Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Ink Voice    19/06/2015    1 recensioni
Erano davvero bei vecchi tempi quelli in cui, pur avendo perso la propria quotidianità e la propria famiglia, si aveva un altro punto di riferimento a cui tornare con il proprio cuore; si era trovata una nuova casa rassicurante che scacciava i pericoli esterni e lasciava che, anche in tempi tanto burrascosi, ci si sentisse al sicuro dentro pareti e stanze che ormai si conoscevano come le proprie tasche.
Ma tutto questo si è dissolto nel nulla, o meglio: è stato demolito. L’Accademia che tanto rassicurava i giovani delle Forze del Bene è ormai un cumulo di macerie a causa dell’ennesima mossa andata a buon fine del Nemico: ora tutti sono chiamati a combattere, in un modo o nell’altro, volenti o nolenti.
Le ferite sono più intime che mai ed Eleonora lo imparerà a sue spese, perdendo le sue certezze e la spensieratezza di un tempo, in cambio di troppe tempeste da affrontare e nessuna sicurezza sul suo avvenire.
[La seconda di tre parti, serie Not the same story. Qualcuno mi ha detto di avvertire: non adatta ai depressi cronici.]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Not the same story'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
XXIII
A servizio del Bene

Oltrepassammo la soglia del portone della Lega Pokémon solo quando Lorenzo fece cenno a me e Sara, mentre lui era andato avanti con l’altro ragazzo, di raggiungerli. Tra me e la ragazza era sceso un silenzio imbarazzato da parte sua, naturale e necessario da parte mia. Mentre lei cercava di prepararsi un discorso che spiegasse la mia situazione in maniera plausibile e tranquilla, che non mi facesse dare di matto come avevano temuto Bellocchio e Camille, io ero sicura che qualsiasi cosa mi fosse stata detta non sarebbe stata poi così male.
In fondo avevo appena perso i miei genitori. Cosa poteva esserci di peggio? Ricevere l’aiuto di Ho-Oh mi dava solo piacere e sicurezza. Era come se non stessi aspettando altro che il suo arrivo, certa che grazie a lui avrei potuto guardare in faccia senza paura il nemico, perché avevo la sua protezione. Avrei potuto sfidare un’altra volta Cyrus senza tremare come una bambina impaurita dal buio, magari avrei potuto ferirlo.
Mi impedii di formulare pensieri più gravi e forti, addirittura peccaminosi. Non capivo da dove provenisse tutta questa violenza che mai avevo pensato nei confronti di qualcuno. Pensando all’elemento del fuoco mi arrivò la risposta. Nonostante le fiamme di Ho-Oh fossero di vita, come aveva detto per prendermi in giro - senza sapere di star giocando, appunto, con il fuoco - Cyrus, ero in grado di renderlo l’elemento divoratore e di distruzione che era per natura e per eccellenza: qualcosa sulla filosofia degli elementi lo avevo letto in biblioteca.
Il fuoco non si frena davanti a niente, se c’è un ostacolo lo aggredisce e lo elimina tra le sue spire incandescenti. Ai suoi antipodi ha l’acqua, che con esso condivide l’inquietudine e l’imprevedibilità, ma che è l’unico elemento in grado di placarlo, spegnendolo e lasciando di esso solo tracce di fumo, che poi si dissolveranno insieme ai ricordi di un incendio o di una misera fiammella che avrebbe potuto evolversi e costituire una minaccia.
Trovai buffa quella simbologia che io sentivo così poco appropriata per me. Fino a un’ora prima non avevo idea di poter ottenere il potere del fuoco e soprattutto che esso potesse trovarsi in una come me, che tutto possedeva meno che l’energia, la volontà, la rabbia e la vitalità di quell’elemento. Forse non era importante. Poteva darsi che fosse rimasto nascosto dentro di me e che Ho-Oh potesse farmelo tirare fuori. Pur credendo che qualche anno prima, all’Accademia, avessi avuto la passione per la vita che gli apparteneva, non ero mai stata una persona aggressiva - se non in qualche episodio isolato quando la rabbia aveva preso il sopravvento. Ma chi mi diceva che anche quello non fosse merito di Ho-Oh, che senza farsi sentire mi avesse donato un po’ di forza e di impeto?
Forse Sara avrebbe potuto dirmelo. Le lanciai un’occhiata di traverso chiedendomi cosa - e soprattutto quanto - lei sapesse di me e del Leggendario dell’Arcobaleno. La fenice aveva detto che lei era unita ad Articuno ma volevo sapere perché lei fosse un individuo unico con quel Leggendario e io no con il mio.
Alzai gli occhi sui due ragazzi del gruppo. A giudicare dalle loro espressioni quando ricambiarono lo sguardo di attesa che avevo, dovevano essere ancora rossi. Quando sarebbero tornati grigi, del loro colore naturale?
-Si entra per di qua nella base segreta- disse Lorenzo, indicando l’entrata per la stanza del primo Superquattro della Lega, Aaron, che a volte ci era capitato di vedere all’Accademia. Inserì una lunga password su un pannello attaccato alla grande porta chiusa, che gli era stato detto sicuramente da quelli della base segreta. Quella si aprì ed entrammo, ritrovandoci in un corridoio fiocamente illuminato.
Ci fece cenno di entrare in uno stretto ascensore, la cui entrata era ben mimetizzata con il muro - anche grazie al buio, in cui stavamo tutti e quattro a malapena. Sentivo il respiro freddo, al contrario degli altri, di Sara alle mie spalle e, sfiorando con la mia mano quella di Lorenzo, un suo lieve tremore. Soffocai a fatica un sorrisetto ed una risatina, che la situazione inevitabilmente suscitava in me: quel ragazzo era davvero tenero. Mi dispiaceva, dovevo ammetterlo, non averlo potuto conoscere meglio, perché da quel poco che sapevo aveva un cuore d’oro. Avevo anche riconosciuto l’altro ragazzo: era la stessa spia con cui ci eravamo ricongiunti a Kalos in missione.
Non avevo idea di quali tasti ci fossero nell’ascensore quasi immerso nell’ombra e quale avesse premuto il ragazzo, a che piano stessimo andando. Avevo qualche dubbio anche sulla loro esistenza, probabilmente era stato creato solo per condurre a un altro piano - superiore, poiché stavamo salendo - che contenesse la base segreta nella Lega Pokémon. Dovevo immaginare che non fosse del tutto abbandonata, non poteva essere certo lasciata in balia dei Victory. Forse conteneva qualche preziosa informazione o tesoro e quindi qualcuno la sorvegliava.
All’uscita dall’ascensore ci ritrovammo in una stanza che assomigliava in tutto e per tutto alla grande sala dei sotterranei nel Monte Corona, un gigantesco parallelepipedo in acciaio arredato con scrivanie, computer e con gli immancabili megaschermi che recavano codici incomprensibili ed illustravano le zone più disparate del mondo, senza che io capissi a cosa servissero e cosa stessero sorvegliando. Mi fece un effetto sgradevole trovare quella sala nel palazzo gotico, perché se era magnifico immaginarla nascosta dentro il Monte Corona, era brutto pensarla oltre le meravigliose pareti esterne della sede della Lega Pokémon, così in discordia con l’atmosfera che trasmetteva.
Ovviamente se mi mettevo a dare simili giudizi era solo perché avevo altri due argomenti sui quali riflettere in alternativa: la morte dei miei genitori e la faccenda con Ho-Oh. Probabilmente il fuoco che ardeva timidamente in me, un rimasuglio della presenza del Leggendario, mi stava impedendo di crollare subito e rimandava lo sfogo che avrei poi avuto presto, appena la situazione si fosse stabilizzata - per quanto tutto quello potesse giungere ad un equilibrio. Mi sembrava quasi impossibile vista la faccenda sovrannaturale che stavo vivendo.
Accorse ad accoglierci Camilla, come suo solito vestita di nero. I lunghi capelli biondi erano raccolti in una crocchia, qualche ciocca più corta le era sfuggita. Inizialmente il suo viso era serio e imperturbabile ma appena notò che eravamo tutti tolse la maschera di ghiaccio che indossava: sospirò sollevata e sorrise appena. -Allora manca solo il traditore, il ragazzo dei Victory?- chiese subito.
Annuimmo e Lorenzo e Sara le descrissero velocemente com’erano andate le cose. Il tono di lui era frettoloso, parlava a voce alta e preoccupata, un po’ confusamente. Lei fu più tranquilla e lenta ma era inevitabilmente scossa e timorosa. La sua voce era flebile e sentivo che era a disagio.
L’ex Campionessa alzò lo sguardo su di me e sull’altro ragazzo e sussultò sorpresa appena incrociò i miei occhi, che mi affrettai a distogliere, improvvisamente imbarazzata per la presenza dell’adulta. -Eleonora, ti sei messa delle lenti a contatto…?- domandò perplessa.
Non riuscii a non lasciarmi sfuggire un sorrisetto timido e amareggiato. Le risposi affermativamente e lei, con uno strano sorriso, chiese il motivo. Continuando ad evitare i suoi occhi plumbei, le dissi: -Magari in questo modo potevamo intimorire un po’ Cyrus…
La donna sgranò gli occhi. Lorenzo e Sara non erano ancora arrivati a parlare degli scontri con i Capitani dei Victory e con il Generale. Quando finirono di descriverle tutti gli scontri avuti, Camilla inspirò profondamente e ci guardò con grande serietà. -Vi metto in contatto con Bellocchio, che sta aspettando di potervi parlare di persona- ci disse. -Potrete informare lui di tutte le scoperte fatte a cui avete accennato, intanto riposatevi un po’. Vi porto in un altro posto, qui non potete rimanere.- Accennò con la testa ad alcuni uomini, giovani e non, che stavano seduti ai computer a lavorare. Qualche faccia l’avevo incontrata di sfuggira nella base segreta principale.
