sarà più rischioso, ma ci permetterà di avere una visuale migliore della zona.”
Emma annuì e disse risoluta: “Vado io.” Il pirata stava per obbiettare, essendo un compito pericoloso, ma sapeva che la giovane non avrebbe sentito ragioni. Quindi aggiunse: “Allora vengo con te, ti ci vorrà una … mano ed io sono qua apposta.” Uncino tendeva a fare dell’ironia sulla perdita della sua mano nelle situazioni più disperate. Con dei fiammiferi trovati a terra, crearono una specie di scaletta con cui salire sulle gambe del tavolo ed arrampicarsi sopra. Il capitano sbuffò: “Un'altra arrampicata … giuro che quando usciamo da qua, me ne torno in mare. Non voglio più arrampicarmi ad un bel niente che sia così alto.”
Arrivarono sani e salvi sul tavolo, pieno di ingredienti per stregonerie varie. Camminavano cauti tra erbe maleodoranti ed ampolle contenenti liquami lugubri, fino a che non videro il grande calderone della strega, al cui interno ribolliva una melma verdognola, che emetteva un fumo denso e viola e le cui bolle esplodevano con un sonoro plop. I due si guardarono e Killian disse: “Dunque … se io fossi una strega diabolica ed avessi un oggetto che il Signore Oscuro vuole, dove lo nasconderei ?” Emma rispose: “Non abbiamo tempo per i giochetti, Killian. E noi due non abbiamo proprio la mentalità di una strega.” L’uomo sorrise furbetto: “Ma io ho la mentalità di un pirata. Ed un pirata, quando nasconde i suoi tesori, lascia sempre una mappa o un indizio … visto niente di simile, dolcezza ?” In quel momento, una porta si aprì cigolando ed i due furono costretti a nascondersi dietro ad una saliera in legno.
Sentirono i passi di Baba Yaga, che si sedette davanti al calderone, per mescolarne il contenuto con un cucchiaio in legno. Quando lo estrasse, era stato carbonizzato, come se fosse stato immerso nell’acido. La strega sospirò, rassegnata: “So che siete qua, miei piccoli ospiti. La domanda è … perché ? Siete anche voi due dei ladri ?” Emma e Killian trattennero il fiato. La maga sospirò ancora, questa volta seccata. Iniziò ad agitare la mano destra per aria ed Emma e Killian vennero sollevati da terra dalla magia per essere portati al cospetto della strega. Erano davanti ai suoi occhi scuri ed Emma si sbalordì quando vide il suo aspetto malandato: era ricoperta di rughe, i capelli scuri erano stropicciati e sporchi, le lunghe unghie giallognole ed i denti sporchi. Baba Yaga interrogò i suoi due ospiti, lasciandoli ancora a mezz’aria: “Cosa sono venute a fare due pulci come voi nella mia dimora ? Fatemi indovinare … vi ha mandato il Signore Oscuro. E siete qua per il cappello, non è vero ?” I due si guardarono spauriti, ma fu il pirata a rispondere alle domande della strega: “Esattamente, mia signora. Ci scusiamo per l’intrusione da maleducati, ma abbiamo davvero bisogno del vostro cappello per un accordo stretto con l’Oscuro.”
La strega lo guardò meglio, per poi gettarlo sulla sua mano rinsecchita e domandargli: “Come ti chiami, pirata in miniatura ?” Uncino fece un inchino di presentazione: “Killian Jones, mia signora. Ma altri mi chiamano anche Capitan Uncino, il terrore dei sette mari.” La fattucchiera chinò la schiena sullo schienale ricurvo della sedia, con aria pensierosa: “Jones … Jones … mi ricordo di un Jones, alcuni anni fa rubò alla mia predecessora i fagioli. E lei … scagliò contro di lui e la sua famiglia un maleficio molto potente. Ditemi, capitano … vostra madre morì vent’anni or sono di una morte lenta e sconosciuta ? E vostro padre abbandonò voi e vostro fratello ?”
Killian sgranò gli occhi, ferito dal ricordo del suo passato e sorpreso dalle conoscenze di Baba Yaga, che rise divertita dalla sua faccia sconvolta. “Bene bene bene … allora potremmo stringere un patto, caro pirata. Perché vedi … io ho perso nuovamente i miei fagioli e tu … tu hai ancora la maledizione su di te.” Uncino interrogò la strega: “Ma … in cosa consiste, questa maledizione ?”
Lei fece un sorriso compiaciuto e ridacchiò sadica: “ Come tuo padre non fu un padre per te, nemmeno tu sarai mai padre. Il vostro albero genealogico … rinsecchirà. Non avrai mai figli tuo, figlio di Colin Jones ! A meno che … tu non faccia un favore anche a me. Facciamo così: vi darò il cappello, voi recupererete in cambio per me i fagioli. Ma per spezzare la maledizione, dovrete portarmi alcune cose: la mucca bianca come il latte, la mantella rossa come il sangue, i capelli gialli come il granturco e la scarpetta pura quanto l’oro. Portatemeli ed io … ti ridarò la possibilità di riavere un figlio. Perfetto come un bambino può essere.”

