Cap. 21 BWNR
Ninetales si
risvegliò con un gran mal di testa.
Aprì gli
occhi, sbattè ripetutamente le palpebre, ancora assonnata.
Credette di
trovarsi nel bosco nel quale si erano rifugiate lei e Beatriz, e
invece…
E poi,
dov’era Beatriz?
Solo dopo essersi
assicurata di aver gli occhi aperti ed essere ben sveglia, fece come
per
alzarsi, ma qualcosa la bloccava sulla schiena.
Sicuramente
non si trovava più nel bosco, o in un bosco qualsiasi,
bensì in un salotto.
Un salotto
di una casa che conosceva fin troppo bene.
Ad un certo
punto, scorse un piccolo piede che faceva avanti e indietro, proprio
come un
pendolo, dalla sua schiena.
Una
scarpetta di colore rosso con delle strisce bianche, una gambina tozza
e non
molto sviluppata.
Non c’erano
più dubbi, quella era la gamba della piccola Beatriz, di
quando aveva quattro
anni, forse cinque.
Poi, di
nuovo, una sensazione strana, come se il suo corpo si stesse dividendo
a metà.
La Volpe
spalancò gli occhi, e non potè trattenere il
grido di dolore, che in quel momento
le stava attanagliando la gola, rendendola muta.
Ma nessuno
sembrò ascoltarla, né vederla, né
curarsi di lei, sdraiata a terra, ansimante,
mentre gettava un’occhiata velenosissima all’altra
parte di sé, Vulpix, quel
piccolo ammasso di pelo e malvagità, che ricambiava il suo
sguardo con uno
altrettanto velenoso, solo c’era una punta di cattiveria, in
quello sguardo
rosso.
Rosso come
il sangue. E l’odio.
Non sapeva
percvhè stava pensando quelle cose, in fondo quella era
stata lei molto prima,
molti anni fa…
Sopra
Vulpix, una bimba con un maglione rosso, fiocchi bianchi su entrambe le
maniche, sguardo curioso.
Grandi occhi
color dell’ onice, capelli castani, corti, oppure non
abbastanza lunghi per
essere definiti tali, un naso all’insù e le
orecchie, almeno così parve a
Ninetales, erano leggermente appuntite.
Il suo
sguardo era perso, come se non la vedesse per davvero.
-B..Bea,
sono io. Sono qui, non mi vedi? Apri gli occhi!- gridò la
Volpe Dorata, senza
però ricevere risposta alcuna.
Si avvicinò, barcollando, alla sua forma base e alla bambina…
-Vulpix,
vieni qui!- ordinò una voce femminile alle loro spalle.
Sebbene
Ninetales non la riconobbe subito, giurò di conoscere quella
voce tanto
familiare, tanto più femminile di quella della sua piccola
padrona…eppure così
tanto rassomigliante.
I quadri
tutt’attrono erano quelli che tutt’ora
troneggiavano nella sala di ristoro
della villa, che un tempo era la sua, la loro casa.
Solo che le
pareti avevano un colore più chiaro di quello della loro
casa, di quella che lo
fu.
Sembrava
quasi un colore… come dire… assente.
“I ricordi
sbiadiscono nella memoria…” si sentì
dire da una voce lontana, né maschile né
femminile.
-BEA! BEA!
Sono qui!- continuò a gridare la Volpe, invano.
La voce era
strana. Come faceva, una qualsiasi creatura, a non avere un timbro di
voce
specifico?!
Improvvisamente,
la Volpe Rossa, quella che fu lei un tempo, prese a camminare verso
Antonella,
la voce femminile, la madre di Beatriz.
Così
uguale…eppure così diversa…
“…se la si
lascia da sola, rischia di perdere la sua innocenza, quella a cui TU
tieni così
tanto!” parlò una seconda volta la Voce Senza Voce.
In quelle
parole, Ninetales colse un tono di sfida, seppur incolore. Qualcosa di
maligno
si stava avvicinando. Qualcosa di orribile. Qualcosa di nero. Qualcosa
di
pericoloso.
E, a suo
parere, quel QUALCOSA andava assolutamente distrutto, qualunque cosa
fosse.
-Chi sei?!-
sbraitò con forza, rizzando il pelo sulla schiena e aprendo
“a ventaglio” le
code.
Ad un
tratto, in seguito a un lampo nero e a una risata malefica, tutto si
fece
scuro.
Tutto si
sciolse, si storse. Si disintegrò, si avvinghiò a
dell’altra pece. Tutto
divenne nero.
I quadri non
avevano più né forma né colore, i
mobili appassirono come fiori marci, cadendo
a pezzi, come anche l’immagine distorta della Volpe Rossa e
della bambina.
