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Autore: LVBNR5    24/06/2015    0 recensioni
Seguito diretto di "Twisted" (la mia unica altra fic), si svolge tre anni dopo i fatti narrati in quest'ultima. Per ottenere la tua vendetta, cosa sei disposto a scarificare? Per lei, tutto non sarebbe stato abbastanza. [Aggiornata ogni 24 ore circa].
Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cyborg, Raven, Robin, Starfire, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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A.N: Bene, eccoci qua, secondo capitolo. Un pò prima delle 24 ore pattutite, ma le notti tempestose sono ottima fonte d’ispirazione (che cliché…). Vi ricordo inoltre che il marchio dei Teen Titans è un marchio registrato (sfortunatamente) non a nome mio, ed io posseggo solo la mia immaginazione e gli eventi che vi sto narrando. Buona lettura.


Opera II: Sonno Inquieto e Mente Fragile


Neo non poteva dormire. Il suo sonno era inquieto, devastato dagli incubi. Nel buio c'erano i sorrisi, le zanne, il suo stesso sangue... il dolore era nelle sue ossa, scorreva dentro lei, la paura le annebbiava la mente.

Si guardò la mano. Quel simbolo... Quell'orologio.

Le Lancette della Dannazione.

Quello era il prezzo da pagare per il potere. Il suo sangue non era bastato...

-

-

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Dolore. Sofferenza. Disperazione. Voci. Occhi. Lame. Zanne. Sangue. Tanto, troppo sangue.

Urla. Le sue, o di chi? Non si sentiva più la gola. Il suo corpo...?

Ah.


Eccone i pezzi, laggiù.


Il dolore uccide. E resuscita. E continua. Ma se c'è una cosa che poteva battere il dolore, era la follia.

E la sua era stata rinchiusa troppo a lungo.


Il dolore. Non importava più ormai. Che problema c'era? Sarebbe guarita poco dopo! Era immortale! Immortale!

La sua risata echeggiò nella sua mente. Nel buio oscuro della sua mente, si rifugiavano gli aborti dei suoi pensieri.

Immortale! Onnipotente!

"Desideri il potere?"

Si, si lo voglio!

"Desideri il dolore?"

Si, dammelo! Il dolore della mia immortalità!

"Desideri la follia?"

Risate. Risate e silenzio.

"Molto bene. Io ti garantirò tutto questo. Ma tu, dovrai pagare col sangue il peso dei nostri peccati! E soprattutto... Portaci da lui."

Puoi contarci. Ma tu... Chi sei?


Un sorriso riempi la sua mente, assieme ad un volto mostruoso, sorridente, le cui zanne penetravano l'oscurità sanguinante dei suoi pensieri.

"Io... Sono te."

-

-

-

Slade si risvegliò ancora una volta, sudata ed ansimante. Ma ad accoglierla non c'era il suo letto, quello della sua cella. Ad accoglierà c'era il freddo vento della costa. Si rialzò, e senti qualcosa di viscoso coprirle le mani.

Sangue.

Ne era ricoperta da cima a fondo, come se fosse stata immersa all'interno di una vasca.

Parole, urla si formarono nella sua mente.

"Questo è il mio potere, Maledetta."

Che cosa...?

"Non avrai già dimenticato chi ti ha fatto uscire di lì."

"Ma che cosa...?"

"Questo è solo una parte del mio potere. Le Lancette della Dannazione ti diranno quanto ti rimane prima che la mia sete si manifesti di nuovo."

"Ferma tutto! Che cosa succede qui? Che cosa sei tu? Che cosa hai fatto?" Neo urlò all'aria attorno a lei.

"Io ti ho salvata. Io sono te, sono il marcio che scorre nelle tue vene, il dolore che hai sofferto, la follia che hai soffocato. Io sono la Disperazione. E tu sei la mia Dannata."

"Io... Sono cosa? Piantala di giocare con la mia mente! Rispondi! Che cosa è successo?"

"Ti ho liberata, e per stavolta non ho chiesto nemmeno un tributo. Ho scannato quei poveri insetti. Ho banchettato sul loro dolore, ed il loro sangue è stato il mio pasto. Questi erano i patti."

"Tu... Io... Cosa?"

"Adesso basta. Voglio sangue, altro sangue. Sbrigati e trovami un tributo entro il tempo stabilito. Allora potremo parlare."

"Aspetta! Io non so nemmeno cosa sia un tributo! Cosa devo fare?!"

"Oh, ma tu lo sai.”

"Ma che cos- aspetta!" urlo invano Neo Slade. La sua voce non rispondeva più.

Immagini. Immagini iniziarono a mostrarsi. Sussurri. Urla. Lame. Dolore.

Doveva farlo. Doveva scendere. Doveva accogliere l'oscurità.

Doveva trovare un tributo. In fretta.

-

-

-

La notte era accogliente, in città. I tetti erano vuoti, bui, accoglienti. Le strade deserte, i vicoli oscuri e pericolosi...

La vecchia città che tanto avrebbe voluto governare assieme a lui. E che farà.

