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Autore: Saritac1987    18/06/2015    1 recensioni
«Non voglio più vederti.»
Uscì, senza nemmeno sbattere la porta.
Chris si stese sul proprio letto, cercando di fermare le proprie braccia che tremavano, di comportarsi normalmente, ma era troppo tardi: sentiva che i suoi occhi stavano diventando vermigli.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Capitolo 2

Finalmente sei entrata nel mondo dei grandi, vedo.
Forse il tuo cervellino si riempirà di qualcosa di diverso dai libri che leggi. Magari la smetti di pensare che un giorno te ne andrai, cara la mia Paige. Mi dispiace ammetterlo, ma io e te ci dovremo sposare, prima o poi.
Anche perché, Paige, se non fosse per me ti ritroveresti sola tutta la vita, lo sai? Non sei certo la persona che tutti adorerebbero. Sei così insignificante.
Ma tu sei solo capace di leggere, vero?
Ragazzina, a Natale ci vedremo, ricordalo. E se non mi dimostri che almeno a scuola vai bene, non so cosa potrei farti. Non posso ammettere di sposarmi con una stupida, Paige. Ricordalo.
Vedi di rispondere, questa volta.
Ciao.
Altair.
 
Lo odiava. Non riusciva a pensare ad altro. Lo odiava, e sperava che scomparisse dalla faccia della Terra.
Per la prima volta nella propria vita, Paige aveva dormito serena: sapeva che, il giorno dopo, non avrebbe dovuto vedere la propria madre e nemmeno sentire tutte le ramanzine che faceva.
Quella mattina, infatti, presa dall’emozione per la sua nuova vita si era svegliata prestissimo e aveva deciso di prepararsi con calma, assaporando ogni momento in cui non le veniva detto che «Una vera signora non si fa mai vedere sfatta» e che era troppo lenta. Si era abbottonata ogni singolo bottone della camicia e poi si era infilata la gonna e il mantello, infine aveva legato i capelli in una coda perfetta, sapendo che la scuola preferiva che le ragazze non li tenessero mai sciolti; per ultimo, aveva deciso di truccarsi leggermente, per non far notare i propri occhi stanchi.
Per colazione, aveva trovato proprio quello che desiderava: del latte al cioccolato con i biscotti. Iniziò a mangiarli lentamente, leggendo. Aveva rubato quel libro dalla biblioteca personale del padre, sperando che lui non se ne accorgesse; lo faceva spesso, e lui sembrava non notarlo. Per quel motivo, sapendo che altrimenti avrebbe dovuto aspettare mesi prima di leggerne il finale, l’aveva nascosto nel baule e l’aveva portato a scuola. Sembrava la mattinata perfetta.
Fino all’arrivo della lettera.
La rilesse qualche volta, prima di alzare lo sguardo. Non si era nemmeno accorta di avere di fronte a sé i Malfoy e il loro amico. Tutti e tre la stavano guardando incuriositi, come se fosse qualche animale esotico.
«Che volete?» Chiese, brusca. «Non avete mai visto qualcuno leggere una lettera?»
«Ma tu non ti stanchi mai?» Rispose il Malfoy grande.
«Siete voi che mi fissate.»
«Noi non stavamo fissando nessuno.» Disse lui, alzandosi. «Andiamo ragazzi, o arriveremo tardi a lezione.»
Mentre i tre si allontanavano, lei guardò l’orario: mancava un quarto d’ora alle nove. Doveva sbrigarsi.
Lasciò perdere gli ultimi tre biscotti e trangugiò il latte: certo non sarebbe arrivata in ritardo.
 
***
 
“Che palle.”
In fondo all’aula di Trasfigurazione, Chris scribacchiava su un pezzo di pergamena. Era solo il primo giorno di lezione e già il ragazzo non vedeva l’ora che arrivasse la sera. In più, quella mattina si era casualmente trovato di fronte alla Avery a fare colazione e sapeva che era il modo migliore per peggiorare la giornata.
«Signor Malfoy? Mi sta ascoltando?»
Chris alzò lo sguardo. Ci mancava la Bell con le sue domande. Si era messa di fronte a lui e lo fissava: alta, magra e con i capelli sempre raccolti in una coda, era una delle professoresse più severe di Hogwarts nonostante fosse molto giovane rispetto alla media degli insegnanti. I suoi genitori gli avevano raccontato che avevano frequentato la scuola insieme, e che giocava nella squadra di Quidditch di Grifondoro; per quel motivo, ne era diventata la direttrice e, a ogni partita, diventava la tifosa più sfegatata. Chris pensò che probabilmente ce l’avesse con loro perché Serpeverde aveva vinto la Coppa del Quidditch l’anno precedente e lei portasse rancore. Il ragazzo avrebbe voluto dirle che no, non la stava ascoltando e non gliene fregava niente di quello che stava dicendo; si trattenne all’ultimo secondo, immaginando cosa sarebbe successo se si fosse infervorato troppo.
«No, professoressa. Mi dispiace.»
La professoressa si schiarì la voce, prima di volgere lo sguardo verso il suo compagno di banco.
«E Lei, signor Foster?»
A quanto pare anche Dan era assorto in pensieri che non riguardavano l’argomento di quella lezione e delle prossime, poiché aveva uno sguardo molto preoccupato.
«Neanche io, professoressa.» Disse, con un tono canzonatorio che Chris non avrebbe mai usato con un insegnante. L’amico aprì la bocca, poi la richiuse, trattenendosi: probabilmente stava per dire una delle sue solite battute di spirito, quelle che facevano tanto ridere il resto della classe.
«Bene, allora non vi dispiacerà se tolgo cinque punti alla vostra Casa. A testa.» Disse la professoressa, semplicemente.
Ci mancava quella. La prima ora del primo giorno di lezione avevano già perso dieci punti. Chris non poté fare a meno di pensare che fosse perché odiava la casa di Serpeverde.
«Dicevo, Foster e Malfoy, che oggi faremo un ripasso: dovete trasfigurare la vostra penna d’oca in un pezzo di legno. Avete tutta l’ora.»
Mentre la professoressa si sedeva alla cattedra, Chris guardò Dan.
«Non ricordo niente.»
 