-No, Bea…non
lasciarmi…NOOOO!- si affannò a gridare, a bucare
il silenzio, Niny.
Allungando
impaurita il braccio, una volta assunta la sua forma Umana, vedendo
tutto
diventare nero.
“Sai bene
che cos’hai visto, Kitsune. Lo sai bene.”
Continuò lui\lei.
-Fatti
vedere, verme.- sibilò la donna\volpe, gli occhi
scintillanti, rossi come la
lava. –Osa soltanto dire che lei…che
lei…-.
In un angolo
non ben definito, una massa scura si contorse su sé stessa,
e prese forma.
Alla prima
impressione , a lei parve una specie di fantasma.
Non fece in
tempo ad avvicinarsi a quella massa di pece informe che un braccio
lunghissimo,
con delle unghie affilate come spade, la afferrò per la
gola, bloccandole il
respiro.
-Cacchio…-
mormorò lei, e quella fu l’ultima cosa che fece
prima di venir trafitta
brutalmente dall’altro braccio oscuro, e svenire.
Solo in un
secondo momento si accorse di aver la pancia squarciata, e il dolore
l’assalì
all’improvviso.
Giaceva in
un’enorme pozzanghera di sangue, ma non se ne curò
più di tanto.
L’unica cosa
che attirava l’attenzione della donna erano quei gridolini
tanto distanti, in
quel mare nero che si era trovata a dover affrontare.
Aprendo
ulteriormente gli occhi, si accorse che il suo corpo era tenuto a terra
da
tante piccole liane, che più esse stringevano,
più si faceva sentire il dolore,
più colava sangue.
Ma lei era
forte, non aveva bisogno di urlare. Con uno strattone dato grande
potenza,
riuscì a liberarsi, pagando la sua spavalderia a caro
prezzo. Con altro
sangue. Tanto.
-Ma dove
sono?- si chiese, asciugando il braccio. Non dolevano più,
le ferite. Anzi,
grazie alla sua forza rigenerante, stava già cominciando a
far cicatrizzare le
ferite. Aspettò un paio di minuti, le ferite erano
completamente rigenerate.
-Finalmente!
E ora, usciamo di qui!- esclamò, seppur sottovoce, alzandosi
in piedi e
stupendosi del fatto che le sue gambe non sprofondassero nella pece
dell’oscurità.
E la Voce
Senza Voce? Che fine aveva fatto?
Era
scomparsa? Forse era morta? Perché si preccupava
così?
In quel
momento, la sua unica preoccupazione era questa: Uscire da qui!
Iniziando a
correre su quella spece di trampoli che erano le sue scarpe, verso cosa
poi non
si sa, agitando il braccio in aria, disse ad alta voce:
-Ciao,
chiunque tu sia. Me ne torno nella foresta!-.
Detto
questo, riprese la forma Pokèmon e squarciò, in
qualche modo, lo spazio oscuro.
E ne uscì.
Viva.
I gemiti
divennero più forti, quasi delle urla. E provenivano dalla
bocca di Beatriz.
Ninetales se
ne accorse quando riuscì a riprendere i sensi.
Allora era
tutto un sogno? O meglio, era tutto un incubo?
Beh, ora
però doveva salvare la sua padroncina, ovunque si trovasse.
La Volpe
cominciò a curiosare tra un albero e l’altro,
annusando ogni punto che potrebbe
contener traccia del passaggio di lei, come un vero segugio.
-AAAAH! NO,
BASTA!- un urlo più forte degli altri squarciò
l’aria, facendo sussultare Niny.
Poi, le
venne in mente una delle poche frasi pronunciate dalla Voce Senza Voce.
“…se
la si
lascia da sola, rischia di perdere la sua innocenza, quella a cui TU
tieni così
tanto!”.
Poi, ripensò alla condizione
dell’amica. Incinta. Quindici anni. Fidanzata. Lei e il suo
fidanzato
trom…scopavano abbastanza spesso.
Forse era questo il concetto di
innocenza cui accennava la Voce Senza Voce.
-Sei capace di stare ferma?!- sbraitò
una voce maschile, piuttosto adirata. Quella voce era
di…Nate!
Ninetales lo aveva riconosciuto. Ma
come aveva fatto Nate a scoprire il nascondiglio?
Vabbè che non era poi un nascondiglio
così segreto, però…
Scansando un paio di rami abbastanza
ampi, vide finalmente perché Beatriz urlava e gemeva
così tanto spesso. Lei era
stesa sotto e Nate era sopra di lei, che la baciava. O almeno, ci
provava.