Slade si buttò in strada, buia e senz'anima. Si fermo dinanzi ad una vetrina, con un televisore sintonizzato sulle news.


"Buonasera. Ultime notizie: massacro al Penitenziario di St. Bay. Un prigioniero è evaso dalla struttura di massima sicurezza uccidendo nella fuga ben 57 guardie delle 60 presenti a guardia dell'edificio, apparentemente a mani nude. Sembra che quest'ultime siano state brutalmente squartate e scannate prima di essere violentemente uccise. Si teme per la sicurezza dei cittadini, ma i Teen Titans assicurano la popolazione che " non si fermeranno a nulla pur di fermare l'autore del massacro", la cui identità non è stata ancora rivelata."


Neo improvvisamente ricordò. Il sangue, le urla, le facce terrorizzate delle guardie... Trattenne a malapena un conato di vomito. Era a dir poco terrificante!

Ma allora, perché...

Stava sorridendo?


[(----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------)]



Raven era immersa nel buio. Anche dopo la sua follia, amava meditare. La cosa la rendeva calma, non quanto lo era essere accanto a Robin, ma aiutava. Era una cosa a cui era affezionata, dopotutto.

La calma era assoluta, quanto tutto ad in tratto la pace si spezzò, per fare spazio ad un orrida sete di sangue. Una sete primordiale, un istinto nato dalla più pura follia nascosta nelle profondità della mente umana.

Raven spezzo subito la sua meditazione. Che cos'era quello? Da dove poteva venire un tale demoniaco potere? Da dove, se non da Azarath...

Raven s'alzo di scatto, maledicendosi mentalmente infinite volte. Lo sapeva, lo sentiva che l'avrebbe dovuta distruggere completamente! Ma al tempo era ancora debole, l'oscurità non le aveva ancora donato la sua mente...

Ma non era certo troppo tardi. La ragazza sorrise, l’aveva annientata una volta, poteva rifarlo. Ma stavolta sarebbe partita al massimo, sin da subito. E soprattutto…

Non avrebbe mostrato la pietà dell’ultima volta.

Questa volta l’avrebbe annientata, schiacciata definitivamente come l’insetto che era: mai lasciare ad un Guardiano il compito di una Dea. Ma adesso, non avrebbe commes-

No.

Raven guardò Robin, con un demoniaco ghigno stampato in faccia.

Non avrebbero commesso errori.

Al pensiero di cosa le avrebbero fatto, Raven rise. Robin l’avrebbe annientata, distrutta completamente; sia nel corpo…

…che nell’anima.

Ma per far ciò il suo Robin avrebbe avuto bisogno di un piccolo… incentivo, per così dire. D’altronde era la prima volta che il suo amato si sarebbe gettato in un combattimento per massacrare l’avversario sino alla morte. E lei voleva che andasse tutto liscio.

Anche perché moriva dalla voglia di vederlo uccidere.

Il suo ghigno demoniaco si espanse ancora di più, mentre un globo nero si materializzava sulla sua mano.

“E ora di rendere il nostro rapporto ancora più forte, Robin. E lo faremo col sangue.”


[(----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------)]



Cyborg era incazzato nero. Come diavolo era possibile? Il penitenziario era LA struttura di massima sicurezza, dannazione! Come poteva Slade, a mani nude, da sola, e ferita ridurre a brandelli i corpi di ben 57 guardie armate ed addestrate!

No, no. C’era qualcun altro dietro a tutto questo. Ma chi? O, più verosimilmente, cosa? Un potere simile non era certo un affare da poco conto.

L’androide sospirò nuovamente. Detestava ammetterlo, ma ogni volta che si ripresentava un caso, era costretto a dirlo: aveva bisogno di Robin. Quella mente sveglia e tagliente era il vero cervello dell’intera banda. Cyborg aveva provato a portarsi il peso della sua assenza sulle spalle, ma non c’era semplicemente metro di paragone.

“Dannazione!” imprecò nuovamente, sbattendo il pugno sul tavolo, il cui legno resse a malapena.

“Ehi Cyborg, qualcosa non va…?” Chiese una preoccupata e non troppo lontana Stella.

“No, Stella, tutto ok. Solo un po’ di frustrazione. E’ tutto ok.” Ripeté, più a se stesso che a lei.

“Sei sicuro? Per qualunque cosa, io sono qui.”

“Si… grazie, Stella.”

“Figurati, Cyborg.”

Stella se ne stava andando, quando l'androide tirò fuori un’ultima frase.

“Stella… mi mancano.”

L’espressione della così solitamente solare Starfire si scurì, prima di rispondere con un mesto “Lo so, Cyborg. Mancano anche a me.”

“Già.”


[(----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------)]


Slade si era rintanata in un vicolo buio, lontano da occhi indiscreti. Aveva bisogno di tempo, calma e soprattutto di qualcuno che le spiegasse che cazzo stava succedendo. Non erano quelli i patti che aveva siglato quando era ad Azarath!

“Ancora vacilli. Ti facevo più forte, per essere me.”

“TU! Adesso stai zitto, e rispondi alle mie domande!”

