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Autore: rocchi68    14/06/2015    1 recensioni
Può un essere malvagio tenere sotto scacco un'intera città per l'eternità o prima o poi dovrà fare i conti con la giustizia che porrà sul suo terreno un avversario di buon livello? In omicidi all'ordine del giorno, con l'Fbi incapace di cavare un ragno dal buco, può un semplice Comandante fermare l'inferno?
Oppure fallirà nel tentativo più disperato?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Avviso: Se non capite qualche passaggio di questa storia, potreste iniziare con il leggere i 13 capitoli della serie: “La vendetta dell’ispettore Nara.”
Questo sarà il sequel e penso che sarà una storia lunga una decina di capitoli, vi avverto inoltre che alcuni personaggi sono ripresi dal manga Naruto e altri sono inventati. Spero che questa storia vi piaccia così che possiate recensire in numerosi.
 
 
 
Eravamo seduti tranquillamente al nostro ristorantino preferito, in una romantica cenetta al lume di candela, aspettando con calma che il nuovo proprietario ci portasse i menù.
L’anziano proprietario che, aveva gestito per oltre 25 anni il suo ristorante, aveva deciso di andare in pensione, non prima di aver aiutato il giovane nipote a dare una rinfrescata al posto.
Il vecchio Rick aveva reso famoso quel ristorante e le voci soddisfatte andavano da una città all’altra, infatti molti cantanti e attori quando si trovavano in tournée spesso si fermavano per mangiare un boccone. Le sale erano costellate da foto con VIP e questo era un ulteriore punto a favore per i nuovi proprietari.
Passate le redini al giovane rampante molti credevano che la fama guadagnata andasse perduta, ma il nipote era un tipo tosto e dopo un rinnovamento generale degli interni, aveva provveduto a cambiare anche il menù che ora risultava più chic e sicuramente appetibile anche per i clienti meno facoltosi. Questo passaggio di consegne aveva portato un grande guadagno al ristorante e spesso si vedeva Rick girare per i tavoli con aria soddisfatta offrendo sempre qualche amaro o sorbetto che i clienti non disdegnavano di certo. L’unico cruccio dell’anziano proprietario era quello che non era riuscito mai ad ottenere nemmeno una stella Michelin, ma a differenza dello zio, il nipote ne aveva ottenute addirittura due e questo era una fonte di orgoglio da parte di tutta la famiglia.
 
“Bene signora, cosa desiderate?”
“Io vorrei una pizza vegetariana e una birra bionda.”
“Va bene, mentre lei cosa desidera signor ispettore?”
“Suvvia Erick, ancora con tutti questi formalismi. Quante volte devo dirti di chiamarmi Shikamaru? Comunque desidero una pizza quattro stagioni e una coca cola.”
“Va bene, tra dieci minuti saranno pronte.”
 
Non potevo bere alcolici in quanto ero io il “pilota” e Temari non mi avrebbe mai permesso di guidare se avessi bevuto un goccio, quindi per evitare ogni discussione decisi di accompagnare la cena con un po’ di coca cola.
 
Dopo aver portato l’ordine in cucina e averci consegnato le bevande, scomparve in mezzo ai tavoli per servire gli altri clienti.
Erano ormai da settimane che ci fermavamo in quel ristorante e ogni volta finivamo con il parlare del nostro matrimonio. Eravamo ancora indecisi sulla lista degli invitati e ovviamente sul menù e sugli abiti da cerimonia. Le bomboniere, il viaggio di nozze, la data per il lieto evento e i testimoni erano già stati decisi da qualche giorno, ma questi erano dei punti abbastanza semplici da sciogliere.
 
Per quanto riguarda il viaggio avevamo pensato alle splendide spiagge caraibiche dove poter passare almeno due settimane circondati dalla tranquillità.
Nonostante avessi dei doveri, in quanto Capitano della centrale, avevo deciso di lasciare, per quel periodo, il comando all’unica persona con un briciolo di intelligenza di quel posto. Quella persona non era altro che il povero Neij che avrebbe dovuto tenere tutti in riga.
 
Eravamo ancora in maggio, ma le cose sarebbero potute cambiare inaspettatamente e quindi onde evitare spiacevoli sorprese avevamo deciso di sposarci il quattro settembre verso le dieci di mattina.
Arrivare puntuale, per un ritardatario cronico come me, sarebbe stata dura e di certo non potevo chiedere alla mia futura mogliettina di svegliarmi, sarei passato per un’idiota insensibile che si dimentica anche di prepararsi per il matrimonio.
Sicuramente non avrei avvertito la tensione e quindi non avrei passato la notte in bianco, in quanto nemmeno quando dovevo sostenere esami importanti non riuscivo a stare sveglio. Ho lo straordinario potere di addormentarmi non appena appoggio la testa sul cuscino e solo in pochi casi restavo sveglio per più di dieci minuti.
 