Camilla ci condusse in due stanze separate, due salottini angusti arredati con un paio poltroncine e poco più. Io e Sara sedemmo ben separate da un metro di spazio sul divano usato molto spesso - una prova ne erano alcuni graffi e qualche piccolo strappo sulla pelle visibilmente vecchia. Non avevo intenzione di parlare e continuavo a osservare e studiare l’ambiente, avvolto nella penombra come la base principale nel Monte Corona, per impedirmi di sommergere Sara di domande o di lacrime - a seconda se le avessi chiesto di Ho-Oh o se mi fossi disperata per i miei genitori. Aspettavo che fosse lei, se avesse voluto, a rompere il silenzio teso e sgradevole.
Infatti fu la ragazza a parlare per prima. Esordì con un sospiro sconsolato e le lanciai un’occhiata di sbieco. -Mi spiace, ma dovremo aspettare Bellocchio prima di raccontarti tutto- disse con la sua voce dolce, triste e flebile.
-Va bene- replicai secca, non assumendo alcun tono in particolare. In un moto di pena per la sua tristezza che mi faceva, mio malgrado, dispiacere, le chiesi: -Come faccio a far tornare i miei occhi grigi?
-Ci vuole uno specchio e un po’ di allenamento- rispose. -Sai… il mio vero aspetto non è questo.
Feci quel sorriso amaro in cui mi stavo specializzando e che mi riusciva terribilmente facile in quei momenti, in quel periodo. -Lo immaginavo. Avere i capelli bianchi senza tinta e gli occhi cambiacolore non è da tutti.
Lei ricambiò la mia espressione, ma le sue labbra appena inarcate esprimevano come una profonda malinconia e non l’amarezza che stavo provando io nei confronti di tutto ciò che mi circondava. Forse nel suo caso si trattava addirittura di nostalgia. Girai la testa, interrompendo il contatto visivo che aveva resistito per pochi attimi. Stavo per confidarmi con lei delle cose che avevo pensato su lei stessa e Cyrus dentro Via Vittoria. Forse sarebbe stato meglio rimandare a dopo, successivamente alla scoperta della mia vera identità, ma non ce la facevo più a tenermi tutto dentro e volevo parlarne un po’ con lei. Dopotutto poteva capirmi.
-Dopotutto tu puoi capirmi- dissi infatti con un lieve sospiro. -Sara, tu sei come me e non me lo hai mai detto. Io ho paura di arrabbiarmi per questo. Mi è bastato qualche pensiero per realizzare che tu, Camille, Bellocchio e chiunque fosse a conoscenza del mio… del nostro segreto- mi corressi, -non mi teneva tutto nascosto per cattiveria, ma effettivamente per proteggermi. Camille diceva che sarei potuta impazzire.
Sara mi ascoltava con la sua espressione triste e nostalgica, subito colpita dalle confidenze che le stavo facendo.
-Ho paura di arrabbiarmi perché non penso di poter impazzire per questa cosa- continuai. -Se me la prenderò sarà perché da mesi, da anni aspettavo qualcosa con cui risollevarmi. Mentre per Camille, non so come la veda tu, il segreto che condividiamo tutte noi è un peso terribile… sentire Ho-Oh dentro di me è stata una delle più belle sensazioni che io abbia mai provato in vita mia.- Sorrisi più serena mentre i miei occhi fissavano il vuoto, vacui; si perdevano nei piacevoli ricordi di emozioni provate poco prima e che non vedevo l’ora di riavere non appena Ho-Oh fosse tornato. -Io non mi sento molto simile all’elemento del fuoco, che è energia e vitalità, passione e rabbia. Forse, in passato, un po’ all’aria del tipo Volante, perché è libertà e leggerezza e io ho perseguito queste due cose, pur avendo perso da tempo la seconda, afflitta dalla pesantezza di continui dispiaceri e pochi successi.
Feci una pausa e ritrovai il coraggio di guardare Sara. -Forse la faccenda dei Leggendari è pericolosa per la mia mente e per la mia vita, forse sono già a rischio, sto silenziosamente impazzendo senza che me ne stia accorgendo. Può darsi che anche questa mia tranquillità e la felicità di avere la protezione di Ho-Oh sia una forma di pazzia, o di stupidità e ingenuità da parte mia… non conosco la situazione, d’altra parte… ma non posso fare a meno di essere felice di avere finalmente un alleato. Adesso non sento Ho-Oh…- portai una mano al mio cuore, che batteva come di consueto. -Ma sono sicura che appena avrò bisogno, tornerà. Capisci quello che intendo, Sara?
Lei annuì. -Non sei molto lontana dalla realtà delle cose- disse. -Mentre alcuni di noi sono spaventati e hanno la sensazione di essere sottomessi dal loro Leggendario, altri come me e te non possono che essere felici di averli.
-Anche per te è così?
-Sì, Eleonora. Ti ricordi quel che raccontò Angelica all’Accademia? La mia storia? Ero una trovatella, un’orfana che a malapena riusciva a vivere, aiutata dalla benevolenza di qualche passante impietosito che talvolta mi donava qualcosa. Magari per loro erano piccoli gesti quasi senza senso, mi offrivano cose per loro inutili, ma io li ringrazio in ogni momento per avermi aiutata… Devo tutto ad Angelica e ai suoi genitori che mi accolsero presso di loro, diventai come una sorella per quella bambina, una figlia unica che tanto aveva desiderato una come me.
-Il punto è che non passò solo un pomeriggio quando non riuscirono a ritrovarmi, a rintracciarmi, ma un’intera giornata. Angelica non se lo ricorda bene. In quella giornata io conobbi Articuno. Ero stata attirata da un gruppo di bambini che giocavano e che, non appena mi fui avvicinata, mi avevano invitata a stare con loro. Passammo qualche ora felicemente, insieme, ma arrivarono alcuni malintenzionati…- Strinse i pugni delle piccole mani bianche, distogliendo lo sguardo dal mio. Anche le sue iridi erano ancora cremisi. -Non so cosa ci avrebbero fatto se Articuno non fosse intervenuta. Ci salvò tutti. I bambini scapparono per la paura, non riconoscendo l’aiutante, e qualche Leggendario fece loro dimenticare dell’avvenimento.
-Solo io rimasi, incantata da Articuno. Non sapevo perché intervenne né perché volle aiutarci, forse era impietosita dalla situazione di noi ragazzini e non voleva che quegli uomini ci aggredissero. La verità era che non poteva permettere un simile trauma alla sua Legata e quindi non le restò che rivelarsi. Restai tutto il giorno con lei fino alla sera successiva. Tornai a casa diversa… appena arriverà Bellocchio ti spiegherò il perché.
-Niente spoiler- commentai distrattamente. Il racconto di Sara mi aveva catturata ed i miei occhi si erano persi nuovamente nel vuoto mentre immaginavo le scene velocemente descritte.
La ragazza rise di cuore, io sorrisi. -Già, niente spoiler…- continuò a ridacchiare lei.
-Articuno è femmina?
-Diciamo di sì. I Leggendari non hanno sesso, è vero, ma possono sceglierne uno per presentarsi agli umani e non metterli in difficoltà- rispose. Non poté fare a meno, questo lo capii subito, di chiedermi: -Tu come percepisci Ho-Oh? Come un maschio o come una femmina?
-Non vorrei sbagliare, ma a me è sembrato una figura paterna. Mi ha guidata e rassicurata per tutto il tempo mentre mi lasciavo guidare da lui ma è stato anche molto… gentile.- Ero un po’ in difficoltà mentre cercavo di descrivere il Leggendario e di parlare di lui. Era più facile farlo di me.
La ragazza annuì. -Be’, questo non significa niente. La conferma la avrai quando lo incontrerai.
Quell’affermazione, detta da lei con una leggerezza incredibile, mi fece irrigidire. Forse lei se ne accorse ma non poté dirmi nulla, non avendo idea del perché all’improvviso mi stessi preoccupando. Preferii non pensarci.
-Un po’ mi sto dispiacendo di aver accusato tanto a lungo Bellocchio…- mormorai. -Me la sono presa per anni interi con lui e con Camille per avermi nascosto tutto questo. Il fatto è… è che odio quando mi viene nascosta la verità. Soprattutto se è qualcosa che mi riguarda io ho il bisogno impellente di saperlo.- Nuovamente imbarazzata - non capivo cosa mi stesse succedendo quel giorno, con un altro slancio di coraggio guardai Sara per cercare di capire cosa esprimesse il suo viso. Era interessata dalle mie parole e comprensiva.
-Mi dispiace così tanto…- sussurrai stringendo tra le mani la stoffa dei miei jeans e riabbassando gli occhi.
-Ma per cosa, Eleonora?- disse lei ugualmente a bassa voce, avvicinandosi e prendendo una delle mie mani tra le sue. Mi sorprese sentirle calde e soprattutto fui stupita del contatto, che non mi aspettavo di avere.
Mi morsi le labbra; poi riuscii, non so con quale forza e con quali aiuti da parte di chi, a non far tremare la mia voce. -Sara, mentre eravamo dentro Via Vittoria io ero così arrabbiata con te… proprio come ho pensato di odiare Bellocchio e Camille, stava succedendo lo stesso con te- dissi quasi tutto d’un fiato. Dovevo parlare con chiarezza, lei che provava le stesse cose nei confronti della sua Leggendaria poteva capirmi e aiutarmi. -Ed è successo perché anche tu mi hai nascosto tutto… E prima che Cyrus dicesse che tu eri come me e mi facesse infuriare per pochi ma lunghi istanti, avevo paura di te e non riuscivo a definirti mia alleata. Ero spaventata da tutto e tutti, da Cyrus che è il mio incubo e da te per la tua freddezza, ti sentivo così distante e sconosciuta che…
-Calmati, Eleonora- sussurrò lei. Pure con la sua voce bassa riuscì a bloccare il fiume in piena delle mie parole. Avrei potuto continuare all’infinito a descrivere le emozioni che avevo provato e mano a mano la portata di quel minaccioso corso d’acqua sarebbe aumentata, probabilmente insieme alle lacrime che sarebbero arrivate.
