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Autore: _cercasinome_    21/06/2015    4 recensioni
Voglio stringere di nuovo le tue mani , Nami. Voglio stringerle tra le mie, come facevo sempre quando facevamo l’amore.
Voglio stringerti di nuovo a me, mocciosa, come facevo dopo ogni battaglia durante la quale avevo paura di perderti. Come facevo per far ingelosire quel damerino e per tenere lontani da te tutti quegli uomini che, come me, ti trovavano bellissima.
Voglio sentire di nuovo le tue mani, le tue dita, accarezzarmi dolcemente.
Ti voglio di nuovo qui con me, Nami.
Ti voglio qui, cazzo!!!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RESTA CON ME
 
A passo di marcia, uscì dalla stanza. Ignorai tutti i nostri nakama, non guardando in faccia nessuno. Ad un certo punto mi bloccai, dando le spalle a tutti.
-Lei non è mia figlia- dissi semplicemente. Udì un leggero ed indecifrabile vociare. Ero sicuro che non mi avrebbero capito. Nessuno di loro poteva capire.
-Zoro…-
-E’ COLPA SUA!!!- urlai, voltandomi verso di loro mostrando il mio volto carico di disperazione e rabbia, e zittendo Usopp che indietreggiò spaventato.
Tutti mi osservarono con gli occhi spalancati e con un’espressione triste. Forse non si aspettavano una reazione del genere, ma in che altro modo avrei dovuto reagire?
Mi voltai di nuovo e uscì sul ponte. Mi bloccai qualche secondo solo per prendere una boccata d’aria fresca, sperando che mi tranquillizzasse. Il sole ormai era tramontato completamente, ma il cielo era ancora colorato di rosso.
Ringhai, con il viso rivolto verso l’alto.
Rosso.
Rosso come i tuoi capelli.
Rosso come i tuoi capelli che non potevo più avvolgere fra le dite.
Decisi di rifugiarmi nell’unico posto che riusciva a distrarmi, a calmarmi. Salì fin sulla palestra e mi chiusi lì dentro, solo.
Solo.
Si, mi sentivo talmente solo senza di te.
Afferrai due dei miei pesi, e iniziai ad alzare ed abbassare ritmicamente le braccia. Dovevo distrarmi, dovevo scaricare la rabbia.
Passai minuti, o forse ore, con quei pesi in mano. Ma in testa avevo sempre e solo te. Dannata strega, mi avevi fatto un incantesimo, non è vero? Si, doveva essere così.
Buttai i pesi per terra e mi passai una mano fra i capelli verdi.
Mi accorsi che stavo ancora piangendo. Queste dannate lacrime non finivano più!
Concentrai tutta la mia forza nel mio pungo e colpì la parete della palestra, urlando disperato. Continuai a scaricare la mia rabbia sulla parete che si deformava sotto i miei pugni.
Le mani iniziarono a sanguinare, ma non mi importava. Volevo farmi ancora più male, in modo da riuscire a sostituire il dolore della tua perdita con un altro dolore.
Ma nulla faceva più male della tua morte, Nami.
Rimasi chiuso in quella palestra per giorni, non so precisamente quanti. Non mangiavo, non bevevo. Non avevo voglia di fare niente, non ce la facevo.
Non avevo voglia di vivere, non ce la facevo.
Non piangevo più, non ero triste e neanche arrabbiato. Ero diventato insensibile a tutto. Non mi importava più niente.
Forse la cosa migliore sarebbe stata morire e raggiungerti.
Ma, un giorno, mentre stavo sdraiato per terra e osservavo il soffitto, Sanji e Rufy entrarono con forza nella palestra.
Io non mi alzai, non mi mossi, mentre loro si avvicinavano a me.
Erano in piedi accanto a me, uno da un lato e uno dall’altro. Non dissero niente, ma dopo qualche secondo, un pugno e un calcio mi fecero contorcere leggermente dal dolore.
Tuttavia non mi alzai. Non sapevo cosa avessero intenzione di fare, ma non mi importava. Se mi avessero ucciso, mi avrebbero fatto solo un favore.
