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Autore: Claire Marie Blanchard    20/06/2015    3 recensioni
Draco Malfoy era un uomo, ormai, realizzato.
Ricco, giovane, bello, in carriera. Insomma, tutte caratteristiche che un uomo vorrebbe avere.
Era diventato Auror per dimostrare che, a volte, la mela poteva cadere lontano dall’albero.
Si era avvicinato, anche se non esageratamente, a Harry Potter. E, forse, anche un po’ a Ron Weasley.
Dopotutto, erano i suoi rispettivi capo e collega.
Con le donne procedeva tutto bene. Si divertiva, si sfogava fisicamente con loro senza impegno e le mollava non appena queste iniziavano a chiedere qualcosa di più.
Fino a che, una sera, a una festa organizzata per Potter, non rivide Hermione Granger e non ci finì a letto insieme.
Erano passati circa sei mesi da quella notte e i due continuavano a vedersi di nascosto, di comune accordo.
Insomma, se qualcuno gli avesse chiesto, quel mattino di gennaio, come procedesse la sua vita, lui non avrebbe potuto rispondere se non con un ‘Non posso proprio lamentarmi.’
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.
 
 
 
 
Note:
* = frase tratta dal film d’animazione Disney Il Re Leone (1994), quando Simba parla con Rafiki riguardo il suo passato. Potete trovare il video qui. In ogni caso, non ho alcun diritto neanche riguardo a questo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Vita, morte e miracolo di un uomo illustre
 
 
 
 
 
 
VII
 
Vita (II)
 
 
 
 
 
 
I raggi del sole del mattino di quel trentuno maggio entrarono di prepotenza attraverso le fessure delle imposte, svegliando un ragazzo biondo profondamente addormentato a pancia in giù.
Aprì gli occhi, notando che la sveglia sul comodino posto alla sinistra del letto segnava le sei e dodici minuti. Non aveva molta voglia di alzarsi così presto, aveva ancora un po’ di tempo per stare a poltrire un altro po’ sul letto.
Nascose la testa sotto al cuscino, allungando il braccio destro verso la parte destra del letto, constatando che era vuoto. Disfatto, ma vuoto.
Intese immediatamente che la persona che si aspettava di trovare si fosse svegliata prima ancora di lui, forse addirittura all’alba.
Stava cercando di riaddormentarsi, sebbene la sveglia sarebbe suonata da lì a poco e avrebbe dovuto alzarsi per forza.
Stava per riappisolarsi proprio quando la sveglia iniziò a suonare. Il ragazzo, pigramente, la spense senza togliere la testa dal cuscino.
Pochi istanti dopo, una ragazza bruna, completamente vestita, entrò nella camera da letto con un vassoio in mano pieno di viveri. Lo appoggiò sul comodino e si sdraiò accanto al ragazzo, approfittando di quel filo di spazio che il dormiglione le aveva lasciato alla sua sinistra.
- Buon giorno – gli disse lei dolcemente, accarezzandogli i capelli sulla nuca, l'unica parte scoperta dal cuscino.
Il ragazzo emise un grugnito che la fece sorridere.
- È ora di svegliarsi, pigrone! – riprovò lei divertita. Lui, con il viso nascosto dal cuscino, sorrise a sua insaputa. Adorava prenderla in giro.
Anche se, quattro mesi prima, aveva rischiato tutto. Anche questo.
Aveva rischiato di non svegliarsi accanto a lei al mattino, come spesso capitava.
Aveva rischiato di non poterla più toccare.
Aveva rischiato di perdere quella felicità che stava riscoprendo con e grazie a lei, giorno dopo giorno.
Ringraziando Merlino, aveva avuto una seconda possibilità.
Ricordava bene quando si era svegliato dal coma. Quando lei era impazzita perché non sapeva come stesse lui.
Aveva letteralmente pregato Potter di farla entrare, perché voleva vederla, doveva vederla.
 
 
 