Di scatto la guardai ma non incontrai i suoi occhi. C’era solo la parete d’acciaio scuro davanti a me e una parte del mio campo visivo era occupata dai lunghi capelli bianchi striati d’azzurro e di blu di Sara. Questo perché mi stava abbracciando, dolcemente ma anche con decisione, come se non volesse lasciarmi andare. Stava bloccando le parole che avrei potuto dire e che subito vennero cancellate dalla mia memoria grazie al suo gesto. Sincero affetto e comprensione: ecco quello di cui avevo bisogno in quel momento.
Dopo qualche secondo di sorpresa la strinsi anch’io, più timidamente di lei che aveva le braccia letteralmente gettate al mio collo. Poggiava la testa sulla mia spalla, sentivo il suo respiro sul mio collo. Era caldo e umano, non era quello di Articuno ma quello di Sara. Evidentemente anche loro in alcuni momenti si separavano.
Essendo lei più alta non riuscii a posare il mento sulla sua spalla magra come faceva lei con me senza che quello mi risultasse scomodo. Mi accontentai di sfiorarla con il naso; i suoi capelli mi stuzzicavano le narici. -Posso capire la paura che hai provato e ciò che ti è successo- mormorò. -Ma io sono tua alleata, oltre che tua amica, e non si tratta di solidarietà. Io ti voglio bene, Eleonora. Promettimi che non te ne dimenticherai mai e che ti ricorderai sempre di me come… una persona che prova affetto nei tuoi confronti.
Stavo per commuovermi come una bambina. -A… anche io ti voglio bene…- balbettai.
Quella volta lo dissi con indecisione, ma presto capii quanto Sara e la sua situazione così vicina alla mia fossero speciali per me. E quel bene che credevo di aver provato solo superficialmente per lei, che mai mi pareva di aver davvero conosciuto, si trasformò in vero affetto. Bastò quell’abbraccio a farmi sentire al sicuro anche senza sapere davvero tutto di lei, senza conoscerla veramente bene come invece era successo con Ilenia e Chiara.
In seguito mi parve estremamente facile indovinare il suo stato d’animo, i suoi pensieri, tutto. Era un po’ come se fossimo diventate migliori amiche anche se sapevo che non si trattava affatto di questo.
-I tuoi occhi sono di nuovo grigi- mi rivelò, sorridendo serenamente, quando sciogliemmo la stretta.
Passò una mezz’ora che riempimmo parlando tranquillamente di tutto, persino accennando a qualche cosa sui Leggendari che in situazioni normali mi avrebbe inquietata e messa duramente alla prova - di certo non erano comuni argomenti di conversazione. Fummo interrotte dall’arrivo di Bellocchio.
Capimmo che era giunto tanto tempestivamente grazie ad un Teletrasporto quando - dopo aver bussato alla porta del nostro amabile salottino, averci condotte fino a una stanza simile a un ufficio più grande del suo e aver ordinato agli altri due ragazzi della missione di tornare nel Monte Corona - posò sul tavolo della scrivania, sulla quale si era seduto ignorando bellamente la poltrona, una Poké Ball nella cui metà superiore semitrasparente si intravedeva un Alakazam dagli occhi vigili. Noi restammo in piedi poco distanti dalla porta.
Si tolse il lungo impermeabile nero, rimandendo con un maglione da cui fuoriusciva il colletto azzurrino della camicia. Ci guardò entrambe e fortunatamente non era imperturbabile. Proprio come con Sara potevo finalmente almeno provare a decifrare le emozioni che il suo volto, corrucciato dalla preoccupazione, dalla rassegnazione e dalla stanchezza, comunicava. Forse fu proprio a causa di quelle tre cose che esordì con un sospiro e chiedendo quasi inutilmente se fosse proprio necessario parlare.
“A parte che sei stato tu a mandarmi in pasto a Cyrus, dovevi aspettarti che scoprissi qualcosa… chi ti capisce è bravo. Mah, comunque…” -… Avendo creato dal nulla e comandato fiamme arcobaleno dopo aver fermato il Lanciafiamme infernale dell’Houndoom di Cyrus perché l’idea di essere colpita non mi entusiasmava, mettendo non tanto stupidamente una mano avanti a me che ha fermato il fuoco rosso e nero, avendo fatto una ruota senza mani aiutata da qualcosa di simile all’aerocinesi, avendo visto Sara creare dal nulla ghiaccio che pareva cristallo e dominato anche lei l’aria…- Mi fermai un momento a riprendere fiato, mentre guardavo le dita alzate della mia mano che avevano contato gli avvenimenti ironicamente riportati. -Be’, sì, direi che è proprio necessario finire di fare chiarezza sulla situazione- conclusi. Sara si lasciò sfuggire un sorriso imbarazzato.
Bellocchio inarcò le sopracciglia: non doveva essere il massimo sentire tanta ironia da una ragazzina che aveva appena saputo di aver perso i propri genitori. E in effetti, sinceramente emozionata di star per sentire le parole che da tanto tempo volevo conoscere, avevo deciso di mettere da parte la tristezza anche per non mostrarmi debole e indifesa davanti al mio capo. Non potevo lasciarmi sfuggire quell’occasione. Chiesi mentalmente perdono ai miei genitori prima di riportare la mia attenzione sul momento, cercando di ignorare una dolorosa fitta nel petto.
-Allora, da dove dovrei cominciare?- sbuffò poi. -Ti è già chiaro di essere invischiata in una stretta relazione con un Leggendario, proprio come lo è anche Sara. Nel tuo caso si tratta di Ho-Oh, il Pokémon dell’Arcobaleno e della vita, una fenice detta di tipo Fuoco e Volante. Ormai bisogna parlare di elementi, poiché i tipi non sono altro che un modo di definire essi in una maniera più comune, meno mistica e adatta ai Pokémon normali. Difatti ormai si parla propriamente elementi solo nel caso dei Leggendari, che li hanno mantenuti vivi dentro di sé. Il Leggendario di Sara è invece Articuno, a quanto pare una femmina… quindi sovrana dei ghiacci e dei venti del nord.
-Le relazioni strette tra un Leggendario e un essere umano sono detti Legami; un umano può sostenerne solo uno. Sono paragonabili a dei contratti in cui viene messa in discussione la vita di entrambi i contraenti. S.L. sta per Soggetti Legati o per Soggetti con Legame- rivelò. -Un Legame si stabilisce alla nascita di un individuo da parte del Pokémon, per questo il ruolo dell’umano è detto di contraente passivo. Non può mai essere un umano a crearne uno se non in casi eccezionali… quanto macabri. Questa relazione può essere rivelata dal Leggendario in ogni momento: fin da bambini negli umani si possono presentare certe caratteristiche fisiche, caratteriali e pure comportamentali che riconducono facilmente a un certo Leggendario. Così come si può sempre essere influenzati per tutta la vita dal Legame ed esserne a conoscenza, si può morire senza sapere di averne posseduto uno.
-Non è chiaro il criterio con il quale un Leggendario crea un Legame e nemmeno ci spetta saperlo. È un evento quasi eccezionale, sono poche le relazioni di questo genere attestate attraverso la Storia e coincidono sempre con dei periodi burrascosi, di guerre tra umani o tra Pokémon. In alcuni scontri tra i soli Leggendari, questi fecero lottare e intervenire i propri Legati, condannandoli praticamente alla morte. Altre volte i Pokémon creano un Legame quando temono di poter morire a causa di una certa minaccia, questo perché in ogni caso a rimetterci la vita sarà l’umano. Se quest’ultimo perde la vita, il Legame si spezza e torna al Leggendario, che può scegliere se crearne subito un altro o no; se per un qualsiasi motivo è il Leggendario a morire, il Legame si fonde con l’essere umano che lo sta portando e questi si trasforma nel Pokémon.- “Questo è abbastanza terribile.”
-I Legami sono attestati da un oggetto che reca un simbolo- proseguì lui. Sara ascoltava in silenzio e annuiva ogni tanto come a voler confermare le sue parole. -Dentro questo oggetto che può essere di qualsiasi tipo, ad esempio un braccialetto o una collana, vengono custodite l’essenza e l’anima del Leggendario. L’umano non può separarsi dalla forma materiale della relazione con il suo Pokémon. Perciò nel caso in cui quest’ultimo morisse, il corpo dell’uomo verrebbe trasformato in quello del Leggendario e l’anima dell’individuo scomparirebbe; dentro il nuovo corpo del Leggendario andrebbe ad abitare ciò che è custodito nella forma materiale del Legame.
Bellocchio fece una pausa e poi invitò Sara a mostrare il suo. La ragazza abbassò il collo alto del lungo vestito che indossava e tirò fuori da sotto di esso una semplice collana, che però subito sortì un effetto di attrazione, quasi magico, su di me. Al filo di seta azzurra era appeso un fiocco di neve grande quanto il tappo di una bottiglia. Sara mi disse di toccarlo e, oltre ai brividi nel percepire la presenza misteriosa di Articuno, sentii che nonostante le grosse dimensioni quel fiocco di neve era vero, punzecchiava i miei polpastrelli. Un cristallo azzurrino, scintillante di una luce che non c’era, era incastonato nel cuore del fiocco.
Ritirai la mano, ammirata. -Ma io non ho la forma materiale di un Legame. O almeno, non so di averlo.
Fu Sara stavolta a spiegare. -Per ottenere la forma materiale del Legame bisogna incontrare l’altro contraente. Dall’incontro verrà a crearsi quest’oggetto che sarà consegnato all’essere umano. Se uno dei due muore prima di incontrarsi, non cambia nulla: il Leggendario sfrutta comunque il corpo dell’umano e la “forma astratta” del Legame. Quindi tu, per ottenere l’oggetto che simboleggia Ho-Oh e il tuo Legame con lui, devi incontrarlo.
Annuii, nuovamente preoccupata all’idea di dover avere un confronto con un Leggendario al quale ero tanto… Legata, per l’appunto. -E dove si trova Ho-Oh? Quando dovrei incontrarlo?
Nonostante il Leggendario abitasse sulla cima della Torre Campana, la mia domanda era lecita poiché avrebbe potuto spostarsi da essa o cambiare la sua dimora effettiva in ogni momento.