-Fantastico! Ho sempre sognato di prenderti a calci in questo modo-
Non risposi. Sanji poteva riempirmi di calci, non mi importava.
-Zoro, smettila di fare il deficiente e torna tra noi- aggiunse Rufy.
Se erano saliti con l’intento di convincermi ad abbandonare la palestra per farmi stare con tutti loro e con quel quella marmocchia assassina, stavano perdendo tempo.
Non risposi neanche a lui e questo mi procurò un secondo pugno in pieno stomaco.
-Credi che Nami vorrebbe questo?-
No, questo non potevo accettarlo. Non poteva salire fin qui e pronunciare il suo nome, usandolo contro di me.
Con un balzo mi misi in piedi e diedi un forte pugno in faccia a Sanji che indietreggiò di qualche passo mentre la sua sigaretta cadeva per terra.
-Non nominarla!- lo rimproverai.
Un calcio mi colpì al fianco e mi fece infuriare ancora di più.
-Credi che manchi solo a te, testa d’alga?!- mi urlò contro mentre ingaggiavamo una lotta a mani nude.
Forse, mancavi pure a loro, dovevo ammetterlo. Ma era una cosa diversa. Io ti amavo, tu eri la cosa più importante per me. Ero pronto a rinunciare a tutto per te, il mio sogno, le mie katane, il mio orgoglio. Avrei dato l’altro mio occhio o addirittura la vita per proteggerti e vederti felice.
-Perché non provi a metterti anche nei nostri panni?! Non eri l’unico che l’amava!!!-
Mi bloccai. Cosa aveva detto quel cuocastro? Tutti sapevano che aveva una strana ossessione per te, ma era veramente amore? Pensavo che si comportasse in quel modo con te perché eri una donna, lo faceva con tutte! E poi, anche se non lo avrei  mai ammesso, avrei cercato di non far iniziare la nostra relazione se l’avessi saputo. Sanji è odioso ma è pur sempre un nostro nakama, no?
-Anche io l’ho amata, lo dovresti sapere. Fino a quando incontrai Violet, ma il mio affetto per Nami non è mai diminuito. Per me era come una sorella- continuò lui cercando di ricomporsi. Si sistemò il nodo della cravatta e si accese un’altra sigaretta, guardandomi serio.
Lo sapevo che anche loro le volevano bene. Lo sapevo! Ma perché non riuscivano a capire che io mi sentivo molto peggio?! Avevo perso la mia metà, una parte di me.
Si, Nami. Mi hai lasciato un vuoto enorme, incolmabile. Almeno credevo.
Poi c’ha pensato lei a colmarlo.
-Era la mia navigatrice, la mia migliore amica. Avevo promesso che l’avrei sempre fatta sorridere e adesso non può più farlo!- Rufy si aggiunse alla discussione, facendo una strana smorfia poiché cercava di trattenere le lacrime.
Guardai il mio capitano e poi di nuovo Sanji.
Egoista.
Si, ero stato uno sporco egoista.
Mi ero chiuso in me stesso, facendomi ancora più male, dimenticandomi dei miei amici, che erano pronti ad aiutarmi in ogni momento.
Sicuramente anche gli altri stavano soffrendo molto e io me ne stavo fregando.
Usopp si sentirà davvero inutile, non avendo più nessuna arma da costruire e perfezionare per te.
Chopper non saprà più a chi chiedere aiuto quando farà degli incubi. Non avrà più nessuno che gli racconterà delle storie.
Robin ha perso la sua migliore e unica amica. Non avrà più nessuno con cui confidarsi, con cui fare shopping o con cui piangere la notte quando sognerà sua madre e tutti i mostri del suo passato.
Franky ha perso la sua compagna di ballo, la prima che quando si scatenava sulla pista si univa a lui.
Brook non riuscirà più a suonare quelle canzoni che ti piacevano tante, dedicate solo ed esclusivamente a te per quando volevi rilassarti sul ponte. E non scoprirà mai il colore delle tue mutandine.
Ma soprattutto, tutti noi Mugiwara siamo persi senza di te. Letteralmente. Soprattutto io.
