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Autore: Linny    12/01/2009    1 recensioni
[Piccolo special su Sole e Luna] Un brivido percorse la schiena della youkai, conosceva quella voce. Amava quella voce. Si girò lentamente, ed aprì la mano lasciando cadere con un tonfo il piccolo animale a terra. Yoko corse dal suo piccolo amico e lo prese tra le braccia confortandolo con parole dolci ed incoraggianti.
Genere: Romantico, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La maledizione
Questa storia è completamente dedicata ad una persona molto importante per me: Yuki Kushinada, che dopo ben tre anni abbondanti, continua imperterrita a sopportarmi e considerarmi come una sorella, sentimento ampiamente corrisposto. Beh, insomma, in parole povere tutto questo serve solo per dire QUANTO le voglio bene! ^O^




Yu Yu Hakusho – La maledizione




Sdraiata ai piedi di un ciliegio in piena fioritura la giovane volpe dorata, che dopo la faccenda di Raiha era stata ufficialmente riconosciuta come compagna di Yoko, era immersa nelle proprie fantasie.
Era tornata da pochi giorni assieme ad un piccolo gruppo di soldati da un’incursione nel territorio di uno youkai appartenente alla S-class e l’unica cosa di valore che avevano trovato nel suo palazzo era stato uno stupidissimo vaso di cristallo, che se solo fosse andata in un qualsiasi mercatino del Makai avrebbe trovato ad un prezzo facilmente contrattabile.
Yumi sbuffò, decisamente Yoko avrebbe dovuto iniziare a catalogare i tesori di cui intendeva impadronirsi! A distoglierla da quei pensieri fu il rumore di passi che rapidamente diventavano sempre più vicini.

-Kuronue, che succede?- chiese la volpe aprendo gli occhi.
-Và da Yoko- rispose lui guardandola.
-Hn, che vuole?- domandò nuovamente la ragazza senza nascondere la sua contrarietà a quell’invasione nella sua ritrovata tranquillità.
-Và da lui- ripeté lo spettro –L’ho portato nella sua stanza dopo che è svenuto nel corridoio- aggiunse lasciando trasparire tutta la sua preoccupazione.

A quelle parole Yumi sbiancò e si alzò immediatamente in piedi, poteva vedere le labbra di Kuronue muoversi, ma la propria mente era troppo confusa, troppo agitata per poter cogliere ciò che l’amico le stava dicendo. Così fece l’unica cosa possibile: lo ignorò ed iniziò a correre verso Yoko.

Cosa gli era successo? Perché era stato male? Quelle domande le vorticavano nella mente, dannazione! ringhiò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

Aveva paura. Paura che fosse qualcosa di grave.
Aveva paura. Paura di restare sola.
Aveva paura. Paura per ciò che avrebbe visto.

Da troppi anni era stata abituata a vedere un kitsune dalla sottile ironia e dal carattere dominante. Ma mai aveva visto o saputo quella volpe malata. Ecco perché si preoccupava!

In pochi minuti raggiunse la porta della stanza di Yoko, seguita da Kuronue, appoggiò entrambe le mani sul massiccio legno e con determinazione la spalancò.
Socchiuse la bocca nel fissare il letto vuoto dello spettro argentato. La ragazza voltò lo sguardo verso Kuronue, rimasto anch’esso ammutolito dal trovare quella camera deserta.

-Che scherzo è mai questo?- domandò irritata Yumi iniziando ad avvicinare la mano all’impugnatura del suo pugnale, divenuto ormai celeste.
-Ti giuro che era qui…- si giustificò il demone alzando istintivamente le mani come un bambino che voleva dimostrare di non avere preso nulla.

La ragazza dopo avergli lanciato un’occhiataccia si addentrò nella stanza del kitsune, appoggiò una mano sul letto, era caldo, ciò voleva dire che non si era allontanato da molto tempo. Una folata di vento attirò la sua attenzione: la finestra era aperta.

-Yoko…- sussurrò lei guardando il giardino dalla finestra.

Seduto nel verde prato vi stava il demone, visto così non sembrava che stesse poi tanto male. Un sospirò di sollievo le uscì dalle labbra, e con un sorriso salì sulla balaustra per poi spiccare un salto di qualche metro per raggiungere il prima possibile il ragazzo.

-Yoko…?- lo chiamò avvicinandosi –Yoko…?- riprovò a catturare la sua attenzione senza molto successo.