-Prima di tutto devi imparare a conoscere i tuoi poteri- riprese Sara. -Ti aiuterò io: senza la presenza di Ho-Oh a comandarti al posto tuo e a dare vita ai poteri che possedete, sarà un po’ più difficile e ti dovrò insegnare qualcosa sulla teoria degli elementi. Non sarebbe male che tu imparassi qualcosa pure dal punto di vista fisico…
-Tipo quella ruota senza mani? Scordatelo.- Scossi la testa. -Sono negata per queste cose.
Ripresi a guardare Bellocchio, il quale mi studiava in cerca di qualcosa che tradisse i miei comportamenti così relativamente spensierati - almeno rispetto alla situazione. Feci un mezzo sorrisetto. -Sapere di avere l’aiuto e la protezione di un Leggendario è una delle cose più belle che siano successe nella mia vita.
Corrugò le sopracciglia, indeciso. -Sì, posso immaginare… ma spero tu sappia che…
-Sono sicura che lei e Camille siate rimasti in silenzio in buona fede- lo interruppi. -Ecco, esatto: ci ho pensato per un po’ di tempo e ho capito che non avevate nessuna colpa. Per questo, nonostante mi sia arrabbiata tante volte per la verità che mi avete tenuta nascosta… in un certo senso, adesso posso capirlo. Ma io non sono come Camille e lei si è misurato solo con quella ragazza, che a quanto pare non sopporta il suo Legame.
Com’era prevedibile, Bellocchio evitò di continuare a parlare di lei per qualche strana ragione. Però avevo fatto qualche supposizione sul perché lui sembrasse non ricordarsi della ragazza e non ero andata troppo lontana dalla realtà dei fatti. L’uomo disse distrattamente: -Be’, è davvero bello sentirti parlare così. Non posso negare che mi faccia piacere sapere che tu abbia accolto tanto positivamente la notizia, non me lo aspettavo.
-C’è una cosa, tra le altre, che mi preme sapere. Prima ha detto che la presenza di un Legame coincide con un periodo della Storia burrascoso, probabilmente di guerra- esordii. -Però lo scontro scoppiato tra Forze del Bene e Victory Team è successivo alla nascita mia, di Sara e credo di molti altri Legati. Allora perché Ho-Oh, Articuno e altri Leggendari hanno creato dei Legami se all’epoca non era ancora in corso nessun conflitto?
Bellocchio sbuffò, riprendendo l’espressione precedente a quella sognante non appena si pronunciava il nome di Camille. -Questa è la domanda che tutti noi ci stiamo ponendo. Non abbiamo idea del perché si siano creati dei Legami prima del tempo di guerra; l’unica ipotesi plausibile… è un conflitto già in corso tra Leggendari, del quale non abbiamo alcuna informazione. Forse proprio voi Legati potrete darci una risposta. Anche perché non credo che Pokémon come Ho-Oh e Articuno debbano temere qualche minaccia mortale.
Avevo tantissime altre domande e chiesi prima il permesso di poterle fare tutte subito. Bellocchio me lo accordò sbuffando che tanto, ormai, non c’era più niente da nascondere. -Ogni Leggendario deve forzatamente creare un Legame quando è necessario oppure può tirarsi fuori dal conflitto? Se così fosse potrebbe anche darsi che qualcuno abbia stabilito delle regole in merito. Forse uno stesso Leggendario. Se fosse proprio questo Pokémon a dare direttive e a scegliere gli umani che devono ottenere un Legame?
La mia mente correva e la mia fantasia mi suggeriva tutte quelle domande; ne facevo una dopo l’altra, anche le più semplici o assurde, sapendo di aver diritto ad una risposta. Bellocchio mi fermò per un primo momento.
-Tutte queste cose noi non le sappiamo, Eleonora, e finora nemmeno i Legati hanno ottenuto risposta. O peggio ancora, hanno avuto delle risposte che gli è stato proibito divulgare. Non possiamo far altro, noi comuni mortali, che affidarci alla vostra forza, ai vostri poteri sovrannaturali e alla relazione con i Leggendari. Siamo totalmente a vostro servizio, qualsiasi cosa vi serva, perché siete i soggetti che decideranno le sorti della guerra.
Ebbi l’impulso di stringere i pugni quando Bellocchio pronunciò quelle parole. “Loro sono a nostro servizio ma noi, a nostra volta, dobbiamo eseguire i loro comandi… è un equilibrio fin troppo fragile.”
-C’è un’altra cosa che non ho capito. Il Legame si stabilisce alla nascita ma può darsi che l’individuo umano non scopra mai di possedere una simile relazione con un Leggendario. Quindi dipende tutto dal Pokémon che deve decidere di rivelarsi o no e può farlo in qualsiasi momento? Se lo fa come è successo a me, da un momento all’altro nell’umano si risvegliano i poteri che ha ottenuto dal Legame, ma se decide di non mostrarsi mai, l’umano vive nella normalità, “comune mortale” come tutti gli altri. È così?
-Esatto- confermò Sara.
-Quando il Leggendario si rivela iniziano ad apparire nell’essere umano i suoi tratti fisici, comportamentali e caratteriali?- chiesi subito dopo, elencando le parole precedentemente dette da Bellocchio. -Se invece non si mostra dentro di lui, l’umano cresce come avrebbe dovuto normalmente, così come gli dice di fare il suo DNA?
Sara annuì. -Il mio incontro con Articuno è stato veloce. Nel giro di un giorno ho ottenuto il Legame e quindi il mio aspetto è mutato praticamente subito. Tu, non avendo ancora incontrato Ho-Oh ma avendo sentito solo la sua presenza dentro di te, hai avuto gli occhi rossi come i suoi per un po’. Lo stesso succede a me: quando lascio che intervenga anche Articuno, le mie iridi diventano rosse. Altrimenti sono di altri colori.
-Perciò quando incontrerò fisicamente Ho-Oh cambierò aspetto anche io?- Sara confermò. -Ma c’è la possibilità di tornare alla propria forma originaria?- domandai ancora. La ragazza annuì un’altra volta e subito desiderai chiederle perché lei mantenesse la forma più simile ad un cristallo di ghiaccio che ad un essere umano normale.
-Un’altra cosa. Da tutto quello che è stato detto… è come se si fosse dato per scontato che i Leggendari vivono sempre liberi, al massimo si avvicinano un po’ al nostro mondo grazie ai Legami. Eppure anche loro possono essere catturati e a quel punto l’unico legame che hanno con un essere umano è quello di Allenatore-Pokémon. Un Leggendario che viene catturato ma che possiede un Legame con qualcun altro cosa deve fare? O meglio, cosa deve fare il Legato al Leggendario che gli è stato, in un certo senso, portato via?
Bellocchio socchiuse le palpebre. -Da dove proviene questa domanda, Eleonora?
Mi mordicchiai un labbro prima di rispondere. -Sto pensando continuamente ad ogni eventualità. E poi non è vero che i Victory vogliono catturare i Leggendari? Se lo facessero e il Legame persistesse, potrebbero arrivare a sapere chi è l’umano Legato? Oppure è possibile spezzare il Legame durante la vita di entrambi i contraenti per salvare almeno l’individuo umano, nel caso in cui il Leggendario provasse un po’ di pietà per la sua vita?
Ci fu una lunga pausa. -Non so se è possibile spezzare un Legame perché è un segreto tra i due contraenti. Sara non può dirlo a nessuno, neanche a te. Se ti interessasse dovrai chiederlo tu stessa a Ho-Oh. Per quanto riguarda i Victory, non si sa quanti Soggetti Legati abbiano tra di loro; pochi, credo, e quindi pochi sono i Leggendari a loro servizio. Di una cosa sono certo: non sono riusciti a catturare alcun Leggendario prima della scoperta dei Soggetti con Legame. Per questo non ho idea di cosa potrebbe succedere altrimenti.
Annuii impercettibilmente. Avevo voglia di andarmene e iniziare subito gli allenamenti a cui aveva accennato Sara, o comunque gli studi sulla teoria degli elementi; però c’era un’ultima cosa, l’ultima davvero - se avessi avuto altre domande le avrei fatte a Sara - che volevo chiedere anche a Bellocchio.
-Prima lei, Bellocchio, ha accennato all’individuo Legato che vive come comune mortale se il suo Leggendario non si rivela,- esordii insicura, -ecco… diceva sul serio? Pur avendo poteri cinetici e potendo trasformare in nostro corpo in quello di un Pokémon in caso di necessità… per il resto la nostra vita è diversa? Viviamo più a lungo, non invecchiamo, si sviluppano altri poteri?- domandai infine.
Bellocchio ci mise un po’ a rispondere. -Be’, il mio prima era solo un modo di dire. È anche vero, però, che basta a farvi uscire dalla categoria “comuni mortali” solo il fatto di possedere i poteri degli elementi che vi vengono trasmessi dal Legame con un certo Leggendario, e soprattutto di avere un corpo in grado di trasformarsi. Non solo nel Pokémon che ha contratto per primo il Legame, ma anche poter cambiare quasi a piacimento il vostro aspetto fisico - poi Sara ti spiegherà come. In ogni caso, ogni Legato ha una caratteristica simile a quella dei suoi predecessori, ovvero da chi ha avuto prima di lui una relazione con lo stesso Leggendario, e differente dagli altri Legati. Da quello di cui ci informa la Storia, i Legami con Ho-Oh conferiscono all’umano…
-Questo glielo posso dire io- lo interruppe Sara. -Dopo, quando avremo già guardato le cose più importanti e di cui ha immediatamente bisogno. Ovvero la teoria degli elementi e di conseguenza come utilizzare i suoi.
Sara aveva questa brutta abitudine di interrompere le persone sul più bello. Stavo pendendo dalle labbra di Bellocchio per sapere quali fossero i miei poteri peculiari e lei, non si capiva il perché, lo aveva fermato. Persino l’uomo apparve un po’ stranito, ma annuì e mi chiese se avessi finito con le domande. Feci spallucce come a voler dire che credevo di sì. Egli annuì e poi sospirò un’altra volta, l’ennesima della giornata.