Per la scelta del mio testimone mi scervellai un po’ di più, avrei preferito farmi accompagnare da Choji o dal maestro Asuma, ma entrambi erano stati uccisi da Orochimaru, per questo preferii chiedere a Yamato il quale acconsentì volentieri.
Kurenai mi avrebbe accompagnato all’altare e Hiruzen sarebbe stato un paggetto perfetto.
Temari invece optò per Hinata come testimone di nozze, la quale sorpresa e stupita dalla proposta, non poté che accettare e aveva deciso di farsi accompagnare all’altare dal fratello.
 
Avevo anche in mente di noleggiare per poche ore una limousine che scortasse la sposa da casa alla chiesa e quindi al ristorante.
Stavo ancora pensando a chi invitare al matrimonio quando venni interrotto dalla mia fidanzata.
 
“Shika, io tua zia Mary al matrimonio non la voglio.”Intervenne la mia fidanzata, interrompendo momentaneamente i miei pensieri.
“Perché scusa?” Chiesi incuriosito della sua richiesta.
“Perché è una vecchia svampita e poi sarebbe capace di presentarsi con i suoi amati gatti.” Alzando leggermente la voce e facendo voltare anche due ragazzi che si stavano gustando la loro cena in santa pace.
“Cosa vuoi che sia.”
“Io quelle dodici bestie pelose non le voglio.” Riprendendo con tono piccato.
“Sono undici i gatti.” Cercai, invano, di sottolineare.
“Undici più tua zia fanno dodici.”
“Ok zia Mary fuori dalla lista. Considerando che abbiamo deciso di invitare i nostri colleghi con le rispettive ragazze e ragazzi, tuo fratello e famiglia, Kurenai, Hiruzen, Jiraya, Tsunade, Yamato e Kevin, siamo arrivati ad una quarantina di persone. Dovrebbero bastare.” Cancellando il nome della zia dalla lista e controllando i nomi che avevamo inserito.
“Ovviamente se ci viene in mente qualcuno da invitare lo aggiungiamo, purché  la cosa sia fattibile. Insomma dobbiamo avvertire il prete e lo chef e non possiamo sparare un numero per poi abbassarlo o alzarlo, dobbiamo andare decisi.”
“Non preoccuparti c’è ancora tempo, non farti prendere dall’ansia che diventi ancora più brutta.” Cercando di scioglierla un po’ dalla tensione che l’attanagliava
“Come scusa?” Mi chiese, pensando di aver sentito male.
“Dai Temari stavo scherzando.”
“Ti conviene se non vuoi dormire per terra questa notte.” Minacciandomi e puntandomi contro una delle sue posate.
 
Vedere la mia ragazza preoccupata mi rendeva inquieto e non volevo che andasse a dormire con la tensione e con il pensiero che mancavano poco meno di sei mesi al nostro matrimonio. Speravo di aver smorzato la tensione e quindi tornammo a parlare dei vari preparativi.
 
Dopo pochi minuti le pizze arrivarono ai nostri tavoli e dopo esserci gustati una cena deliziosa e aver fatto quattro chiacchiere pagammo il conto e uscimmo dal locale. Prima di risalire in auto, cominciammo a parlare di un vecchio caso al quale avevo accennato seduto al tavolo.
 
