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Autore: Shion Magarin    24/06/2015    2 recensioni
{ raccolta di one-shot ~ status: 4/7 }
{ IN PAUSA fino a data da destinarsi }
La prima volta che Mana vide Atem, fu da bambina. Sul subito non gli stette particolarmente simpatico; Atem era serio, silenzioso, introverso. Lei, l’esatto opposto. Erano gli unici bambini a palazzo, e purtroppo non c’era nessun altro della sua età con cui stringere amicizia.
{ Vaseshipping ~ Atem/Mana }
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atemu, Mana
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: Dopo ben tre anni aggiorno questa povera raccolta lasciata marcire nell'oblio. Perdonatemi e linciatemi pure, oh voi che avete sfortunatamente deciso di seguirla. Ma questa volta la finirò davvero, non a caso ho corretto il primo capitolo e, finalmente, pubblico il secondo racconto. Ogni settimana ne aggiungerò uno, finché non la finirò - e poi passerò ad altro, perché la mia cartella di fanfiction sta esplodendo ed è ora di pubblicare qualcosa di nuovo. Onestamente non so quanto sarà decente questo capitolo, è difficile riprendere in mano un'idea vecchia di tre anni, ma devo terminare questa raccolta una volta per tutte. E' un po' inutilino come racconto, ma mi serviva per forza per le prossime tre storie. Prometto che farò di meglio con la terza! E se per caso trovare degli errori, vi prego di segnalarmeli! Non avendo un beta reader né altro, posso solo contare su voi lettori.
Visto che il primo capitolo era dal punto di vista di Mana, ho deciso di alternarli, e questo sarà narrato dal punto di vista di Atem. Ma bando alle ciance! Buona lettura!

2. Fuga

Il caldo era diventato insopportabile negli ultimi giorni. Atem a stento riusciva a svegliarsi, sempre più stanco per i compiti che doveva svolgere; spesso era costretto a visitare il proprio popolo, incoraggiarli, parlare con loro e condividere la speranza di un radioso futuro alle porte. Il caldo era davvero estenuante, sia per loro che per gli animali, ed il periodo di magra era appena iniziato. Il popolo faticava ad andare avanti e lui, il faraone, doveva infondere loro coraggio per evitare qualsivoglia problema. Inoltre i suoi consiglieri e sacerdoti avevano iniziato a parlare dell'idea di trovare, finalmente, una regina degna del faraone, e questo aveva buttato un'altra carica di problemi e preoccupazioni sulle spalle del giovane principe. L'unica cosa a cui riusciva a pensare, però, era la forte necessità di prendersi una pausa da tutti questi incarichi e godersi un minimo di riposo, per riflettere e capire come comportarsi. La mole di lavoro e problemi era ingente, ed Atem si sentiva addosso tutto il peso del suo titolo di faraone d'Egitto. Troppo spesso gli ritornavano alla mente i vecchi tempi in cui era un bambino e doveva solo frequentare le svariate lezioni coi propri maestri, osservare suo padre ed imparare passivamente, concedendosi giorni di puro svago con i suoi amici. O meglio, con la sua migliore amica: Mana.
La ragazza era sempre presente a corte, ma di rado aveva il piacere di passare qualche istante da solo con lei come ai vecchi tempi. Mentre lui portava avanti il suo ruolo di sovrano, lei era sempre impegnata con le sue lezioni per diventare un'incantatrice come il suo mentore, Mahado, uno dei suoi più fedeli servitori. Si vedeva lontano un miglio che Mana non era affatto cambiata: sempre imbranata, sempre buffa e incapace di stare tranquilla per più di una manciata di minuti. Eppure Atem aveva notato chiaramente quanto fosse diventata indipendente e determinata: dopo anni di disastri e incantesimi finiti male, la giovane si era impegnata duramente per migliorare le sue abilità magiche, ed era diventata non solo molto forte, ma molto dedita al ruolo a lei assegnatole. Non aveva mai più saltato una singola lezione, non era più scappata da Mahado andando a rifugiarsi nella stanza di Atem per passare un po' di tempo assieme. Atem sapeva che era giusto così, che ora anche Mana era diventata adulta e aveva preso a cuore il suo compito, ma doveva ammettere che un po' gli mancavano le sue scappatelle e le sue visite a sorpresa. Ormai non erano più bambini, e nemmeno lui poteva permettersi una pausa dal duro lavoro di faraone, così come lei non poteva - né voleva, a quanto pare - boicottare le lezioni di Mahado. Eppure Atem sentiva chiaramente il bisogno di passare del tempo con lei. Vederla così vicina, eppure così distante, lo snervava alquanto. Era sempre circondato da amici e confidenti, ma nessuno poteva prendere il posto di Mana. Lei era l'unica, la sola in grado di placare le sue ansie e di spazzare via in un solo colpo tutto il peso dell'essere il sovrano dell'Egitto. Gli bastava un sorriso, una risata o una faccia buffa della ragazza per ritornare lo spensierato bambino che era molti anni prima.

