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Autore: rocchi68    21/06/2015    1 recensioni
Può un essere malvagio tenere sotto scacco un'intera città per l'eternità o prima o poi dovrà fare i conti con la giustizia che porrà sul suo terreno un avversario di buon livello? In omicidi all'ordine del giorno, con l'Fbi incapace di cavare un ragno dal buco, può un semplice Comandante fermare l'inferno?
Oppure fallirà nel tentativo più disperato?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Erano ancora le sette di mattina quando mi alzai stancamente dal letto e per le otto dovevamo essere in ufficio, ma eravamo ancora in tempo per farci una doccia e per fare colazione al bar all’angolo, dove avrei preso come sempre il mio solito caffè con una brioche, intento nell’attesa a leggere il quotidiano locale.
Dopo esserci fermati per diversi minuti a fare colazione ci dirigemmo immediatamente in ufficio dove stranamente trovai seduta ad una sedia la signorina Tsunade intenta a scambiare due parole con Naruto.
Vedendo la signorina mi resi subito conto che la faccenda era seria, in quanto da quando si era ritirata in pensione era venuta a farci visita una volta soltanto riguardo ad una multa per divieto di sosta.
Dopo aver congedato Naruto e aver chiesto a Temari di aiutare Hinata a riordinare i fascicoli di un vecchio caso, aprii la porta del mio ufficio e invitai Tsunade a sedersi pure sulla poltroncina dove era solito sedersi il mio Vice.
 
“Buongiorno signorina Tsunade, sono convinto che non sia venuta fino a qui per salutarci, ma ci deve essere qualche problema.” Mi avvicinai alla macchinetta dell’ufficio ed ero intenzionato ad offrirle una bevanda, quando lei negò con insistenza e iniziò a parlare.
“Hai indovinato Shikamaru, guarda questo fascicolo.”
 
Dopo aver preso il fascicolo, iniziai a sfogliarlo e rimasi stupito da quello che c’era scritto.
Ieri una giovane donna era stata uccisa alle spalle da un uomo sconosciuto che indossava una maschera nel Hotel Plaza.
 
L’Hotel Plaza era il miglior hotel della città e forse era il migliore di tutto lo Stato. Era immenso e una volta per aiutare Asuma in una ricerca mi stavo anche per perdere.
Era un hotel 5 stelle e quindi era prevedibile che fosse molto costoso e solo una piccola occhiata alla facciata faceva capire che tutti quelli che non fossero disposti a spendere 800 dollari a notte non erano ben accetti. Gli interni erano favolosi e appena entrati si veniva accolti in un paradiso
terrestre, dove la sala principale era costellata da tappeti costosi, quadri e da lampadari di cristallo.
Le cameriere lavoravano incessantemente per portare le bevande in tazzine di porcellana oppure per portare la cena in camera ai clienti.
Il proprietario non era un tipo che si concedeva molti svaghi, in quanto preferiva guadagnare più soldi possibili, per poi spassarsela una volta guadagnata la sudata pensione. Era un grande amico e collaboratore del signor Sasori e non era raro vederli la domenica mattina giocare una partita a golf nel campo dietro alla villa di uno dei due signori.
Ricordo ancora perfettamente che le stanze erano poco meno di un centinaio e quella più lussuosa poteva venire a costare quasi quanto il mio stipendio e quindi tutte le volte che passavo mi veniva un nervoso perché non avrei mai potuto permettermi un simile lusso.
Le stanze erano tutte molto grandi ed erano composte dalla camera e da un bagno che permetteva pure la scelta tra doccia e vasca.
Oltre al letto, che di solito era matrimoniale, si notava la presenza di un televisore a muro da 50 pollici, un frigobar, una libreria che nessuno avrebbe mia visionato, due armadi belli capienti, una scrivania e ovviamente il condizionatore.
 
La vittima era la signora Emily Pucket, una donna sulla quarantina, assai facoltosa e che non aveva paura di spendere i soldi del marito. Era una bellissima signora, magra e alta 1 metro e 78. Lavorava nella stessa azienda del marito e spesso si fermavamo all’Hotel Plaza per invitare i clienti a firmare un contratto con la Cable Society che garantiva molto spesso fiorenti guadagni per entrambi le parti. Dopotutto la società era pure quotata in borsa e quindi potevano permettersi di soggiornare in qualsiasi posto avessero desiderato.
 
La donna era appena entrata nella camera quando era stata raggiunta da una coltellata alle spalle da parte di un uomo alto all’incirca 1 metro e 90 coperto con una maschera da Joker. Quel pazzo l’aveva uccisa, aveva sfilato il coltello dal corpo della signora ed era scappato senza aver lasciato la minima traccia, ma facendosi ben immortalare dalle telecamere poste nei vari corridoi. Per essere un hotel 5 stelle ci sono alcuni canoni da seguire e uno di questi per il proprietario era quello di utilizzare delle telecamere per essere sicuro che tutto andasse alla perfezione.
Fortunatamente questo pazzo era stato ripreso in uno dei pochi hotel dotati di una simile tecnologia, perché altrimenti sarebbe stato impossibile avere qualche possibilità di acciuffarlo.
Nessuno, come era logico aspettarsi, aveva sentito qualcosa e la donna non aveva avuto nemmeno il tempo di girarsi o di gridare aiuto per spaventare l’aggressore. Una fugace ombra nera l’aveva seguita nella stanza e l’aveva uccisa, senza aver portato via nessun oggetto di valore.
I soldi e i gioielli non erano nei suoi interessi e quindi l’aveva fatto solo per puro divertimento. Odio questi criminali che uccidono così, senza un motivo logico, sarebbero da rinchiudere e da tenere segregati per sempre.
 
