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Autore: tienimiancora    17/06/2015    15 recensioni
Estratto dal Capitolo Due.
“Avanti Lucas, smettila di sparare cazzate. Questa rientra tra quelle più grosse che hai detto.” il ricordo della voce di Emily gli apparve forte e chiaro nella mente.
La ragazza aveva reagito così davanti alla parola 'angelo'.
“Emily lo so che non mi avresti mai creduto ma è quello che sono.” aveva risposto lui serio.
Lei era rimasta sbalordita quando dalla schiena di Lucas erano spuntate due ali bianche.
Si era avvicinata timidamente continuando a guardare il ragazzo stupita e incredula.
La sua mano tremava quando le aveva sfiorate.
Poi, dopo essersi accertata che non stava sognando, ci aveva creduto davvero.
Il ragazzo che amava era un angelo.
[..]
“Non ti lascerò mai, questa è una promessa. Troverò un modo per averti con me per sempre.” le aveva detto lui, mentre ancora osservavano le stelle.
Lei si era avvicinata e lo aveva guardato con quei suoi grandi occhi castano chiaro.
“So che ce la farai. Per me, per noi.” e poi lo aveva baciato, come non l'aveva mai fatto.

Ma il prezzo da pagare per riuscire ad assaporare l'eternità insieme è davvero alto.
E Lucas lo sa, lui lo sa bene.
Vale davvero la pena rischiare?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Sogni

 

*6 mesi dopo*

-Emily-

Emily si svegliò di colpo sentendo nelle orecchie il suono delle chitarre dei Green Day che si scatenevano sulle note di “American Idiot”, scrutò la situazione e vide che sull'aereo non c'era più nessuno.
Le due hostess, che quattro ore prima avevano illustrato energicamente le vie di fuga nel caso ce ne fosse stato bisogno, avevano in mano una piccola aspirapolvere che passavano ritmicamente fila per fila su ogni sedile.

Vedendo soltanto quelle che aveva classificato come la “riccia” e la “bionda” si chiese dove fosse la terza e ultima barbie.
Sarà scesa” pensò Emily distrattamente, ritirando l'I-Pod azzurro nella borsa e canticchiando ancora l'ultima canzone ascoltata. 

«Dormito bene?» domandò una voce acuta.
Emily sentendo quelle parole sobbalzò e girandosi di scatto riconobbe la terza hostess, la “stronza”, la quale si era guadagnata quell'appellativo nel momento in cui la maglietta azzurra della ragazza si era abbellita con un'incantevole macchia di aranciata.

«Oh, perfettamente direi» rispose fingendo uno sbadiglio «Come mai non mi avete svegliata? Sull'aereo non c'è più nessun passeggero» domandò guardandosi ancora intorno.
«Mi dispiaceva ancora per l'incidente di prima, così ho pensato di lasciarti dormire... Sembravi parecchio stanca» disse abbozzando un sorriso tirato.
Emily decise di lasciar correre congedandola con un veloce 
«Grazie.»
Si alzò dal proprio posto e si sporse per recuperare il suo trolley sopra al sedile. 
Raggiungendo la fine del corridoio disse un 
«Arrivederci!» generale e si affrettò a scendere i gradini.

Una volta uscita dall'aereo respirò a pieni polmoni l'aria di Chicago: era tornata a casa. 
Anche se era stata via per quattro giorni le mancava quello che aveva lasciato qui. 
Chicago era una città affollatissima, piena di vita e di gente che non si fermava mai un secondo; infatti lei, sua nonna Gwen e la sua amata Sam -un pastore tedesco trovato nei cassonetti di fronte a casa sua- abitavano in una graziosa villetta in periferia, lontano dai rumori della città.

La ragazza prese il cellulare e digitò il numero di sua nonna. 
Dai Gwen, dimmi che ce la fai oggi.” pensò immaginandosi la donna che armeggiava con il telefono cercando di ricordarsi cosa dovesse fare per rispondere.

Questa immagine le stampò un sorriso sul volto, e quando al quarto squillo sentì un 
«Pronto?» incerto tirò un sospiro di sollievo.
«Nonna ce l'hai fatta!» esclamò con una risata Emily.
«Hai visto tesoro? A furia di provare si impara! Allora, stai arrivando che qui ci manchi?» disse la donna, ed Emily sentì Sam che abbaiava in sottofondo.
«Non proprio... Sono appena scesa dall'aereo. Adesso devo uscire dall'aeroporto e cercare un taxi» disse incamminandosi.
«Allora è atterrato in ritardo l'aereo.»
«Mah, non penso. Che ore sono adesso?»
«Le 16:50»
Emily fece un rapido conto e capì che i casi potevano essere due: o quella deficiente di una hostess l'aveva lasciata dormire per più di mezzora, oppure l'aereo era effettivamente in ritardo di 35 minuti.
Pensò che fosse la prima opzione e accelerò il passo, maledicendo la “stronza”.