La notte, come molte volte prima, non riuscì a chiudere occhio. Spesso si domandava se era davvero adatto a quel compito, se davvero stava svolgendo bene il suo ruolo e se il popolo fosse soddisfatto e felice di avere un ragazzo così giovane e inesperto come sovrano. Questi pensieri lo assillavano continuamente, giorno e notte, e spesso non poteva fare altro che sprofondarci dentro e rimanere sveglio per delle ore a fissare il cielo stellato, o il soffitto della sua grande e vuota stanza. Era arrivato a domandarsi se non fosse meglio fuggire dal palazzo per qualche giorno, prendendo il suo cavallo e scappando verso il nulla. Avrebbe lasciato i suoi sacerdoti a governare per un po', pensava, giusto il tempo di riprendersi da tutti quegli assillanti pensieri che lo tormentavano e gli impedivano di riposare in pace. Quella notte la tentazione di fuggire era davvero alta. Un'idea, come un campanello, risuonò nella sua mente all'improvviso. Sorrise tra sé e sé. "Di sicuro le farà piacere, e di certo mi darà corda" pensò.
Uscì dalla sua stanza, convincendo le guardie davanti alla sua camera ad andare a riposare.
«Non preoccupatevi, non ho bisogno di protezione. Sarò di ritorno tra non molto.» disse loro, e questi ultimi, un po' perplessi, eseguirono l'ordine. Atem tirò un sospiro di sollievo. Non gli piaceva particolarmente essere sorvegliato giorno e notte, un po' di indipendenza gli avrebbe fatto bene. Ora doveva solo trovare Mana.
Girò per tutto il palazzo, non trovandola nella sua stanza. "Chissà dove si è cacciata" pensò, immaginandosela nascosta in qualche vaso come quando erano piccoli. La ritrovò nella stanza in cui Mahado teneva le sue lezioni di incantesimi, addormentata sopra ad un papiro pieno di simboli magici e geroglifici che nemmeno lui avrebbe potuto capire. Non poté non farsi scappare un sorriso. Doveva essere rimasta sveglia fino a tardi per essersi addormentata lì. Posò una mano sulla sua spalla, scuotendola leggermente.
«Mana, svegliati...»
La giovane sussultò al tocco, allontanando con un rapido gesto la mano del faraone. Si guardò intorno confusa e allarmata. Quando incontrò lo sguardo di Atem, tirò un sospiro di sollievo.
«Dannazione Principe, mi hai spaventata...pensavo fosse successo qualcosa!» esclamò.
«Ti sei addormentata qui evidentemente, devo ammettere che non ti ho mai vista così immersa nello studio.» sorrise, indicando con lo sguardo il papiro su cui poco fa era appoggiata la ragazza.
«Oh, questo...ieri non sono riuscita a farlo come si deve, quindi volevo riprovare e sorprendere Mahado domani mattina, ma temo di essermi addormentata a metà.» ridacchiò, arrotolando con cura il papiro. Guardò poi il giovane faraone con fare perplesso. «Principe, come mai sei sveglio? E' successo qualcosa?»
«Nulla di che. Ma avevo bisogno di te per fare una cosa, e so che non mi dirai di no.» Mana alzò un sopracciglio, confusa, e Atem le fece un occhiolino. «Seguimi.»