Il Kitsune continuava a fissare il vuoto davanti a sé giocherellando con la sua rosa rossa, non ricordava bene cosa fosse successo, prima stava parlando con Kuronue e subito dopo si era svegliato nel proprio letto. Sapeva che quel demone non aveva tantissime idee brillanti, ma da qui ad addormentarsi! In un attimo la sua rosa divenne una frusta e con uno schiocco catturò un pugnale che sibilando aveva tentato di colpirlo alla schiena.

-Tsk- il kitsune non aveva bisogno di voltarsi per vedere chi era stato. Era stato lui a regalarle quell’arma.
-Yoko! Finalmente ti sei ripreso!- gridò saltellando la volpe dorata battendo le mani per la felicità.

Lo spettro argentato scosse lievemente il capo, possibile che a volte Yumi tornasse ad essere la stessa mocciosa che era quando l’aveva presa con sé?

-Non credo di averti insegnato a chiamare la gente in questo modo- rispose lo spettro voltandosi un pochino e rilanciandole il pugnale epatico.
-Vero…- mormorò la ragazza abbassando lo sguardo –Mi hai insegnato di peggio- aggiunse subito dopo con un ghigno.

Yumi gli si avvicinò, felice di vedere che il suo amato Yoko stava bene. Si sedette accanto a lui ed appoggiò la testa sulla sua spalla. Non gli avrebbe mai detto che il cuore aveva quasi smesso di battere per la paura. MAI.

-Hey Yoko, non c’era una riunione oggi?- domandò la ragazza restando appoggiata al kitsune.
-Era ieri- rispose lui tirandole un leggero colpo sul capo.
-Non importa, tanto avrete detto sempre le stesse cose- disse lei sogghignando.

Saltellando la volpe dorata si avvicinò all’albero di ciliegio che Yoko aveva fatto crescere proprio per lei, appoggiò una mano al tronco e con un sorriso si voltò verso il suo adorato spettro, che in tutta risposta scosse la testa e la lasciò lì andandosene verso il proprio palazzo.

«Attenta non tutto sembra quello che in realtà è»

Yumi si scostò dall’albero, da quando era tornata nelle terre del ladro, il vento aveva ripreso a sussurrarle, esattamente come succedeva da bambina. La stava mettendo in guardia, ma da cosa? Scosse la testa, Yoko stava bene, quello era l’importante concluse prima di seguire il Kitsune.

-Sta bene- sussurrò la kitsune una volta accanto a Kuronue.
-Si-.

Quella notte, Yumi osservò attentamente ogni singolo gesto del suo youkai, non sembrava avere nulla di strano, con gesto leggero passò le dita tra i lunghi filamenti argentei del suo compagno, sussultò quando il polso le fu catturato dalla mano agile della volpe ed arrossì non appena Yoko prese a leccarle ad una ad una le dita.

-Yo-Yoko…smettila…- borbottò lei tentando di celare l’emozione che le provocava quel semplice gesto.

In risposta, lo spettro la attirò a sé e lasciando le dita prese a torturarle con la lingua il candido collo, mentre la mano si fermò ai bottoni che chiudevano la veste che la giovane guerriera indossava per la notte. Fu un attimo. Un piccolo movimento ed i dischetti saltarono via lasciando la creatura dorata scoperta e senza difese da quello Yoko che decisamente sembrava stare benissimo come sempre.

Yumi dischiuse le gambe, per permettere alla mano del suo amante di viaggiare più comodamente su tutta la superficie del suo corpo, o forse più semplicemente per far comprendere di desiderare maggior contatto fisico. In realtà non lo sapeva bene nemmeno lei. Come poteva permettersi di ragionare o pensare quando la sensualità di Yoko si faceva così viva? Si, quella volpe argentata era un maniaco sessuale!

-C-che diavolo…?- domandò socchiudendo gli occhi la ragazza sentendo che qualcosa dietro la schiena le sfiorava la pelle.

Con un bacio Yoko le impedì di parlare o di agitarsi, prima dell’arrivo di quella creatura aveva sempre pensato che il sesso andasse fatto con qualsiasi essere femminile avesse avuto la capacità di eccitarlo, ma ora che quella mocciosa si trovava tra le sue braccia, quel pensiero gli risultava molto lontano. Il sesso non era sesso se non fatto con lei. Da quando aveva iniziato a pensarla in quel modo? Non lo sapeva, non voleva saperlo. Non era da lui. E questo era sufficiente per scatenare la belva assetata di sangue che aveva dentro di sé.