~

Killian camminava nervoso verso i cavalli, con il pugno serrato, e borbottò: “Possibile che ci usino tutti come dei cercatori di tesori ? Prima il Coccodrillo, adesso quella megera di sua moglie … speriamo che non abbiano un figlio, temo sarà uguale a loro.” Emma teneva lo sguardo basso e ripensava alle parole di Baba Yaga sul passato del pirata. Non aveva mai pensato che l’infanzia del suo amore fosse stata così tormentata ed ora sapeva perché non era mai tornata da lei, al palazzo. E si sentì davvero una stupida ragazzina egoista al ricordo di tutte le volte in cui lo aveva quasi odiato per non essere tornato da lei dopo averle rubato quel bacio.
Il moro notò che la principessa aveva qualcosa che la turbava e le chiese cosa c’era che la preoccupava, a parte il fatto di dover rubare a Tremotino. Emma si morse il labbro inferiore e si impose di parlare: “Killian … ti devo delle scuse. In tutti questi anni, ho pensato che tu … che tu ti fossi scordato di me. Che tu non mi amassi, mi sono ricreduta quando ti ho incontrato sulla nave e quando ti sei dichiarato per me … ma, quando ero piccola … ti aspettavo ogni sera, davanti a quella botola, aspettandomi di vederti comparire da un momento all’altro. Non credevo che tu …”
Lui le sorrise e disse: “Smettila di pensare a queste cose. Emma … guardami.” La giovane alzò gli occhi azzurro cielo, incontrando quelli blu mare del pirata. Ogni volta per lei era come la prima, sentiva quasi dei fuochi d’artificio dentro di sé ed una emozione strana si impossessava di lei quando incontrava lo sguardo di quell’uomo. Killian le prese il mento con la mano buona e disse serio: “Io sono qui, adesso. Non ho intenzione di andarmene. Mai più.”
Ripresero la loro marcia e salirono sui loro destrieri, diretti alla Foresta Incantata. La borsa in cui nascondevano il cappello magico sbatteva sul fianco del cavallo di Emma, che correva a perdifiato. Non c’era un secondo da perdere.