«Principe, mi stai dicendo che vuoi uscire da palazzo? Senza guardie né altri?! Sei forse impazzito?»
Atem ridacchiò, mentre slegava il suo cavallo preferito, il più forte e veloce di tutti, un bellissimo maschio di colore bianco che il giovane aveva scelto come sua cavalcatura.
«Solo per un po', Mana. Ho bisogno di allontanarmi da tutto questo per qualche ora. E ho bisogno di te per farlo.»
«Se qualcuno lo scopre finirò io nei guai, Principe!» sbuffò lei «Lo sai benissimo che la colpa ricadrà su di me!»
«Sono il faraone, non possono punirti senza il mio permesso.» le sorrise, montando sul cavallo e facendole cenno di fare lo stesso. Mana sospirò, arrendendosi alla folle idea del ragazzo. Salì dietro di lui, borbottando. "Profuma di buono e le sue mani sono delicate" pensò, non appena lei cinse le mani intorno alla sua vita. Atem scrollò la testa, sentendosi particolarmente stupido per quei pensieri senza senso.
«Reggiti forte, sai che non mi piace andare lento a cavallo.»

Il viaggio fu breve, e Atem si fermò una volta giunti vicino ad un piccolo corso d'acqua, probabilmente una piccola diramazione del fiume Nilo. Aiutò Mana a scendere da cavallo, andando poi a legarlo lì vicino. La ragazza si grattò la testa confusa, guardandosi intorno.
«Mio Principe, ed ora che siamo qui..?» domandò.
«Volevo solo allontanarmi da palazzo.» si sedette vicino all'acqua, incrociando le gambe. La ragazza fece lo stesso, senza togliergli quello sguardo confuso di dosso. Atem adorava quando Mana lo fissava perplessa, la trovava particolarmente buffa. Chiuse gli occhi per un attimo ed inspirò. "Un po' di calma, finalmente". Espirò lentamente. Sentì il peso delle sue giornate scivolargli via per qualche istante; la calma di quella notte, il clima fresco e il rumore del fiume che scorreva: era tutto di una bellezza e pacatezza inebriante. Inoltre, la sola presenza di Mana rendeva il tutto più leggero, come se si fosse ributtato per qualche momento nel suo passato. Per un attimo ritornò l'adolescente di qualche tempo fa, che amava cavalcare di notte e scappare insieme a Mana per qualche ora, per godersi un po' di libertà.
«Sai Mana, essere il sovrano d'Egitto può essere alquanto pesante» asserì con malinconia «A volte vorrei solo tornare indietro nel tempo e ritornare ad essere solo il futuro re d'Egitto che seguiva suo padre e cercava di imparare.»
«Principe, ne abbiamo già parlato molte volte. Sei troppo duro con te stesso, sei un ottimo sovrano e-»
«Il fatto è che a volte sento di voler evadere da palazzo, da questa vita, da tutto. Ho così tanti vincoli, così tante regole da rispettare e da far rispettare che fatico ad andare avanti. Inoltre è un periodo di magra, il popolo non è così felice come sembra ed io non riesco ad aiutarli come vorrei. A volte mi sento totalmente inutile per loro.»
«Non sei una divinità, Principe!» lo sbeffeggiò, alludendo al fatto che tutti si rivolgevano al faraone trattandolo come un Dio.
«Mana non siamo a palazzo, puoi anche chiamarmi Atem.» In quel momento non aveva bisogno della sua fedele servitrice e futura incantatrice, no: aveva bisogno di Mana, la sua goffa migliore amica. La giovane si alzò di scatto in piedi, tendendo una mano verso di lui.
«Beh, Principe Atem, mi hai portata fin qui solo per lamentarti? Se è così, dovrai farlo a modo mio. Anche io ho bisogno di svagarmi, sai?» fece la linguaccia, aiutandolo ad alzarsi. «E già che siamo qui...»
Prima che Atem potesse capire cosa le passava per la testa, la giovane incantatrice lanciò a terra il suo copricapo, si tolse le scarpe e si buttò dentro il corso d'acqua. Il principe rimase di sasso per qualche istante, prima di portarsi una mano sul viso e sospirare rassegnato. Mana era sempre la stessa di sempre, doveva aspettarselo. La ragazza gli fece cenno di seguirla, spruzzandogli dell'acqua addosso prima che potesse risponderle. "Dovevo immaginare che sarebbe andata a finire così" pensò, togliendosi le scarpe ed il lungo mantello blu scuro.
