33.
Il silenzio improvviso che era calato nella casa riportò Fine alla realtà. Bloccò il pelapatate a mezz’aria e rizzò le orecchie in cerca di qualche rumore. Violet era un’adorabile e vivace bambina di cinque anni: si zittiva solo per mangiare, e, spesso, nemmeno con del cibo in bocca placava la sua lingua. Quella quiete era oltremodo sospetta. Poggiò patata e attrezzo nel lavandino, spense l’acqua e si asciugò le mani nel piccolo grembiule che indossava. Non che fosse diventata brava a cucinare ma aveva imparato ad arrangiarsi per chetare la fame delle sue creature. Si avviò circospetta verso il salotto, dove, sapeva, si trovava la bambina. Nel caos dovuto a giocattoli e peluche, mancava la sua zazzera rossa. Un piccolo vagito fece voltare il viso della donna verso la stanza matrimoniale, dove Gabriel stava dormendo placidamente; o almeno così sperava. Si avvicinò alla porta, leggermente socchiusa, e spiò dentro cercando di non farsi notare. Sulle sue labbra nacque un sorriso radioso e spontaneo. La piccola Violet, seduta sul lettone, aveva avvicinato la culla del fratellino a se. Il bambino muoveva piano le gambine e le braccia accennando sul viso sorrisi e piccoli vagiti di soddisfazione. Teneva stretta tra le manine un dito della rossa che si portava regolarmente alla bocca per succhiare. Intanto, la bambina, si dispensava in boccacce e suoni divertenti, per farlo calmare. Fine si appoggiò troppo alla porta che si aprì rivelando la sua figura. Violet si voltò di scatto, spaventata e allontanando le mani dal giaciglio del neonato.
- Mamma! Gabriel stava piangendo! -, si scusò timorosa.
La donna le regalò un dolce sorriso e si sedette accanto a lei sul letto.
- Sei stata bravissima Violet. Vuoi tenerlo in braccio? -, domandò la rossa più grande.
Gabriel aveva solo pochi mesi ed era ancora troppo fragile per stare tra le braccia di Violet, la quale non aveva una presa sicura; ma Fine sapeva quando ci tenesse. Si alzò e prese il figlio facendo scivolare le mani sotto la sua nuca e il bacino. Gli occhi cobalto del piccolo sorrisero raggianti nel riconoscere il volto della madre e si lasciò andare in un vagito rilassato. Poi, la rossa posò tra le braccia della bambina il fagotto, aiutandola a sorreggerlo.
- Ciao Gabriel! -, esclamò entusiasta questa accarezzandogli lievemente una guancina. – Ti voglio bene! -, disse ancora e posò sul nasino del pargolo un dolce bacio.