Mi butto per terra, stringendomi la testa fra le mani. Ricominciai a piangere, scoprendo che il mio corpo aveva una riserva infinta di lacrime.
Egoista.
Egoista.
Egoista.
-E poi Nami non ci ha lasciati soli. Anzi, non ti ha lasciato solo- notai che Rufy e Sanji si erano inginocchiati davanti a me. Il primo, mentre parlava, tornò a sorridere.
Lo guardai confuso, ma scoprì che il sorriso del nostro capitano è davvero tranquillizzante.
-Già. C’è vostra figlia- continuò il cuoco.
Nostra figlia…
Mia figlia?
-E’ colpa sua- dissi semplicemente.
No, non mi ero scordato di lei. E neanche di quello che ha fatto.
-Non dire cazzate!-
-Non è mia figlia-
-NAMI HA DATO LA VITA PER LEI! VUOI MANDARE A PUTTANE IL SUO SACRIFICIO?!-
Osservai sbalordito Sanji.
Quelle parole mi colpirono il petto come una pugnalata.
Nami era morta per far nascere nostra figlia. Tu non agivi d’istinto. Ogni tua azione, ogni tuo pensiero, aveva origine da un lungo ragionamento. L’avrai fatto perché ne eri convinta, più che convinta. Non hai pensato a te stessa. Hai pensato a lei, hai pensato a me.
Sono stato io il vero egoista. Non volevo neanche capire ciò che ti aveva spinto a compiere quel gesto.
-Forse ho esagerato- sussurrò Sanji, dandosi una calmata, dopo essere stato rimproverato da Rufy. Neanche lui si aspettava quella reazione da parte del cuoco.
No, non aveva esagerato. Aveva fatto più che bene.
Ne avevo bisogno.
Avevo bisogno di qualcuno che mi sbattesse violentemente la verità in faccia.
Mi alzai, barcollando un po’. Ero tremendamente stanco.
Stanco di tutta quella situazione.
-Voglio vederla-
Rufy e Sanji si scambiarono un occhiata, per poi fissarmi negli occhi. Io avevo trovato il coraggio e la forza di alzare la testa e di sostenere i loro sguardi.
I due sorrisero e batterono il cinque, soddisfatti del loro lavoro.
Tuttavia io ancora non avevo deciso niente. Volevo vederla si. Volevo capire perché tu avessi deciso di morire per lei. Ma tutto qui. Non sarei andato oltre. Ero ancora troppo confuso e abbattuto.
Mi accompagnarono fino alla cabina di Robin. La porta era aperta e potevo vedere l’archeologa che, dandomi le spalle, sistemava qualcosa nella culla che qualche giorno fa era in infermeria.
-Robin- disse piano Rufy attirando la sua attenzione. Lei osservò il capitano sorridendo e poi sposto lo sguardo su di me. Il suo sorriso si allargò ancora di più.
Tuttavia aveva gli occhi gonfi e umidi, il viso tirato Già, soffriva anche lei.
Ci raggiunse sulla soglia e mi poggiò una mano sulla spalla, in modo da infondermi coraggio. Poi la sentì allontanarsi insieme a Rufy e Sanji, lasciandomi solo.
Puntai gli occhi su quella culla. Strinsi i pugni lungo i fianchi ed entrai.
Con un po’ di esitazione mi avvicinai sempre più,fina a quando non riuscì a vederla perfettamente. Era avvolta da una copertina arancione che lasciava libere le manine ai lati della paffuta testa.
Stava dormendo e dalla piccola bocca uscivano delle bollicine. Senza accorgermene sorrisi intenerito. Per la prima volta dopo quel giorno, sorrisi.
Era così dolce. Mi ricordava così tanto….te.
Un po’ tremante avvicinai la mano al suo viso, accarezzandole una guancia rosea con un dito e scoprendola davvero morbida.
Quel leggero tocco però la fece svegliare e lei puntò i suoi occhioni su di me. Sembravano due noccioline, proprio come… i tuoi.
