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Autore: sku    12/01/2009    1 recensioni
Vent'anni prima Allanon aveva svelato a Shea la sua discendenza reale e lui aveva sconfitto il Signore degli Inganni. Adesso un nuovo nemico minaccia le Quattro Terre e il druido torna a calcarle per fermarlo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allanon, Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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24.
L'alba aveva reso il cielo rosa ad est e Leian, a cui era toccato l'ultimo turno di guardia, si mosse per andare a svegliare i suoi compagni. Si stiracchiò nell'aria del mattino che prometteva un'altra calda giornata. Sembrava che facesse ancora più caldo. Gli alberi erano sempre meno e lei odiava viaggiare così scoperta.
La voce di Allanon risuonò nella mattina. - Questa sera al massimo arriveremo ai confini del deserto dell'Angluk. E da lì in poi dovremmo affidarci alla memoria di Leian. -
Gli sguardi si spostarono immediatamente su di lei. L'aveva immaginato. La mappa di Rentro.
- Potrei usare le pietre per farla vedere anche a voi. Così saremmo più sicuri. - Non le piaceva tutta quella responsabilità.
- Anche se vorresti dividere questo peso con noi, non è possibile. La magia delle pietre è troppo potente e sveglierebbe cose che tutti noi preferiremmo restassero all'oscuro della nostra presenza. Il più a lungo possibile. -
- Immagino che questo lasso di tempo non durerà fino alla fine di tutta questa storia. - ironizzò Garvo ottenendo come risposta una gelida occhiata del druido e un timido sorriso di Leian.
"Ma come ho fatto ad ascoltarlo?" Si domandò ancora una volta lo gnomo.

Era una serata come tanta altre. Nella taverna; la solita, piccola e male illuminata; Garvo stava riflettendo. Non sapeva come andare avanti. Nessuno voleva più commerciare con le terre dell'Est, quindi nessuno aveva più bisogno del suo aiuto prezioso come guida, soldato e interprete. E chi doveva ringraziare? La sua gente! Avevano scelto proprio un bel momento per riprendere le ostilità con i Nani dopo anni di tregua!
Lo gnomo si passò una mano sugli occhi, poi bevve un sorso di birra. La stava centellinando, attirandosi sguardi ostili da parte dell'oste.
- Maledetti gnomi, si vede che tutte le maledizioni che mi hanno lanciato cominciano a funzionare! - borbottò frustrato. Niente stava andando come doveva.
- Non è saggio mettersi contro gli Gnomi. Soprattutto quando è la propria gente. - disse una voce al suo fianco.
Garvo non si era accorto dello straniero alto che si era seduto accanto a lui. Il volto del gigante rimaneva in ombra ma lo gnomo credette di scorgere una scintilla di malizia negli occhi dell'uomo. Decise di ignorarlo. Ma l'uomo sembrava in vena di chiacchiere.
- E così tu saresti stato maledetto. Interessante. Non sono tante le persone della Frontiera che credono alle maledizioni. Ma del resto tu sei uno gnomo... -
Garvo sapeva che era una provocazione, probabilmente volta ad innervosirlo per poi magari seguirlo fuori con la scusa di una discussione e quindi rubargli i soldi e lasciarlo più morto che vivo in un vicolo. Quelle poche monete che aveva non ne valevano la pena, ad ogni modo.
- Non fare ragionamenti contorti, non sempre pensare male della gente porta ai risultati giusti. - lo sorprese. Garvo rimase a bocca aperta.
- Non fare quella faccia, era logico che tu stessi pensando dove fosse il trucco. -
- Non mi convinci. -
- Non ne dubito. Sembri essere sopravvissuto a molte vite, non l'hai fatto certo lasciandoti convincere dal primo venuto. -
- Cosa vuoi? -
- Tu cosa vuoi? Se sei la persona che credo tu sia, vuoi qualcosa a fare. Qualcosa che ti porti via da questo posto e che ti faccia magari guadagnare un po' di soldi. -
- Non sarebbe male. - ammise ancora sospettoso.
- Ma non sono qui per offrirti qualcosa del genere. -
- Mi sembrava troppo bello. Cosa mi proponi allora? -
- Una missione. E una redenzione. -