Con un rapido gesto il kitsune bloccò le labbra della compagna con le proprie impedendole di terminare la frase. La sua lingua si insinuò nella bocca di Yumi, con una bramosia tale da far imprecare mentalmente la volpe dorata. Odiava quando Yoko iniziava a fare così!

-Dannato!- ringhiò la ragazza appena fu libera da quel bacio.

Ma subito dopo, fu lei a cercare nuovamente quello stesso bacio, con un desiderio tale da far sorridere quel demone dall’aspetto tanto elegante. Quando le loro labbra si separarono, la youkai boccheggiò in cerca d’aria. La stanza era carica di energia, una forza creata dall’eccitazione e dalla complicità che legava i due. L’aura che li avvolgeva emanava scariche di scintille simili a dei lampi in una notte di tempesta, e gli ansimi provenenti dai due amanti dettavano un ritmo a cui loro rispondevano adeguatamente.

Un’edera ormai avvolgeva le braccia della kitsune dorata, ma la ragazza era troppo impegnata a leccare delicatamente il collo del suo youkai preferito per prestarvi una dovuta attenzione, anche perché era abituata a quel genere di attenzioni da parte del ragazzo. Le piante facevano parte di Yoko Kurama così come la sabbia era il componente dominante del deserto.

-Yo…- provò a sussurrare lei ma fu prontamente messa a silenzio dall’indice del leggendario spettro.
-Non parlare- le mormorò all’orecchio prima di mordicchiarlo leggermente.

Ed una danza ebbe inizio in quella notte, costituita da due corpi che si muovevano armoniosamente in un’oscillazione che aveva come scopo quello di placare la sete di lussuria che dominava ogni cellula di entrambi.

Era l’alba, quando Yumi, si svegliò sola nel letto che ancora profumava della notte appena trascorsa. Sbatté leggermente le palpebre realizzando finalmente che mancava il corpo del compagno accanto al suo.

Che sia già ad architettare la prossima incursione? pensò lei alzandosi e dirigendosi verso il bagno per riempire la vasca d’acqua. Immergendosi nella limpida acqua la ragazza sospirò. Sta bene decretò con un sorriso ripensando alla notte di passione per fortuna. Si, il malore che aveva colpito il suo Yoko era stato solo un caso, nulla di cui preoccuparsi. Allora perché sentiva una strana sensazione attanagliargli il cuore? Doveva vederlo! Assicurarsi che realmente stava bene. Scivolò fuori dalla vasca e vestendosi tornò nella camera da letto.

-Perché mai avrà messo quello stupidissimo vaso proprio qui?- si chiese la ragazza passando accanto ad un antico comodino che costeggiava il lato del letto in cui era solito riposarsi Yoko.

Borbottando qualcosa uscì dalla stanza per andare alla riunione indetta dal kitsune, quando entrò nella Sala delle Riunioni trovò quasi tutte le sedie già occupate da quella piccola elite cui era concesso partecipare alle decisioni di Yoko.

-Dov’è Yoko?- domandò perplessa Yumi.
-Volevo chiederlo a te, in realtà- le rispose incrociando le braccia Kuronue.

Quella risposta bastò alla volpe dorata per allarmarsi. Lasciando la stanza sotto gli occhi curiosi degli youkai, iniziò a correre verso i giardini per trovare Yoko. Il ladro era sicuramente all’esterno del palazzo, poteva avvertire il suo youki tranquillamente, eppure non era tranquilla, c’era qualcosa di strano in tutta quella situazione!

-Yoko! Yoko!- gridò la volpe dorata una volta che fu sul verde prato.

Ma lo spettro non si vedeva. Avanzò tranquillamente ignorando il cuore che le batteva forte nel petto, se la sua percezione non era errata, Yoko era vicino. Yumi si fermò non appena vide un batuffolo di pelo bianco saltellare qua e là, osservandolo attentamente gli si avvicinò quatta e con un rapido movimento lo afferrò per le lunghe orecchie.

-E questo coso da dove arriva?- domandò stranita la ragazza guardando il coniglio che tentava di divincolarsi dalla sua presa.
-Noooooooooooo! Lascia subito andare il piccolo adorato Fiocco!- gridò una voce sull’orlo di un pianto.

Un brivido percorse la schiena della youkai, conosceva quella voce. Amava quella voce. Si girò lentamente, ed aprì la mano lasciando cadere con un tonfo il piccolo animale a terra. Yoko corse dal suo piccolo amico e lo prese tra le braccia confortandolo con parole dolci ed incoraggianti.

