Anime & Manga > My HiME - My Otome
Segui la storia  |       
Autore: Atlantislux    13/01/2009    9 recensioni
Gli universi di Earl ed Earth collidono, mentre qualcosa di oscuro li minaccia entrambi.
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Earth' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Snervamento


Incerta se essere più furibonda con il Generale Mashiro, con Nagi, con i Nobody o con sé stessa, Natsuki decise di sfogare la sua rabbia contro una sedia. L'afferrò scagliandola con tutta la sua forza verso il muro, dove rimase confitta, muto simbolo della sua ira.
Udendo una porta aprirsi, si girò a fronteggiare Mashiro, solo di un poco più calma.
Natsuki l'aveva convinta ad allontanarsi per cambiarsi, più che altro per rimanere con lei un attimo da sola. Ma, ora che l'aveva davanti, ripulita dal sangue e con indosso i vestiti ed uno dei camici di Yokho, la sua immagine le ricordò così tanto quella della giovane Regina che ogni proposito di affrontarla rudemente si incrinò. Tutta la persona di Mashiro, poi, dagli occhi quasi febbricitanti alle labbra strette in una sottile linea nervosa, mostrava una pena che ammorbidì la Direttrice. Il Generale si lasciò sfuggire una smorfia, e Natsuki sogghignò mestamente.
“La tua Otome non si sta risparmiando, vero?”
Mashiro scosse la testa. “No, quella sciocca sta prendendo un sacco di botte. Mi riempirà di lividi.”
“Mi spiace.”
“Permettimi di dubitarne.”
A quelle parole Natsuki si pentì immediatamente della compassione provata, e sferrò un pugno alla scrivania che si piegò sotto il colpo. “Infatti non mi dispiace per niente. Non quando tu, nel bel mezzo di tutto questo disastro, ancora continui con i tuoi giochetti.”
“Spiegati meglio.”
“Ho come l'impressione che lo scambio di anelli fosse una cosa che avevate preparato.” Natsuki incrociò duramente lo sguardo di Mashiro. “Adesso sapete tutti nostri segreti, complimenti.”
Il Generale socchiuse gli occhi e fece due passi verso di lei, posandosi una mano sul petto. “E secondo te io avrei potuto progettare per me stessa una cosa così... ripugnante come condividere la mia vita con une delle tue cameriere? Mettendomi in pericolo se quella dovesse cadere e spezzarsi il collo? Tra l'altro, qual é mai la soglia di operatività di quei virus che chiamate nanomacchine? Che succede se mi taglio un braccio? Decidono da sole se interrompere il collegamento ed ammazzarci entrambe?”
La donna dai capelli ametista chiuse la distanza tra loro e, incurante che Natsuki indossasse l'armatura, la spinse contro il muro prendendola per le spalle e scuotendola violentemente.
La Direttrice la lasciò fare. Nonostante fosse certa che quella mossa quelli di Earth avessero almeno sperato di metterla in pratica, un po' le dispiacque per Mashiro. Tra tutti il Generale era ancora quella che le andava più a genio, e riusciva a capire il suo stato d'animo.
“Io non ho mai voluto queste cose dentro di me” le sibilò Mashiro. “Va bene, c'abbiamo guadagnato. Lo ammetto. Sei contenta? Ma ne avrei fatto volentieri a meno. Quella sciocca poteva anche crepare, se fosse stato per me. Che ringrazi solo che assomiglia a...”
Natsuki la vide bloccarsi di colpo, e voltarsi precipitosamente massaggiandosi un polso.
Lei, invece, abbassò lo sguardo. Si era dimenticata dell'altra Arika, l'inseparabile compagna del Generale, quella per la quale Mashiro, anni prima, aveva rischiato la sua carriera. Si chiese se tra loro ci fosse stato anche dell'altro, ma tenne per sé la curiosità.
Attese invece qualche secondo, respirando profondamente, cercando di far recedere la propria rabbia.
“Non è il momento di innervosirsi così” offrì al Generale. Che rimase immobile scuotendo solo la testa.
Si avvicinò a lei e le mise una mano sulla spalla. Non poté non notare che la pelle del collo era paurosamente arrossata.
'Si deve essere fregata via il sangue dell'amica fino quasi a scorticarsi.'
Una brutta sensazione le chiuse lo stomaco. 'Sta capitando a tutti di perdere qualcuno che amano... quando toccherà a me?'
“Va tutto bene” le disse improvvisamente Mashiro, girando verso di lei uno sguardo molto più calmo di qualche secondo prima. Si scrollò via con sufficienza la mano di Natsuki, andando verso la porta che dava sul laboratorio. “Rientriamo. Abbiamo una guerra da mandare avanti.”