«Cazzo allora devo muovermi, ci vorrà ancora un'ora prima di arrivare a casa.»
«Cosa vuoi da mangiare, Em?» chiese la nonna.
«Oddio nonna non ne ho idea, qualsiasi cosa va bene. Adesso però devo riattaccare perché mi conviene correre se voglio trovare subito un taxi. Ci vediamo a casa, ciao!» e dopo aver sentito il «Va bene tesoro, fai attenzione» di Gwen riattaccò.

Per fortuna riuscì a trovare nel giro di pochi minuti un taxi disponibile, e dopo aver caricato il suo trolley e aver dato le indicazioni all'autista partirono.

Durante il viaggio Emily decise di sfruttare il suo tempo a pieno e compose un numero sul cellulare, mentre si metteva gli auricolari.
Dopo il primo squillo una voce maschile rispose.

«Pronto?» la voce era roca, probabilmente si era appena svegliato.
«Ehi Steve, come va?» domandò la ragazza controllando gli altri messaggi che aveva ricevuto: erano per la maggior parte di Susan, una delle sue più care amiche.
«Ciao Emily! Com'è andato il viaggio? Io tutto bene» disse lui riprendendosi un po'.
«Stancante, ma in compenso ho fatto delle foto stupende, penso che Gary ne sarà davvero contento.»

Gary Fisher era il suo capo, e in quei quattro giorni a Los Angeles Emily si era data da fare per scattare due servizi fotografici; il primo ad una sfilata di moda, il secondo ad una cerimonia galante.
Una delle sue più grandi passioni era la fotografia e grazie al lavoro che svolgeva per il suo capo riusciva a pagarsi completamente il corso di design che seguiva all'università.

Un altro grosso vantaggio era che Gary ed Emily avevano fatto amicizia, e prendendola in simpatia la mandava spesso a fare questi “week-end lunghi” -come li chiamava lui- in giro per l'America.
La ragazza amava viaggiare, forse come la maggior parte delle ragazze di vent'anni, e qualche volta era pure riuscita a portarsi dietro Susan.
Cosa poteva esserci di più bello?


«Sì sì, sicuramente» rispose pensando alle espressioni e i gridolini che avrebbe fatto Gary vedendo i modelli maschili che avevano sfilato. Sorrise immaginando quella scena buffa, tipica del suo amico.
«Beh... Allora stasera ti passo a prendere e andiamo a festeggiare come avevamo deciso?» chiese in tono malizioso.
«Steve ti avevo anche chiamato per questo, mi dispiace se eravamo già d'accordo, ma sono molto stanca e preferirei vederci un altro giorno... Sabato sera?» fece in tono dispiaciuto.
«Che peccato, io avevo così tanta voglia di stare un po' con la mia ragazza» insistette lui.
«Mi dispiace ma non mi va. Tanto mancano solo due giorni a sabato, dai» cercò di chiudere Emily.
«E va bene, ma sabato decido io il programma» sospirò Steve.
«Andata.» 
«Allora riposati e preparati per la serata di sabato, sarà indimenticabile!» esclamò contento.
«Non vedo l'ora» chiuse Emily salutandolo, con meno entusiasmo di lui.

Che palle” pensò. 
Emily stava uscendo con Steve da qualche mese ormai, eppure c'erano momenti -tipo quello- in cui desiderava soltanto essere lasciata in pace.
Steve Collins era un affascinante 25enne che amava il calcio e la medicina. 
Le ragazze cadevano ai suoi piedi e tutte avrebbero voluto “passare un'indimenticabile notte con Mr. Collins”.
Emily l'aveva conosciuto alla festa di compleanno di Susan, c'era stata subito molta sintonia tra loro e così avevano iniziato ad uscire insieme.
La ragazza stava bene con lui, solo che alcune volte si sentiva... Oppressa.
Nonostante questo lui era dolce e disponibile, quindi pensava che con il tempo -forse- sarebbe nato qualcosa in più oltre alla semplice attrazione.

Quando alzò lo sguardo si accorse della via che portava a casa sua e sorpresa iniziò a ritirare le sue cose nella borsa.
Una volta fermi Emily pagò e si diresse verso casa.

Iniziò a giocare con il campanello suonandolo ripetutamente, come faceva sempre, e quando Gwen aprì la porta il pastore tedesco corse verso la sua padrona.
Sam aveva così tanto entusiasmo che fece rotolare per terra Emily, ma lei sembrò fregarsene perchè abbracciava e stringeva la sua amica a quattro zampe con tanto amore.
Dopo una serie infinita di “Ciao piccola”,“Mi sei mancata” e dei baci che lavarono completamente la faccia ad Emily, la ragazza si alzò e andò a salutare sua nonna che era sulla soglia di casa. 