***
 
Daniel fissava la professoressa Bell, senza sentire cosa stesse dicendo. A dire la verità, non gli importava: sicuramente sarebbero state le solite, inutili raccomandazioni sulla disciplina che gli alunni dovevano mantenere per tutto l’anno.
Era solo la prima ora del primo giorno di scuola e già si annoiava; già gli mancava passare il tempo fuori di lì, in giro per Londra o a casa di Chris.
E invece ora si ritrovava tra quelle mura, sicuro che per tre mesi non sarebbe successo nulla di nuovo; almeno, quell’anno, lui e Chris avevano il permesso di poter andare a Hogsmeade. Purtroppo, avrebbero lasciato Alyssa sola con la Avery: quella ragazzina aveva deciso di rovinarle la vita, trovando ogni pretesto per dirle qualcosa; l’avevano notato quella mattina, in Sala Grande, quando, casualmente, si era seduta di fronte a loro. Quando poi aveva ricevuto una lettera, si era alterata con loro, come se la colpa fosse di Alyssa e Chris.
“Ma non finisce di parlare?”
La Bell si stava avvicinando a loro, per cui Dan finse quell’attenzione che non aveva ancora prestato.
«Signor Malfoy? Mi sta ascoltando?»
“Ci mancava questa.”
Chris alzò lo sguardo dal foglio che stava scarabocchiando. Evidentemente, neanche lui stava seguendo.
«No, professoressa. Mi dispiace.»
Era tipico di Chris, chiedere scusa quando non seguiva una lezione e il professore se ne accorgeva. Era molto diverso da lui, anche in questo campo.
La professoressa si girò verso di lui.
“Sono fregato.”
«E Lei, signor Foster?»
Dan non rispose subito. Avrebbe voluto insultarla, cosa fregava a lei, se loro non seguivano la ramanzina sulla disciplina? Robert e Ryan avevano detto che era sempre la stessa, ogni anno.
«Neanche io, professoressa.» Il ragazzo cercò di usare il tono più canzonatorio che aveva. Aprì di nuovo la bocca, per dire «Perché avrei dovuto ascoltarla? Per sentirla dire cose sulla disciplina che tutti sappiamo?», ma si bloccò di colpo, richiudendola di scatto. Se andava avanti così, avrebbe preso una punizione già dal primo giorno; voleva aspettare almeno una settimana, prima di mettersi seriamente nei guai.
«Bene, allora non vi dispiacerà se tolgo cinque punti alla vostra Casa. A testa.»
La Bell lo guardò male, prima di allontanarsi da loro.
Bene, avevano già perso dieci punti; chissà quanti ne avrebbero perso entro la fine dell’anno.
«Dicevo, Foster e Malfoy, che oggi faremo un ripasso: dovete trasfigurare la vostra penna d’oca in un pezzo di legno. Avete tutta l’ora.»
“Non le bastava averci fatto fare tre temi?!”
Daniel aveva la testa nel pallone. Come poteva ricordarsi gli incantesimi, se i maghi minorenni non potevano praticare magie fuori da Hogwarts?
Era sempre stato contrario a questa regola. A parte il fatto che non serviva a nulla, perché i figli di maghi potevano benissimo fare incantesimi senza che nessuno se ne accorgesse, visto che non funzionava sulla singola persona, ma sulle vicinanze, i figli di Babbani, già abbastanza indietro rispetto ai ragazzi che conoscevano già il mondo magico, all’inizio del nuovo anno scolastico logicamente non ricordavano più nulla.
“Che cazzata.”
Daniel si girò verso l’amico. Non sembrava messo meglio di lui, a dire la verità.
«Non ricordo niente.»
Daniel sorrise, complice.
«Nemmeno io.»
Bastò uno sguardo dopo la risposta di Daniel ed entrambi scoppiarono a ridere. Cercando di trattenere altre risa, i due ragazzi tentarono di tramutare la loro penna.
Alla fine dell’ora, la penna di Chris era diventata color marroncino, e di quella di Daniel era rimasto solo lo scheletro.
«Non è andata tanto male.» Ridacchiò Chris, fuori dall’aula.
«Oh no, certo, Chris. Abbiamo solo perso dieci punti e non ricordiamo più un incantesimo.»
 
