Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: Xenebe    19/06/2015    0 recensioni
"Nothing Personal" (Niente di personale): Coulson e Skye stanno scappando dal Pulmino a bordo di Lola...
"E proprio mentre si volta per tornare nella cabina di pilotaggio, lo vede. La mano di Skye che, a causa della grossa forza di resistenza dell'aria, scivola via da quella di Coulson.
Non ci pensa nemmeno, è automatico indossare il paracadute e lanciarsi; talmente automatico da non pensare che Skye non vorrà il suo aiuto, che si divincolerà, che proverà a toglierselo di dosso in ogni modo. È talmente automatico che non pensa alle conseguenze."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Jemma Simmons, Leo Fitz, Skye, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Shield_BML_00 Super in ritardo come sempre... per favore fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona lettura!














Capitolo 9
“I sold my soul just to hide the light ” *













Mi stavo seriamente odiando.
Erano due giorni che evitavo di sfiorare i diari che Jemma mi aveva lasciato. La sola idea di leggerli mi faceva sentire debole. Come se avessi voluto un motivo per giustificare Ward. E non lo volevo. Non mi interessava affatto: avevo vissuto benissimo anche senza di lui. Anzi! Avevo vissuto meglio senza di lui!
Ero diventata una vera agente dello S.H.I.E.L.D., una specialista. Qualcuno che non aveva bisogno di indugiare in una speranza inutile e fallace, una speranza che nemmeno voleva.
In compenso il mio comportamento, nei pochi istanti in cui incontravo il mio ex A.S., era stato irreprensibilmente coerente, quelle poche volte che ero uscita dalla mia stanza e lo avevo visto. Poche parole, poca familiarità, fredda cortesia. Ero professionale e seria, niente di più, niente di meno. Certo, ci sarei riuscita meglio nei miei abiti, piuttosto che in quelli della ragazzina infatuata di lui che ero stata. Sembrava una sciocchezza... Forse ero io ad essere paranoica... O nevrotica... O forse stare a contatto con lui mi aveva reso psicopatica: avevo letteralmente distrutto ( con delle forbici) la mia vecchia camicia di jeans, quella che avevo indossato quando l'avevo baciato la prima volta, e la stessa sorte era toccata alla camicia grigia che avevo addosso il giorno che avevo scoperto la verità su di lui.
Ed era stupito e infantile. Lo sapevo. Ma non avevo potuto evitarlo.
Per questo mi odiavo. Sentivo che la mia ostinazione a non voler conoscere la verità era qualcosa di infantile. Di debole.
Come potevo arrendermi alla mia indecisione? Come potevo accettare quella parte di me? Come, senza accettare di avere ancora un briciolo della vecchia me? Non avevo mai voluto liberarmi del tutto di quella piccola hacktivista, altrimenti avrei cambiato anche il mio nome;  sarei diventata Daisy Johnson e non Skye Johnson.
Eppure odiavo dovermi sentire ancora così. E odiavo fosse colpa di Ward.
Forse la soluzione era semplice, forse potevo lasciarmi guidare dalle persone che amavo, ma non potevo prendere in considerazione Jemma e Leo. Erano proprio loro il problema.
Cosa avrebbe fatto May?
May se ne sarebbe infischiata, forse.
E Coulson? Non avrebbe permesso che lui ferisse nessuno, ma gli avrebbe dato un'altra possibilità?
Che sciocca che ero! Gliela aveva realmente già data, quella possibilità!
Sbuffai rumorosamente scendendo dal letto e mi abbassai per prendere tutte quelle "relazioni" che avevo nascosto lì sotto. In fondo non stavo facendo altro che fidarmi di Simmons e di Fiz e questa non era mai stata una cattiva idea. Tutt'altro.
Posai in un cassetto del comodino la prima lettera, quella che avevo già letto, quella che mi spiegava tutto, e aprii quella dopo.
Sul foglio la grafia piccola, tonda e chiara di Fitz, con poche aggiunte della grafia elegante e affusolata di Simmons. In alcuni punti i margini dei 5 fogli, tenuti insieme da una graffetta,forse riguardanti la prima seduta di Ward con lo psicologo, erano molto sgualciti e quasi sbiaditi. Alcune scritte erano irregolari, frenetiche, o spezzate, come se Leo non fosse riuscito a scrivere alcune parole. Fogli pienissimi di annotazioni, su entrambi i lati.