Continuava a fissarmi e io ritirai una mano, facendo una smorfia. Sarebbe stato meglio chiamare Robin prima che iniziasse a piangere.
Ma proprio mentre stavo per voltarmi, un suono acuto e talmente melodioso e dolce attirò la mia attenzione. La guardai stupito mentre la sua risata inondava la stanza. Aveva chiuso gli occhi e le manine si muovevano verso di me.
Avvicinai pericolosamente il viso a lei, incuriosito e affascinato, ma con una mano afferrò i miei tre orecchini, tirandoli e facendomi dannatamente male.
-Ahi! Stupida mocciosa!-
Alzai il busto, togliendo i miei pendagli dalla sua portata, e mi bloccai.
Come l’avevo chiamata?
Mocciosa?
Mocciosa.
Proprio  come chiamavo te.
In quel momento capì tutto.
Tu avevi dato la sua vita per lei, ma non eri morta.
No, assolutamente no.
Tu vivi in lei, non è così?
Sanji e Rufy avevano ragione. Tu non mi hai lasciato solo.
Tu non mi lascerai mai, vero?
Afferrai quel batuffolo fra le braccia, il più delicatamente possibile, terrorizzato all’idea di poterle fare del male.
Con mia grande sorpresa, lei si accoccolò sul mio petto, proprio come facevi tu quando volevi un po’ d’attenzioni, e si rimise a dormire.
Sorrisi di nuovo. Ma mi sentivo tremendamente in colpa.
Io l’avevo abbandonata. L’avevo lasciata sola per giorni. Avevo caricato sulle sue spalle una colpa molto più grande di lei.
Un mostro.
Si, ero un mostro.
Mi dispiaceva davvero per quella povera bambina. Era nata senza una madre e con un padre terribile come me.
Forse sarebbe stato meglio affidarla a Robin. Io non sapevo come fare a crescere, da solo, una bambina.
Che stupido! Non ero solo!
C’erano tutti i nostri nakama e soprattutto c’eravate voi due!
Sentì una calda e salata lacrima scivolare lunga la guancia. Una, solo una. L’ultima.
Ormai avevo capito.
La strinsi più forte fra le braccia, per poi rimetterla nella culla. Ma non mi allontanai. Volevo rimanere lì, accanto a lei.
Accanto a te.
Inoltre, mi era davvero impossibile andar via, perché quella mocciosa, nonostante stesse dormendo, continuava a stringere il mio indice fra le sue mani.
-Suuuper!-
-Missione compiuta con successo, grazie al fantastico capitano Usopp!-
-Non sapevo che il marimo sapesse essere così tenero-
-Dite che è troppo piccola per chiederle il colore delle sue mutandine?-
-ANCORA NON PORTA LE MUTANDINE, IMBECILLE!-
-E’ una bambina davvero dolce-
-Sono sicura che Zoro se la caverà-
-Anche se io non ce lo vedo proprio Zoro come papà!-
-Sappiate che vi sento, idioti!- ringhiai, facendo attenzione però a non svegliarla. Mi voltai, notando tutte le teste dei nostri nakama che, curiose, sbucavano dal corridoio.
Loro risero e si avvicinarono.
Tutti tranne Rufy, che rimase sull’uscio, sorridente mentre guardava la sua famiglia. Afferrò il cappello di paglia e lo strinse al petto. Sussurrò solo due parole, ma io riuscì a sentirle.
-Grazie Nami-
Sorrisi, in direzione del nostro capitano.
Si, grazie Nami.
Grazie davvero di tutto.
Dopo la tua morte pensavo di non poter più amare nessuno, che nel mio cuore non ci fosse spazio più per nessuno. Ma dovetti ricredermi.
Ogni volta che la guardavo, che mi sorrideva, che si addormentava accoccolata sul mio petto, che mi chiamava ‘papà’ con quella vocina buffa, io mi innamoravo, ancora e ancora.
Adesso è cresciuta e…

-PAPA’!-
Alzo il busto da terra, voltandomi verso quella voce che conosco bene.
Sorrido, mentre la vedo correre verso di me.