***
 
Nell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, Paige rimuginava sulla lettera che Altair le aveva spedito la sera prima.
Era stata la prima a entrare, e la professoressa era già seduta alla cattedra. Senza nemmeno pensarci, prese il posto di fronte a lei, quello che non voleva nessuno, poi strappò un pezzo di pergamena e la penna d’oca, per prendere appunti. Non voleva andare bene a scuola per Altair, o almeno non solo. Voleva dimostrare a tutti di non essere la ragazzina stupida che dicevano che fosse.
Emma non si sedette accanto a lei, forse si vergognava troppo del posto che Paige aveva scelto, o forse addirittura di lei. Era sola.
“Meglio.”
Quando la professoressa si alzò in piedi, Paige iniziò a prestare attenzione. Lei la guardò, prima di fulminare il resto della classe, che ancora chiacchierava.
Era una donna autoritaria, ancora abbastanza giovane. Doveva avere al massimo cinquantacinque anni, con i capelli castani e gli occhi azzurri, talmente gelidi che sembravano ghiaccio.
Si schiarì la gola, ottenendo subito il silenzio di tutta la classe.
«Buongiorno a tutti. Sono la professoressa Gerky, la vostra insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.» Fulminò la classe con lo sguardo, poi riprese. «Lasciate che vi spieghi qualche regola che voglio si rispetti in questa ora: quando mi alzo in piedi, la lezione comincia. Voglio silenzio assoluto. Ora, non vi tolgo punti perché è il vostro primo giorno, ma la prossima volta che questa regola non verrà rispettata, provvederò a togliere punti alla vostra Casa.»
Paige sorrise. Quella donna le piaceva, era autoritaria, forte, dura; nessuno si sarebbe mai azzardato a farla soffrire. Aveva trovato l’esempio della persona che voleva essere, nessuno sarebbe mai riuscito a farle cambiare idea.
 
***
 
Era appena iniziato il primo giorno di lezione. Alyssa guardò l’orario, poi andò a cercare James: la prima ora era Difesa Contro le Arti Oscure, insieme ai Corvonero. Fortunatamente almeno per quell’ora avrebbe potuto evitare la Avery e non avrebbe rischiato che le mettessero in coppia.
L’aula di Difesa Contro le Arti Oscure era grande e luminosa, ad Alyssa piaceva molto. Non tutti gli studenti erano già arrivati, e, mentre si sedeva in un banco abbastanza lontano dalla cattedra, la ragazzina notò la Flitt, l’altra sua compagna di stanza, sedersi all’ultima fila, mentre l’amica non c’era. Vide dopo un po’ che la Avery si era seduta al banco davanti, chissà perché.
«Allora, com’è stato dormire con quella?»
Alyssa fu distratta dalla voce dell’amico.
«Normale… quando sono entrata in camera, già dormiva. È tranquilla, almeno di notte. Stamattina, invece, non immagini… le è arrivata una lettera e ha dato in escandescenze, se l’è presa con noi. Come se le avessimo fatto qualcosa, Chris si è incazzato e non ha toccato cibo, Dan invece ha cercato di calmarlo. Se quella arriva al limite, non so cosa possa succedere.»
«È pazza, quella, te lo dico io.»
Alyssa non rispose. Tornò a guardare la ragazzina: stava preparando un foglio di pergamena e una penna, mettendo tutto in ordine. Doveva essere una persona veramente pignola.
Non riusciva a fare a meno di osservarla, voleva sapere qualcosa in più su di lei; possibile che una ragazzina dal viso così dolce potesse essere così cattiva? No, doveva esserci qualcosa sotto. Solo che Alyssa non riusciva a capire cosa.
«E tu, invece? Come è andata stanotte?» Cercò di cambiare argomento, non le andava di parlare male della Avery; magari, presto, avrebbero avuto un contatto che sarebbe stato diverso dal solito litigio.
«Bene… i miei compagni di Casa sono simpatici e almeno non ho un bulletto che rompe.»
In quel momento, sentirono qualcuno schiarirsi la gola; tutta la classe smise immediatamente di parlare.
«Buongiorno a tutti. Sono la professoressa Gerky, la vostra insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.» Li guardò per un secondo prima di continuare. «Lasciate che vi spieghi qualche regola che voglio si rispetti in questa ora: quando mi alzo in piedi, la lezione comincia. Voglio silenzio assoluto. Ora, non vi tolgo punti perché è il vostro primo giorno, ma la prossima volta che questa regola non verrà rispettata, provvederò a togliere punti alla vostra Casa.»
“Dev’essere una di quelle persone che non passano sopra a niente.”
 