-Questa cattivona ti ha fatto tanto male?- domandò il kitsune al coniglietto –Eh? Dillo a papà-.

Yumi spalancò la bocca: che diavolo era accaduto al leggendario ladro che terrorizzava l’intero Makai?

-Yoko! Ma che diavolo stai facendo?- ringhiò la ragazza parandosi a pochissimi passi dal compagno –Molla quell’affare e vieni alla riunione!-.
-Non aver paura Fiocco, non permetterò a questa impertinente nemmeno di sfiorarti con un dito- rassicurò il batuffolo di pelo accarezzandolo dolcemente per poi portaselo davanti al viso e scoccargli un bacio sul soffice manto.
-Che schifo! Non sperare di baciarmi però!- sbottò indignata la volpe dorata.

Un lampo attraversò le iridi ambrate del ladro, che si portò una mano alla testa quasi fosse stato accolto da una fitta improvvisa. Cosa ci faceva in giardino? Perché teneva un coniglio in mano? E come mai Yumi lo fissava come se avesse qualcosa di disgustoso addosso?
Yoko alzò il braccio che teneva il candido animaletto, e corrugò le labbra in un ghigno.

-Ti va del coniglio per cena?- domandò la volpe prima di lasciare al compagna da sola per tornare all’interno del palazzo.

Il kitsune argentato dopo aver lasciato l’animaletto paffuto tra le mani del primo servo che aveva trovato raccomandando che fosse incluso nel menù della sera con un contorno di patate, si recò nella Sala delle Riunioni.

I demoni nel vederlo effettuarono un inchino evitando attentamente di fissarlo, il ritardo del loro signore poteva significare solo che qualcosa di grave lo turbava, qualcosa che avrebbe potuto metterli nei guai. Quando Yoko si sistemò sul suo trono, Yumi si accomodò accanto a Kuronue senza distogliere lo sguardo dal suo kitsune.

-Che sta succedendo?- domandò lo youkai alla volpe dorata.
-Qualcosa di terribile- sussurrò lei –Qualcosa di veramente terribile- ripeté incrociando le braccia.

Con un sogghigno Kurama iniziò a giocherellare con la sua Rose Whipe, quel giorno sarebbe passato alla storia. Nulla sarebbe restato uguale nel Makai, perché in quella data avrebbe iniziato il suo piano per la conquista del Rekai.

-Nessuno potrà fermarci- dichiarò lo spettro argentato –Nemmeno Re Enma in persona-.

Un mormorio si levò nella sala, tutti sapevano che era da tempo che il leggendario ladro bramava la conquista del regno degli spiriti, ma fino a quel giorno era sempre stata un’utopia.
La riunione si prolungò fino a mattina inoltrata, ed ormai il kitsune iniziava ad annoiarsi, col fare stanco afferrò una margherita da uno dei grandi vasi colmi di fiori che affiancavano il suo trono. Ad uno ad uno i petali caddero a terra, ed ad ognuno di esso seguiva un sussurro che si alternava da “M’ama” a “Non m’ama”.

Seduta al tavolo dei comandanti, Yumi osservò attentamente il suo Yoko. Cosa stava combinando? La ragazza spalancò gli occhi quando lo vide tremare e si alzò di scatto quando scorse delle lacrime scendere lungo le guance del ladro.

-La riunione è finita!- gridò con ferocia Yumi e lanciando agli altri uno sguardo che non permetteva repliche.

Quando tutti furono fuori dalla stanza, la guerriera si avvicinò alla volpe dorata.

-Yoko?- domandò in un soffio la youkai.

In risposta il ragazzo alzò gli occhi verso di lei ed aprì leggermente le labbra, voleva parlarle, ma tutto ciò che riuscì a dire fu un –Non m’ama- pieno d’angoscia. Come privata da ogni sorta di energia Yumi si lasciò cadere sul tappeto ai piedi del kitsune. Con gli occhi fissi davanti a sé, la ragazza stringeva le mani in pugni lasciandosi invadere da un’irritazione che mai avrebbe pensato di possedere. Nelle guaine i pugnali iniziarono ad emanare una luce fioca, quasi avessero intuito lo stato d’animo della loro padrona.

-E’ ora di finirla!- ringhiò la ragazza alzandosi di scatto conficcando uno dei pugnali nella poltrona ferendo di striscio la guancia di Yoko.

Gli occhi ambrati della volpe si illuminarono di furore appena un rivolo di sangue iniziò a scendergli riluttante lungo la guancia e con uno scatto fulmineo, la mano del demone cinse in una morsa il collo della ragazza. Con semplicità Yoko strinse ulteriormente la presa e con un ironico sorriso mostrò la dentatura bianca e perfetta.