Due ore dopo avevo riletto di quella prima seduta già due volte.
Ward, avevo scoperto dalle pagine, non era d'accordo nel vedere un terapista, ma era stata un richiesta di Coulson, dopo moltissime pressioni dell'ingegnere.
La prima domanda che la terapista aveva fatto al mio ex AS era molto semplice e chiara.
"Perché Grant - posso chiamarla per nome vero?- non voleva partecipare a questa seduta?"
La risposta riportata su quei fogli era abbastanza semplice: sapeva di non meritare nessuna seconda possibilità, mentre quella situazione sembrava volergliene fornire una.
"E perché ha permesso agli agenti Fitz e Simmons di assistere?"
Voleva mostrare ai due scienziati che non c'era nessun motivo per 'salvarlo', anche se aveva salvato Fitz più di una volta. Era un killer professionista, pronto ad uccidere e a eseguire gli ordini, e nessuna seduta psichiatrica avrebbe potuto dimostrare il contrario.
Tutta la seduta si era svolta in questo modo, domande veloci e precise sulla sua percezione della situazione. Fitz aveva annotato ogni minimo dettaglio del volto, del comportamento e delle espressioni di Ward durante quelle due ore, ma la cosa più interessante che avevo scoperto era il motivo per cui c'era stato tutto quello. A quanto pareva con la botta ricevuta durante il viaggio di ritorno al Fulcro, Leo aveva ricordato dei particolari del momento in cui era stato colpito quando avevamo sconfitto Garrett, tali da mettere completamente in discussione tutta l'incarcerazione del suo "amico".
Non ci credevo in realtà, ma sul retro dell'ultimo foglio c'era una parte interamente scritta da Jemma, datata come l'altra lettera 15 marzo 2017, in cui la mia amica spiegava che mettendo tutto in ordine si era accorta che non avevano mai spiegato cosa fosse davvero successo a Fitz su quel tetto.
A quanto pareva Garrett aveva dato l'ordine di uccidere l'ingegnere, così Ward aveva fatto un cenno all'amico e sparato invece all'agente Hydra che era accanto a Fitz; Leo però era stato colpito da un altro agente alle spalle di Ward.
"Quindi non è stato lui a colpirlo...", dissi tra me e me. Proprio in quell'istante sentì bussare alla mia porta.
"Skye volevo chiederti cosa volessi mangiare domani a pranzo."
Scesi dal letto e buttai una coperta su fogli e quaderni, prima di andare alla porta.
"Da quando ti piace giocare alla massaia felice?"
Gli chiesi sinceramente incuriosita. Lui sembrava spiazzato, probabilmente era la prima volta che mi rivolgevo a lui con un tono diverso da quello freddo e professionale da agente e, anche se avevo parlato con un tono annoiato con una punta di ironia, questo cambiamento probabilmente doveva sembrare strano.
Si riprese subito, però. Del resto era una delle migliori spie al mondo!
"Non sono una massaia, sai?"
"Ah, no? Spiegherebbe come mai non sapevo della tua reintegrazione. Non mi occupo del personale non militare."
"Più che altro spiegherebbe perché sono il titolare del tuo Protocollo di Sicurezza, visto che non sai cucinare!"
Mi fece un occhiolino e un sorriso furbo prima di avviarsi verso il soggiorno.
Lo guardai allontanarsi, mentre mi dicevo che in altre circostanze, se solo non fosse accaduto tutto quello che era accaduto, l'avrei seguito e punzecchiato ancora, come era stato tipico di noi.
Ma era successo tutto e insieme alla mia spontaneità avevo perso anche quel "noi".





* Farther Away, Evanescence




   
 
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