***
 
“Strano.”
James era convinto che i bulletti fossero quelle persone che odiano stare al primo banco a prendere appunti; la Avery, invece, per quanto fosse una di quelli, aveva fatto di corsa tutta la scalinata per essere la prima ad entrare in classe e per sedersi al banco davanti. Era una pazza scatenata, il ragazzino non voleva avere niente a che fare con quella.
Alyssa era seduta di fianco a lui per sua fortuna, perché James era sicuro che avrebbe odiato quelle ore: sicuramente, il primo argomento delle lezioni sarebbe stato il famoso Harry Potter, quello che avrebbe dovuto essere il padre di cui andare orgogliosi.
Cercò di non pensarci, guardando l’amica.
«Allora, com’è stato dormire con quella?»
Alyssa si voltò verso l’amico.
«Normale… quando sono entrata in camera, già dormiva. È tranquilla, almeno di notte. Stamattina, invece, non immagini… le è arrivata una lettera e ha dato in escandescenze, si è arrabbiata con noi. Come se le avessimo fatto qualcosa, Chris si è incazzato e non ha toccato cibo, Dan invece ha cercato di calmarlo. Se quella arriva al limite, non so cosa possa succedere.»
“Ma cosa ha intenzione di fare quella?!”
Faceva tanto la carina in classe, e poi trattava male il resto della scuola. O, almeno, trattava male Alyssa e Chris, chissà perché, li odiava.
Era completamente pazza.
«È pazza, quella, te lo dico io.»
Alyssa si voltò, senza rispondere; era tornata a fissare la Avery, come se stesse cercando di capire ogni suo movimento. Cosa c’era da capire? Si era preparata per prendere gli appunti che, probabilmente, nessun altro avrebbe preso.
«E tu, invece? Come è andata stanotte?»
James era stato contento dei suoi compagni di Casa. Erano in quattro, gli altri tre si chiamavano Josh, Thomas e Michael; erano persone a posto, per sua fortuna.
«Bene… i miei compagni di Casa sono simpatici e almeno non ho un bulletto che rompe.»
James si voltò quando sentì qualcuno schiarirsi la gola; notò che era la stessa cosa che aveva fatto il resto della classe. La professoressa aveva trovato il modo per catturare la loro attenzione.
«Buongiorno a tutti. Sono la professoressa Gerky, la vostra insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.» La donna fece una pausa, così che loro potessero assimilare quello che aveva detto. «Lasciate che vi spieghi qualche regola che voglio si rispetti in questa ora: quando mi alzo in piedi, la lezione comincia. Voglio silenzio assoluto. Ora, non vi tolgo punti perché è il vostro primo giorno, ma la prossima volta che questa regola non verrà rispettata, provvederò a togliere punti alla vostra Casa.»
Quella donna era odiosa. Chi si credeva di essere, per inventare regole tanto assurde?
La Gerky rimase in silenzio, prima di iniziare a spiegare.
Come James aveva predetto, ovviamente uno dei primi argomenti di lezione sarebbe stato Voldemort, naturalmente seguito da suo padre. Che meraviglia, già odiava quell’ora.
Diceva anche che, inizialmente, avrebbero imparato solo teoria, per poi passare alle creature magiche e agli incantesimi da usare.
James si guardò intorno: non c’era uno di loro che stesse seguendo; nessuno, tranne la ragazzina seduta al primo banco, che pendeva dalle labbra di quella donna, come se la sua vita dipendesse da quello.
Al suono della campanella, James fu tra i primi ad alzarsi.
«Cos’hai ora?» Chiese all’amica, speranzoso che avessero un’altra ora insieme.
«Pozioni… tu?»
A quanto pare no.
«Erbologia. Ci vediamo in Sala Grande, ok?»
Alyssa annuì, poi James raggiunse i propri compagni per cambiare aula. Per fortuna quell’ora era finita; sicuramente, sarebbero state le peggiori della sua permanenza a Hogwarts.
 
***
 
L’ora di Difesa Contro le Arti Oscure si era rivelata interessante. Non avevano imparato molto, non ancora, ma quella donna aveva il potere di attirare Paige, che non riusciva a perdersi una sola parola.
La ragazzina attese fino a che tutti i suoi compagni fossero fuori dall’aula, prima di alzarsi e dirigersi verso la cattedra.
«Professoressa…?»
La Gerky alzò lo sguardo, impenetrabile.
«Sì…?» Non ricordava il nome, era normale: la vedeva per la prima volta.
«Avery. Sono Avery. Volevo dirle che è stata davvero una bella lezione.»
Non l’aveva fatto per avere i favori di quella donna. Diceva semplicemente la verità, se poi gli altri avrebbero pensato che fosse una leccapiedi, pazienza.
Paige non attese una risposta. Uscì dall’aula, pronta ad andare nei sotterranei pronta per la lezione di Pozioni.
Camminava velocemente per i corridoi. Che cosa stupida, se uno doveva andare in una classe che si trovava nel settimo piano e subito dopo in una nei sotterranei, impiegava più tempo per arrivare all’aula che per altro; menomale che Difesa Contro le Arti Oscure era al terzo piano.
In un corridoio, intravide Emma, che parlava con dei loro compagni maschi; non sapeva cosa fare, se bloccarla o no. Decise per il sì, almeno non sarebbe stata sola.
«Emma!»
L’amica si voltò. Aveva i capelli castani, corti; era robusta, ma non troppo. Non era nemmeno troppo simpatica, ma era l’unica persona che le andasse bene. Paige rabbrividì, al solo pensiero di dover frequentare Alyssa Malfoy.
“Parli del diavolo…”
In quel momento, proprio il trio delle favole si stava avvicinando a loro; al centro, il fratello maggiore, probabilmente faceva il capetto. Paige aveva ragione a pensarlo: quello si credeva figo. Alla sua destra, c’era l’amico, la spalla, quello che probabilmente sarebbe rimasto sempre nell’ombra. Alla sinistra, la sorellina, con la borsa a tracolla, non parlava. Erano semplicemente ridicoli.
E si stavano avvicinando. Motivo perfetto per fare qualcosa.
«Emma… spostati. Non vorrai mica che ci impestino i vestiti.» Mormorò, facendo in modo che la sentissero.
Fu proprio il fratello maggiore quello che rispose.
«Avery… cerca qualcuno che abbia voglia di vederti.» Disse tra i denti, guardandola male.
Era guerra, e lo sapevano entrambi.
«Sei ridicolo, sai? Ma ti vedi come vai in giro? Fai tanto il figo, e invece non sei nessuno. Sei ridicolo.»
Il ragazzo la fissò.
«Ridicolo?»
«Sì, come te lo devo dire? Sei ri-di-co-lo.» Disse, scandendo le lettere. Si divertiva, non c’era nulla da fare. Era bello vedere le loro espressioni mentre li derideva.
In quel momento, però, il suo corpo si staccò da terra; non riusciva a scendere, e il soffitto era appena sopra la propria testa. Era ad almeno tre metri da terra.
E l’unica persona da incolpare, era proprio lui.
«Mettimi giù, Malfoy!»
Il ragazzo ghignò.
«Perché? Soffri di vertigini, per caso?»
«Io non soffro di vertigini!» Era vero, ma allo stesso tempo era orribile restare lì, sospesa per aria. Un gruppo di ragazzi si era fermato a guardarli. «Ma pensa se arrivasse un qualche professore…» Guardò Emma, come per invitarla ad andare a cercare un insegnante.
«Oh, no…» In pochi secondi, Emma si ritrovò bloccata. «Sono bravo, vero? E senza usare la bacchetta.»
 
