I saw you crying in the
morning light
22 aprile 1916
E' appena sorto
il sole sulla bella Dublino e già la città si
muove. Dillion, che si è destato da poco, la osserva dalla
piccola finestra che si affaccia sulla piazza ove si svolge il mercato.
Chi urla, chi sistema le merci, chi arriva e saluta gli altri
commercianti. Tra di loro vi è una ragazza dal seno generoso
e dai lunghi capelli rossi raccolti in una treccia trainante un
carretto sul quale sono sistemati pesci e frutti di mare e Dillion non
può far a meno di pensare a Molly Malone, la protagonista
dell'omonima canzone che tante e volte ha cantato con i suoi fratelli.
La canterà una volta in più tra qualche istante,
quando sveglierà Evelyn.
<<In
Dublin's fair city,
Where the girls are so pretty
I first set my eyes on sweet Eve Holmwood >>
Ecco, ecco che canticchia avvicinandosi al letto che condividono da
quella fredda sera di marzo in cui si sono incontrati. Come mai si
è subito fidato di lei? Come mai non le ha chiesto qualche
cosa in più, prima di lasciarle il suo letto?
E' senza dubbio un'ottima domanda. Tenteremo di trovare una buona
risposta per il lettore.
Dillion l'aveva vista spaventata, infreddolita e quasi piangente
aggirarsi per strade ricche di miseria e aiutarla pareva la cosa
più giusta da fare. Già, il ragazzo ha sempre
cercato di scegliere la cosa giusta; sia essa condividere qualche
spicciolo con chi lo necessita o arrivare addirittura alle mani con
qualche ubriaco che importunava le ragazze che si recavano al forno.
Non era sempre così semplice, un esempio su tutti: la morte
di suo padre. Chi ascoltare tra un cuore che gridava giustizia e una
testa che invita al raziocinio? Era più giusto seguire la
legge del Taglione o quella di Gesù Cristo? Se avesse
seguito la prima strada, probabilmente avrebbe lasciato morire di
stenti la sua famiglia e no, non poteva permetterselo. L'avrebbero di
certo condannato a morte, se avesse osato vendicare il nome di suo
padre e degli altri cinque operai morti con lui. Sì,
perché avrebbe ucciso uno dei più influenti
imprenditori, un ricco inglese che sfruttava i più poveri
per costruire navi in materiali scadenti.
Come il lettore avrà intuito, ci troviamo negli anni della
Seconda Rivoluzione Industriale, quando l'elettricità
portava luce a un mondo ancora illuminato da candele e l'acciaio
permetteva la costruzione di opere colossali. Fu proprio un gigantesco
pannello di questa lega ad uccidere Seamus Keefe, durante la
costruzione di un'imbarcazione destinata a solcare l'oceano. Era piena
notte, e Caoimhe, sua moglie, lo attendeva come al solito davanti alla
porta. Inutile dire che non tornò mai a casa.
Dillion aveva solo sette anni, ma da quel momento cominciò a
guardare con sospetto prima e rancore poi gli inglesi che incontrava.
Come se non bastasse, negli ultimi tempi i militari della corona si
sentivano in dovere di ingiuriare e maltrattare qualunque irlandese
capitasse loro a tiro e spesso Dillion era tra quelli che aiutavano il
malcapitato a rialzarsi. Uno spirito nobile, il suo? Può
darsi. Di sicuro il ragazzo era stanco di essere trattato con
inferiorità, vittima di angherie inglesi come tutto il suo
popolo. Ecco perché si era unito agli Irish Volunteers,
introdotto dalla stessa persona che aiutò la madre di
Dillion a trovare un lavoro dignitoso (uscendo così dal
circolo della prostituzione) e la stessa persona aveva trovato a
Evelyn, o meglio, James (la ragazza aveva scelto di travestirsi per
rendere più difficile il suo ritrovamento da parte dei
famigliari) un impiego nella sua bottega di fabbro.
Ed era proprio lì che ora i due ragazzi, appena usciti dalla
povera abitazione di Dillion, si stavano dirigendo. Non per lavorare,
però. Infatti, la bottega è ufficialmente chiusa,
ma ufficiosamente serve da santabarbara per i ribelli. Mancano due soli
giorni a Pasqua, e quindi due soli giorni alla rivolta. Sui volti di
Dillion ed Evelyn figura una fiera preoccupazione silenziosa. Le labbra
rosee e piene della ragazza sono strette e tese, i grandi occhi verdi
celano in malo modo la consapevolezza delle probabili ultimi ore di
vita. I movimenti di entrambi sono meccanici, quasi come quelli di una
marionetta, talmente persi nei pensieri dell'avvenire che nessuno dei
due si accorge subito di aver afferrato la mano dell'altro. Le dita
piccole della ragazza intrecciano delicatamente quelle grandi e forti
di Dillion. Erano cambiate molto, in quegli ultimi tra anni. Se prima
erano morbide e curate, adesso sono più ruvide, ferite e con
le unghie morse fin quasi alla carne ma non hanno perso la loro
caratteristica principale: la grazia del tocco. La stessa grazia con la
quale adesso le sue dita accarezzano il dorso della mano di Dillion
è la medesima di quando le stesse si posavano sulla fronte i
un fratellino appena nato.