"Sempre enigmatico il druido, anche quando non ce ne sarebbe bisogno."
Si misero in cammino. Gli alberi si facevano sempre più radi e quei pochi che incontravano non godevano di buona salute, erano striminziti e secchi, prossimi alla morte curvi sotto il sole cocente. Invece aumentavano i cespugli e i rovi che rendevano più difficoltoso il cammino. Il sole era sempre più caldo, come se volesse segnalare ai viaggiatori che quel tragitto era pericoloso e il luogo in cui si stavano recando mortale.
Quando entrarono nel deserto dell'Angluk nessuno se ne accorse, tranne Allanon. Il paesaggio non era mutato poi così radicalmente. Si aspettavano sabbia e dune, ma erano circondati da terra arsa e spaccata e rocce.
Allanon li fece fermare e chiamò Leian.
- Siamo nell'Angluk. C'è qualcosa che ti ricorda la mappa di Rentro? - le chiese.
Leian si asciugò il sudore dal viso con una manica poi osservò il paesaggio intorno a lei.
- Erano segnate tre pietre enormi, disposte a triangolo. - disse scuotendo la testa.
Il druido annuì poi si rimise in cammino, seguito immediatamente da Nur, la sua solida ombra. Garvo guardò interrogativamente l'elfa che si strinse nelle spalle, poi li seguirono.
Leian aveva pensato che nulla potesse stancarla più della lunga camminata nelle foreste dell'Anar e di Istrat ma adesso si stava rendendo conto che si era sbagliata. Il deserto dell'Angluk sembrava togliere ogni energia a chi vi si inoltrava. Lei e Garvo stavano sudando copiosamente, si erano arrotolati le maniche ma avevano dovuto subito riabbassarle per evitare di scottarle a causa del sole. Si erano avvolti dei vestiti attorno alla testa, lasciando fuori solo gli occhi che lacrimavano per lo sforzo a cui la luce intensa li sottoponeva.  L'unico che sembrava immune da tutto quello era Nur, la cui spessa pelle non veniva lesa e i cui occhi erano protetti dalle poderose arcate sopraccigliari.
Leian si avvicinò al druido. - Come può cambiare così rapidamente il clima? Non siamo entrati in questo deserto da tanto. - gli chiese con la voce attutita dalla stoffa.
- La risposta dovresti già saperla. - rispose lui.
- Abaddon? Ma perché? -
- La distruzione arriva in molti modi. - fu la criptica risposta del druido e la mezzosangue decise di lasciar perdere.
Arrivarono velocemente al luogo indicato dalla ragazza e il druido li fece riposare.
- Non credo che oggi andremo ancora avanti, sarebbe troppo faticoso. Riprenderemo il cammino stasera. -
Leian si coricò all'ombra delle grandi pietre, senza che questa potesse mitigare il caldo che li avvolgeva. Il paesaggio era così strano per lei, cresciuta nel verde scuro delle estati di Valle d'Ombra e nei suoi inverni freddi e talvolta bianchi. Quel posto recava con sé solo una sensazione di morte che lei aveva già avvertito da un'altra parte, nel bosco attorno al castello delle pietre bianche. "Chissà quanto tempo impiegheremo per raggiungere la caverna."