***
 
«Allora, com’è andata la prima ora?»
“Ma come fa Dan?”
Chris era nervoso; avevano già perso dieci punti, in più Dan faceva finta di nulla. Non riusciva a capire l’allegria dell’amico: lui non ci sarebbe mai riuscito.
«Bene… non mi avevate detto che la Gerky è così severa.» Beh, almeno la ragazzina non aveva disturbato Alyssa, visto che non aveva niente da dire su di lei. Stavano passando per un corridoio, insieme, poiché i due ragazzi dovevano andare alla loro prima lezione di Cura delle Creature Magiche, in giardino, quindi sia loro che la sorellina dovevano passare dall’ingresso. Furono disturbati da una voce.
«Emma… spostati. Non vorrai mica che ci impestino i vestiti.»
“No… ti prego, no…”
Era la solita ragazzina rompiscatole. Era troppo non incontrarla per una mattinata?
«Avery… cerca qualcuno che abbia voglia di vederti.» Praticamente nessuno. Chi voleva passare del tempo con quella, a parte l’amica che sembrava più stupida di lei?
«Sei ridicolo, sai? Ma ti vedi come vai in giro? Fai tanto il figo, e invece non sei nessuno. Sei ridicolo.»
Non doveva agitarsi. Non doveva e basta, altrimenti sarebbe andata a finire male: non voleva iniziare la scuola e già ritrovarsi a letto, incapace di muoversi. Ma questa non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
«Ridicolo?»
«Sì, come te lo devo dire? Sei ridicolo.»
No, assolutamente no.
Decise di giocare un po’: aveva tredici anni e quello strano potere. Perché non utilizzarlo per punire una ragazzina stupida?
La fece levitare, mandandola vicino al soffitto. Se avesse sofferto di vertigini, tanto meglio.
«Mettimi giù, Malfoy!»
Ora faceva l’isterica? No, decisamente non andava bene. Chris ghignò, mentre la ragazzina si dimenava a circa tre metri sopra la sua testa.
«Perché? Soffri di vertigini, per caso?» Disse, con fare canzonatorio; ogni tanto, ne era capace anche lui.
«Io non soffro di vertigini!» Disse, nevrotica. «Ma pensa se arrivasse un qualche professore…»
Chris sapeva cosa stesse per fare l’amica.
«Oh, no…» Prontamente, la bloccò. «Sono bravo, vero? E senza usare la bacchetta.»
Poteva permettersi di vantarsi, ogni tanto, no?
Era divertente, una era bloccata, come incollata al pavimento; l’altra si dimenava per aria, cercando di coprire ciò che, pensava, si potesse vedere da lì sotto.
“Sei tu quella ridicola, ricordalo.”
«Chris…»
«Che c’è, Dan?!»
Chris rivolse lo sguardo verso l’amico, che lo guardò con fare eloquente. Aveva ragione, avevano già rischiato una punizione, quella mattina.
«MALFOY, METTIMI GIU’!»
Non poteva lasciarsela scappare.
«Vuoi scendere? Prego.»
Fece scendere la Avery fino a quando non si ritrovò a un metro da terra, poi, la fece cadere rovinosamente. Lei si ritrovò con le gambe per aria.
«Me la paghi, questa.»
Era ridicola, quella ragazzina. Faceva la grande, e invece era solo una bambina.
«Ah sì? Cosa fai… chiami papà?»
«Lasciamo perdere.» La Avery corse via, velocemente; Chris la osservava. Chissà cos’aveva, gli era sembrata completamente diversa il giorno prima, in stazione. Li odiava, e non c’era nessun motivo per farlo.
«Ti piace, vero?»
“No… pure questa no”.
«Alyssa, non dire cazzate.»
Si allontanò bruscamente dalla sorella; se fosse rimasto lì, sia lei che Dan avrebbero cominciato a fare battute sul fatto che gli piacesse. Anche se era una bugia, gli dava fastidio che qualcuno dicesse una cosa del genere; non era possibile che potesse piacergli quella ragazzina, e loro dovevano capirlo.
 