-Non farlo mai più!- ringhiò lo spettro lasciando che il suo youki sfiorasse la candida pelle della kitsune dorata.

Yumi sussultò. Poteva sentire una leggera scarica elettrica scorrerle sul corpo. Sapeva che quella era una semplice minaccia che senza troppo indugio poteva essere attuata in tutta la sua potenza. Non rispose. Non era necessario. Gli occhi del suo Yoko non lasciavano ammettere alcuna negazione, e lei non aveva di certo voglia di farlo infuriare più del necessario. Yoko…che ti sta accadendo? si domandò la ragazza senza distogliere lo sguardo dal volto di lui.

Nei giorni che susseguirono, Yumi si tenne a debita distanza dal kitsune senza mai perderlo di vista, e durante le notti si limitava a lasciare la luce della stanza accesa a causa della fobia del buio nata nel ladro. Tutto ciò che ella poteva fare, era solo sperare che quell’incubo finisse il prima possibile, o sarebbe impazzita.

La volpe dorata si svegliò di soprassalto, nello stesso modo in cui ormai faceva da quasi un mese, o meglio, da quando tutta quella faccenda aveva avuto inizio. Si alzò e non si sorprese di trovare la parte del letto in cui dormiva Yoko vuota. Nonostante tutto, si era abituata. Con eleganza la ragazza si legò la stoffa ocra attorno alla vita, specchiandosi sorrise, lei e Yoko erano davvero come il sole e la luna.

Lui. Freddo e calcolatore.
Lei. Vitale e istintiva.

E come ad accentuare la loro diversità, le divise che entrambi indossavano abitualmente, anche se erano basate sullo stesso modello, i colori erano del tutto contrapposti: quella di Yoko era bianca come la neve, mentre la sua era nera come l’oscurità più profonda.

Un agitato bussare alla porta la fece sussultare, e senza avere nemmeno il tempo per imprecare si ritrovò ad aprirla.

-Vieni presto!- ordinò Kuronue appena vide la kitsune.

Con occhi sgranati, la giovane volpe si lasciò condurre dall’amico. Sicuramente c’entrava Yoko in tutta quella premura. La domanda era: che diavolo aveva fatto ancora?!?

-Dov’è?- domandò lei con un soffio continuando a camminare.
-In giardino, vicino all’albero di ciliegio- rispose Kuronue fermandosi una volta fuori dal palazzo –Và da sola-.
-Perché?- chiese istintivamente la volpe mordicchiandosi il labbro inferiore.
-Farò in modo che nessuno, né servi, né soldati, vadano da quella parte- dichiarò lo spettro sistemandosi con cura il cappello che aveva in testa.

Yumi annuì, in fin dei conti era meglio che nessuno venisse a sapere cosa stava capitando alla Leggenda del Makai. Ad ogni passo il cuore le batteva con forza nel petto. Era un suono così pesante, che le impediva di avvertire ciò che le stava attorno. Se qualcuno avesse voluto ucciderla, in quel momento non si sarebbe nemmeno accorta del suo arrivo. Quando fu quasi arrivata, rallentò il passo fino a fermarsi. Un brivido l’accolse quando notò che il suo youkai non c’era.

-Yoko?- chiamò titubante –Yoko dove sei?-.

Una leggera risata la fece sussultare. Rapidamente la volpe dorata si guardò attorno. Poi vide qualcosa che la lasciò a bocca aperta. Si sfregò gli occhi con le mani e subito dopo respirò profondamente. Non era vero. Era solo un’illusione. Non era lui. Ma se davvero non era lui…chi era quel piccolo kitsune argentato seduto su un ramo che faceva dondolare le gambe allegramente?

-Yo-Yoko?- domandò lei smarrita verso il marmocchio.
-Si, e tu chi sei vecchia?- chiese a sua volta il piccolo spettro con un ghigno.

Bambino. Yoko. Vecchia. Le informazioni arrivavano lente e confuse nel cervello della youkai dorata. Non era reale. Si lasciò cadere in ginocchio tra la verde erba e con gli occhi sbarrati provò a dire qualcosa, ma di qualsiasi cosa si trattasse non voleva uscirle dalla bocca, ne tanto meno formularsi correttamente nella mente. Era in preda allo shock totale.

-Ehi signora? Cos’è? Sono troppo affascinante per te?- domandò ironicamente Yoko sporgendosi dal ramo ed aprendo leggermente le gambe per non rischiare di cadere.