-È veramente un sollievo che tu abbia accettato con tanta facilità la tua identità… speriamo sia così per tutta la tua vita- si augurò - forse mi augurò. -Non farti sopraffare dal peso delle responsabilità, Eleonora. Cerca sempre di condividere i tuoi problemi e le responsabilità stesse, tutto ciò che ti affligge insomma, con gli altri Legati e con il tuo Leggendario. A te è capitato uno dei più potenti e imprevedibili, Ho-Oh è difficilmente disposto anche solo a solcare i cieli del mondo umano e trova sempre un modo per nascondersi quando deve farlo. È quasi irrintracciabile ma tu puoi trovarlo senza problemi. Però, Eleonora, pur avendo un Legame con lui, un Pokémon dai poteri misteriosi ed eccezionali… non sentirti in dovere di fare tutto da sola. Fatti aiutare.
Mi facevano piacere le sue raccomandazioni, evidentemente ci teneva al mio equilibrio mentale; be’, era già qualcosa. Per uno come Bellocchio, con cui avevo avuto rapporti tanto difficili, era addirittura carino da parte sua chiedermi di non essere cattiva con me stessa, rifiutando l’aiuto degli altri e credendomi l’eroina di turno.
-Grazie, Bellocchio- mormorai sorridendo con sincerità.
L’uomo arrossì un po’ e per poco non mi misi a ridere. -Be’, dovere- borbottò, con l’aria di uno che ha ripetuto le stesse cose ad ogni Legato che gli è capitato sottomano. Poi riprese la sua severa espressione abituale. -Dico sul serio, Eleonora. Fa’ attenzione e non montarti la testa, con uno come Ho-Oh e con un elemento come il fuoco è a dir poco facile credersi più importanti e forti degli altri. E forse è così, di sicuro sei superiore ai Legati alle Bestie Leggendarie comandate dal tuo Pokémon, ma nessuno può sperare di sconfiggere i Victory da solo. Bisogna essere umili e in questo modo si apriranno per te tutte le porte di questo mondo. Ma non dimenticare mai chi sei.
Mi ci volle qualche momento per memorizzare ciò che aveva detto e annuire semplicemente in risposta, non sapendo quali parole sarebbero andate bene. Uscimmo tutti e tre e le nostre strade si separarono. Io andai con Sara non sapevo dove, ma sicura che praticamente subito avrei iniziato a fare conoscenza con il mio Legame.
La nostra meta era una biblioteca e la cosa, effettivamente, mi parve abbastanza scontata. Prima però decisi di porre altre due domande a Sara - non ne avevo mai fatte tante a nessuno in vita mia, probabilmente. -Perché hai interrotto Bellocchio?- le domandai.
Lei scrollò le strette, magre spalle. -Credo sia meglio non mettere tanta carne al fuoco. Prima di conoscere i tuoi poteri peculiari è meglio che impari a padroneggiare i tuoi elementi con sicurezza, senza rischiare di incendiare la base segreta o di sferrare correnti d’aria quando sbuffi.- Non riuscii a non mettermi a ridere. Lei mi guardò un po’ imbarazzata, un po’ divertita. -Dico sul serio, potrebbe succedere! A me è capitato.
-Di sospirare e coprire di brina il tuo interlocutore o congelare quello che avevi davanti?
Lei arrossì lievemente e capii che le era successo. Continuai a ridere ma dovetti farlo il più silenziosamente possibile quando entrammo nella biblioteca di quella base segreta.
-A volte i Leggendari fanno questi scherzi…- bisbigliò con tono confidenziale. -Non c’è mai da fidarsi troppo.
Annuii vigorosamente come se la stessi prendendo in giro o non le credessi. Di sicuro non era facile pensare che i Leggendari, “persone serie” come erano, potessero mettersi a giocare in quel modo con i propri Legati.
-Ma se devo imparare a gestire fuoco ed aria, perché stiamo andando in biblioteca?
-Per la teoria, Eleonora. Io non conosco tanto bene il fuoco.
-In effetti, ora che ci penso… i nostri poteri sono quasi opposti. Insomma, fuoco e acqua sono agli antipodi, ma lo stesso può dirsi per il ghiaccio, giusto?
-Più o meno…- mormorò lei.
-Ma com’è possibile che riusciamo ad andare d’accordo pur essendo così differenti secondo i nostri Legami?
Sara mi guardò intensamente. -Solo perché possediamo un Legame non significa che questo influenzi con tanta pesantezza il nostro vero essere. È vero, più viviamo a contatto con loro…- Indicò la collana con il fiocco di neve di cui ormai faceva bella mostra, che le arrivava appena sopra il seno poco pronunciato. -… più cambiamo noi stessi; d’altra parte siamo più sensibili, i Leggendari al contrario non assorbono niente di noi. Però, nonostante io abbia i capelli bianchi e azzurri come ghiaccio e tenda a vestirmi con abiti lunghi e pesanti, di colori chiari, nonostante io abbia la pelle bianca e un carattere distante, che mi fa preferire la compagnia dei Pokémon a quella degli umani…
Sospirò. Ormai ci eravamo fermate accanto ad uno scaffale alto e traboccante di libri; io la ascoltavo rapita, non riuscendo a comprendere la metà delle cose che diceva, nuova com’ero a tutto quanto. Riprese: -L’influenza di Articuno è forte ma non ha cancellato del tutto la mia umanità, la mia identità di Sara. So che è difficile da capire e anche sgradevole, se ci si pensa, perché affidandosi troppo ad un Leggendario si rischia di perdere i veri sé stessi. Però tu ancora non hai incontrato Ho-Oh e senza la forma materiale del Legame è difficile contattarti. Deve aver impiegato molte delle sue forze per aiutarti quando eravamo in Via Vittoria.
-In poche parole, Eleonora, prima o poi anche tu cambierai. A partire dal colore dei capelli, da quello delle tue iridi e dal tuo fisico in generale; il tuo carattere, il tuo modo di pensare e di agire, persino di camminare; le abilità che svilupperai, l’agilità innata che da un momento all’altro ti farà fare cose per te fino ad allora inimmaginabili… ma ancora non è il momento che ti succeda questo. Prima dovrai incontrare Ho-Oh e ottenere l’oggetto del Legame in cui lui si chiuderà, pronto ad accompagnarti in ogni momento della tua vita. Ma fino ad allora lui non potrà esercitare più di una leggera influenza su di te, magari donandoti la vitalità e la voglia di mettersi alla prova del fuoco o lo spirito libertino dell’aria. Fino ad allora tu non cambierai i tuoi atteggiamenti con i Legati che hanno poteri concordi o discordi rispetto ai tuoi. A meno che per te non sia un problema già da ora relazionarti con una come me che ha l’elemento del ghiaccio. In tal caso… bisogna rivalutare la potenza di Ho-Oh.
Quando finì restò immobile per un secondo, poi un sussulto la tradì e abbassò la testa.
-Queste cose…- Arricciai leggermente le labbra. -Te le ha suggerite Articuno?
Lei incrociò le braccia, a disagio. -Non proprio…

-Il fuoco è uno dei quattro elementi essenziali descritti nella più importante e più conosciuta filosofia degli elementi. Ai propri antipodi ha l’acqua.
Dopo due ore di studio stavo ripetendo a Sara, chiuse nella biblioteca - fortunatamente più illuminata di quella nella base segreta principale, ciò che avevo imparato. In realtà era la terza o quarta volta che descrivevo il fuoco e l’aria ma lei insisteva perché continuassi e assorbissi tutte quelle parole. Dovevo farle diventare mie, diceva.
-Il fuoco è energia allo stato puro, viene anche presentato come l’elemento della passione e dell’eccitazione, sessuale e non…- Il mio tono disinteressato fece ridacchiare la ragazza. -Simbolo delle azioni e dell’impulso, è collegato all’età della giovinezza. Assimila nelle sue caratteristiche più aspetti, non tutti positivi; se da una parte c’è la voglia di vivere, la vitalità, il coraggio e la determinazione, talvolta la forza stessa, dall’altra ha un ruolo decisivo nella composizione simbolica del fuoco la rabbia. Essa è spesso accompagnata dall’irruenza e pure dalla vergogna: sentimenti vivaci, scottanti. In natura la rappresentazione primordiale e più evidente del fuoco è il Sole, esattamente opposto alla Luna che accompagna l’acqua. Il fuoco divora e cancella ogni problema che trova sulla sua strada e riduce tutto a cenere, fumo e polvere; è un implacabile distruttore. Al contrario suo l’acqua, appunto, è metamorfica e in grado di adattarsi ad ogni situazione, aggira gli ostacoli e in questo modo trova la sua forza, proprio piegando ciò che la circonda imponendo le sue leggi.
-Al fuoco appartiene la coscienza delle cose e unito all’aria dà origine allo spirito. È caldo e secco e queste sono le sue caratteristiche principali- conclusi così la lezione sul fuoco.
Sara annuì approvando le mie parole. -Sembri un po’ stanca di ripetere.
-Lo sono- borbottai, -ma tanto vale finire con l’aria e poi passare ad altro. Me lo hai promesso.
Così, dopo un suo sorrisetto furbo, iniziai a parlare dell’aria. -Un altro membro dei quattro elementi è l’aria. Sfuggente ed invisibile ma irrimediabilmente essenziale. Misteriosa, impalpabile, fluida e onnipresente, ad essa sono associati il cielo e il respiro quando si tratta di cercarne una forma in natura. Che poi si trova ovunque, ma vabbè, dettagli- sbuffai, facendo nuovamente ridacchiare Sara. -L’aria è simbolo di libertà ma non per questo di ribellione o di tentata fuga; l’unica forma di questa voglia di fuggire che possiede è quella dal suolo, dalla terra che è ai suoi antipodi. È leggera e collegata all’intelletto, alla mente, ed è simbolo degli ideali, delle ipotesi e del pensiero stesso, nonché della comunicazione. Possiede le caratteristiche di calda e umida, con il fuoco origina lo spirito e con l’acqua l’anima. Avere il potere dell’aria non conferisce l’abilità di volare e nemmeno di levitare; per la prima si ha bisogno di ali, la seconda è più propria di un potere legato alla mente, alla psiche.