~

Tremotino guardava curioso quei tre fagioli magici che aveva tra le mani. Ne aveva presi tre per sicurezza, anche se il suo sarebbe stato un viaggio di sola andata, ormai aveva deciso. Era stato il Signore Oscuro per molto tempo e questo suo potere gli aveva tolto l’unica persona di cui gli importava davvero: Baelfire, suo figlio. Quando anche Milah si era stufata della sua tirannia, aveva cercato la capanna di Baba Yaga e l’aveva uccisa, prendendone così il posto per non essere più sotto il controllo del marito. Ed il loro bambino era crollato: da una parte, suo padre era il Signore Oscuro e dall’altra, sua madre era divenuta la perfida strega Baba Yaga del nord.
Così aveva chiesto alla fata azzurra di dargli un modo per andare in un posto senza magia, in cui lui e la sua famiglia sarebbero potuti tornare finalmente felici ed uniti come prima. Ma Tremotino, all’ultimo, si era rimangiato la parola e non aveva seguito il figlio, abbandonandolo. Da allora, aveva cercato un modo per ritrovarlo e finalmente lo aveva ritrovato, dopo tanti anni e proprio dove si trovava sua moglie. Tremotino credeva che la donna fosse morta, ed anche suo figlio lo credeva. Ma, quando era andato con Regina a rubare i fagioli, aveva riconosciuto subito la moglie. Avrebbe voluto ucciderla, ma doveva pensare alla buona riuscita del piano per ritrovare suo figlio, così la lasciò vivere. Presto pagherai per ciò che hai fatto a me e a nostro figlio, Milah.
Qualcuno bussò alla porta del suo studio e sentì la voce della sua governante chiedere il permesso, entrando con un vassoio di tè e pasticcini: “Buon pomeriggio, padrone. Vedo che siete ancora qua … cosa state architettando questa volta ?”
Tremotino fece una faccia stizzita e rispose, gesticolando con la mano: “Niente che ti riguardi, Belle … ricordati: tu sei solo la mia governante, i miei affari non ti riguardano.” La giovane gonfiò le guance adirata e ribatté: “Non c’è bisogno di rispondere in questo modo così maleducato ! Quando avrete finito, verrò a recuperare le posate. Buon lavoro, padrone.” Chiuse la porta sbattendola e facendo quasi saltare i nervi all’Oscuro, che si chiese per l’ennesima volta come mai non avesse ancora ucciso quella giovane così ficcanaso. Eppure così bella e buona.
Forse perché era l’unica a trattarlo come un essere umano e non come un mostro.