Sour non riusciva ad aprire gli occhi, non perché qualcosa glielo impedisse, semplicemente non riusciva a costringersi ad aprirli. Era così stanco e quel movimento incessante lo cullava. "Dormire forse è la scelta migliore." Stava per abbandonarsi al sonno quando il movimento cessò. Sour sentì dentro sé una nuova energia e provò a muoversi, nonostante le strette corse che legavano insieme le sue mani e i suoi piedi. "Sembro un salame. Come ho fatto a cacciarmi in questo guaio? E' come se avessi tradito la memoria di Brennar, morto per salvarmi e permettermi di avvisare le Terre libere." Il pensiero del nano aumentò la sua decisione. Si mosse con cautela, cercando di capire la sua capacità di movimento. Improvvisamente sentì dei passi accanto a sé e una voce.
- Fatelo scendere. - ordinò seccamente.
Suor non riusciva a  riconoscere l'accento dell'uomo, era certo che non fosse della Frontiera ma non era nemmeno delle Terre del Sud. Una luce abbagliante colpì i suoi occhi abituati all'oscurità quando il telo che ricopriva il carro venne spostato. Mani forti lo afferrarono e senza grazia lo posarono a terra, dove rimase tremante di rabbia e indignazione per l'umiliazione subita.
- Slegatelo. - ordinò ancora la voce.
- Ma... -
- Non crederai che un uomo solo, con gli arti intorpiditi e disarmato possa costituire un pericolo? -
Sour riuscì finalmente a distinguere le figure e osservò l'uomo che aveva parlato. Dimostrava una quarantina d'anni, aveva occhi grigi sospettosi ed ironici e capelli castani venati di grigio. Indossava un completo da caccia, sulla schiena portava un fodero con una spada e in mano un arco di frassino. Al suo fianco tre uomini anch'essi pronti per la caccia e un ragazzino di circa quindici anni dai capelli rossi e la corporatura esile che lo osservava con curiosità. Un quarto uomo recise le corde e lo aiutò a rimettersi in piedi. Suor li fronteggiò, massaggiandosi i polsi e le mani intorpidite.
- Allora, straniero, cosa ti porta in queste lande remote senza null'altra compagnia di un cavallo? - domandò l'uomo che evidentemente era il capo.
Suor non rispose, continuando ad osservarli e considerando brevemente la possibilità di attaccarli; ma l'uomo che comandava aveva ragione, non c'era modo di impensierirli. Aveva pensato di prendere in ostaggio il ragazzino ma quello si teneva ben lontano dalla sua portata e l'uomo massiccio che l'aveva liberato era anche pronto ad ucciderlo.
- Una risposta sarebbe gradita. -
- Stavo cavalcando per conto mio quando mi avete aggredito. Non vi ho provocato e non ho fatto nulla per meritarmi un simile trattamento. -
- Hai ragione, ma di questi tempi non si è mai troppo prudenti con gli stranieri. Soprattutto se arrivano da sud. -
Suor dovette riconoscere che avevano ragione.
- Mi stavo dirigendo verso il Regno di Leah. - ammise semplicemente, non credeva fossero soldati di Rentro dato che temevano che lo fosse lui. 
- Perché? -
- Ho un messaggio per il re. -
- Questo è interessante, addirittura per il re. E cosa dice? -
- Lo dirò solo a Menion Leah. -
- Puoi almeno dirmi da parte di chi è? -
L'uomo lo stava canzonando e questo fece inferocire l'uomo della Frontiera, già stanco e ferito nell'orgoglio. - Non vedo come possa interessarti. -
- Anche tu hai ragione. Cambierebbe qualcosa se ti dicessi che io sono Menion Leah, re legittimo di Leah? -
Solo allora Sour notò l'emblema della casa reale delle montagne sull'elsa della spada che l'uomo aveva fissata sulla schiena.

***

Buon anno a tutti! Sì, sono in ritardo di quei dieci - undici giorni ma è il massimo che posso fare viste le mie scarse capacità mentali.
Alaide:  in effetti la parentela Rentro-Leian era quanto di più prevedibile ci potesse essere, ma un po' di angst ci stava! XD Sono felice di sapere che ti ho emozionata con la morte di Dreiden (che tra l'altro ho "ucciso" con molta fatica, anche perché questo personaggio non ne voleva sapere di morire!), ed è sempre un complimento quando mi dicono che riesco a rendere le emozioni dei personaggi. *arrossisce* Grazie per la costanza e per le belle parole.
Grazie anche a chi legge senza recensire e a chi ha messo la mia storia tra i preferiti.
A presto,
sku
  
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