Sara annuì. -Bene, le basi le hai. È importante conoscere, poi, gli elementi agli antipodi dei tuoi per conoscere meglio i tuoi poteri e individuare anche i punti in comune, che ti assicuro, ci sono. Per esempio, aria e terra sono entrambi elementi di viaggio, acqua e fuoco di… be’, di morte. E poi devi imparare anche un terzo potere.
-Cioè?
-Vedi, i Pokémon hanno al massimo due tipi, ma questo non è propriamente valido per i Leggendari. Pure loro sono registrati con due tipi - o uno, a seconda dei casi. Ma ne possono possedere un terzo o un secondo.
-E qual è il terzo potere di Ho-Oh?- chiesi, piuttosto emozionata.
-Ho-Oh ha anche il tipo Psico, o comunque quello della mente. Grazie a quel potere sei stata in grado di leggere le vere intenzioni di Cyrus e sempre grazie ad esso ti è più facile, rispetto alla media, riconoscere le emozioni che il prossimo sta provando e sentire una forte empatia con lui. Nel mio caso, invece, Articuno ha una certa influenza sull’acqua, quindi non per forza deve creare ghiaccio dal nulla ma può trasformare i liquidi in solidi. Continuando con gli esempi, anche Lugia ha imparato a controllare l’acqua vivendo nelle Isole Vorticose e nascondendosi sui fondali marini, tanto che a molti sembra che il suo tipo Psico gli serva solo per levitare. Moltres e Zapdos invece si completano a vicenda, avendo sviluppato in misura minore i poteri l’uno dell’altro. Suicune può controllare l’aria e qualcosa del ghiaccio, Entei dei vulcani la terra e un po’ il metallo, questo per il magma; Raikou ha l’acciaio.- Così completò il quadro dei due Leggendari principali della mitologia di Johto e dei trii che capeggiavano.
-Adesso- si alzò in piedi, -andiamo a vedere cosa sai fare.
-Cosa so fare in che senso?
-A livello di abilità fisiche. Con la corsa dovresti cavartela benissimo, visti i tipi del tuo Leggendario.
E così fu. Sara testò le mie capacità di resistenza, velocità e soprattutto di scatto; con la velocità non ero messa affatto male e notai che andavo meglio del solito, probabilmente grazie all’influenza non del tutto affievolitasi di Ho-Oh. Quanto alla resistenza avevo ancora molto su cui lavorare - e gli scatti più che dignitosi non mi salvavano, anche perché il regime che Sara mi stava imponendo non mi ispirava già dai suoi albori.
Stava scendendo la sera e dopo un pomeriggio passato ad assimilare informazioni sui Legami - oltre ad aver scoperto di possedere una simile relazione con un Leggendario, e a studiare quel po’ di cose che dovevo sapere sulla teoria degli elementi era stato sfiancante. Non vedevo l’ora di finire.
Ci era stato detto che dopo una settimana saremmo tornate alla base segreta principale, nel frattempo Bellocchio aveva dato ordine che nessuno ci disturbasse e che iniziassimo e, magari, portassimo a termine i miei allenamenti e l’istruzione su tutto ciò che riguardava i Legami in maniera più approfondita. Eravamo comunque tenute d’occhio ma era stato vietato a chiunque ci garantisse un po’ di protezione e sicurezza di ascoltare i nostri discorsi, osservare e studiare quello che facevamo e, in linea di massima, farsi gli affari nostri. Così passò la prima giornata, correndo e studiando. Le altre persero la corsa esercitata per troppo tempo al giorno - Sara mi vietò ogni orologio e aggeggio addetto alla misurazione del tempo, sostenendo, ferrea, che avrebbe potuto distrarmi - in favore di altri allenamenti fisici ma ugualmente distruttivi. Lei però era gentile, nonostante le misure prese molto restrittive, ed era talmente preparata che in alcuni momenti il confine tra amica e maestra si confondeva.
La sera di quel primo giorno - che, dopo avermi concesso quella lunga chiacchierata con Sara e Bellocchio in cui avevo sfogato tutte le mie domande, mi aveva tenuto la mente impegnata grazie alla sfiancante corsa e allo studio intensivo, e mi aveva distratta dalle altre che mano a mano nascevano o da altri dubbi e problemi - io e la mia “professoressa” scoprimmo che ci era stata rifilata una stanzetta tutta per noi; era piccola ma non mi dispiaceva chiudermi là dentro con quella ragazza che non sarebbe potuta sfuggire ai miei fiumi di domande.
Ce n’era una che ancora non le avevo fatto e riguardava Bellocchio e le sue stranezze quando si accennava a Camille. Le posi la questione, lei era molto incuriosita ed interessata: le parlai di come gli occhi del capo si facessero vitrei e sembrasse andare con la testa tra le nuvole, o in alternativa impensierirsi ed estraniarsi per un po’ dal mondo, non appena veniva pronunciato il nome della ragazza. -Credi ci sia qualcosa sotto?- mi chiese alla fine del mio resoconto Sara. -Comunque ho notato anche io il cambiamento temporaneo di Bellocchio questo pomeriggio, e in effetti coincideva con il momento in cui si è parlato di Camille.
-Sì, lo credo. Secondo me ha fatto qualcosa grazie al suo Legame, un incantesimo o non so che…
Sara ridacchiò, sembrava intenerita. -Non si tratta mica di magia, Ele!
-Era un modo di dire- borbottai.
-Comunque- riprese lei, -ho parlato con Camille lo stretto necessario ad assicurarmi che fosse Legata a qualcuno e, dopo un po’ di resistenza, mi ha rivelato il suo Leggendario. È Xerneas, che più volte si è Legata - secondo lei è una femmina - a qualcuno della sua famiglia, come saprai molto potente soprattutto in passato. È andata disgregandosi nel tempo e il cognome di Camille passa inosservato ai più ma fino a qualche generazione fa la sua famiglia deteneva il potere da parecchi punti di vista, quelli economico e politico in primis.
-Xerneas… ma non mi sembra somigliasse così tanto a lei. Non ha ancora ottenuto il Legame?
-Prima di andarsene mi scrisse un biglietto, informandomi che andava proprio in cerca della sua Leggendaria. Però non ha accennato a nessuna censura di sé stessa, che mi sembra sia la cosa che è accaduta.
-Quindi è tornata a Kalos?
Sara annuì. -Grazie al tipo Folletto, piuttosto vicino allo Psico, non dovrebbe aver avuto difficoltà a farsi dimenticare almeno da Bellocchio. Camille ha passato un lungo periodo nel tuo stato attuale: sapeva di avere un Legame e riusciva a dominare i propri poteri in maniera non indifferente, pur essendo tanto lontana dal suo Leggendario. Inizialmente non credevo ai miei occhi, era davvero brava per essere una che avrebbe dovuto saper creare qualcosa solo con tanta concentrazione o con il proprio Pokémon. Però non era molto brava a nascondersi.
-Nascondersi?
-Vedi, tra i Legati c’è una forte attrazione. In un modo o nell’altro è facile rintracciarsi a vicenda perché si percepisce la presenza di un altro Legame e in questo caso non importa se i Leggendari, o uno solo dei tanti, si sono rivelati. Non è il caso di parlare di anime che si attraggono ma è come se, da questo punto di vista, i Legami funzionino anche senza che il Pokémon si attivi. Con un po’ di esercizio mentale si riesce a nascondere le tracce, l’aura di un Legame, e a me non è dispiaciuto non essere mai cercata da voialtri- ammiccò la ragazza.
-Quindi è per questo motivo che i primi tempi, quando Camille arrivò all’Accademia, io ero praticamente ossessionata da lei?- Ero sorpresa dalla scoperta. Ecco perché la ragazza aveva subito fatto un grande effetto su di me e come spiegazione non erano stati sufficienti i suoi grandi occhi azzurri che spiccavano sulla pelle abbronzata, o i bellissimi capelli di quel rosso naturale che parevano tendere al biondo - soprattutto per i riflessi della luce.
Sara confermò. -È più facile schermare l’aura del Legame grazie al proprio Leggendario, anzi, nel mio caso è proprio Articuno ad aiutarmi. Lo fa lei al posto mio e a me non resta che non mostrare mai la collana del Legame.
-Comunque! Io non voglio essere da meno rispetto a lei- ribattei con aria di sfida dopo qualche attimo di silenzio riservato alla riflessione. -Quand’è che posso cominciare a fare qualcosa con il fuoco?
Gli occhi azzurri di Sara scintillarono. -Anche adesso, se vuoi provare. Certo che la calcoli tanto l’aria, eh?
Il suo tono era altrettanto di sfida e mi lasciò interdetta per un momento: non mi aspettavo che potesse concedermi di esercitarmi praticamente lì, sotto le coperte del mio letto. Inarcai le sopracciglia e le chiesi se fosse seria. Annuì vigorosamente, ridendo serena, e si mise a sedere sul suo letto invitandomi a stare in piedi.
-Ovviamente farai qualcosa di piccolo. Sempre se vuoi provare proprio ora.
Non potevo tirarmi indietro, ero già emozionata al pensiero di creare da sola la mia prima fiammella arcobaleno. Scesi dal letto, ignorando i brividi che il misero pigiamino che mi avevano prestato mi lasciò sentire a causa del freddo del prossimo inverno. -Cosa devo fare?- chiesi tutta eccitata.
-Be’, già la tua voglia di fare è un ottimo punto di partenza! Comunque tieni bene a mente una cosa che ti servirà in ogni momento in cui vorrai usare un tuo potere: non basta desiderare di comandare un certo elemento. Devi essere in grado di sentirti parte di esso e di poter separare un po’ di te stessa per dar vita a una folata di vento o accendere un fuoco. Tu devi diventare per prima aria e fuoco, la tua mente deve concentrarsi su ciò che hai imparato sui tuoi elementi… ed essere in grado di replicare il tutto, trasformandolo in un elemento naturale.
-Sentirmi un tutt’uno…- ripetei. -Devo essere in grado di sentire la vitalità, l’energia, la passione e la determinazione del fuoco come se fossero mie stesse caratteristiche? Ma se ho passato i sedici anni e mezzo della mia vita a cercare di contrattare con tutto e tutti e ad aggirare ogni problema! Mi sento così… acqua.