Hermione aveva il cuore che le batteva a mille. Non solo perché si trovava da sola con lui, ma anche e soprattutto perché temeva che qualcosa fosse andato storto, che i famigerati danni al cervello fossero sorti irrimediabilmente.
Si diede della stupida da sola. In fondo, era lei la prima a essere positiva, a essere ottimista.
Si avvicinò al letto di Draco, che aveva gli occhi chiusi, a passi lenti e regolari.
Sussultò quando rivide il grigio dei suoi occhi cercare il suo sguardo.
E pianse, pianse di felicità, coprendosi la bocca.
Era vivo. Per lei era già tanto.
- Lo so che non sono molto attraente, conciato così... ma non credevo di farti così tanta paura.
La sua voce.
Hermione si aggrappò alla sedia dove pochi minuti prima si era seduto Harry, piangendo ancora di più.
Dopo qualche istante, tirò su con il naso e si asciugò le lacrime, mentre Draco girò il capo verso la sua direzione, in modo da poterla guardare negli occhi.
- Sei stato uno stupido, Draco. Un totale imbecille, un emerito idiota, un...
Lo aveva chiamato Draco. Non Malfoy. Allora, sì. C’era una possibilità per lui. Era arrabbiata, certo, ma era ancora in tempo.
- Lo so. Ho rischiato parecchio. Mi dispiace.
- Ti dispiace? Ti dispiace?! - esclamò lei incredula - Hai rischiato di morire e te ne esci con un 'Mi dispiace'?!
Draco notò che aveva gli occhi pieni di lacrime e provò una tenerezza infinita e una stretta al cuore.
- Hermione...
La bruna provò uno strano effetto nel sentirsi chiamare da lui con il suo nome di battesimo, dunque sussultò.
Draco cercò la sua mano e la strinse con tutta la forza che aveva.
- ... ho sbagliato. Sono stato imprudente, è vero. Ma non tutti i malocchi vengono per nuocere, no?
- Si dice 'Non tutti i mali vengono per nuocere'. - disse lei leggermente imbronciata.
Il biondo sorrise. Era così tenera...
- Sì, quello... quello che voglio dire è che... mentre perdevo i sensi... mi sei venuta in mente tu.
La ragazza lo guardò confusa.
- Cosa?
- Ho pensato a te. Ho pensato che non volevo lasciarti. Non così. Non sto dicendo che sarò il fidanzato perfetto. Dimenticherò sicuramente cose importanti, e litigheremo molto anche per questo. Litigheremo un giorno sì e l'altro pure. Per il tuo essere un'insopportabile so-tutto-io, per la mia arroganza... non voglio illuderti. Non so se riuscirò a mettere la testa a posto, non so se un giorno ti chiederò di sposarmi. Non so niente. Sto solo dicendoti che voglio provarci. Non ti prometto niente, ma voglio provarci davvero, Hermione.
Hermione pianse ancora di più e gli baciò la mano.
Poi gli sorrise, annuendo.
- D'accordo. Ma a una condizione.
- Quale? - chiese lui.
 Non farlo mai più. - gli ordinò seria - Non hai idea di quanta paura avessi fino a pochi istanti fa.
- Lo so. Mai più, te lo prometto.
Lei annuì e si asciugò le lacrime.
- Vieni qui - disse Draco, facendole segno di avvicinarsi.
Lei si strinse a lui, che le accarezzava la schiena e le baciava la fronte dolcemente.
Quando poi i loro sguardi si incontrarono di nuovo, le loro labbra iniziarono a cercarsi e nessuno dei due impedì loro di ritrovarsi dopo essere state lontane tanto tempo, forse anche troppo.
C'erano solo loro due. Esistevano solo loro due.
Il resto non contava.
 
 
 
Draco finse un secondo grugnito di disappunto. La ragazza sospirò, quasi rassegnata.
- Draco… ti ho portato la colazione a letto… - ritentò.
Il ragazzo alzò il cuscino in modo da liberare la testa e si alzò voltandosi.
La ragazza si alzò giusto per prendere il vassoio e tornò immediatamente a sedersi sul letto, appoggiando il vassoio verso l’interno mentre il ragazzo si sfregava gli occhi.
- Buon giorno – ripeté la bruna sorridendo dolcemente.
- ‘Giorno… - rispose lui.
La ragazza si avvicinò per accarezzargli la guancia sinistra e dargli un casto bacio sulle labbra.
- Devo andare. Prima di andare in ufficio, devo passare da Ginny per i preparativi del matrimonio. – gli disse alzandosi.
Draco prese un cornetto alla marmellata di albicocche – la sua preferita – e si rivolse a lei.
- A che ora stasera dai tuoi?
Giunta alla porta, Hermione si voltò e con quel sorriso tipico di lei – dolce e ingenuo – gli rispose semplicemente – Sette in punto. A papà piacciono i sigari, a mamma le orchidee. A stasera! – concluse ammiccando.
Draco sorrise e annuì, per poi dedicarsi completamente a quel cornetto tanto invitante.
 
 
 
***
 
 
 
Ginny era letteralmente impazzita nel momento in cui Harry Potter – dopo quasi sette anni di fidanzamento – le aveva chiesto di sposarlo.
Si sarebbero sposati sabato dodici giugno, e la piccola Weasley era euforica tanto da ignorare tutto il resto del mondo. Per fortuna, Hermione, da brava damigella d’onore e migliore amica degli sposi, aveva soddisfatto ogni desiderio e favore espressi dalla futura sposa. Era tutto pronto. Dovevano solo definire gli ultimi dettagli, come ad esempio la disposizione dei tavoli al ricevimento.
- Allora… tu sei la damigella d’onore, quindi ti colloco qui, nel tavolo di fronte a quello mio e di Harry… Malfoy lo piazzo vicino a te o nel tavolo degli Auror?
Hermione rise divertita.
- Non farmi domande di cui conosci già la risposta. Stasera abbiamo anche la cena dai miei.
- È vero che stasera è la grande sera! Agitato, il furetto?
- Direi di no. Era abbastanza tranquillo quando l’ho salutato stamattina. E poi, è stato lui a dirmi di voler fare questo passo.
 