Fecero una lunga lotta spruzzandosi acqua addosso, tuffandosi e ridendo proprio come quando erano piccoli. Atem dimenticò per un po' tutto ciò che aveva passato nei giorni precedenti, le sue preoccupazioni, tutto quanto: le risate e l'acqua fresca del fiume lavarono via ogni negatività, le ridicole espressioni di Mana quando veniva colpita dagli schizzi lo fecero ridere fino ad avere mal di stomaco. Quando finalmente la loro piccola guerra finì - con una schiacciante vittoria per Atem - si decisero ad uscire per asciugarsi un po', prima di ritornare a palazzo. Ma mentre Mana usciva dall'acqua, il giovane notò con sorpresa quanto trasparenti fossero diventati gli abiti della ragazza. Non ci aveva fatto caso prima, ma Mana non era affatto la stessa bambina di sempre. La ragazza era cresciuta, e con lei il suo corpo: aveva chiaramente sviluppato delle curve femminili, il suo corpo non era più quello acerbo di una ragazzina impacciata, ma quello di una donna. Atem non aveva mai prestato attenzione a questi suoi cambiamenti, al modo in cui il suo vestito risaltava i fianchi ampi e tondi e come si fosse sviluppato il suo intero corpo. E guardandola così, al chiaro di luna e coperta solo da un vestito bianco semi trasparente e zuppo d'acqua, non poté non sentirsi in imbarazzo. Cos'era quella strana sensazione? Era la prima volta che vedeva Mana con gli occhi di un uomo, e non con quelli di un amico. L'aveva vista zuppa d'acqua così tante volte, ma per la prima volta si sentì tremendamente a disagio. Era stato cieco per tutti quegli anni? Come aveva fatto a non notare prima che Mana era diventata una donna? Che mana era una donna? Una bellissima giovane donna.
La ragazza sembrò accorgersi dello sguardo perso nel vuoto del principe, e gli spruzzò contro altra acqua.
«Principe, tutto bene?» domandò confusa, sedendosi poi a terra.
Atem sembrò riprendersi all'improvviso; le fece cenno di sì ed uscì dal fiume, sdraiandosi accanto a lei. "Non siamo più bambini, Mana non è più quella di prima" pensò. Il silenzio tra loro non durò più di tanto, poiché Mana lo interruppe scoppiando in una fragorosa risata che lo lasciò perplesso.
«Atem, sono passati così tanti anni, tu sei faraone ed io presto sarò una vera incantatrice...eppure eccoci qui: bagnati come due stracci e fuori da palazzo di nascosto.» ridacchiò. «Solo che questa volta la fuga è stata tutta colpa tua.»
«Hai ragione, mi assumo le mie responsabilità.»
«Ora ti senti un po' meglio?» gli chiese, cogliendolo alla sprovvista «So che sei molto nervoso e preoccupato, ma come ti dico ogni volta: non devi aver timore di nulla. Sei un ottimo faraone, il migliore, e se mai ci saranno problemi sono certa che troverai una soluzione.» sorrise, prendendogli le mani tra le sue.
Atem per un attimo pensò di ringraziarla, ma fu di nuovo colpito da quella marea di pensieri strani di poco prima: le mani bagnate di Mana stringevano le sue, gocce d'acqua cadevano dai capelli castani ed arruffati della ragazza scorrendo lungo la sua pelle ambrata, i vestiti umidi e appiccicati alle sue forme...
«E poi hai me, Atem!» d'un tratto, sentendo il suo nome, il giovane ritornò in sé, ed incontrò i grandi occhi verdi di Mana che lo fissavano dritto negli occhi «Hai me al tuo fianco, e sai che ci sarò sempre!»
«Mana io...» "Avevo proprio bisogno di questo. Avevo bisogno di te." ma le parole rimasero intrappolate nei suoi pensieri.
«E poi diciamocelo, Principe...» la ragazza lasciò andare le mani del faraone, alzandosi in piedi. Il vestito, ancora fradicio e ormai ricoperto di sabbia, gocciolava sul terreno sottostante. Atem non riuscì a distogliere lo sguardo dal corpo della ragazza, della donna che aveva davanti. Si sentì avvampare, mentre un pensiero inaspettato faceva capolino nella sua mente, mentre una strana attrazione per lei cresceva man mano nel suo cuore. "Mana è diventata davvero bella...cosa accadrebbe se..."
«Sappiamo entrambi che non troverai mai una moglie in grado di sopportare te e i tuoi momenti di crisi faraoniche! Sono e sarò per sempre l'unica donna della tua vita!» esclamò la giovane incantatrice.

"...e se finissi per innamorarmi di lei?"

  
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