~

“Killian … senti, ma … tu vorresti … dei figli ?” Il volto di Emma, mentre pronunciava queste parole, era rosso vivo e la ragazza non sarebbe potuta essere più in imbarazzo.
Il pirata sorrise compiaciuto e divertito da quella domanda così intima, ma a lei avrebbe potuto dire qualunque cosa, anche il suo segreto più oscuro. Perché sapeva che lei lo avrebbe amato lo stesso. Uncino rispose allegramente: “Sì. E li vorrei … con una sola donna. Indovina con chi ?” Fece così arrossire la donna, che bofonchiò: “Stupido Killian …” I due si misero a ridere. Poi però lui fece una domanda seria alla principessa: “Sempre se voi … vorreste farmi l’onore … vorreste, Emma ?”
Lei arrossì nuovamente, non sapendo bene che rispondere. Così disse esattamente ciò che pensava: “Cavolo, Killian ! Nel giro di tre giorni mi hai fatto una confessione d’amore, una richiesta di matrimonio ed adesso mi chiedi se voglio diventare la madre dei tuoi figli … non credi di correre troppo ?” Il capitano rise di gusto e scosse la testa: “Assolutamente no. Ho rischiato di perderti, non succederà ancora. Hai idea di quante volte ti ho immaginata all’altare con uno spocchioso principino, mentre vi sposavate scambiandovi gli anelli ? O mentre vi baciavate ? Maledizione, Emma …  ho fatto centinaia di incubi in cui tu amavi un altro … un altro che non ero io !” La ragazza vide la mascella del moro serrarsi al ricordo e con risolutezza disse: “Non accadrà mai.”
Si fermarono al centro della landa e chiamarono il nome del Signore Oscuro tre volte. Arrivò dopo poco, con un ghigno compiaciuto stampato sulle labbra: “Allora l’avete trovato ? Ed io che temevo falliste e diventaste la cena della strega ihihi.” Uncino commentò seccato: “Sempre molto delicato … abbiamo ciò che ci hai chiesto, ma te lo daremo a due condizioni: la prima è che prima ci devi almeno dimostrare di sapere dove sono i genitori ed il fratello di Emma. La seconda, beh … gradirei un bel tè caldo, magari così ne parliamo con più calma, che ne dici ?”
Quella era stata la idea migliore che avevano avuto per riuscire a penetrare nel palazzo dell’Oscuro e rubare i fagioli di Baba Yaga. Lui agitò una mano e disse non curante: “Va bene, questo ed altro per la nostra cara principessina. Penso che Belle abbia quasi finito di preparare il tè …” Una nube viola li catturò tutti e tre, materializzandoli all’interno della dimore dell’Oscuro.
La sala in cui si trovavano era appartenuta certamente  a qualche re caduto in disgrazia, dato che alle pareti color senape c’erano ancora antichi arazzi scarlatti fatti a mano. Davanti a loro c’era una lunga tavolata con solo quattro sedie. Le finestre erano semicoperte dalle tende in broccato rosso e da esse filtrava un poco di luce solare. In quel momento sentirono una voce femminile: “Tremotino, non sapevo che sareste arrivato così in anticipo …” Videro una ragazza dai lunghi boccoli bruni e due occhioni luminosi e azzurri, di un colore davvero intenso. Indossava una abito lungo celeste dalle spalline a sbuffo e teneva tra le candide mani una teiera in porcellana. La giovane li guardò allibita: “Non mi avevate detto di avere ospiti … vado subito a preparare il bollitore per loro !” Il Signore Oscuro sospirò: “Ecco, va … ah, che pazienza che ci vuole con te.”
Si sedette al tavolo ed invitò con un gesto i suoi ospiti a fare altrettanto. Mise le mani a piramide sul legno e guardò con curioso la principessa, chiedendole: “Il cappello, me lo fareste vedere ?” La ragazza sobbalzò e prese l’oggetto dalla sua borsa: il cappello magico era molto particolare, sembrava fatto con il cielo stellato. Infatti gli astri si muovevano sulla sua superficie morbida blu scuro, roteando e saltando, come in uno spettacolo di danza. Tremotino allungò una mano per toccarlo, ma venne fermato dall’uncino del pirata, che venne conficcato nel legno della tavola. Killian si era seduto accanto alla sua ragazza e sibilò rivolto all’Oscuro: “La prova, rammentate ? Altrimenti l’accordo salta.” L’altro roteò gli occhi e si lamentò: “Siete sempre tutti diffidenti nei miei confronti, eppure la mia fama mi precede: mantengo sempre gli accordi.”
A quel punto entrò Belle nella stanza, reggendo tra le mani un vassoio d’argento con quattro tazzine di porcellana bianca sopra, ornate da fiori lilla e blu, e la teiera abbinata. Sorrise ai presenti e posò il vassoio sulla tavola, servendo ad uno ad uno i presenti. Quando diede la tazza ad Emma, la ragazza la ringraziò cordialmente sorridendole. Ma Belle era molto sensibile e lesse nell’azzurro degli occhi della principessa una grande tristezza, come se fosse stata strappata via da casa sua ed adesso si sentisse orfana e sperduta. Un po’ la capiva, aveva dovuto abbandonare tutto per salvare la sua famiglia ed il suo popolo.
