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Autore: Cloveregga    24/06/2015    0 recensioni
~Diamoci un taglio~:
Storia creata e ideata da Jessica Magnani dal 05/04/2015 al 12/05/2015
Personaggio principale femminile ripreso da un Anime già esistente (Gosick)
visionato e re-interpretato da Jessica Magnani.
Ambientazione e riferimenti a luoghi o persone ripresi da ROLE (scene e storie create dalla fantasia di due persone con personaggi di fantasia) re-interpretate e sistemate dalla sottoscritta. Altri eventuali riferimenti puramente casuali.
(Questa idea di storia ha origine da un discorso che stavo facendo con un amico. Ho pensato potesse essere un buon inizio per qualcosa di romantico.
Alla ricerca di metodi nuovi per scrivere, ho voluto provare ad unire insieme diverse scene già scritte in precedenza col personaggio Victorique; le ho quindi raggruppate assieme ed ecco nata la mia seconda storia)
Ps: Saranno presenti, all'interno della storia, dei personaggi che conoscete bene. Ho premura di dirvi che le parole che diranno e i comportamenti che avranno, sono frutto di fantasia e delle loro menti, interpretati in modo personale.
Grazie e…
BUONA LETTURA!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gentili lettori. ho tre premesse da farvi:
1) La trama di questa storia sarà particolarmente articolata, dunque non giudicatela fin tanto che non avrete letto tutta la storia. (Questo fatto è strettamente legato al fatto che ho unito diverse role tra loro e ho quindi usato diversi metodi di scrittura)
2) Come detto prima ho utilizzato diversi metodi di scrittura, dunque non pensate che abbia dato di matto. Questo metodo mi è servito anche per rappresentare al meglio la frase che troverete in fondo ad ogni capitolo (Leggetela bene e fateci attenzione) 
Bene buona lettura!


Ordinato e pronto, il piatto e la comanda.
Si sarebbe potuto riassumere così il via vai frenetico, dalla cucina alla sala, del noto locale chiamato "Quattro assi di carte". Conosciuto per i suoi particolari quanto plateali dolci, proponeva, a una clientela variegata e dalle modeste pretese, un servizio professionale e personalizzato. L'atmosfera cambiava ogni giorno, secondo il tema scelto dalla proprietaria. "Ogni giorno, un tema nuovo" era il primo dei servizi che il locale offriva ai suoi particolari e raffinati ospiti, intendendo dire proprio' ciò che si sarebbe letto davanti all'entrata. Se il tema del giorno fosse stato "I Cosplay", sareste stati serviti da Miku Hatsune, la cantante dei Vocaloid, famoso personaggio delle animazioni giapponesi e da un Goku della saga di Dragon Ball; oppure se fosse stato "Il giallo", sareste entrati in un locale tutto dipinto di quel colore, dall'arredamento alle pavimentazioni. La Signorina era capace di inventarsi le cose più fantasiose e geniali per stupire i clienti. L'eccentrica proprietaria, una certa Akuma Yuzuru, ebbe questa sorprendente ma bizzarra idea di creare un luogo che rispecchiasse lo stile di una pasticceria all'italiana, che avrebbe offerto dolci di produzione propria, unita al sistema riservato ai frequentatori dei Maid Caffè nipponici nei quali il cliente non era considerato tale, ma un vero e proprio padrone cui asservire qualsiasi richiesta gli passasse per la mente, dalla più semplice, alla più capricciosa. L’intrepida titolare, dall'aspetto, si poteva confondere per un maschio poiché mostrava: il busto longilineo e poco sporgente, lineamenti del viso eterei e ispiratori di soavità e un taglio di capelli corto dalla tinta tendente al verde che andavano a coprire, per colpa della frangia che solitamente teneva, i due occhietti piccoli, vicini tra loro, di un nero pece.
In molti, incuriositi dal locale per l’arredamento, che ricordava i salotti ottocenteschi e i pub inglesi, si fermavano a guardarla come se contemplassero un quadro; una vera signora di classe. 
Dopo aver restaurato un vecchio garage, situato in un sottoscala di una qualunque strada di città, ormai abbandonato, attaccò manifesti ovunque alla ricerca di:
"Personale valido, con esperienza nel settore. Deve saper servire ed essere di bella presenza. Ruoli da ricoprire: Pasticcera, Maid (cameriera) e Butler (cameriere). Età richiesta per il personale variabile, ma non inferiore ai diciotto anni.”.