La cosa che mi seccava era che questo hotel era sotto protezione anche del Fbi e quindi ciò voleva dire che dovevo lavorare a stretto contatto con Gaara, il quale ammettiamolo mi odiava a morte. Mi considerava un fallito e un’idiota senza la minima possibilità di far carriera, ma questa volta gli avrei dimostrato che era lui a sbagliarsi.
 
“Cosa c’è che non va signorina?” Chiesi, facendo finta di non accorgermi di un elemento piuttosto interessante.
“Il problema è che questo signore ha già ucciso due persone negli ultimi 15 giorni seguendo questo metodo da Joker impazzito.” La sua risposta non mi spiazzò per nulla, in quanto avevo letto qualcosa a riguardo, ma ero troppo impegnato per partecipare attivamente a quell’indagine.
“Perché non ne sono sorpreso? Eppure questa non mi è una modalità sconosciuta.”
“Il problema è un altro. Circa 25 anni fa un altro uomo con la maschera da Joker aveva seminato il terrore in questa città, ma dopo mesi e mesi di ricerche tuo padre Shikaku riuscì a prenderlo. Le modalità erano le stesse, uccideva e poi spariva nell’ombra.” Fornendomi un resoconto rapido e abbastanza preciso.
“Scommetto che quel tizio non è lo stesso di questi delitti.”
“È per questo che ti ho fatto visita. Dopo 20 anni di processo, l’uomo catturato da tuo padre è stato giustiziato e quindi non è lui il colpevole, ma ho una sensazione strana che mi martella il cervello. Io credo che questo Joker moderno abbia ripreso l’iniziativa di quello precedente per riuscire a portare a termine un qualcosa nel quale aveva fallito. Tuo padre non capì mai qual era il suo obiettivo, ma avrebbe voluto avere più tempo per scoprirlo. Il tizio acciuffato si chiamava Robert Epson e non ha mai chiarito i pochi dubbi di Shikaku e anzi si è proclamato più volte innocente.”
 
Durante l’ascolto della sua breve storia, mi sistemai sulla poltrona e chiusi gli occhi, pensando alle informazioni che la signorina mi stava fornendo. Quando sentii il nome del tizio acciuffato da mio padre, riaprii gli occhi e iniziai a scarabocchiare qualcosa su un foglietto della scrivania.
 
“Ho letto qualcosa su questo Robert, ma nulla che lei abbia tralasciato di quanto detto. Non posso accusare nessuno se non ho indizi, l’unica soluzione sarebbe prenderlo con le mani nel sacco e non posso nemmeno arrestare uno dei suoi parenti solo perché credo che abbia intenzione di vendicarsi.”
“Ascoltami Shikamaru, tu sei l’unico che può catturare quell’uomo, vedi di impegnarti se non vuoi che chieda al sindaco di promuovere Temari a Capitano.” Minacciandomi come se fosse ancora al potere.
“Grazie signorina.”
 
Detto questo Tsunade uscì dal mio ufficio e quindi dalla centrale per dirigersi a casa della nipote.
Nel frattempo io chiamai Temari e l’avvertii di preparasi, direzione Hotel Plaza. Dopo 10 minuti di macchina giungemmo all’hotel che manco a dirlo era pieno di giornalisti e ci misi un’eternità per superarli tutti. All’entrata venni fermato da un energumeno alto quasi 2 metri che lavorava sicuramente per l’Fbi dato che era scritto sul suo giubbino.
 
“Voi giornalisti non potete passare.” Mi intimò con voce minacciosa, possente e dall’accento russo.
“Errato signor Max, io sono Shikamaru Nara e sono il Capitano della centrale di questa città e la signorina alla mia destra è il mio Vice. È un peccato che un agente segreto così preparato renda il suo nome pubblico a tutti. La prossima volta se vuole che il suo nome resti segreto, farebbe meglio a nascondere quel tatuaggio che porta sul braccio.” Indicandogli l’arto destro.
 
Detto questo gli mostrai il mio distintivo e mi lasciò passare non prima di aver detto:
“Capitano Gaara non sarà affatto contento di lavorare con lei.”
“Il Capitano Gaara sa quanto e come lavoro. Non ha bisogno di mezzucci per tenermi lontano dai casi che sono anche di mia competenza.”
 
Il Capitano Gaara ci stava aspettando nel salone principale e non appena notò la mia presenza la sua espressione diventò cupa e spaventosa. Era inutile negarlo lui mi odiava e io non lo sopportavo, dopotutto eravamo in disaccordo su tutto e anche in questo caso vedrete che mi romperà le scatole.
 