“Aspetta” le urlò la Direttrice, in qualche modo sollevata che il Generale avesse una così invidiabile capacità di recupero. Ma c'era una cosa che ancora doveva chiarire. “Cosa mi dici di Nagi?”
L'altra la guardò da sopra una spalla. “Mi spiace, so che non avresti voluto che fosse proprio lui. Ma era l'unico qui dentro che potesse stringere un contratto con quella ragazza, perché era l’unico del quale ci potevamo privare.”
Natsuki strinse i pugni, sentendo la rabbia riprendere il controllo. “Non intendo il contratto. Di quello mi avevi avvertita venendo qui. Mi disgusta la scelta ma riconosco che non potevamo fare altro. Sto parlando dell’edificante scenetta che quei due ci hanno offerto. Tu ne sapevi niente?”
La risposta di Mashiro fu incredula. “Starai scherzando, spero? La vita privata di Nagi, e con chi decide di andare a letto, sono solo fatti suoi.”
“Nina non è una chi qualunque” protestò Natsuki, sentendo, suo malgrado, il viso che le si imporporava.
Sapeva che il suo sconcerto doveva sembrare, agli occhi del Generale, quantomeno bizzarro, ma reminiscente dei disastri che Nina e Nagi erano stati capaci di perpetrare insieme, vedendoli abbracciati non aveva potuto fare a meno di provare un’agghiacciante sensazione di panico. E non credeva nemmeno per un istante che Nagi, così come aveva fatto con la Nina di Earth, avesse potuto sedurre la sua ex Otome perché mosso da altro sentimento che non fosse il suo tornaconto personale.
Mashiro, a quel punto, la sorprese. Voltò verso di lei un viso sul quale campeggiava un’espressione di rassegnato fatalismo; Natsuki non avrebbe mai pensato che l’altera condottiera potesse avere nel suo repertorio uno sguardo del genere.
“Natsuki, tra qualche ora qui non ci sarà più niente da fare. Ti sembra il momento di pensare ad una cosa del genere?”
“No, ma...”
“Quei due potrebbero essere la nostra sola speranza, te ne rendi conto? Per il resto, quello che c’è tra loro non mi interessa. Credo niente, visto che le preziose nanomacchine di Nina funzionano ancora.”
A Natsuki venne voglia di urlare. “Non hai capito. Non mi importa di quello” sibilò tentando di spiegarsi. “È che tutto mi sembra una sorta di allucinante déjà vu. Perché proprio Nagi e Nina già una volta furono vicini a distruggere questo mondo. E, su Earth, Nagi indottrinò la moglie di Sergay perché diventasse una bomba umana. Vederli insieme mi terrorizza.”
Mashiro scosse le spalle. “Non so che dirti. Forse questa è l'occasione che il destino gli ha offerto per fare ammenda.” Il Generale lanciò un’occhiata di sbieco a Natsuki. “E comunque, sappilo. Per quanto ti possa ripugnare il pensiero è lampante che quei due siano anime gemelle, nel senso più sbagliato che puoi dare alla cosa. Completandosi a vicenda, devi solo sperare che questa volta nessuno dei due abbia in mente di cancellare questo mondo per mezzo o per amore dell’altro.”
La Direttrice annuì, non rincuorata dalle parole di Mashiro.
Cancellare questo mondo per amore di qualcuno... solo Nina Wang avrebbe la tempra per farlo, anche se tutto lasciava supporre che fosse cambiata. Mashiro, tu non hai visto l’espressione disperata nei sui occhi quando anni fa affrontò Arika nei cieli sopra Windbloom; erano quelli di una ragazza votata al martirio. Prima, nel salutarci, aveva lo stesso sguardo.’

---------------------------


Axel stava avendo i momenti più belli della sua vita da Nobody. Era fiero dei suoi poteri, fiero della distruzione che poteva causare, fiero dello spettacolo che poteva offrire agli esseri completi, i quali non potevano fare altro che scappare davanti a lui. Tutti quelli che aveva incontrato avevano paura del fuoco, era innata in loro, e raramente trovava chi gli sbarrava il cammino. Nessuno riusciva ad arrivare ad una distanza sufficiente per colpirlo senza essere incenerito e, comunque, la sua barriera incandescente era impenetrabile.
Axel sorrise ferino, guardandosi attorno. Dopo che gli aveva fatto esplodere in volo un numero considerevole di missili, jet, e mobile suit, i difensori avevano mandato avanti le ragazze chiamate Otome.