Così le assunzioni non tardarono ad arrivare, soprattutto da parte di persone appassionate a quel ruolo o che semplicemente dovevano riempire un vuoto di tempo tra il pomeriggio e la sera. Le selezioni furono severe e non tutti ebbero quella fortuna di essere assunti solo per la stima e l'encomiabile fiducia da sempre dimostrata, come successe alla giovane studentessa universitaria francese Victorique de Blois. Sapendo che la giovane cercava lavoro, la considerò come assunta nel momento stesso in cui la vide spuntare dalla porta del locale. 
La spinse dentro, abbracciandola, e si commosse lasciandole la cucina da gestire come preferiva. 
Totale carta bianca essendo lei un vero talento culinario. 
Fu la prima a rispondere agli annunci esposti in ogni dove dalla Signora Yuzuru e sapendo del suo fantasioso talento, non aveva bisogno di nessun altro.
La giovane accettò con entusiasmo, mostrando una voglia di fare e un senso organizzativo-gestionale pari solo a quello della proprietaria. 
Yuzuru conosceva da tanto tempo la giovane talentuosa poiché era una vecchia amica di famiglia; si potevano considerare sorelle. 
Loro due, da sole, sarebbero riuscite a portare avanti il locale.
Eppure i loro caratteri erano diversi e forse era riduttivo definirli così. 
Se una era raffinata, timida, introversa ma fantasiosa, l'altra l'esatto opposto. 
Victoria, così la soprannominava la signorina, aveva i capelli lunghi color dell'oro, due occhi come smeraldi e uno stile che richiamava la città di Parigi: finezza ed eleganza in ogni piccolo movimento. Una sua particolarità era quella d’indossare sempre abiti molto complessi ed elaborati, pieni di merletti, pizzi e stole di tulle infinite, abbelliti dei gusti accessori. I dipendenti del Maid Caffè avrebbero dovuto indossare, come imposto dal nuovo datore di lavoro, un abito rosa e bianco, prettamente femminile, smoking da cerimonia per i maschi, i capelli, per la stessa ragione, dovevano essere annodati in modo artistico con dei fermagli pregiati, comprati a tema coll’arredamento. 
Che sacrificio pesante per la nostra pasticcera abituata ai capelli sciolti e agli abiti artistici, ma dopotutto in cucina le sarebbe stato difficile preparare le ordinazioni con gli abiti voluminosi e raffinati che indossava abitualmente poiché poco pratici e a rischio macchia con un solo respiro. 
Mettendo da parte le differenze di carattere, erano un duo esplosivo: i clienti sarebbero diventati dei ladri pur di odorare, quando volevano, uno dei profumi che arrivavano dalla cucina detta "Delle Meraviglie" e avrebbero aperto una galleria d'arte dedicata alla proprietaria.
L'esigenza di avere altro personale, però si fece sempre più spazio nella mente di Yuzuru, quando la clientela aumentò di conseguenza.
Si arrivò così a un personale composto da quattro ragazze e altrettanti ragazzi per un totale di nove persone; un gruppo giusto, né troppi né pochi per un ambiente modesto e familiare. 
Per fortuna loro sembravano immuni agli odori e alla bellezza artistica della signora, riuscendo a fare avanti e indietro con il servizio in modo rapido e ottimale, non come i clienti che dopo molte scuse e attese, si scopriva che perdevano tempo di proposito per rendersi omaggio di quei proibiti piaceri. 
Gli affari andarono a migliorare sempre di più e le giornate sembravano volare via in un soffio, ma c'era dei momenti in cui qualcuno avrebbe sperato non passassero mai per una qualche sorta di legge fisica esistente in natura. Victorique scoprì con stupore e felicità, che uno dei camerieri assunti dalla Signorina Yuzuru era il suo migliore amico Kioji Otrem; solo che nessuno sapeva che lei ne era segretamente innamorata.