-Non credere così fermamente in questo, Ele. E se può aiutarti, l’acqua che tanto a lungo sei stata può condividere alcuni lati con il fuoco. Fidati, poi, sei stata una ragazzina sprizzante energia e voglia di vivere da tutti i pori soprattutto all’Accademia, quando per te era tutto nuovo e da scoprire, e poi anche alla base segreta prima che ti chiudessi in te stessa e nei tuoi stessi Pokémon. Ora siamo in una situazione simile, vedo che hai tanta volontà di imparare a gestire i tuoi poteri da sola e di imparare a conoscere questa tua identità… e questo sarà di grande aiuto non solo a ciò che ora sei in grado di fare, ma a te stessa.
Ero un po’ imbarazzata. Frettolosamente cambiai discorso: davvero ero così volenterosa di scoprire altro su di me? Non me ne ero nemmeno accorta. Che anche quelle distrazioni dovute all’eccitazione e alla curiosità del momento fossero sinonimi di fuoco? -Come faccio a pensare a tutti questi atteggiamenti ed emozioni di fuoco?
-Non devi pensare a niente, solo sentire. Essere concentrata è importante ma non devi iniziare a formulare pensieri, non devi sentire la voce della tua mente parlare, solo individuare l’essenza di ciò che compone il fuoco e sentirla tua. Detta così sembra difficile, lo so, ma prenditi il tempo che vuoi e prova a sentire il calore piacevole del fuoco dentro di te. Ricorda le sensazioni di sicurezza che hai provato quando Ho-Oh ti ha guidata e ha creato, tramite te, quelle fiamme arcobaleno che potevano essere sia curative che offensive. Concentrati sul fuoco di Ho-Oh, sul calore che ti ha trasmesso e sulle sensazioni di potere che hai sentito… non è così?
-Sì- confermai con decisione. -Grazie a lui mi sono sentita in grado di fare qualsiasi cosa.
Sara sorrise benevolmente e mi incitò a provare. Inspirai e sollevai una mano, tenendo il palmo rivolto verso l’alto: lì avrei creato la mia fiammella personale. Continuai a pensare al mio respiro: mantenendolo regolare sarei riuscita a concentrarmi e ad assimilare dentro di me le emozioni, le sensazioni e pure le rappresentazioni del fuoco. Chiusi gli occhi e subito evitai di sentirmi una scema a stare in piedi in una stanza semibuia, con la mano semiaperta come a voler farsi consegnare qualcosa, tenendo gli occhi chiusi e respirando profondamente.
Vidi i ricordi del fuoco arcobaleno, vidi le fiamme di Ho-Oh scintillare vivaci, colorate e brillanti nel buio che avevo imposto alla mia mente, ma soprattutto percepii il calore di esse e la sicurezza che mi avevano trasmesso: mi ero sentita guidata da Ho-Oh e dal suo fuoco. Non mi interessavano, in quel momento, le emozioni di rabbia che componevano quell’elemento: ero in cerca della serenità che mi arrivava al ricordo dell’aiuto del mio Leggendario. Quelle fiamme erano sinonimo di vita e non avevo intenzione di essere irrispettosa nei confronti della fenice, per questo decisi di concentrarmi unicamente sulla determinazione e sulla familiarità, la sicurezza del suo fuoco.
Espirai con più forza di quanto stessi facendo al momento, emozionata da quelle sensazioni e da quei ricordi - che forse potevano essere la chiave per comandare i miei elementi. Quel respiro più forte mi fece sentire subito un bel po’ di calore nei pressi delle narici e spalancai gli occhi. Vidi delle fiammelle colorate spegnersi davanti al mio naso; di riflesso mi ritirai, rendendomi conto che avevo letteralmente sbuffato fuoco.
Sara rideva come una scema. -Cosa ridi, tu?!- strepitai, ma ero divertita anch’io. -Hai detto che è normale non avere tanto controllo sul proprio potere i primi tempi! Poi ridi tu, che sei un refrigeratore ambulante!
Quando riuscì a trovare un po’ di respiro per parlare, replicò: -Sì, sì… è così… ma è stato così assurdo…!
Be’, in effetti la visione di sbuffafuoco era più appropriata a un drago che ad una fenice. Sorrisi: ero soddisfatta, nonostante l’inconveniente del naso ero riuscita a produrre una fiammella. Più sicura di me e delle mie capacità, rialzai la mano e in un attimo accesi un falò in miniatura che levitava a pochi centimetri dal centro del mio palmo.
-Per le fiamme più forti e grandi ci vorrà allenamento. Ma comunque ti faccio i miei complimenti, Legata a Ho-Oh- disse Sara, sorridendo anche lei e battendo le mani.

La ragazza aveva avuto ragione: i due giorni successivi li impiegai per sviluppare vere e proprie colonne di fuoco, che all’inizio si spegnevano miseramente raggiungendo i due o tre metri di lunghezza. Ma poi arrivarono a sfiorare le pareti opposte della specie di palestra che ci avevano riservato e in cui la prima sera passata in quella base segreta avevo corso lungo il suo perimetro per molto, troppo tempo.
In alcuni momenti Sara mi lasciava da sola per andare a prendere qualche libro che potesse aiutarmi, dandomi ispirazione soprattutto per le mosse, che altrimenti ero costretta a inventare. Mi divertiva fare giochetti con il mio elemento, creavo mulinelli di fiamme vorticanti che poi trasformavo in spirali o in serpenti di fuoco. Quegli stessi mulinelli potevano essere piccoli, quindi potevo reggerli sulla mano e ammirare i colori dell’arcobaleno rovente, oppure ero costretta - quando li facevo crescere un po’ troppo - a scagliarli davanti a me e a guardarli turbinare, in un vortice ipnotico e bellissimo, prima che facessi estinguere le fiamme chiudendo la mano che li aveva sferrati.
Se con il fuoco avevo scoperto molta familiarità, lo stesso non si poteva dire per l’aria. Al contrario delle mie aspettative, ovvero di essere più vicina all’aria che al fuoco, riuscii a sviluppare le prime folate di vento solo focalizzandomi sul suo spirito libertino e sulla sua fluidità, che mi aiutò a rendere meno rigide le fruste di fuoco simili a serpenti o qualsiasi cosa che volesse un po’ più di scioltezza per essere fatta bene davvero.
Così come l’aria aiutò il fuoco, quest’ultimo aiutò l’altra: evitai accuratamente la parte dell’allenamento che prevedeva proprio i “lavoretti di fino”, come li chiamavo io, che prevedevano precisione e controllo sull’aria - ad esempio bruschi cambiamenti di direzione di una certa corrente. Decisi invece di inserire l’impeto del fuoco nella mia aerocinesi e fu così che quasi subito riuscii a creare travolgenti folate di vento che spesso morivano con, alla fine, un baluginio di fiamme colorate. Mettere insieme i due elementi era a dir poco fantastico.
I miei tentativi di curare l’aria, cercando di non essere aggressiva ed impetuosa anche con essa, impallidivano quando Sara mi mostrava quello che sapeva fare. Combinando passi di danza ad azioni di ginnastica artistica, la ragazza si esibiva in piroette e subito dopo in ruote a una mano sola, muovendosi con uno stile che mi ricordava il pattinaggio su ghiaccio. In effetti ovunque camminasse il pavimento si copriva di un leggero strato di ghiaccio, come un laghetto d’inverno. La sua eleganza e leggiadria imbarazzavano me e la mia tendenza ad attaccare un avversario, facendomi sentire goffa e abbastanza inutile. Che poi lei indossasse quei lunghi e larghi vestiti quasi mi irritava, perché mentre lei non incontrava difficoltà a fare quelle cose spettacolari pur avendo cose scomodissime addosso, io in tuta a malapena terminavo una sequenza di mosse senza perdere l’equilibrio.
-Insegnami a ballare, forse riuscirò a scagliare dardi di fuoco con meno ineleganza- borbottai.
-Be’, in effetti sei piuttosto impacciata- Non si preoccupò di non rigirare il coltello nella piaga. -Devi metterci ancora più passione in quello che fai, Eleonora, perché sei visibilmente indecisa sui tuoi piedi. Mentre esegui una serie di azioni non devi pensare “ma adesso quanto devo sembrare idiota mentre abbozzo una piroetta e poi carico un colpo e speriamo che mi riesca una vampata”…- Si dilungò non poco con questi esempi. Quando la fermai si accorse di aver esagerato e, balbettando un po’ imbarazzata, ripeté che dovevo essere più convinta.
Ci provai, e mi sentii ancora più stupida a tracciare quei disegni complicati con mani e braccia che in lunghe ore di studio avevo memorizzato affinché potessi metterle in sequenza, ma forse ci riuscii, perché la ragazza mi disse che stavo migliorando a vista d’occhio. Dopo un po’, rendendomi conto che tanto lei era l’unica spettatrice di quei pietosi teatrini messi in scena dalla mia goffaggine, iniziai ad essere più seria: i risultati furono ancora più positivi.
La mattina del quarto giorno la ragazza mi disse che avremmo allenato aria e fuoco nel pomeriggio e che era il momento di introdurre il potere della mente, simile al tipo Psico. La cosa mi fece a dir poco piacere e mi emozionò, perché sentivo che quelle capacità sarebbero state ancora più utili ed efficaci di ogni altro elemento. Immaginai che anche quella volta saremmo andate a studiare in biblioteca, ma invece la ragazza mi portò i libri e mi disse che aveva previsto un altro luogo per allenarci. Aveva chiesto il permesso e le era stato subito accordato, perché quel posto era piuttosto sorvegliato e ormai eravamo in grado di difenderci pure da sole, oltre che con i Pokémon.
La nostra meta era il percorso 224. Non avevo idea del perché Sara avesse scelto proprio quello ma poi me lo spiegò: lo raggiungemmo in Volo con i nostri Pokémon. Atterrammo su un promontorio poco alto sul mare.