Dopo qualche minuto, entrambi si rendono conto di quel contatto e
subito lo interrompono, per evitare pensieri equivoci. Non
dimentichiamo che Evelyn ha celato ogni femminilità e che
l'omosessualità, in Irlanda, smetterà di essere
considerata reato alla fine del Novecento.
Ecco, ecco
l'insegna con l'incudine che tanto cercavano. La bottega di Peadair
McFee, l'uomo a cui Dillion deve gran parte della sua situazione
attuale. Quel giorno, Evelyn si era offerta per distribuire armi agli
altri Volunteers. Dillion sarebbe stato al suo fianco, come sempre.
Le ore di sole trascorsero in fretta, tra giovani soldati che si
fermavano a parlare con Peadair della Repubblica Irlandese, cantanti
improvvisati che intonavano ballate risalenti alla Rivolta del 1798 e
speranza. Tutti i visi che i ragazzi videro erano pieni di quel
luccicante sentimento. Gli occhi dei giovani ne erano ricolmi, le loro
parole ne trasudavano e i loro gesti la trasmettevano. Speranza,
coraggio, ecco ciò che anima le menti! Nessuno ne poteva
più della supremazia inglese, nessuno voleva essere trattato
più con sufficienza, nessuno voleva più essere
ingiuriato.
In
questo momento, però, Evelyn ha
paura della morte. Guardava le stelle; ne vede una cadere* ed ha paura
di cadere anche lei. Si sente già morta con questa paura in
corpo. la morte non fa paura solo a chi non ha niente da perdere,
nessuno da salutare. Chi ha lei? Dillion, certo, ma anche i suoi
fratelli che non vede da tre anni. Un solo istante e si gira verso del
ragazzo seduto sul letto.
«Non
voglio morire. Non voglio sentirmi morta prima di cadere.»
Afferma sbottonando la giacca troppo grande per il suo magro corpo
diciottenne.
Dillion la osserva, prima di alzarsi a appoggiare le mani sulle sue.
« Non
morirai, Evelyn. Come non sei obbligata a combattere, se non te la
senti.»
Uno sguardo, i respiri di entrambi ed è di nuovo Evelyn a
prendere la parola.
« Voglio
essere tua, Dillion. Ti prego,
permettimi di sentirmi viva. Non so come finirà questa
rivolta, non so cosa succederà dopodomani, non so se avremo
un lieto fine.»
Le lacrime stanno cominciando a rigarle le guance e non riesce a
trattenersi, quindi appoggia la fronte sulla spalla del ragazzo.
Coraggio, ecco ciò che in questo momento le è
venuto a mancare.
«Ne
sei sicura, Lynn? Vuoi davvero essere amata da me?»
Evelyn annuisce, asciugandosi le lacrime e si lascia guidare in un
bacio travolgente. In quel momento, si sente
la persona più felice del mondo.
Questa notte, due giovani anime stanno diventando una sola. Questa notte, il domani è più vicino. Evelyn si sveglierà, consapevole del dono fatto alla persona che ama e ritroverà il coraggio perduto e mai più perso. Nemmeno quando le cose si faranno più complicate. Cosa succederà? Se volete seguirmi in questo viaggio, v'illustrerò l'avvenire.
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*Ogni riferimento a ''The Fields of Athenry'' è fortemente voluto.
Oh, ma
salve! Sono tornata con un nuovo capitolo!
Lo so, la parte sul passato di Dillion può risultare noiosa,
ma amatemi lo stesso.
Questa volta il titolo viene da ''Song for Ireland'' (su gentile
suggerimento di Panda, a cui per altro voglio dedicare la citazione
precedente <3 )
Niente, spero che anche questo capitolo vi piaccia. Ah, dimenticavo. Non mi do un tempo preciso per la stesura di un capitolo; l'ispirazione viene quando viene e, anche se ho già altre idee in testa, mi sto concentrando solo su ''Two Tulips''.
A quando pubblicherò di nuovo,
- Angel