***
 
Daniel osservava divertito Chris, mentre si allontanava da loro. Se l’era presa per nulla.
«Dai… ci vediamo a pranzo. Vado con lui.» Disse ad Alyssa, prima di seguire l’amico che ormai era arrivato al portone di Hogwarts.
Chris era furioso; come se avessero fatto o detto qualcosa di male. Era solo uno scherzo, e poi, non ci sarebbe stato niente di male se ammetteva che la Avery era piuttosto carina: nonostante il carattere che aveva, Dan lo pensava.
«Tua sorella scherzava.» Disse, appena lo raggiunse.
«Non deve azzardarsi a dire una cosa del genere.» Rispose Chris, semplicemente. Quando faceva così, bisognava lasciarlo nel suo brodo, altrimenti sarebbe andata ancora peggio; perciò, Dan non rispose, lasciando che si calmasse.
Cura delle Creature Magiche era una materia strana. Quel giorno, si erano soffermati a nutrire con della lattuga delle specie di vermi molto lunghi chiamati Vermicoli che secernevano un muco schifosissimo e che sembrava che non servissero a niente. Dan se lo sentiva, sarebbe stato meglio scegliere Babbanologia, almeno non avrebbe dovuto studiare. Si guardò intorno per tutta la lezione, solo per notare che tutti i loro compagni, sia i Serpeverde che i Grifondoro, avevano l’aria schifata. Probabilmente, ognuno di loro si era pentito di aver scelto quella materia. In tutto questo, Chris fissava gli animaletti impassibile.
Fu solo alla fine dell’ora di che l’amico riprese la parola, evidentemente si era calmato.
«Non vengo a pranzo, oggi.»
«Ma dai,» Lo derise Dan. «non puoi saltare il pranzo per quei vermi schifosi e il loro muco e la loro stupida lattuga.»
«Non è per quello. Non ho fame.»
«D’accordo… ci vediamo dopo.»
Una volta, Dan aveva provato a persuadere l’amico, quando aveva affermato di non voler pranzare; ma era irremovibile. Avevano quasi litigato, solo perché il ragazzo si era preoccupato poiché Chris non se la sentiva di mangiare. Da quel momento, decise di lasciar correre e farlo andare dove preferiva.
Così, da solo, si allontanò verso il castello, dove aveva appuntamento con Alyssa.
 
