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Autore: MelimeJH    21/06/2015    1 recensioni
Michael ha diciotto anni ed è un liceale come tutti,ha degli amici,va bene a scuola, ha una vita tranquilla. Tuttavia,non è sicuro sulla sua sessualità ma non ne parla con nessuno. Cosa succederebbe se il ragazzo più popolare della scuola gli chiedesse un aiuto?Cosa succederebbe se i due si innamorassero?
Questo è come mi sono immaginata l'avvio al debutto di Mika e la storia con il suo compagno. Ci sono dei riferimenti a fatti realmente accaduti,ma molti di questi li ho cambiati secondo la mia immaginazione e li ho adattati alla storia.
Spero che vi piaccia!
Melime
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Mika staccò il telefono in fretta, prese il cappotto e uscì. Aveva ancora un cerotto sul naso ed era stanco, ma non gli importava nulla. Non sarebbero stati i lividi o il naso dolorante a impedirgli di andare a visitare la sua migliore amica in ospedale.
L’aria gelida lo colpì subito,  sui marciapiedi si era formato un piccolo strato di neve. Ma non ci faceva caso, era così preso che si sarebbe anche messo a correre.
Era stufo di questa situazione, i costanti alti e bassi lo stavano facendo diventare matto.  Si continuava a ripetere di rimanere forte, che era ormai era Aprile e che mancavano solo due mesi alla fine. Mancavano anche due settimane al compleanno di Mark…
Già. Il compleanno di Mark, la scusa per cui era iniziato tutto questo.
Se non avesse accettato di dargli una mano, forse non avrebbe perso la testa per quel ragazzo e probabilmente adesso non starebbe percorrendo a passo veloce, con il rischio di cadere a terra, la strada per l’ospedale. Non riusciva a immaginarsi la scena di Karen che sbatteva la testa, gli veniva da piangere.
Iniziò a camminare più veloce.
Diceva che era dispiaciuta, ma perché mai doveva esserlo? Era lui che era dispiaciuto per quella situazione. Per non averla avvisata della sua aggressione in bagno, per essere sempre così impaurito, per averla fatta coinvolgere nei suoi problemi.
È colpa mia.
Girò l’angolo, mancava davvero poco. Sentiva le guance calde per la corsa ma gli occhi umidi. Doveva trattenersi, non aveva la minima voglia di piangere davanti a Karen, specialmente se si trovavano in un ospedale.
Pochi passi ancora e si ritrovò davanti all’enorme edificio bianco. Gli bastò chiedere qualche informazione per trovare la stanza della sua migliore amica.
Era al secondo piano, numero 206. Aprì di scatto la porta, senza bussare.
La sua irruzione nella stanza bianca come un gesso fece sobbalzare Karen dal letto. Sua madre Alesha andò incontro a Michael per poterlo salutare. Un saluto un po’ frettoloso, dato che lui andò mirato alla poltrona più vicina al letto della sua migliore amica.
Era così preso che non aveva nemmeno fatto caso al secondo letto che c’era nella stanza. Il letto di Mark.
“M-Michael non mi aspettavo che saresti venuto così in fretta” disse Karen ancora un po’ scossa, ma felice.
“Appena ho staccato il cellulare mi sono fiondato qui. Cosa è successo? Chi è stato?” la sua espressione seria e triste quasi spaventò la ragazza. Per un momento non sapeva se fargli vedere o no il letto di Mark. Se stava così per lei, che aveva solo dei lividi e una grossa benda intorno alla testa, come avrebbe reagito guardando il suo ragazzo? No, forse non era il caso. Non adesso.
“Michael…mi hanno spinta. E ho sbattuto la testa…” disse pianto, fissando il cerotto sul suo naso.
“…Ma neanche tu mi sembri messo bene” continuò sorridendo. Cercò di alleggerire la tensione, ma lui non sorrise.
“Sì, beh, ma io non sono finito in ospedale” lui continuava ad essere preoccupato.
“Credo… credo che sia meglio che io vada” disse timidamente Alesha baciando sulla guancia la figlia e interrompendo la conversazione trai due. “Ci vediamo presto.” Disse salutando i due ragazzi e avviandosi verso la porta. Entrambi risposero al saluto facendo un cenno.
“Di chi è?” chiese Mika indicando un biglietto sul comodino della ragazza. Lei sospirò.
“Di James”
“Lo stesso che ha ridotto il mio naso così?”
“Sì”
“Lo stesso ragazzo con cui uscivi?”
“Sì, Michael. Mi dispiace così tanto--”
“No, Karen. Dispiace a me. Con tutta questa storia ho reso le cose più difficili sia a te che a Mark. Pensa, le due persone più importanti della mia vita” la interruppe lui, con le lacrime agli occhi.
“Non è stata colpa tua. Io ho preso le mie decisioni, Mark le sue” Karen rispose stizzita. Non sopportava il fatto che Mika si addossasse tutte le colpe per niente.
“Non mi hai ancora detto chi è stato” disse Michael con voce flebile dopo un attimo di pausa.
“John, il giocatore di football. Ma non era solo, era con--”
La porta della stanza si aprì e un ragazzo fece capolino nella stanza. Aveva i capelli biondi e gli occhi verdi rifinivano un’espressione spaventata. Sembrava avesse pianto da poco, il suo sguardo era un po’ spento. Un’infermiera era con lui e gli indicò il letto di Mark, di cui Michael parve accorgersi in quel preciso istante.
“Quello è il letto di Mark Jones” gli disse per poi uscire, lasciandogli un’occhiata di conforto.
“…James” finì Karen, il ragazzo si voltò verso di lei.
“Karen.”
 