 
 
Una settimana prima...
 
 
Ormai, per loro, era la normalità pranzare o cenare insieme... addirittura dormire insieme era sinonimo di quotidianità.
Hermione stava apparecchiando, ormai gli elfi domestici potevano fare ben poco, da quando la signorina frequentava il Manor.
Draco ne approfittò per farsi una doccia.
Quando uscì dal bagno, con l'asciugamano avvolta in vita, per tornare in camera da letto e vestirsi, aprì il cassetto del comò.
Per la prima volta, realizzò che era troppo vuoto per una persona soltanto. Tutta la casa, in realtà, era troppo vuota per una persona soltanto.
Si vestì guardando verso la finestra che dava sul giardino, dove su un albero, da bambino, sua madre aveva fatto costruire un'altalena - ora vuota.
Aveva già rischiato troppo.
Scese proprio quando Hermione stava tirando fuori l'arrosto con le patate dal forno.
Si appoggiò allo stipite della porta della cucina, guardandola mentre si aiutava ad appoggiare la teglia sui fornelli con le presine, per non scottarsi.
Poi chiuse lo sportello del forno e si girò, trovandolo lì ad osservarla.
Lei sapeva che lui era lì. Sentiva sempre il suo sguardo addosso quando la osservava - anche quando lo faceva di nascosto.
Gli sorrise.
- Scotta adesso. - gli spiegò - È questione di pochi minuti.
Lui annuì serio.
Hermione aggrottò la fronte.
- Che c'è?
Draco negò con la testa.
- Niente... - disse con un sorriso - ... vorrei solo conoscere i tuoi genitori.
 
 
 
- Meglio così. Potresti tirare fuori una di quelle tue Polo-nord stasera?
- Polaroid, Ginny. E perché mai, scusa?
- Oh, nulla di che. Voglio solo avere un ricordo di quando tuo padre lo inseguirà col forcone. - iniziò a ridere la rossa.
- Ginny! - la rimproverò lei, prima di essere contagiata dalla sua risata.
 
 
 
***
 
 
 
- Sei pronto?
- Sì.
- Allora, possiamo andare.
Uscirono dai cancelli di Malfoy Manor e si smaterializzarono davanti a una villetta situata a Notting Hill, nella West London.
Lui, vestito con un completo grigio scuro e una camicia bianca senza cravatta, deglutì a vuoto tenendo tra le mani un'orchidea e una scatola di sigari cubani pregiati.
Lei, vestita con una gonna nera a vita alta e una camicia elegante color avorio, lo notò e lo bloccò - prendendolo delicatamente per un braccio - quando lui fece per avviarsi.
- Sei sicuro? I miei genitori non mangiano mica, ma se non te la senti stasera, possiamo rimandare…
- No – disse lui secco – È una cosa che, prima o poi avremmo dovuto fare. E poi, i cambiamenti sono positivi*. Prendi noi. È stato così, giusto?
Hermione sorrise annuendo, poi si voltò verso casa dei suoi genitori.
- Hai ragione. I cambiamenti sono positivi.
Lui le sorrise e, prendendole la mano, si avviò verso l’ingresso di quella villetta, avvertendo la sensazione che ci sarebbe tornato spesso, perché gli erano bastati quei quattro mesi per capire che avrebbe passato tutta la vita con lei.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

- Potresti restare.
- Che bell’idea… che folle, pazza, meravigliosa idea. Ma non posso. Ci sono domande a cui devo rispondere e cose che devo fare. Tornerò prima che te ne accorga.
- Non ti ricorderai di me.
- Certo che mi ricorderò! Come potrei dimenticare?!... Cappellaio, perché un corvo assomiglia a una scrivania?
- Non ne ho la più pallida idea. Buonviaggioavvederci. 
(Alice e il Cappellaio, ‘Alice in Wonderland’ di Tim Burton, 2010)
 
 
 
Voglio salutarvi così. Con due dei miei personaggi preferiti, appartenenti a una delle mie storie preferite, a sua volta adattata cinematograficamente da uno dei miei registi preferiti.
È stato un onore poter scrivere questa storia. Ed è stato altrettanto un onore averla potuta condividere con voi.
Vi ringrazio di cuore.
Non so quando tornerò.
Dunque, buonviaggioavvederci a tutti voi, cari lettori.
 
Claire.

 
   
 
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