***
 
«Avery, Paige.»
Non appena vide il professor Lumacorno, Alyssa pensò subito che sembrava un tricheco: aveva dei lunghi baffi ed era grasso, molto più grasso di una persona normale. Però, il suo aspetto gli dava un’aria simpatica, nell’insieme.
La Avery era seduta al primo banco come durante la lezione precedente; alzò immediatamente la mano.
«Avery, eh?» Disse lui, scrutandola. «Sei la figlia di Tyberius Avery?»
Alyssa vide che lei annuiva, senza dire una parola.
Lui la fissò e fece un sorriso compiaciuto.
Il professore continuò con l’appello: Alyssa notò che ogni tanto si soffermava a scambiare qualche parola con qualche compagno, mentre di altri pronunciava solo il nome.
Quando arrivò al suo, la scrutò per qualche secondo.
«Malfoy? La sorella di Christopher?»
«Sì, professore.»
«Un ottimo studente.»
La ragazzina sorrise, orgogliosa del proprio fratello; sperava di essere degna di lui.
Dopo aver fatto l’appello, l’insegnante iniziò a raccontare dell’utilità del corso e di quanto solo pochi potevano dichiararsi abili pozionisti. Poi, li fece avvicinare a un calderone.
«Qui, ragazzi, c’è una delle pozioni che impareremo a distillare quest’anno. Chi di voi vuole provarne l’effetto?» Li fissò, con aria misteriosa. Chissà cos’aveva preparato per loro.
Tutta la classe si guardò intorno, sperando che qualcun altro alzasse la mano; e se Lumacorno avesse fatto provare loro qualche veleno? Alyssa rabbrividì al solo pensiero.
Poi, lentamente, Paige alzò la mano.
«Avery!» Tutti si girarono verso di lei. «Vieni, vieni.» Lei si avvicinò, impaurita. Poi l’insegnante le avvicinò il mestolo che si trovava nel calderone; la ragazzina bevve, assumendo un’espressione schifata. Alyssa si chiese cosa ci potesse essere dentro.
Improvvisamente, Paige iniziò a sbadigliare copiosamente.
«Che cosa provi?» Le chiese l’insegnante, aiutandola a sedersi sulla propria poltrona.
«Sonno.» Biascicò lei. «Tanto sonno.»
Lumacorno si rivolse a tutta la classe.
«Questo perché, ragazzi, si trattava dell’Infuso Fiacco. È una speciale pozione pensata inizialmente per curare l’insonnia, ma che non causava altro che sonnolenza e fiacchezza. Fu poi rimpiazzata dalla famosa Pozione Soporifera, ma di quello parleremo l’anno prossimo. Ora, tu, Malfoy.» Disse, indicando Alyssa. «Accompagna Avery nel vostro dormitorio. Ha bisogno di riposare per affrontare le lezioni del pomeriggio. Complimenti, Avery, per il coraggio che hai avuto.» Tornò a guardare Paige. «Dieci punti a Serpeverde.»
Alyssa si avvicinò alla compagna, che continuava a sbadigliare.
«Vieni.» Le disse, impaurita. Lei si fece aiutare a uscire dall’aula ma, appena fuori, si staccò da Alyssa.
«Ce la faccio da sola.» Farfugliò, iniziando a camminare appoggiandosi ai muri.
«Ma Lumacorno ha detto…»
«Ho sentito cos’ha detto. Vieni pure, ma non ho bisogno del tuo aiuto, Malfoy.»
La ragazzina sbadigliò ancora. Alyssa le trotterellò dietro, cercando di aiutarla se aveva dei forti attacchi di sonno.
Avrebbe voluto dirle che era stata coraggiosissima a bere quella pozione; ma aveva paura di lei e di come avrebbe potuto reagire.
Per fortuna, la strada che separava l’aula di Pozioni dal dormitorio di Serpeverde era molto breve. Alyssa aspettò che Paige si stendesse a letto, poi decise di ciondolare un po’ in Sala Comune prima di tornare in aula; tanto, Lumacorno non l’avrebbe mai saputo.
Si accoccolò vicino a uno dei cinque camini e si guardò intorno: era una stanza ampia, dai colori scuri. Le pareti erano decorate con ritratti di varie persone, che probabilmente erano vecchi studenti di Serpeverde diventati famosi, che in quel momento stavano sonnecchiando. Sulla parete di fronte a lei c’erano delle ampie finestre che davano sul fondo del Lago Nero; Dan le aveva detto che, talvolta, poteva capitare di vedere passare il Calamaro Gigante, ma lei non ci credeva.
Non si accorse di quanto tempo era passato, fino a quando non sentì la campanella che segnalava l’inizio dell’ora di pranzo.
“Maledizione!”
 
***
 
Chris camminava per il giardino, diretto verso il suo angolino, quello in cui pensava e passava del tempo da solo quando ne aveva bisogno; da quando conosceva Dan, questo suo bisogno si era fatto sempre più raro, avere un amico come lui gli era servito per non sentirsi un perfetto idiota, una bomba sul punto di esplodere.
Arrivò fino al Lago Nero, percorrendone la riva fino ad arrivare a un salice; amava sedersi sotto quell’albero, fissare l’acqua che scorreva di fronte a sé e non pensare a nulla.
Si appoggiò al tronco dell’albero e chiuse gli occhi; probabilmente aveva sbagliato a usare quello strano potere che si ritrovava in quel modo: era una ragazzina, una stupida ragazzina alla quale non avrebbe dovuto dare importanza; Chris aveva deciso di essere superiore, e invece aveva sbagliato tutto. In più, si era accorto troppo tardi che molta gente lo stava fissando mentre faceva il suo giochetto; aveva quegli strani poteri da quando aveva cinque anni e si era sempre ripromesso di non far sapere a nessuno di quello che era, per non spaventarli. Forse, avrebbe dovuto chiedere alla professoressa McGranitt, la preside, una dei pochi estranei che conoscevano la faccenda, di fare un Incantesimo di Memoria ai compagni presenti, anche alla Avery e alla sua amica. Temeva, però, di essere punito per quello: insomma, aveva promesso che non avrebbe combinato guai, e invece si era lasciato prendere la mano solo per divertirsi un po’. Era sicuro che ci fosse qualcosa di sbagliato in lui.
Prese un sasso; uno dei suoi passatempi preferiti era quello di buttarli in acqua, vedere quanti salti riuscivano a fare: era una delle cose che gli permetteva di non pensare a nulla.
«Uno… due… tre… quattro.»
Non era ancora riuscito a battere il proprio record.
Era passata solo mezza giornata e già non ne poteva più: aveva rischiato una punizione per non aver seguito; aveva abusato dei suoi poteri per prendere in giro una ragazzina stupida, l’avevano visto e ora rischiava una punizione; aveva litigato con sua sorella e quasi con il suo migliore amico, e ora aveva deciso di isolarsi, cosa che faceva quando non ce la faceva più. Chris era sicuro che non potesse andare peggio di così.
 