Successe un giorno d'Estate, quando i due si misero a parlare di tante cose in termini filosofici. Frequentavano quasi gli stessi corsi di facoltà e non era raro che non s'incrociassero, anche solo per un saluto o una chiacchiera amichevole, nei corridori dell’accademia. Il solo sguardo, il sentirsi considerata da lui, la rendeva felice e speciale; non poteva non essere amore il suo. Si sentì al settimo cielo quando pensò che avrebbe potuto trascorrere tutto quel tempo con lui anche lavorando, per questo i suoi dolci avevano un gusto particolare. Sul posto di lavoro non poteva certo perdere tempo a parlare con lui altrimenti la "sorellona" Yuzuru si sarebbe arrabbiata e poi doveva stare attenta alle comande e ai servizi. Un dolce andava saputo servire in piatti decorati in un certo modo, abbelliti con fiori o particolari che gli altri membri dello staff le indicavano, perciò doveva far molta attenzione. 
Il tema di quel giorno furono "I semi delle Carte" dunque ciascun gruppo dei camerieri, ebbe un menù personale abbinato ai propri tavoli assegnati. Il locale era diviso in due sale con un piccolo ingresso posto sulla destra, un lungo corridoio nel quale si trovavano i camerini, i bagni e per finire l’ampia e moderna cucina, postazione di lavoro di Victorique. I camerieri erano divisi in quattro per ogni sala e ciascuno aveva la responsabilità su sei tavoli che avevano il nome dei semi delle carte. In coppia a due a due, un re e una regina, rendevano ancor di più l’idea del posto, quasi fosse un suo modo di firmarsi. 
Il loro compito era far accomodare gli ospiti, conversare quando necessario, prendere l’ordinazione e portarla alla cuoca; a volte dovevano anche suggerirle la composizione del piatto oppure farle aggiungere i mille capricci delle menti sempre più estroverse dei loro affezionati clienti. 
Ciascuno mostrava la sua particolarità, cosa che Yuzuru voleva emergesse chiaramente, in modo che ognuno mostrasse un proprio profilo, un’immagine particolare e amata. 
Kioji, il ~Re di Fiori~, era il cameriere che mostrava più mistero rispetto agli altri. Dava l’aria di essere la persona migliore cui una donna potesse aspirare innamorandosene; i suoi ragionamenti platonici erano l’esca perfetta per ogni giovane sognatrice. Victorique ne era affascinata, ammaliata, lo rispettava come collega e come ragazzo. La loro amicizia per lei era abbastanza, ma lui sembrava non trattarla soltanto in modo amichevole, bastava una sua parola detta in modo dolce, un suo gesto personale e lei sognava una vita con lui come fidanzato. Ogni volta si avvicinava alla finestrella che dava sulla cucina e gli sorrideva, dettandogli, in modo elegante, l’ordinazione. I suoi occhi azzurri, sui quali cadevano i ciuffi di capelli biondi, gli davano un’aria maestosa, quasi di fantasia. Il mistero era dato dai suoi sguardi fugaci che toccavano il cuore, ma non davano l’idea di chi lui fosse davvero se non si conosceva personalmente. 
La sua ordinazione chiedeva di preparare un tris di trifogli al cioccolato con fiori neri di decorazione, sistemati secondo il volere del cliente, come spesso chiedeva alla graziosissima “Vic”. Soltanto lui la chiamava in quel modo simpatico e romantico, secondo il punto di vista di lei, che gli sorrideva di rimando, mettendosi poi a cucinare, facendosi descrivere la decorazione richiesta.
Emily Varny, al contrario, si rivolgeva in modo più formale e meno intellettuale. Nelle vesti della ~Regina di cuori~, assieme al suo collaboratore Dimitri Magister, il ~Re di cuori~, condividevano ogni cosa, persino il lavoro pur di non stare lontani. I due camerieri erano fidanzati da qualche tempo ed erano un duo azzeccatissimo per il seme di cuori. Questa discrezione nei comportamenti e quell’eccentrico modo di fare le cose, divennero il loro punto di forza, che andò a smussarsi più avanti nel tempo quando Victorique divenne loro amica fidata. Bastarono pochi giorni trascorsi assieme per trovare una perfetta intesa e la cosa trovò giovamento anche nelle ordinazioni. Se la giovane, aiutata dal suo baldo destriero, le chiedeva quattro cuori con panna montana, non doveva aggiungere altro poiché lei sapeva già a quale metodo di composizione pensavano. Chi faceva da regina a Kioji era la stessa proprietaria che, per sorvegliare il comportamento dei suoi dipendenti, si dilettava nel servire. Quanto la invidiava Victoria! 