Il Nodoby aveva pregustato quel momento. Circondato dalla sua corte di Assassin le squadrò perplesso, notando sia quanto fossero ridicoli i loro abbigliamenti, sia che le sue fiamme non sembravano causare loro alcun danno. Una smorfia incrinò la sua espressione, deformando il volto da clown maledetto. Sarebbe stato difficile, ma anche tremendamente divertente.
Inviò un comando mentale a tutti gli Assassin; prima di affrontarle direttamente i suoi adepti le avrebbero impegnate in una deliziosa danza di morte, che lui si sarebbe goduto fino alla fine. Forse, dopo, non ci sarebbe stato nemmeno bisogno del suo intervento.
Prima che potessero attaccare, tuttavia, un urlo risuonò dietro di lui.
“Allontanatevi, mi occupo io di questo” fece una potente voce femminile.
Il Nobody si voltò, presumendo che un'altra di quelle Otome avesse raggiunto le compagne. Sogghignò alla vista della nuova arrivata, la cui armatura color arancio cozzava pericolosamente con i capelli ramati. La donna aveva occhi blu, e un bel viso corrugato da un odio devastante.
Immaginando di essere il destinatario di tutta quella rabbia, Axel sorrise.
“Che c'è? Mi guardi male perché ti ho bruciacchiato un po' la tua bella città?”
“Taci!” gli urlò l'Otome, sprizzando letteralmente ira da tutti i pori. “Tu c’eri a Heian-kyō. È arrivato il momento di saldare i conti.”
Axel agrottò le sopracciglia. Non aveva la minima idea di cosa quella donna stesse dicendo, ma dopotutto non era un problema per lui. L’aveva vista da lontano ed i suoi poteri erano veramente impressionanti. Doveva sconfiggerla se volevano avere la strada spianata, era solo lieto che fosse venuta lei da lui senza che il Nobody si dovesse sobbarcare la scocciatura di andarla a cercare.
Segnalò agli Assassin di impegnare solo le prime due Otome, mentre lui si teletrasportava a livello del suolo. Là alzò la testa notando che la donna in arancio stava velocemente chiudendo su di lui: l’aveva già individuato.
Sorrise guardandosi attorno. Aveva scelto una piccola piazzetta stretta tra alti palazzi, il cui suolo era cosparso da frammenti di vetrate mandate in frantumi dalle esplosioni. Il posto ideale per accogliere la sua avversaria. Era forte, ma anche furibonda, Axel non dubitava che l’avrebbe seguito anche all’inferno. La sua teoria fu confermata dopo qualche secondo: Mai Tokiha atterrò davanti a lui.
“Sembra che tu ce l’abbia proprio con me, eh?” la canzonò.
“Quella che avete distrutto era la mia città natale” gli rispose lei, in un sibilo di rabbia.
“L’hanno fatto i vostri alleati, non noi.”
“Solo perché voi ci avete attaccato.”
“E tu adesso cosa vuoi fare, ragazzina?”
“Toglierti dalla faccia quel sorrisetto.”
L’Otome allargò le braccia, e due cerchi infuocati le apparvero attorno ai polsi. Axel fischiò la sua approvazione, cominciando a notare dettagli della donna che da lontano gli erano sfuggiti. Particolari che gli facevano ricordare qualcuno.
Sogghignò, allargando allo stesso modo le braccia magre e materializzando i suoi chakram. Lo riempì di soddisfazione vedere gli occhi dell’Otome spalancarsi dalla sorpresa.
“Lo sai, Zexion ci aveva avvertito che su questo pianeta, da qualche parte, noi avremmo trovato i nostri equivalenti. Sei tu, carina?”
La donna urlò il suo sdegno scaricandogli contro un turbine di vapori incandescenti che Axel parò facilmente.
“Fuochino, adesso tocca a me.”
Nel giro di un nanosecondo i suoi poteri innescarono la combustione nei materiali che componevano e che ricoprirono il suolo, trasformando la piazzetta nel fondo di una fornace; cinque turbini di silicio liquefatto, creati dalle roventi correnti ascensionali, si alzarono attorno a loro.
Se l’Otome era rimasta spiazzata da tale dimostrazione di forza non lo diede a vedere. Sicuramente, Axel notò con una punta di ammirazione, la temperatura elevatissima non sembrava darle noia. Levitava leggera sullo stagno incandescente, con in viso un’espressione che da furibonda si era fatta truce.
“Pensi che tutto questo sia impressionante?”
“Sicuramente di più di quei tuoi due cerchietti.”