«Ciao Gwen» disse Emily abbassandosi -sì, era alta 1,80 circa- per darle un bacio sulla guancia.
«Ciao a te Em» rispose la nonna tutta sorridente. 
Gwen Cooper era l'unica parente che le era rimasta. 
I suoi genitori erano morti in un incidente stradale quando aveva soltanto tre anni.
Gwen decise di prendersi cura di quella bambina, e la crebbe come fece con il padre di Emily.
Aveva un cuore immenso, e tutti la conoscevano per la sua grande umiltà. 
Era una nonnina simpatica sulla sessantina, con capelli folti e castani, come gli occhi, i quali erano grandi e sempre curiosi.
Era decisamente più bassa della nipote, infatti spesso doveva chiamarla per afferrare qualcosa sugli scaffali più alti, scusandosi ogni volta.

«Se non ci fossi tu, Em!» diceva sempre sorridendo.
«Se non ci fossi io, nonna!» rispondeva Emily dandole un bacio sulla guancia.
Il loro era un bel rapporto, lo era per davvero.

Dopo aver chiaccherato del più e del meno in giardino, mentre giocavano con Sam, Emily decise di andarsi a fare una bella doccia rinfrescante; si sentiva sporca dal viaggio, ed essendo giugno iniziava a fare caldo. 
Così andò in bagno e si svestì.

“Ho proprio bisogno di lavarmi” pensò mentre si osservava allo specchio.
Era sempre stata più alta rispetto alle sue coetanee, fin da piccola aveva giocato a pallavolo e nonostante avesse smesso da qualche anno ormai, il fisico da pallavolista era rimasto.
Lunghi capelli rossi le incorniciavano il viso, e risaltavano i suoi occhi grandi color nocciola, che fiera diceva di aver preso dalla nonna. 
Lo sguardo cadde su quella piccola cicatrice che aveva appena dietro l'orecchio, da circa sei mesi, quando una mattina si era svegliata in ospedale con Gwen che le teneva la mano. 

I medici le avevano riscontrato dei segni di scottatura sulle mani, e poi quella cicatrice che -con un po' di immaginazione- assomigliava ad una rosa. 
Non dava nell'occhio, e se non lo sapevi non ti capitava neanche di notarla, ma Emily si chiedeva spesso cosa fosse successo quel giorno, e come mai non si ricordasse più nulla.

«Spesso gli aggressori drogano le loro vittime, è possibile che questo sia accaduto a te» avevano detto i medici spiegandole che l'unica opzione possibile era una presunta aggressione in casa.
«I coglioni, mi passi il termine, ci sono dappertutto signorina e al giorno d'oggi è più facile di quel che sembra procurarsi una sostanza stupefacente» aveva insistito il medico.
Emily alla fine aveva dovuto credere a questa “versione della storia” anche se a volte il dubbio tornava.

Dopo essersi lavata, aver mangiato un piatto di pasta e aver guardato una di quelle soap opera seguite da Gwen, decise di andare a dormire.
Appena mise la testa sul cuscino si addormentò e quella notte sognò un ragazzo bellissimo, incorniciato dalla luce che emanavano delle grandi ali bianche.
Peccato che la mattina seguente -come ogni giorno negli ultimi sei mesi- non avrebbe ricordato più quel volto.


Angolo autrice: Eccomi qui con il terzo capitolo bella gente :D 
Allora, prendendo in considerazione i consigli di alcune persone che mi hanno recensito, oggi vi ho fatto vedere soltanto ciò che riguarda Emily (da qui in avanti suddividerò i capitoli seguendo Emily e Lucas separatamente)e ho descritto un po' com'è la ragazza, introducendo anche diversi personaggi che poi avranno il loro "spazio" più avanti. Infatti mi scuso se vi ho riversato ondate di informazioni, ma questo capitolo di passaggio andava fatto per forza (visto che nei precedenti sono sempre stata misteriosa ahaha).
Avete notato l'ultima parte..? Cosa sarà mai quella "cicatrice" *w* ahahah, mi diverto con poco.
E chissà cosa starà facendo il nostro Lucas...
Ci tenevo a farvi sapere che riuscirò ad aggiornare solo settimana prossima, è già un miracolo che oggi sono riuscita a pubblicare questo... però l'attesa verrà ripagata :D 
Volevo ringraziare -come sempre- tutte le persone che mi hanno lasciato una recensione, siete stupendi.
Inizio a capire che la storia piace e questo mi rende davvero felicissima.
Vi invito ancora una volta a lasciarmi un parere o un consiglio, che mi fanno più che bene.

Prima di salutarvi volevo ringraziare il mio ragazzo che contribuisce a trovarmi tutti i nomi dei personaggi e mi da una mano in generale con la storia. Quindi grazie amore **

Ora ho finito, (spero) a presto. 
Un bacione :*

  
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