“Ti convincerà a muoverti per placare la mia sete?”

“Questo lo vedremo… prima di tutto, che cosa sei?”

“Ora mi sto veramente stancando di ripeterlo. Io sono te. Sono il male che hai accumulato nella tua mente, l’odio e la sete di vendetta che hai nutrito sino ad ora.”

“Per favore… la vendetta non parla, né tantomeno ordina o stermina 57 uomini a mani nude.” Neo enfatizzò l’ultima parte.

“Credi che ad Azarath le regole che governano la realtà siano immutate? Continui a rinfacciarti la tua fuga. Ma alla fine ti è servito, o sbaglio? Slade, i patti erano questi: io ti presto il mio potere, tu continuerai ad assetarmi. Considera la tua liberazione una specie di saggio delle mie capacità.”

“So già che cosa sai fare. Sei stato tu a liberarmi dai Guardiani dopotutto. Quello che non capisco è altro… a partire dal tributo.”

“Suppongo che il passaggio da Azarath a qui ti abbia fatto perdere la memoria. E va bene, lo ripeterò, ma per l’ultima volta. Io sono la tua sete di sangue, Slade, sono il tuo io omicida. E come tale, esigo sangue per allietarmi. Voglio che, una volta per servigio, tu sacrifichi qualcuno a me- o a te stessa, se ciò appaga il tuo narcisismo. Sgozzalo. Allora saremo pari.”

Slade trattenne appena, per la seconda volta nella stessa nottata, un conato di vomito. Era folle! Semplicemente folle!

“Non è possibile! Te lo puoi scordare!”

“Eppure non è così difficile. Hai ucciso ben più esseri umani quando lavoravi su commissione. Ed ammettilo, ti piaceva farlo. Non dovrebbe costarti poi così tanto.”

“Non sgozzavo persone per appagare il mio ego!”

“Io ci ho provato con le buone. Adesso però, se davvero ti rifiuti di farlo, sono costretta a ricorrere alle maniere forti. Vedi le Lancette? Se per il tempo in cui fanno un giro completo non hai ancora ucciso nessuno, inizierò a divorare la tua mente, fino a che non sarai solo che una bestia che agisce per istinto e sete di sangue. Ed ora sbrigati.”

“Mostro…”

“Non è carino insultare se stessi, né tantomeno che ti ha salvato. Vedila così: un piccolo male val bene di una grande gioia.”

“Di che cosa parli…?”

“Vuoi uccidere Raven. Ed hai bisogno di me. Dimmi, la vita dei miei tributi vale forse più della tua vendetta?”

Slade stette in silenzio.

“E vale forse più di Robin?”

Slade esclamò subito un forte “NO!”.

“Esatto. Lascia che schiacci quella scocciatura, ma in cambio portami la vita di quegli insetti. Non c'è paragone, giusto? Lo fai per una giusta causa...”

Slade iniziò a ridere. Una risata forte, deviata, ma allo stesso tempo terribilmente sincera.

“Si… hai ragione… nulla può mettersi fra me e Robin! Tantomeno la vita di quelle povere, stupide nullità! Affare fatto, me. Avrai il tuo tributo… prima che il sole sorga di nuovo.


[(----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------)]


Bentornati, cittadini. Iniziamo subito con i principali fatti di cronaca: oggi è stato ritrovato il corpo senza vita di una giovane 37enne, non ancora identificata, sgozzato ed orrendamente distrutto nei vicoli della città.  La polizia teme un collegamento fra questo e l’evasione della notta scorse al Penitenziario di St. Bay, poiché ‘il modus operandi sembra lo stesso’, commenta il comandante in capo della polizia. Intanto la popolazione teme per la propria sicurezza, mentre stavolta i Teen Titans non hanno rilasciato dichiarazioni.


“DANNAZIONE!” Urlò Cyborg, scaraventando il telecomando sull’enorme schermo del rifugio. Non solo non erano ancora riusciti a trovare anche solo un minimo indizio su Slade, ma adesso quella… “cosa” si doveva mettere in mezzo, ad uccidere civili innocenti senza motivo!

“Ehi, amico, calmati. Non è colpa nostra.” Disse BB, cercando di apparire rilassato.

“Non è colpa nostra? E di chi allora, eh, geniaccio dei miei stivali?! Ti ricordo che siamo NOI i protettori della città! Se succede qualcosa ad un cittadino, siamo NOI a dover intervenire!” Rispose Cyborg, alterato.

“Calmati, Cyborg. Quello che voleva dire BB è che non potevamo farci niente. Brancoliamo nel buio per ora.”

L'androide tirò su un bel respiro, cercando di calmarsi.

“Forse. Ma ciò non cambia il fatto che qualcosa doveva essere fatto. E noi non ci siamo mossi.”

Il gruppo si ammutolì alle ultime parole di Cyborg. La verità era cha la perdita del loro leader e di un valido membro del gruppo li aveva messi KO. Per quanto tutti e tre detestassero ammetterlo, non erano nulla senza la guida di Robin. Ma i Titans tenevano duro. O vittoria…


  
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