-CHE CAZZO FATE!?!- urlò lei, con le
guance tinte di porpora dalla rabbia.
-NON CHIAMARMI NINY!
NON SONO TUA SORELLA! ARG!- era sempre più imbuffalantita.*
-Scusa, ma
non potevo fingere con lui. Non ti pare?- disse Beatriz, imbarazzata
anche lei.
Diversamente da Nate, non cercò di coprirsi. In fondo, che
ragioni aveva per
farlo?
“Ecco cosa
intendeva con “innocenza” quella Voce
strana…” si tormentò interiormente
Ninetales, il viso ancora sui toni del rosso più acceso.
-E io che ho
rischiato un infarto! Bastardina!- continuò a dire, un
pochetto più calma.
Con una mano
sul viso, si avvicinò all’albero più
vicino per sbatterci la testa contro.
Il ragazzo
riuscì a vestirsi abbastanza velocemente, al contrario di
Beatriz, che se la
prese molto comoda, seppur sotto gli occhi scandalizzati di Ninetales.
Uno scroscìo
li distrasse dal loro imbarazzo.
Una siepe lì
vicino si muoveva, scrosciante, come la pioggia, solo meno fastidiosa.
O almeno,
così la pensava Beatriz.
Dalla siepe
uscì Cortes, una delle Kitsune Rivelatrici del Segreto di
Bea e Ninetales (vedi
cap…ehm…indietro insomma!XD), scrollandosi di
dosso quelle foglie smeraldine
che si erano appiccicate alla
sua pelliccia.
-Accidenti!
Quanto è fastidioso!- fu un suo aspro commento.
-Chi? Che
cosa?- domandarono in coro i tre.
-Che qui ci
sia uno scomodo umano! Levati subito o te la farò pagare!-
esclamò, puntando
feroce il dito verso il ragazzo.
-No, io non
lascerò mai sola la mia fidanzata!- esplose, agitando il
pugno.
Cortes
spalancò gli occhi, stupita.
-N…Ninetales.
Sei caduta così in basso?- chiese, ribrottita.
-IO!?! MA
CHE COSA TI PASSA PER LA TESTA!?!?- urlò talmente forte che
riuscirono a
sentirla persino i morti del cimitero. –E’
CON BEA CHE
STA!-.
La Volpe
passò lo sguardo da lei alla ragazza\volpe, ancora non
decente.
-Ah…- sibilò
a fior di labbra. –E così… tu staresti
con un essere Umano?-.
Beatriz
annuì convinta, seppur fosse arrossita di nuovo.
Proprio come
Eva*,
anche lei si
vergognò di essere nuda…o almeno, mezza nuda.
-Non va
bene, non va affatto bene. Umani e Kitsune non possono mischiarsi tra
loro.-
sentenziò, accomodandosi, sedendosi come fanno i cani,
sorriso da ebete in
faccia.
-BEH! Allora
ti farà molto piacere sapere che sono incinta di un mezzo
umano!- disse con
fare altezzoso la ragazza\volpe, che aveva cominciato a vestirsi.
La Volpe
Argento spalancò ancora di più gli occhi rubino.
-C..che
cosa?-.
***
Hello,
I’m Mz. Hyde! ***
Ringrazio
il poco tempo che ho avuto per scrivere, e anche
chi recensirà la storia.
Il titolo del capitolo è una stupida trovata mia, una
canzone degli Halestorm, “Innocence”, e una degli
Skillet, “Everything goes
black”.
E ora spigo gli asterischi gialli nel capitolo.
IMBUFFALANTITA:
siccome in Italiano si dice IMBUFALITA|O riferendosi
all’animale, il bufalo, io mi sono riferita al
PoKéMoN, Buffalant.
EVA:
una specie di immagine “Biblica”, Eva infatti si
vergognò
di essere nuda, ma solo dopo aver mangiato la Mela.
Inoltre, il titolo della rubrica, “Hello, I’m
Mz.Hyde” è
un’latra canzone degli Halestorm, che una mia amica mi ha
consigliato tempo fa
e che mi è piaciuta, e poi
capirete
perché l’ho scelta per la
“rubrica”.
Alla fine il mio Nick non ha completato la
“presentazione”,
se avete letto il 1’ capitolo capirete il perché.
Allora lo spiego io ora.
WHITE:
Mi piace il bianco.
DARK:Ninetales (Beatriz nella storia) ha un lato oscuro
(più avanti).
NINETALES: (mi sembra logico ma lo scrivo comunque) Amo i
Ninetales.
Alla prossima.
ReVengE
P.S.: Domani ho l’ultima prova. Auguratemi buona fortuna.