Quando però entrava in cucina quel cameriere, un’aria di tempesta aleggiava cupa sopra le teste di tutti quanti poiché erano previsti guai. Ivan Hinokami, studente all'ultimo anno d'università, era stato l'ultimo dipendente assunto dalla signora Yuzuru per via della parentela stretta con Dimitri; i due erano fratelli. Victorique mal sopportava il suo comportamento alle volte sfrontato, alle volte dolce, tanto che bisticciavano di continuo. Sembravano farlo apposta di mettersi l'uno all'opposto dell'altro pur di avere ragione; lei era brava e lui esigeva, lei era indietro e lui la forzava a velocizzarsi. Lui era ~Re di quadri~ e la sua regina si presentava raramente sul posto di lavoro. Secondo il suo modesto modo di vedere le cose, almeno questo pensava di se stesso, quella giovane non era adatta a stargli dietro e spinse molte volte Yuzuru a farla licenziare, ma senza successo. 
Questo senso di frustrazione personale lo riversava principalmente sulla mal capitata pasticcera. Non andavano molto d'accordo, ma quando si trattava del lavoro, facevano faville e si notava nei piatti prelibati che creavano e progettavano assieme: rombi in mousse di cioccolato accompagnanti da altrettanti bianchi e bucce d’arancia fresca, aquiloni ai mirtilli e ribes o la celebre “Sinfonia dei quattro quadri stagionali” (Scaglie di cioccolato, cocco gratinato, lime e petali di girasole). Oltretutto collaboravano nella selezione del piatto, nella cottura e nel modo di parlare tutto in codice, infatti, Hinokami era sempre il primo a terminare il servizio così riusciva a dare una mano agli altri quando occorreva. Il suo aspetto non combaciava molto col suo seme. Aveva capelli bianchi molto lunghi, occhi color petrolio e un impareggiabile senso dell’umorismo; nessuno poteva competere. 
Ivan e Kioji si contendevano sempre il posto del più richiesto dalle ragazze, ma arrivavano sempre pari. Yuzuru non ammetteva certe sfide tra colleghi perché portavano, secondo lei, alla nascita di rivalità inutili per la collaborazione, che invece ciascun dipendente doveva avere con gli altri. 
Victorique, avesse partecipato e avesse potuto votare, avrebbe scelto l'amico senza pensarci e quella sera si sarebbe decisa a chiedergli di tornare a casa assieme in modo di poter stare un po' con lui da sola; insolito, vista la sua timidezza peculiare nel domandare certe cose.
Alla fine della giornata toccavano a lei le pulizie generali, come a tutti gli altri, del locale e delle stoviglie, dei piattini e delle posate, nonché della propria postazione di lavoro. Lei era sempre l'ultima a finire, ma non quella sera. Negli spogliatoi intanto Kioji e Ivan, dopo aver salutato la coppietta che andava a casa, si vestirono e sistemarono le ultime cose; che colpo di fortuna. Capitava raramente che i due si trattenessero quanto la loro collega, essendo la loro postazione molto meno ampia di una cucina, eppure poco tempo dopo, Victorique vide uscire qualcuno dalla stanza dei camerini maschili e così, facendo finta di spolverare qualcosa, attese il saluto dell'amico in modo che, pochi attimi dopo, gli avrebbe chiesto di andare a casa assieme. Era un piano studiato la notte prima nei minimi particolari, sarebbe passata da pura casualità e coincidenza, niente di programmato e finalmente, mano nella mano, avrebbero giurato amore reciproco. Invece il timbro di voce che la prese in giro per il fatto che stesse pulendo senza senso un tavolo non di sua competenza, le spezzò ogni fantasia romantica; era Hinokami che ridacchiava come un bambino, prendendola in giro. I suoi tavoli erano sempre impeccabili e perciò si accorse subito della sua scenetta da coincidenza falsamente non programmata e gli si avvicinò. Era delusa, disperata quasi di aver sprecato tutto quel tempo per nulla, ma non era ancora detta l’ultima e così, in tono sereno, chiese al giovane se avesse visto Kioji uscire; la sua risposta fu positiva. Era uscito poco prima. Di nuovo un temporale si abbatté su di lei, il destino le voleva male, ogni cosa era andata storta, come quando si taglia una scheda e poi all’ultimo finisci con l’essere storta.