“Ciao fratellone, come te la passi?”
“Tutto bene Temari. E tu Capitano?”
“Potrebbe andare meglio.”
 
Spero che abbia capito che non voglio lavorare con lui, ma tanto è inutile piangere sul latte versato, ora mi dovrò sorbire questa rottura per un bel po’.
Dopo aver fatto due rampe di scale giungemmo alla stanza della donna e notai subito che per una volta Kiba era stato precisissimo nell’annottare la descrizione sul dossier. Quel ragazzo se avesse dimostrato così tanta precisione e calma avrebbe ottenuto un posto di maggior rilievo in centrale e non sarebbe passato per un’idiota casinista. Lo stesso discorso poteva essere fatto per Naruto che da quando ero diventato capitano e da quando si era fidanzato con Hinata era diventato più responsabile e maturo.
 
“Bene signori il caso è molto semplice, un pazzo ha ucciso la donna ed è scappato.” Analizzò Gaara con scarsa precisione e tralasciando particolari importanti.
“Che bravo signor Gaara, non l’avrei mai detto.”
“Non faccia il saputello con me ispettore.”
“Ha ragione. Io sarei capitano in verità. Torniamo alle cose serie. Avete analizzato la valigia della signora e il suo abbigliamento?”
“Sì certo. È una delle prime cose che osserviamo.”
“Avete trovato un ombrello, per caso?” Chiesi al federale.
“A cosa diavolo, le sarebbe servito un ombrello?”
“Dove devo firmare per ricevere l’incarico da federale? Come è possibile che costui abbia tale titolo?”
“Ehi, aspetti un attimo, io…” Lo interruppi per evitare di ascoltare un dialogo noioso e privo di interesse.
“Ha piovuto per due giorni consecutivi ed è poco probabile che una signora viaggi senza un ombrello, specialmente se il suo vestito vale quanto il mio e il suo stipendio messi insieme. Quindi ci sono diverse possibilità a riguardo e alcune sono interessanti. L’ombrello è rimasto nella hall, scelta possibile dato che sul pavimento non c’è traccia d’acqua, ma il portaombrelli all’ingresso era vuoto, quindi l’ipotesi numero uno è da scartare a priori. Seconda ipotesi, ha dimenticato l’ombrello. Anche questa poco verosimile, dato che il capo è asciutto. Terza ipotesi, qualcuno ha accompagnato la signora e da quello che ha scritto Kiba, sembra che il marito si sia accorto della mancanza di qualcosa come 50 dollari. Se avesse guidato lei o avesse avuto un autista personale non avrebbe speso quei soldi, quindi l’unica spiegazione valida è che si sia fatta accompagnare da un taxi e che qualcuno o forse lo stesso autista l’abbia seguita fino a qui per poi ucciderla. Per quanto riguarda il taxi, è inutile che lei si sprema le meningi, in quanto ho ricevuto questa mattina la telefonata di un giornalista che mi riferiva un pettegolezzo riguardo a delle auto rubate e questa sembrerebbe rientrare nel mio caso.” Esponendo velocemente le mie constatazioni
“Che ipotesi assurde.”
“Lei è ottuso, ma nella sua ottusità non mi sembra di aver mai giudicato le vostre intuizioni e scelte. Analizzate pure questa stanza se volete, ma sappiate che è una perdita di tempo. Quel tipo non avrà lasciato nemmeno mezza impronta digitale per risalire a lui.”
“Zitto, geniaccio.”
“Che offesona, da parte di un babbeo che non sa fare nemmeno il suo lavoro.” Risposi con noncuranza.
 
Eccone la riprova, io e lui ci odiavamo a morte e se non fosse intervenuta Temari ci sarebbe stato un duplice omicidio in quella stessa stanza.
 
“La volete smettere, razza di imbecilli?” Inveendo contro noi due.
“Temari non usare quel tono con me, sono tuo fratello. Se non la smetti di stare con questo idiota diventerai ancora più stupida di lui. Per questo motivo ti chiedo di collaborare con noi dell’Fbi e lascia che il caro Capitano si arrangi. Non sarebbe mai capace di proteggerti, invece lavorando con noi avresti una protezione migliore.” Avanzando una proposta interessante.
“Non potrei mai farlo, lui…”
“Temari per una volta sono d’accordo con Gaara, vai con lui.” La guardai e gli feci cenno di accettare.
“Bene Temari, dato che il Capitano è della mia stessa opinione, torniamo in centrale a controllare i vecchi fascicoli.”
 
Avevo preferito che Temari andasse con il fratello perché non corresse rischi e anche perché così facendo avrei potuto compiere un’analisi più attenta e dettagliata dell’intero hotel. Non condividevo i metodi di Gaara, ma avendo Temari che controllava la situazione avrei avuto più possibilità di risalire al colpevole dei delitti.
Dopo pochi minuti gli agenti dell’Fbi tornarono in centrale, lasciandomi da solo a controllare alcuni aspetti del caso che ancora non mi convincevano del tutto.
 
   
 
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