La testa della ragazza si mosse con una lentezza mai provata, e quando fissò nuovamente il bambino, tremò leggermente. Il suo Yoko era diventato un moccioso odioso, che ciondolava nudo su un ramo di ciliegio.

-C-che ne diresti…di…di scendere dall’albero?- trovò la forza di chiedere la guerriera.

Yoko chinò la testa da un lato, e vedendo l’espressione confusa della ragazza, sogghignò, poi con semplicità scese dal ramo atterrando a pochi passi da lei ed incrociando le braccia lasciò che lei lo guardasse in tutta la sua magnificenza.

Esibizionista sin da marmocchio…che altro potrei aspettarmi da lui…pensò sospirando la youkai.

-Va bene- sussurrò lei tentando di far leva sulla sua forza mentale che in quel momento sembrava più che altro che fosse andata a farsi fottere –Sentiamo, ricordi chi sono?-.
-Dovrei?- rispose lui guardandola malamente.

Posso farcela si disse Yumi alzandosi da terra. Ma lei aveva imparato a tener testa ad uno spettro dall’eleganza di un dio, e dal carattere affilato come una lama; non ad un marmocchio di quel tipo. Nemmeno suo fratello era mai stato come Yoko in quel momento.

-Sono Yumi e tu verrai con me ora- dichiarò ferma allungando una mano verso lui.

Yoko fissò quella mano, e stranamente trovò divertente l’idea di andare con quella donna, così l’afferrò e si appiccicò al corpo di quella femmina che emanava un odore tanto familiare. La kitsune arrossì un poco e con gentilezza prese il marmocchio tra le braccia per poi dirigersi verso il palazzo. Portando quel piccolo Yoko, la ragazza non poté evitare di pensare se mai avesse avuto un figlio, sarebbe stata la copia del padre?

-Yumi…- sussurrò il bambino all’orecchio di lei –Hai un buon profumo-.

Un lieve sorriso increspò le labbra della ragazza. Era abituata ad avere uno Yoko che dimostrava gentilezza in altri, ed equivoci, modi, mai con parole. Rivoleva il suo kitsune, ma l’idea che restasse un tenero cucciolo la rendeva strana. Quando arrivarono in stanza lo depositò sul letto come se fosse un sacco di patate per poi affrettarsi a chiudere a chiave la porta. Yumi si voltò, ed lasciò che le spalle aderissero al legno lavorato, mentre le iridi sabbiose si fissavano sullo youkai che giocava con le lenzuola, iniziò a mordersi il labbro in preda alla tensione nervosa. Cosa poteva fare?

-Cosa devo fare con te, Yoko?- domandò quasi più a sé stessa che a lui.
-Yumi! Yumi! Vieni qui con me!- chiamò afferrando un cuscino il bambino.

La ragazza si avvicinò, e gattonando sul letto si mise al fianco della volpe argentata, automaticamente la sua mano iniziò ad toccare quei fili argentei, mentre nella sua mente iniziava a sentire la mancanza delle “carazze” che solo il suo Signore era in grado di farle. Yoko, invece, da parte sua, più guardava quella donna più si sentiva un desiderio nascergli nell’anima, che gli contorceva le viscere. Voleva quella volpe. La desiderava più dell’acqua. Più della vita stessa. Era come se il suo corpo la conoscesse. Si. Sapeva cosa le piaceva. Sapeva cosa la faceva irritare. E quando con la sua manina iniziò ad accarezzarle il collo per poi scendere giù ed introdursi sotto la stoffa nera che ella indossava, la sentì sussultare, ed ebbe la certezza che anche lei conosceva a memoria quei tocchi.

-Yoko…- sussurrò lei appoggiando la fronte su quella di lui trattenendo un singhiozzo –Y-Yoko!- ringhiò quando il moccioso tentò di spogliarla.

Con uno schiaffo lo allontanò da sé. Quella volpe era già allupata anche quando a malapena riusciva ad arrivarle allo stomaco? Eppure lo voleva. Merda, sto diventando peggio di lui! si sgridò rotolando fuori dal letto. Doveva parlare con Kuronue, ma prima di lasciare da solo Yoko, chiuse a chiave tutte le finestre della stanza.

-Esco un attimo, non fare danni- raccomandò lei con aria seria, poi uscì e chiuse anche la porta a chiave per evitare che uscisse da lì.