 
“Che significa che Mark è in ospedale?!”
“Se lo merita, quel frocio”
“Non chiamarlo così!”
“Smettila di negare la realtà, Jess. Mark è gay, e ha anche un ragazzo”
“E chi diamine è?” la voce rotta di Jessie, la capo cheerleader quasi smosse John, un popolare giocatore di football del liceo. Aveva da sempre una cotta per lei, anche se poteva avere tutte le ragazze che desiderava. Era bello e muscoloso, aveva una bella macchina eppure gli mancava lei.
Invece, aveva da sempre provato antipatia per il suo ragazzo, Mark Jones. Non era riuscito a colmare la sua rabbia nemmeno quando insieme ad altri suoi due compagni di squadra, lo aveva picchiato forte. Così forte da mandarlo in ospedale.
All’inizio pensava di farlo con James, un ragazzo che stava cercando di diventare popolare. Un tipo apposto, che aveva una cotta per una ragazza che aveva cercato di mettersi in mezzo. John non avrebbe voluto farle del male, ma aveva dato della puttanella a Jessie. Così la spinse, e lei cadde all’indietro. Non si curò del sangue che iniziò a scorrerle dalla testa. E nemmeno del suo compagno James che si precipitò su di lei per prenderla in braccio e capire cosa le stava succedendo. Non si scompose nemmeno quando iniziò a chiamare il suo nome più volte, urlando sempre più.
“Karen… devo chiamare un’ambulanza” finì per allontanarsi un attimo, ma lui non se ne curò. Guardava fisso negli occhi di Mark e lui ricambiava lo sguardo, anche se intimorito.
“Mi fai schifo, John” continuò. “E anche Jess. Siete tutti quanti una massa di idioti” la sua voce usciva fuori dura e arrabbiata. John voleva farlo smettere, e sapeva anche come. Gli sarebbe bastato fare uno squillo al suo amico David per farlo arrivare insieme a Sam e dare una bella lezione a quello stupido di Jones.
“… l’unica persona che vale davvero la pena ascoltare è Michael” pronunciò il nome di quel ragazzo con un po’ di enfasi, abbastanza da far sfilare il cellulare a John e da comporre il numero. Non ci volle molto, in cinque minuti arrivarono i due ragazzi, uno di loro aveva anche una mazza in mano.
Mark pensò di scappare, ma vide Karen che perdeva sangue e non aveva la minima idea di dove fosse finito James.
I tre ragazzi si catapultarono sul moro, iniziando a riempirlo di pugni e calci e colpendolo di tanto in tanto all’altezza dello stomaco con la mazza.
Iniziò ad urlare, urla di aiuto e di dolore.
“Hey, ma che cazzo stai facendo? Smettila! Così lo uccidi!” la voce familiare di James arrivò, aveva il fiatone.
Mark stava già iniziando a perdere i sensi, piano piano iniziò a scivolare nel mondo dei sogni.
Sperò di incontrare Mika.
 