Non essendoci un posto a sedere anche per Belle, la ragazza stava per andare a bere il suo tè al gelsomino nella cucina, quando Killian si alzò dal suo posto e lo offrì gentilmente a lei, con un sorriso sul volto: “Non sia mai che un gentiluomo come me lasci in piedi una bella giovane. Venite, sedetevi pure.” La bruna ringraziò sorpresa, non si aspettava tanta cavalleria da parte di un pirata e accettò la proposta. Tremotino rimase stizzito, non capendone bene il motivo nemmeno lui. Fece un gesto seccato della mano e disse: “Parliamo d’affari ora, non stiamo a perdere troppo tempo in cavallerie !” Lanciò una occhiataccia glaciale al moro, che la accolse con un sorriso sprezzante. Stranamente trovava un malsano piacere nel prendere in giro il Coccodrillo.
Il padrone di casa si alzò e tolse un lenzuolo blu cupo da uno specchio a muro, alzando un polverone e facendo indispettire la sua domestica. Lo specchio era ovale ed aveva i bordi arrugginiti, mentre la cornice argentata era come sporca, bruciata, quasi fosse scampata ad un incendio per miracolo. Tremotino fece un ampio gesto della mano sulla superficie dello specchio, in cui si vide una specie di vortice nero, che venne sostituito in seguito dall’immagine di un paesaggio nuovo e singolare.
Tutto era coperto di neve e gli alberi erano fatti di bastoncini di liquirizia e gelatine verdi a forma di foglie. Due figure si muovevano a stento: erano uno schiaccianoci ed una bambolina di carta pesta. Lo schiaccianoci aveva il volto di suo padre, mentre la bambola di porcellana quello di sua madre, con dei corti capelli corvini ed il vestito rosso strappato. Emma si alzò di scatto dalla sedia, restando però davanti al tavolo. Aveva la bocca spalancata ed emise un sospiro: “Mamma … papà …”
Stava per mettersi a piangere davanti a ciò che Regina aveva fatto ai suoi amati genitori. Killian la prese tra le sue braccia ed interrogò poi l’Oscuro: “Dov’è invece il fratello di Emma ?” L’altro ridacchiò e fece nuovamente lo stesso gesto di prima con le mani, presentando loro un giovane dai corti capelli corvini, che baciava la regina cattiva. Emma per poco non spaccò il vetro, il pirata dovette fermarla. Ora la principessa ribolliva di rabbia: “Io la ammazzo !”
Tremotino fece uno scatto da finto spaventato e ridacchiò: “Mamma mia che paura, la regina sarà terrorizzata da quello sguardo di puro odio che leggo nei tuoi occhi … ma non credo basterà ad ucciderla.” Questo fece calmare la bionda, che si risedette come se le forze l’avessero abbandonata. Non poteva crederci. I suoi genitori erano stati spediti in chissà quale remoto regno fatto di caramelle e governato dai giocattoli, mentre suo fratello Neal era divenuto lo schiavo di Regina. Non l’avrebbe passata liscia, questa volta. Lei non era sua madre e non c’era possibilità di perdonare ciò che quella strega aveva fatto ad i suoi cari.
Si alzò dal tavolo con gli occhi brucianti di rabbia e sibilò rivolta a Tremotino: “Il nostro accordo è concluso. Spero di non dover mai più fare affari con voi, Signore Oscuro.” Lui ridacchiò divertito, come se avesse detto una grande sciocchezza: “Qualcosa invece mi dice che tornerai da me … e faremo un altro bel accordo. Fino ad allora … i miei saluti, principessa. Buon ritorno a casa.” Li lasciò così uscire dal suo palazzo, sorseggiando tranquillo la sua tazza di tè. Belle, che era sempre molto curiosa, chiese al suo padrone: “ Chi era quella ragazza ?” Tremotino fece un ghigno divertito e rispose: “La principessa. Emma.”
Poi si alzò dalla tavola e chiese alla sua governante di rimettere il lenzuolo sullo specchio, ammonendola: “Quello specchio è molto potente, dunque anche pericoloso … in mani inesperte, potrebbe portare a terribili conseguenze. Quindi non avvicinarti più ad esso, se ci tieni alla vita, chiaro ?” La ragazza annuì, anche se la sua curiosità non smetteva di crescere. Coprì così lo specchio, guardandolo un’ultima volta e vedendo il suo riflesso. Per un attimo, le parve che la sua immagine riflessa sorridesse con cattiveria, ma si disse che era solo frutto della sua immaginazione e tornò ad i suoi doveri.




Angolo autrice:
Forse sto incasinando la storia. Come penso avrete capito, ho messo anche alcuni elementi provenienti da Into the Woods ... ed ho mandato il re e la regina nel paese della favola dello schiaccianoci. Chissà cosa sarà accaduto a Neal.
E come mai il grande Tremotino è stato così accondiscedente ed ha lascato casa sua così tranquillamente ? Qual'è il potere malvagio dello specchio dell'Oscuro ? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, che non so bene quando potrò scrivere e pubblicare.
Grazie alle 111 persone che leggono questa mia storia, spero di ricevere vostre recensioni con consigli, pareri ed altro :)
A presto !
La vostra Rora-chan

 
  
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