***
 
«Dov’è Chris?»
Dan era appena arrivato, solo; era la prima volta che Alyssa lo vedeva senza il proprio fratello: era strano.
«In giro… ha detto che non pranzava.» Dan fece una pausa. «Andiamo?»
La ragazzina annuì, timida. Non sapeva cosa fare; magari avrebbe commesso qualche errore che l’avrebbe resa ridicola agli occhi del ragazzo più grande.
«Allora… com’è andata l’ora?»
«Lumacorno è strano. Si è messo a raccontare cose a caso sulle Pozioni e di come pochi possono essere bravi. Poi, ha chiesto chi di noi voleva assaggiare una pozione. Credevo che nessuno l’avrebbe fatto, e invece la Avery l’ha bevuta!»
«L’ha avvelenata?» Ridacchiò Dan.
«L’ha quasi fatta addormentare! E poi ha chiesto a me se potevo aiutarla a tornare al dormitorio, e poi…» Alyssa si zittì; si vergognava a dire che si era incantata a guardare la Sala Comune vuota.
«Poi…?» La incitò Dan.
«Poi sono rimasta in Sala Comune. Spero che Lumacorno non si sia arrabbiato…» Disse, preoccupata.
«Non ti agitare. Sono sicuro che non se la sia presa. E, dimmi, la Avery si è fatta aiutare?» Dan aveva l’aria incredula.
«No. Non voleva nemmeno che la toccassi.»
Ogni minuto che passava, la ragazzina aveva sempre più voglia di conoscere meglio la compagna di Casa, voleva capire perché davanti a tutti si comportasse così, mentre, in fondo, era una persona qualunque, semplice, una ragazza studiosa, ligia alle regole… o, almeno, così le sembrava. Comunque, non doveva essere tanto male.
Alyssa sorrise al ragazzo, mentre entravano in Sala Grande.
«Sto morendo di fame, tu no?»
«Sì… un po’.» Daniel si sedette di fianco a lei, come sempre. Mancava solo Chris, poi sarebbero diventati ancora il trio.
“Menomale che ci sono loro…”
«Infuso Fiacco…» Mormorò Dan. «A noi aveva fatto vedere la Pozione per Dimenticare. Non si era offerto nessuno, perciò aveva scelto Simon Chandler, un ragazzo di Tassorosso. Dovevi vedere la sua faccia mentre la beveva.»
Alyssa ridacchiò.
Poteva dire che aveva trascorso bene quella mattinata.
 
***
 
Paige aveva saltato il pranzo perché era troppo impegnata a dormire; non le dava fastidio, non era certo la prima volta che succedeva. Era orgogliosa di se stessa: si era fatta notare dal professor Lumacorno semplicemente bevendo una pozione; sapeva che non poteva essere niente di troppo pericoloso, perché probabilmente i distillati imparati al primo anno erano di tipo elementare. Per fortuna, era solo una pozione del sonno. Le dispiaceva solamente aver perso il termine della lezione, ma probabilmente avrebbe trovato qualche compagno a cui chiedere appunti: magari l’avrebbe chiesto a qualche Tassorosso, perché i suoi compagni Serpeverde erano troppo stupidi per prendere appunti.
Nel pomeriggio, avrebbe avuto lezione di Incantesimi. Decise di avviarsi verso l’aula nonostante fosse molto presto, così avrebbe potuto prendere posto e, magari, rileggere gli appunti presi quella mattina e sistemarli, se fossero stati scritti male.
Occupò, come sempre, il banco davanti alla cattedra; poi, prese dalla borsa i fogli di pergamena che aveva riempito quella mattina e iniziò a leggere.
Quanto le era piaciuta quella giornata! Nonostante fosse stata l’unica della classe a seguire, trovava le materie di Hogwarts interessantissime. Non sapeva ancora che cosa avrebbe fatto, una volta terminati gli studi, ma sperava che tutto l’impegno che ci stava mettendo le sarebbe servito a qualcosa; però sapeva che, probabilmente, alla fine sarebbe stata a casa, esattamente come la propria madre.
Rilesse velocemente gli appunti, poi sospirò: doveva rispondere ad Altair.
Prese un foglio di pergamena, pensando a ciò che poteva dirgli del suo primo giorno di scuola.
 
Ciao Altair,
 
La ragazzina guardò le due parole che aveva scritto, poi le cancellò velocemente. No, non andava bene.
 
Come vedi ti ho risposto.
Per ora ho avuto solo due lezioni, Difesa Contro le Arti Oscure e Pozioni. Ora sto aspettando la mia prima lezione di Incantesimi.

 
No, non andava bene; ad Altair non sarebbe importato.
Cancellò l’ultima frase, pensando a cosa avrebbe potuto dirgli per sembrare distaccata, ma allo stesso tempo non incattivita: aveva paura di quel ragazzo, anche se non le importava nulla di lui.
Non gli raccontò del viaggio, sicuramente non era di alcun interesse per lui; velocemente, scrisse poche righe, giusto per non farlo incavolare.
 
Ciao Altair,
Come vedi ti ho risposto.
Per ora ho avuto solo due lezioni, Difesa Contro le Arti Oscure e Pozioni. Ora sto aspettando la mia prima lezione di Incantesimi.
Lo so che a Natale ci vedremo, non c’è bisogno che me lo ricordi; ci vediamo ogni anno, a Natale e in estate, non sono stupida fino a questo punto.
E so anche che ci dovremo sposare, ma non ti preoccupare, non sono stupida come te, a vedere il livello dei miei compagni di classe, presto risulterò la migliore, sei contento?
Ora ti saluto, sta per iniziare la lezione.
Ciao.
Paige
 
 
   
 
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