Ad ogni passo, l’angoscia e la rabbia che si agitavano dentro di sé, facevano in modo che un sottile youki la circondasse minaccioso. Kuronue aveva detto che si sarebbe occupato di sorvegliare il parco per fare in modo che nessuno potesse vedere Yoko, ma quando lei aveva trasportato il cucciolo di kitsune fino alla camera, non l’aveva incontrato. Dove diavolo si era cacciato?

-Kuronue! Kuronue dannato dove sei?- gridò infuriata la volpe una volta giunta sulla soglia del palazzo.

Nei paraggi non c’era nemmeno un’anima. Yumi chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. Doveva riuscire a scorgere lo youki del ragazzo, respirò profondamente, e poi lo captò: era nel bel mezzo della tenuta. Corse, ed in poco tempo lo raggiunse, con irritazione vide come fosse tranquillamente disteso nell’erba a prendere il sole.

-Maledetto! Non dovevi restare a sorvegliare l’ingresso?- ringhiò la ragazza afferrandolo per la veste.
-Che vuoi da me? Non sono al tuo servizio- rispose pacato lo youkai aprendo gli occhi.

Yumi tentennò, mai Kuronue le aveva risposto così…era come una nota stonata in una sinfonia. Lui l’aveva incoraggiata, l’aveva ascoltata, l’aveva sempre trattata come se fosse degna di restare accanto al kitsune argenteo, perché? Perché ora sembrava che tutto stesse prendendo un’altra piega?

-Brutto idiota, tu verrai con me senza fare storie- ordinò la volpe iniziando a trascinare il ragazzo.

Il demone la lasciò fare, tutto ciò stava solo facendo allungare la lista dei motivi per cui la voleva eliminare. Quando arrivarono alla stanza da letto di Yoko, il luogotenente venne scaraventato vicino al letto. Yumi si massaggiò le tempie, avrebbe dovuto fare una vacanza lontana da loro.

-Allora Yoko…Yoko?- la ragazza spalancò la bocca, il cucciolo di kitsune stava dondolando con uno dei tendoni della camera.

Distratta nel guardare Yoko che cambiava tendone, Yumi non si accorse della figura che aveva alle spalle. Gridò, quando una lama le squarciò una spalla, e quando si voltò per osservare il suo aggressore, il tempo parve rallentare. I secondi diventavano minuti. I minuti si trasformavano in ore. E le ore scivolavano come granelli di sabbia in una clessidra. Kuronue sogghignò, non l’aveva uccisa subito per non togliersi tutto il divertimento.

-Ku-Kuronue…che stai…?- balbettò lei incredula.
-Sei solo una palla al piede, non te ne rendi conto?- rispose lui per poi sputare sul pavimento con disgusto –Ed ora morirai-.

No. Non era vero. Prima Yoko diventava un essere dall’animo sensibile, poi Kuronue dichiarava di volerla morta. Il mondo aveva preso a girare dalla parte sbagliata!
Quando un nuovo fendente fu scagliato per colpirla, la kitsune dorata lo bloccò con un pugnale. Tutto ciò iniziava a divenire noioso. Riunendo tutto il proprio youki, la guerriera, creò una sfera nella mano libera, in quel concentrato di potere mescolò anche tutta la frustrazione che le stava creando quella situazione e la sfera passò dal colore aureo ad un rosso sanguigno. Senza pensarci troppo, Yumi colpì lo spettro. L’impatto fu troppo forte e rapido per il demone che fu sbalzato contro la parete. Accasciato a terra Kuronue tentò di rialzarsi, ma l’unica cosa che ottenne fu tossire sangue. Decisamente la volpe non c’era andata leggera.

-Hei sorellina, sei forte!- si congratulò il piccolo kitsune scendendo dal tendone per andare vicino al suo luogotenente.

Basta! Ringhiò mentalmente lei, aveva raggiunto il limite. Con rabbia la ragazza afferrò quell’odioso vaso che aveva rubato su ordine di Yoko e lo gettò contro la parete. I frammenti si disseminarono un po’ ovunque ed i cristalli dalla loro fattezza trasparente passarono all’essere scuri. Stupita, Yumi, prese in mano uno di quei cocci, le mancò il respiro non appena notò che il nero non era dovuto ad un cambiamento effettivo di colore, ma era come se qualcosa vi fosse intrappolato. Il colore si muoveva in circolo dando l’impressione di un animale in gabbia che tentava di trovare un modo per uscire all’aperto. Un tonfo fece voltare immediatamente la volpe, dischiuse le labbra incapace di muoversi. Yoko e Kuronue erano caduti a terra privi di sensi. Tentando di restare calma, la ragazza tentò di avvicinarsi ai due, ma qualcosa la bloccò: dal corpo di Yoko stava uscendo un’aura tetra che come attratta dal vaso rotto andava a fluire all’interno dei suoi pezzi. Yumi lasciò cadere il frammento che aveva in mano. Stava accadendo tutto così in fretta, che non riusciva a ben capire cosa di tutto ciò era vero, e cosa era frutto della sua immaginazione. Ma Yoko man mano stava tornando adulto. Yumi si guardò le mani tremanti.