Hinokami non sapeva bene come comportarsi in quel momento e fare altre battute sarebbe sembrato fuori luogo se non offensivo, ma lui aveva ritardato per una ragione precisa e gli eventi non lo avrebbero sopraffatto in questo modo. Aspettò che la giovane si calmasse per poi rivolgerle di nuovo la parola e dirle che non doveva prendersela troppo e che poteva trattarsi in un equivoco oppure un impegno che ha costretto il collega a velocizzarsi senza aver tempo di salutarla; lo odiava profondamente, ma non poteva vedere quella ragazza piangere e neppure dirle che in realtà non ci pensava minimante a salutarla. Lei si riprese subito dopo e gli sorrise, come a volerlo ringraziare di essere stato premuroso con lei, eppure qualche secondo dopo Hinokami le domandò una cosa insolita: tornare a casa accompagnata da lui. Una richiesta insolita e bizzarra quella che le chiese quel giorno, proprio quel giorno che Kioji era andato via senza salutarla e lui aveva fatto più tardi del solito. Andando così le cose, accettò volentieri, tanto abitavano tutti nei pressi dei quartieri vicini e perciò, anche avessero allungato la strada, una passeggiata in quelle giornate calde era l’ideale. Lasciando così alle spalle la porta del locale chiusa, Hinokami e Victorique cominciarono a parlare da amici quali erano, prendendosi sempre in giro, ma in modo spiritoso, liberatorio, nel mentre il sole tramontava. Un raggio di sole rendeva dorati i capelli di Kioji che, poggiato con la schiena al muretto retrostante le scale che davano sull’ingresso del locale, aspettava “Vic” impaziente, guardando l’orologio; la riconobbe dal timbro di voce, facendo capolino con la testa e richiamandola a se con fare da spia internazionale. Lei, appena lo vide, sentì il cuore scoppiarle dal petto e corse sulle scale in modo alquanto goffo e poco raffinato. Guardò il giovane e gli rivolse un saluto educato; lui la prese da dietro con il braccio e la strinse a se, bisbigliandole qualcosa all’orecchio.
Ivan vide tutta la scena e ridacchiò per nulla sorpreso. Mise le mani in tasca e salì anche lui le scale, guardando male Kioji che fece altrettanto di rigetto; sembravano contendersi la stessa cosa.
Victorique fece una proposta: tornare a casa tutti assieme, ma Hinokami disse di avere un impegno urgente, ricordato in quel momento e che avrebbe dovuto sbrigarsi per non arrivare tardi. La pasticcera ci rimase molto male. Poco prima non le sembrava avere così tanta fretta come stava dimostrando e così lo vide sparire nella direzione opposta. Ora era sola con Kioji, il quale sembrava soddisfatto della sua mossa, come se si gongolasse. Lei non si accorse di niente e sorrise alla situazione, incamminandosi verso casa con il compagno universitario, l’uno di fianco all’altro.
Era l’occasione giusta per confessargli il suo amore quasi eterno, ma qualcosa la bloccò, come un senso di ansia, angoscia, d’inadeguatezza. Stando accanto a Kioji percepì un senso di tristezza, come se fosse li, ma in realtà fosse costretto; era probabilmente stanca. Non si era mai sentita così sottomessa da certe emozioni proprio accanto a lui.
Con Hinokami era diverso; si sentiva se stessa e felice.
Il cuore però era rivolto al biondo cavaliere platonico, nella quale continuava a riporre le speranze di una vita assieme in futuro.
Appena il collega si fu allontanato abbastanza da non farsi vedere, strinse le mani in pugni e colpì il muro davanti a se, come se dovesse calmarsi dalla rabbia: lui aveva vinto.
Quel donnaiolo mentiva spudoratamente nei confronti della giovane.
Sapeva che tipo di persona era in realtà e in un modo o nell’altro glielo avrebbe fatto notare anche alla collega, ma doveva stare attento poiché rischiava di rovinare il suo equilibrio emotivo e perderla per sempre. 
Lui amava Victorique per questo era severo con lei; voleva soltanto esaltarla come meritava.
Quel paio di forbici, quel giorno, tagliò male una parte di contorno e l’altra storta.

   
 
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