E’ cresciuta davvero tanto, adesso ha 18 anni.
Indossa un vestito verde, fin troppo corto per i miei gusti, con una cintura marrone alla vita, alla quale è legata una spada, e degli stivaletti, anche’essi marroni.
E’la tua fotocopia, Nami.
Lunghi capelli ramati tenuti in una coda alta e occhi nocciola. La pelle, però, è leggermente più scura della tua.
E’ capricciosa, testarda e orgogliosa proprio come te. E’ golosa di mandarini, ma per fortuna non è troppo attaccata i soldi. Ma è una scaltra ingannatrice, e si diverte a fare scommesse con tutti quanti, riuscendo sempre a vincere. Non tanto per guadagnare berry, ma per puro divertimento. Vuole dimostrare che è la migliore.
Ma, per fortuna, nelle vene le scorre sangue di spadaccina.
Eh si. Ha deciso di seguire le mie orme.
Quando aveva solo 5 anni, prese la mia Wadō Ichimonji e, alzandola verso il cielo, disse che un giorno sarebbe diventata la miglior spadaccia del mondo, in modo da dimostrare di essere più forte di me.
E’ davvero molto competitiva, proprio come me.
Ma, tranquilla. Avevo detto che si sarebbe occupata anche del tuo sogno.
Un giorno, la vidi scarabocchiare qualcosa sull’albero maestro (immagina la reazione di Franky e Usopp) e si rivelò una vera e propria artista. Così, quando divenne un po’ più grande, le raccontai del tuo sogno.
Lei mi guardò seria e mi disse che ci avrebbe pensato lei. Avrebbe disegnato, anzi, completato la mappa del mondo. Disse che voleva riuscirci a tutti i costi perché era l’unica cosa che poteva condividere con te.
E’ davvero fantastica, vero?
-Ehi papà! Ho conosciuto Genzo e la zia Nojiko. Sono davvero simpaticissimi!- mi dice non appena mi raggiunge.
- Già, lo so, Bellemer-
Lo sapevo. Sapevo che avresti tanto voluto chiamare tua figlia come tua madre. Me ne avevi parlato una sera mentre, sdraiati nella nostra cabina, ti accarezzavo il pancione. E quindi ti ho accontentata.
-Adesso, posso stare un po’ qui con te?- mi chiede dondolando sulle punte dei piedi e tenendo le mani intrecciate dietro la schiena. Ha già 18 anni, ma rimane sempre una mocciosa. La mia mocciosa.
Le sorrido, sistemandomi meglio. Lei ricambia il sorriso felice e si siede fra le mie gambe, accoccolandosi sul mio petto come fa da quando è piccola. Appoggio il mento sulla sua testa e la stringo forte. Non è più una bambina, adesso è una ragazza, ma per fortuna questi momenti così speciali tra noi due non finiscono mai.
-E quindi è qui che riposa la mamma-
-Proprio così, accanto alla nonna della quale porti il nome-
Allora, ci era sembrata la cosa più giusta seppellirti qui, nel villaggio di Coco. E quale miglior posto se non accanto a Bellemer. Abbiamo dovuto affrontare un lungo viaggio, ma non ci importava. Dovevamo portarti qui, a tutti i costi.
-Era davvero bella- sussurra, nonostante non possa sentirci nessuno, sfiorando il tuo avviso di taglia.
-Si, era bellissima. E tu sei bella proprio come lei- rispondo.
E’ l’unica persone con cui parlo tranquillamente, senza essere troppo duro o freddo.
-Ti manca?-
-Si, tantissimo. Ma non sono triste, perché ho te e tutti i mugiwara- sono sincero. Non sono triste. Devo e voglio essere forte, per lei.
Lei mi stringe più forte e poi si avvicina alla tua croce, inginocchiandosi.