Aveva rotto quel vaso per la disperazione.
Aveva mandato in frantumi quella cosa per rabbia.
Aveva ridato la vera forma al suo adorato compagno.

Sorrise. Possibile che la colpa di tutto fosse davvero di quel vaso? Eppure sembrava di sì. Si avvicinò a Yoko e gli accarezzò la fronte. Era finita. Si. Qualcosa le diceva, che tutto aveva avuto il giusto termine. Yoko sarebbe tornato il solito glaciale spettro e Kuronue non avrebbe più tentato di ucciderla. Solo una domanda non trovava risposta: come avrebbe spiegato al kitsune che aveva distrutto il suo amato vaso di cristallo? Senza fermarsi troppo a pensare, agì in un lampo. Prese i corpi dei due youkai e li trascinò nel bagno, unico luogo rimasto intatto, chiuse a chiave la porta e corse fuori dalla camera da letto. Dopo aver dato ordine al primo servo che trovò a tiro di ripulire la stanza, si diresse verso il primo villaggio che si trovava usciti dalla residenza del ladro. Sporca di sangue e con i capelli in disordine, la volpe si presentò davanti ad una bancarella del mercatino.

-Voglio un vaso- dichiarò col fiatone Yumi.

Il padrone del banco la squadrò un attimo, e poi sorrise iniziando a mettere in mostra la merce.

-Per questo splendido vaso di cristallo voglio 1.000 denari- offrì il demone.
-Te ne do al massimo 500- contrattò lei.
-800- provò il venditore.
-700 e non ti uccido- terminò la contrattazione Yumi sfiorando i pugnali minacciosamente.
-S-sia…- accettò il vecchio youkai allungandole la merce.

Dopo aver pagato, la volpe tornò al palazzo. La stanza era stata messa a nuovo in poco tempo. Aprì la porta del bagno e mise Yoko nel letto per poi portare Kuronue in biblioteca e buttarlo sul primo divanetto che trovò. Quando tornò dal suo youkai argentato, Yumi lo vide seduto sulla sponda del letto, nudo ed intento a guardare il vaso di cristallo.

-Ben svegliato- disse lei sorridendo e chiudendo la porta alle spalle.
-Sai…dicono che questo vaso sia maledetto- sussurrò atono il kitsune –Tsk…chi può essere tanto idiota da crederci?!-.

Yumi restò a bocca aperta. Non si ricordava nulla di quanto accaduto in quei mesi? Ma soprattutto…quel dannato sapeva ciò che avrebbe causato quell’assurdo vaso? Dei brividi la percorsero, ed i pugnali risposero immediatamente allo stato d’animo della loro padrona diventando di un blu intenso. Era furiosa.

-Esiste una gemma- continuò il ladro –In grado di donare l’immortalità-.
-E con ciò?- ringhiò la ragazza.
-Si trova nelle Terre del Nord, nel territorio degli ookami- disse lui senza badare al tono della sua compagna.
-Ookami? Non si tratterà del clan Mibu, spero- dichiarò stupita la volpe.
-Appartiene proprio al loro Signore. Partirai domani- ordinò Yoko con quel tono che non ammetteva repliche.
-V-va bene- rispose lei uscendo dalla stanza.

La youkai dorata si incamminò nel corridoio scuotendo la testa, mentre toglieva dalla tasca gli ultimi denari che le restavano. 800. Sogghignò. Per una gemma dell’immortalità non sarebbero bastati, ma per una gemma di seconda mano, si!




-Fine-


Finito! Vi è piaciuta? Spero di si, ho voluto provare a creare qualcosina di diverso dal mio solito…beh io ci ho provato XD se a qualcuno può interessare vedere la storia della gemma e degli Ookami, può leggere “La cacciatrice di taglie” dove Yoko sarà alle prese con una taglia sulla sua meravigliosa testolina ed una Ookami dal carattere particolare! Alla prossima, Linny.
   
 
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