Subito notai un grosso masso bianco, levigato in superficie fino a renderlo perfettamente liscio, al quale ci avvicinammo. La ragazza si mise a raccontare brevemente qualcosa su quel luogo; il solo sottofondo alle sue parole erano gli strilli dei Wingull e l’impetuoso ruggito delle onde, agitate dal vento. Rabbrividii per il freddo e decisi di riscaldarmi un po’ con l’aiuto del fuoco, che nonostante la forte corrente rimase vivo e caldo. Tenevo la fiammella d’arcobaleno tra le mie mani e la avvicinavo al mio viso; il fuoco che mi sfiorava non mi infastidiva e se mi toccava non mi procurava dolore, anzi: era infinitamente piacevole ed era bello essere immuni al fuoco.
-Questo percorso un tempo nascondeva l’accesso a Via Frangimare, percorso misterioso che conduceva fino al Paradiso Fiore, dimora di Shaymin. Dove sia lei ora… se ne sono perse le tracce- mormorò la ragazza, indifferente al freddo e al vento. -Shaymin, padrona della vegetazione e dei frutti della terra, è sparita. Quelli delle Forze del Bene non hanno trovato modo di accedere al Paradiso Fiore e credo non sappiano nemmeno della sua scomparsa. Ma quando Articuno me lo disse… mi diede molto a cui pensare. Forse i Victory si mossero per prenderla.
Aggrottai le sopracciglia. I capelli sciolti mi andavano negli occhi e mi infastidivano. -In effetti, se i nostri non hanno controllo sul Paradiso Fiore non hanno idea di cosa possa essere successo… ma perché non hai detto nulla?
-Perché Articuno me lo ha vietato- sorrise lei amaramente. -Ciò che riguarda i Leggendari… resta tra di loro.
Abbassai lo sguardo, non sapendo cosa replicare. La ragazza mi disse di spegnere la fiammella e togliermi la giacca. Le chiesi se fosse impazzita e se volesse farmi prendere un febbrone spaventoso. Replicò tutta tranquilla dicendo che dovevo mettermi comoda e quei vestiti pesanti non erano il massimo del comfort; poi si sedette a terra tenendo le gambe incrociate, quasi perfettamente aderenti al suolo, e giunse le mani in grembo. Mi invitò a fare lo stesso e subito mi impose di tenere la schiena dritta. Era una posizione di base per la meditazione.
-Faremo meditazione?- chiesi stupita. -Ma tu non hai il potere della mente.
-No, ma chi mi vieta di rilassarmi e concentrarmi un po’?- ribatté. -Ti ho detto di tenere la schiena dritta.
Mi ricomposi anche se credevo di avere già una posizione corretta. Sospirando, si alzò e aggiustò la posizione delle braccia e cercò di spingere le gambe per attaccarle al terreno, ma la mia innata scioltezza mi fece lanciare quasi subito un’esclamazione di sorpresa. -Senti, ballerina contorsionista, io non sono come te…
-Ti conviene esercitarti- ridacchiò la ragazza, smettendo di infierire. Ma le toccò rivedere un’altra volta la mia schiena, perché i suoi interventi sulle mie gambe l’avevano fatta inarcare. -Adesso chiudi gli occhi.
Eseguii sperando che non mi rimproverasse il tremore delle palpebre chiuse. Grazie al cielo non lo fece ma forse fu perché anche lei aveva chiuso gli occhi - non riuscii a non dare una sbirciatina al suo stato.
-La prima cosa che devi fare è eliminare ogni pensiero, ogni sensazione. Concentrati sul tuo respiro e cerca di mantenerlo regolare. Ignora il suono della mia voce e, appena ricevi un comando, fa’ in modo che non sia la mia voce a ripeterlo dentro di te, ma… trasformalo, nel tuo respiro. Deve essere come se sapessi già cosa fare.- Bene, questo era difficile. E questa considerazione era già un pensiero che andava cancellato. Sentii subito di non essere portata per la meditazione, ma dovevo provare: magari i poteri psichici non sarebbero stati così zen e difficili.
Dopo un po’, però, mi accorsi di starmi concentrando unicamente sul mio respiro e che esso era diventato regolare. Il silenzio che mi aveva regalato Sara per quegli scarsi minuti era stato d’aiuto. -Senti freddo?- chiese.
-Sì- risposi subito.
-Bene, non devi sentire freddo e non devi accorgerti delle mie domande. Ricominciamo daccapo.
Frustrata per essere caduta nella sua trappola, riprovai. Solo il respiro, solo il respiro; dovevo dire addio al fragore del mare, alle onde che si infrangevano sul promontorio e soprattutto al freddo che mi metteva alla prova. Non avrei mai detto che temprare lo spirito fosse tanto complicato. Ma una cosa sola dovevo fare: respirare. Il resto poteva tranquillamente cancellarsi, potevo dimenticarmi dell’esistenza del mondo e forse dovevo farlo, perché era l’unico modo per avere una sola cosa a cui badare, ovvero il mio respiro. Forse Sara mi tentò con qualche domanda ma dopo averla udita me ne dimenticai subito, neanche feci caso a quello che mi chiese.
Ma nel vuoto della mia mente si fece strada un pensiero, un ricordo che in quel momento non avrebbe dovuto presentarsi. I miei genitori. Spalancai gli occhi e trovai Sara a fissarmi sorridente, ma la sua espressione soddisfatta dai miei progressi svanì quando incrociò le mie pupille. Ero sconvolta. Tremavo da capo a piedi, ma mi ero irrigidita per il terrore, per tutto. Ancora non capivo cosa mi stesse succedendo. -Sono morti.
-C… Cosa?- fece lei, preoccupata. Era inginocchiata a terra, fece per alzarsi. Io smisi di tenere le mani giunte come in preghiera e le guardai. Sembravano in preda alle convulsioni per il forte tremore che le stava possedendo. I denti mi battevano ma non per il freddo. Di scatto alzai la testa, fissando Sara negli occhi. La ragazza si alzò e mi corse accanto mentre io lanciavo un grido e le prime lacrime sgorgavano.
Ero sola con la mia terribile mente, che non si era svuotata del tutto e aveva lasciato che i miei genitori venissero a infestarla. In quei giorni non avevo avuto un attimo di tempo per pensare a loro, per sfogarmi. La sicurezza e il calore delle fiamme che avevano riportato un po’ di Ho-Oh dentro di me li avevano tenuti lontani. I sensi di colpa mi assalirono, avevo paura di essermi dimenticata di loro e di aver insultato la loro memoria. Non avevo scelta.
In quel momento ero al freddo, in una situazione di disagio per rassicurarmi con il fuoco; Ho-Oh non c’era, se n’era andato giorni prima ma mi ero illusa che mi fosse accanto. Perché non tornava mentre fiumi di lacrime solcavano le mie guance? Perché proprio in quel momento dovevo perdere il controllo?
Gridai con quanto fiato avevo nei polmoni, disperata. -Sono morti!







Angolo ottuso di un'autrice ottusa
PORCA MERDA
Va bene, basta così, riprendo subito il controllo tralalala
Tredici odiose pagine stracolme (?) di capitolo. Lo so, scrivo tanto troppo infinitamente e sono pure noiosa, ma non riesco a farne a meno. Quando mi sono resa conto di star leggermente sforando con l'obbiettivo che mi ero prefissata - dodici, ma vbb - ero più o meno intorno alla decima pagina e avevo ancora quattro o cinque argomenti da trattare. Inutile dire che li ho spostati tutti al capitolo successivo.
Quindi ecco che finalmente la protagonista si rende conto una volta per tutte di aver definitivamente perso i propri genitori. Nel prossimo capitolo avrò da approfondire, qui ho potuto solo introdurre. Manca ancora qualcosa sulle caratteristiche dei Legami, insomma; in teoria questo capitolo doveva finire con Ele che si riprende dopo essersi sfogata per i genitori e avrebbe dovuto esserci un'altra conversazione con altre cose sui Legami, ma vabbè. Tanto il prossimo non avevo idea di come riempirlo, adesso il problema è non scrivere 293423u2 (U2 lolol) pagine anche di quello.
Allora, il titolo. Il titolo - non sapevo quale mettere in alternativa e alla fine ho pensato che questo fosse abbastanza adatto - si riferisce più a una cosa detta nel prossimo che ad altro. C’entra con il pensiero della protagonista “Loro sono a nostro servizio ma noi, a nostra volta, dobbiamo eseguire i loro comandi”. Se non l’ho più cambiato non è per pigrizia, anche perché un capitolo come questo offre mille titoli, però anche in questo caso dovevo inserire una frase sullo stare a servizio del Bene che alla fine ho spostato nel successivo, sempre per non arrivare alle ventordicimila pagine lol.
E a questo punto voi direte "be' comunque potevi cambiarlo visto che se non fosse per quella frase non c'entrerebbe nulla!" ma 1. avrei potuto metterlo come titolo a qualsiasi capitolo visto che sono sempre tutti a servizio del Bene, volentieri o meno, 2. ho deciso di inserire in ogni parte il titolo di un capitolo uguale al sottotitolo della storia a cui appartengono (sì, questi programmi io me li faccio solo dopo) e 3. il prossimo ha un altro titolo importante e non potevo affibbiare "A servizio del Bene" al prossimo.
Fantastico, ho scritto infinitamente pure qui e sicuramente mi sono dimenticata qualcosa, ma pace. Se c'è qualcosa che non vi ha convinto, che volete commentare o qualche domanda da fare, scrivete nelle recensioni e vi risponderò - a meno che non si tratti di spoiler.
NO OK UN'ULTIMA COSA per la cara Aura: ho cambiato, ho cambiato, non ti ho plagiato la storia!! Lalalala
Bene, questa è l'ultima cosa che pubblico a giugno perché vado in vacanza, ci rivediamo a luglio con il capitolo XXIV e il XXV che concluderà la storia, poi quello - o quelli? - di Ribellione e chissà che non scappi qualcosa pure al Giornalino.
Grazie a chi sopporta ancora me, le mie pippe mentali e i miei capitoli papireggianti (?). Un saluto dal Tiranno.
Ink
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Ink Voice