-Mamma, dovevi essere proprio una persona fantastica se sei riuscita a far innamorare di te papà!- sorrido divertito. Si lo era, per questo mi sono innamorato di lei –Mi sarebbe piaciuto tanto conoscerti, ma mi devo accontentare dei racconti di papà e di tutti gli altri. Lui ti ha amata e ti ama davvero tanto ancora ora, lo sai vero? Avete vissuto così tante avventure insieme, che lui mi ha raccontato e che ho letto sul tuo diario, che vi hanno legato tantissimo. Spero di diventare una donna forte, bella e coraggiosa proprio come te-
Le guardo la schiena, sorpreso ed intenerito. Sareste andate molto d’accordo voi due, ne sono certo. Mi dispiace che lei non ti abbia potuto conoscere.
 Ad un certo punto la sento abbassare la voce, così mi avvicino maggiormente, curioso.
-E forse ho trovato un ragazzo con cui vivere tutte le avventure che voi due avete vissuto insieme. Si tratta di Ace. Questo è un piccolo segreto fra noi due, papà si ingelosirebbe subito quindi…. PAPA’! STAI ORIGLIANDO, PER CASO?!-
-Assolutamente no!- dico, colto in fallo, alzandomi in piedi. Poi qualcosa attira la mia attenzione.
-Che cos’hai nel collo?- indico una piccola macchia, o forze un livido circolare sul suo collo. Sembra…
Lei arrossisce leggermente, ma continua a sorridere birichina. Il tuo stesso sorriso.
No. Non può essere! Non dirmi che quello è prorpio…
-Me l’ha fatto Ace- dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, non curandosi dell’infarto che potrebbe colpirmi da un momento all’altro.
-QUEL BRUTTO…-
-Si è fatto tardi! Andiamo!- mi interrompe, saltando in piedi e correndo via, verso il paese.
Ad un certo punto si ferma e guarda verso di me, continuando a sorridere.
-A presto mammaaa!!!- urla, mettendo una mano accanto alla bocca e muovendo con forza l’altra, alzata verso il cielo.
Poi scappa via.
Può correre quanto vuole, ma me la pagherà. Non solo lei.
Quell’Ace da strapazzo ha osato toccare mia figlia! Quello era un succhiotto, lo so!
Lui e anche quel babbeo di suo padre, se la vedranno con me!
Una debole brezza mi avvolge il corpo, e mi rilasso sotto quelle carezze. Un inconfondibile odore di mandarini raggiunge le mie narici.
Sei tu?
Sei tu, non è vero?
Chiudo gli occhi, facendomi cullare ancora da quel soffio.
Si, non puoi che essere tu.
Adesso mi pizzichi leggermente il volto.
Lo so, lo so. Bellemer ha 18 anni, è abbastanza grande. In più Ace è un ragazzo affidabile, figlio dei nostri migliori amici. Ma non credo si necessario per lei avere un ragazzo. Rimanere single non ha mai ucciso nessuno.
Sorrido, sentendo il vento che mi soffia nelle orecchie e immaginandomi la tua risata.
Se solo ci fossi tu…
Osservo il cielo blu, un tappeto di luminose stelle sopra la testa. Senza accorgermene si è fatta sera. Sento il vociare delle persone del villaggio.
Ah, mi stavo dimenticando della festa che avevano preparato per il nostro ritorno.
Sarà meglio andare, o finiranno tutto il sakè.
Mi girò un’altra volta, guardando il tuo avviso di taglia.
Grazie Nami.
Grazie per tutto quello che hai fatto per me.
Mi hai insegnato ad amare, e non lo scorderò più.
Ma solo se tu resti con me.
Non abbandonarmi.
Continua a seguirci, a vegliare su di noi.
A vegliare su di lei.
Su di me.
Resta con tutti noi mugiwara, per sempre.
Resta con me.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Salve a tutti! Ecco il secondo ed ultimo capitolo della fiction. Mi è dispiaciuto molto che nessuno l'abbia recensita, ma forse è perchè sarebbe stato meglio leggerla tutta in una volta e non dividerla in due capitoli, errore mio. Comunque vorrei ringraziare chibi_onigiri che, anche se non ha recensito la storia, l'ha inserita tra le seguite.
Adesso che la storia è completa spero che qualcuno mi dica cosa ne pensa.
Un bacio a todos!


 
  
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