“Andiamo Shika, non inventarti storielle così divertenti.” Finendo di ridere, per quella che secondo lei era una barzelletta.
“Non è una storiella, è la pura verità. Anni fa mio padre mi raccontò che riuscì ad evitare la galera ad un suo amico, un certo Gary se non sbaglio, solo perché il caso era veramente semplice per essersi risolto così nel nulla.”
“Come puoi farmi pensare che io creda che lui sia riuscito a discolpare il suo amico per via di un po’ di sangue? È impossibile.” Ripetendo le stesse parole che avevo usato 10 minuti prima.
“Nulla è impossibile basta volerlo.”
“Andiamo non puoi farmi pensare che solo un goccio di sangue avesse aiutato tuo padre.” Riprese con convinzione, sempre più crescente.
“Temari non hai prestato attenzione alla spiegazione che ti ho dato. Quel giorno un vecchio signore che si vantava di essere amico del padre di Gary contattò il figlio di quest’ultimo confidandogli che voleva concedergli il suo intero patrimonio, dato che non aveva parenti e preferiva lasciare tutto ad un conoscente piuttosto che allo Stato.
Lo invitò in casa sua e firmarono il testamento, ma il vecchio si fece promettere che il giovane Gary non avrebbe mai fatto parola ai genitori di quella fortuna e che avrebbe aspettato la morte dell’ormai settantenne. Il destino volle che l’indomani la polizia rinvenne vicino al giardino una catasta di legno che bruciava e appoggiata ad essa vi era un corpo ridotto in cenere.” Ripetendo con pazienza il caso che mio padre aveva abilmente risolto.
“Ti stai inventando tutto.” Cercando di spegnere sul nascere la mia spiegazione che lei reputava inesistente.
“Potresti farmi finire per una volta? Gary era disperato perché aveva movente, mezzo e possibilità e mio padre desideroso di aiutare l’amico decise di controllare la casa senza aver trovato nulla di particolare che potesse discolpare il giovane. Era un caso fin troppo lineare e semplice, ma proprio grazie a questa semplicità aveva deciso di chiedere a Tsunade di non incarcerare Gary.
Mio padre si ripresentò di nuovo in quell’abitazione il giorno successivo, ma questa volta a sorpresa sul muro del salotto era comparsa una leggera traccia di sangue che il giorno prima non era presente.
Potresti dirmi come è comparsa quella goccia di sangue?”
“Forse tuo padre non aveva controllato bene la casa…”
“Impossibile mio padre era tutto, ma non era né distratto, né tantomeno disattento ai particolari dei suoi casi. Se in casa non c’era nessuno, come tu vai sostenendo, e la casa era chiusa con i sigilli, come era comparso quel sangue sul muro? Qualcuno era rimasto chiuso dentro ed era riuscito a compromettere le prove. Un delitto quasi perfetto rovinato da colui che voleva renderlo perfetto. Il caro vecchio signore era un architetto ed era riuscito a costruire una stanza nascosta dove poter controllare il lavoro dei poliziotti, ma con un vecchio stratagemma mio padre riuscì a prenderlo e ad incarcerarlo.”
“Te lo ripeto di nuovo è impossibile.” Mantenendo la sua solita aria di sfida e non sotterrando l’ascia di guerra anche quando gli avevo fornito la soluzione finale.
“Temari ti sbagli. Ricorda che una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità.” Ripresi, usando le stesse parole che Sherlock Holmes, in uno dei suoi innumerevoli casi, aveva riferito al suo amico, il dottor Watson.
“E il corpo che bruciava in giardino?”
“Un barbone che era stato ucciso due giorni prima.”
“Perché quel vecchio ha sbagliato? Io avrei incarcerato subito il giovane Gary.”
“Ha sentito mio padre dire ad un collega che per lui quel caso, nonostante fosse secondo molti già risolto, presentava alcuni aspetti interessanti. Gary aveva dimenticato l’ombrello in casa della finta vittima, ma non aveva mai messo piede né in salotto, né in cucina. Allora come faceva ad esserci il sangue in salotto? Semplice il vecchio era una volpe, era riuscito con un coltellino a ferire all’indice per sbaglio il giovane e con il poco sangue raccolto era riuscito a lasciare sul muro una traccia debole, ma visibile di sangue.
Il sangue però non era presente alla prima visita di mio padre e questo è stato un errore grossolano.”
“Ho ancora qualche dubbio a riguardo, ma sarò costretta a crederci.”
“Ti giuro che è la verità. Cosa devo fare per convincerti?”
“Niente, tanto lo chiederò a Kurenai non appena avrò l’occasione di rivederla.”
“Donne, non credono a quello che dici. Tu puoi essere un marito, un figlio, un fratello o un fidanzato, ma loro preferiranno sempre credere ad un’altra donna. È inutile, sono stufo di ribattere. Quando parlerai con Kurenai vedrai che anche lei ti confermerà che per quanto strano, tutto ciò corrisponde a verità.” Cercando inutilmente di vincere una battaglia impossibile.
“E Gary che fine ha fatto?”
“Si è sposato, ha 2 figli e credo che ormai sia prossimo alla pensione.”
 
Risalimmo in auto e ci dirigemmo verso la nostra abitazione dove andammo immediatamente a dormire. Dopotutto eravamo degli agenti e non potevamo fare tardi al lavoro se volevamo dare il buon esempio ai nostri subordinati dai quali esigevamo rispetto e puntualità.
 







Lo so che avevo promesso di pubblicare il primo capitolo di questa storia giusto ieri, ma a seguito di una marea di imprevisti e di altri motivi di cui non sto qui a parlare per non annoiarvi, ecco il tutto posticipato di un giorno.
Siccome per qualche sabato sono terribilmente impegnato, lo so avevo promesso l'esatto opposto, mi vedo costretto a pubblicare di domenica.
Mi scuso ancora per l'errore che ho commesso e spero che la storia vi possa piacere.
Se avete qualche consiglio o qualcosa vi è sfuggito, recensite pure, vedrò di rispondervi non appena possibile.
Grazie e alla prossima.
   
 
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