 
 
 
 
“James, cosa ci fai tu qui?”
“Sono venuto a vedere Mark” gli occhi di Michael, ormai completamente umidi, puntarono dritto su quel letto con le tendine attorno. Karen lo guardò preoccupata, poi ripuntò gli occhi dritti sul biondino.
“Sei venuto a vedere che cosa hai combinato?”
Che cosa ha combinato, Karen?!” sbottò Mika all’improvviso, continuando a fissare il letto di Mark. La sua migliore amica lo guardò come per scusarsi, gli prese un braccio e lo accarezzò.
“N-niente, rimani qui” le ultime parole uscirono quasi supplichevoli, ma Mika si era già avviato verso quel letto, lasciando la presa della ragazza. James lo guardò con aria tremendamente dispiaciuta, il naso di Michael non aveva affatto un bell’aspetto.
Accadde tutto in fretta.
Mika spostò le tendine e si portò le mani sul volto. Un singhiozzo strozzato fu l’unico suono che emise quando guardò il suo ragazzo steso su un letto ricoperto di ferite e bende che dormiva.
Che cosa gli avevano fatto? Come aveva potuto lasciare che accadesse? Era andato a quell’incontro al posto suo?
Voleva proteggerlo?
Una lacrima iniziò a scendere lungo il viso di Mika.
Non avrebbe dovuto dirgli di quell’appuntamento, non avrebbe dovuto lasciare che accedesse tutto questo.
Si accasciò su una scomoda poltrona lì vicino, una seconda lacrima. Poi, una terza.
Se non fosse stato debole e fosse andato con lui, probabilmente Mark ora starebbe bene. Karen, starebbe bene.
Affondò il viso nelle mani e iniziò a piangere più forte.
Ma si può mai sapere che cosa diamine ha sbagliato? Perché si meritava tutto questo?
“Michael…” Karen scese dal suo letto e abbracciò il suo migliore amico da dietro, stringendolo forte. James, guardò da fuori tutta la scena e ne rimase colpito.
“Guarda cosa avete combinato tu e il tuo amico” disse voltandosi e tirando su col naso Karen, Michael ormai era troppo sconvolto.
“Karen, credimi, io non c’entro nulla. Non gli ho fatto niente. Ho chiamato io l’ambulanza, tengo molto a Mark, io-”
“Ci tieni così tanto da prendere a pugni il suo ragazzo in bagno e lasciare che un giocatore lo riducesse a questo stato?”
“Non è andata così, John ha chiamato altri ragazzi. Io ho cercato di fermarli…”
“Non lo hai accettato”
“Lo so. E mi dispiace tremendamente. I-io ci ho pensato, e so quanto ho sbagliato. Ero venuto qui per chiedergli scusa. Davvero”
Karen parve rimanere impassibile. Si girò, dando un’occhiata a Mika. Aveva preso per mano Mark.
“Ho sbattuto la testa”
“Lo so”
“Gliel’hai lasciato fare”
“No, non lo avevo previsto. Tu non dovevi venire”
“Già, non avrei dovuto nemmeno saperlo. Avresti picchiato a sangue il mio migliore amico per caso, uh?”
“I-io… non pensavo che per te fosse così importante”
“Andiamo James, prima di quella classifica c’era gente che pensava che Mika fosse il mio ragazzo”
“Mi dispiace”
“No, non ti dispiacere. Ho sbagliato io. Non avrei dovuto fidarmi di te.” James alzò lo sguardo e lo puntò dritto in quello di Karen. Lei stava cercando di essere forte con tutta se stessa, non voleva piangere davanti a lui.
Per quanto fosse stato stronzo, era stato comunque il suo ragazzo e continuava a provare dei sentimenti per lui.
Si girò verso Mika e lo guardò accasciarsi su un lato della poltrona. Non lo sentiva più singhiozzare.
Il silenzio calò nella 206, solo dopo dieci minuti fu rotto dalla stessa infermiera che aveva condotto James nella stanza.
“L’orario delle visite è finito”




 
 
 Saaaaaaaalve!
Ho appena realizzato che è passato un anno dalla pubblicazione del primo capitolo e sono davvero felice di essere arrivata a questo punto. La storia è arrivata nelle più popolari e ha quasi 50 recensioni. Siete fantastici, davvero! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e grazie mille per il vostro supporto. 
Ci vediamo presto!

Melime

 
 
  
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