“Stai giocando a chi di noi due è più potente?”
Axel si strinse nelle spalle. “Sai com’è. Non avevo mai incontrato un’altra domatrice del fuoco.” Lanciò un’occhiata a Mai, che fu quasi affettuosa. “Dai, fammi vedere quello che sai fare.”
“Fai lo spiritoso? Tu hai ammazzato persone alle quali volevo bene, adesso toccherà a te.”
“Ne dubito fortemente” replicò lui, lanciandole contro i suoi chakram. La ragazza li scansò, strappando ad Axel un sorrisetto. “E quando avrò finito con te toccherà anche al resto delle tue amiche.”
“Non credo proprio” gli fece lei, cupa. Il commento fu talmente esilarante che il Nobody scoppiò a ridere.
“Memorizzati questo: ho una reputazione da difendere. Ma puoi sempre tentare di fermarmi.” Questa volta la attaccò con una delle colonne di fuoco, che si torse verso la donna al suo volere.
L’Otome ne venne avvolta e, dopo un momento di esitazione, Axel la vide urlare qualcosa in mezzo alle fiamme. Un grido che superò incredibilmente il fragore del rogo.
“Kagutsuchi!”

---------------------------


Zexion si teletrasportò velocemente dietro un riparo, prima che una raffica di mitragliatrice lo falciasse. Al sicuro controllò la situazione.
Di certo Marluxia si stava dando da fare, assistito da branchi di Heartless e da una pletora di esseri vegetali che aveva preparato per l'occasione, ma era anche vero che i difensori del Garderobe stavano strenuamente combattendo e, fino al quel momento, frustrando tutti i tentativi di penetrarne le linee.
E non c'era molto che lui potesse fare.
Tutte le batterie di missili e le mitragliatrici erano operate da remoto, senza che fossero presenti soldati che lui potesse influenzare; le Otome erano invece per lui ancora intoccabili, fino a quando Marluxia non fosse stato in grado di infrangerne gli schermi.
Quasi annoiato, preferì voltarsi a guardare la città. Era un brillante stratega, ma ogni volta che la parola passava alle armi la sua attenzione scemava rapidamente.
La situazione era molto incerta, ma da quello che captava non sembrava esserci molto che gli alleati e le Otome potessero fare tra i palazzi, a meno di non continuare ad uccidere i propri concittadini. Laggiù Axel si stava divertendo, poteva sentirlo, forse perché, per una volta, sembrava aver trovato un opponente al suo stesso livello.
D'un tratto una presenza inconsueta si frappose fra i due, qualcosa che da quella distanza Zexion non fu in grado di riconoscere. Di certo non era un umano, ma non era neppure uno di loro.
Scoccò un'occhiata a Marluxia. Volentieri sarebbe andato a controllare, ma non poteva permettersi di abbandonare il compagno in quel momento; anche se il Nobody dai capelli rosa appariva perfettamente in grado di tenere sotto controllo la situazione.
Si teletrasportava velocemente tra le Otome, eludendo i loro colpi prima che riuscissero a colpirlo, e dedicandosi con particolare cura a depennare i ranghi di quelle in armatura grigia, che a Zexion sembravano particolarmente vulnerabili. Né avevano armi efficaci come le loro colleghe più anziane. Da quello che aveva capito dovevano essere delle specie di studentesse.
Con la coda dell'occhio controllò i movimenti delle due Meister Otome sul campo, una bionda dall'armatura bianca, e la donna che lui aveva già incontrato, Shizuru Viola.
Loro erano di certo efficienti, ma i loro sforzi contro gli Heartless inferiori erano parzialmente vanificati dal fatto che dovevano più volte correre in aiuto delle loro stesse compagne in difficoltà.
Zexion sorrise, più la battaglia progrediva più la possibilità di agevolare Marluxia aumentava.
Individuò una giovane Otome rovesciata a terra, con l'armatura ridotta in frantumi e gli schermi abbassati. Né morta, né ferita gravemente, era esattamente quello che Zexion stava cercando. Ci mise un attimo a vincere le sue barriere mentali.
La ragazza alzò la testa e lanciò un urlo terrificante, sollevando la sua arma e scagliandosi in uno scoordinato volo contro la Meister bionda. Colpita alle spalle, quest'ultima reagì d'istinto. Si girò di scatto, trafiggendo la più giovane con un fendente che la tagliò quasi in due. Puro orrore si disegnò sul volto della spadaccina, mentre l'altra cadeva a terra dissolvendosi in scintille smeraldo.
Accortosi di quello che stava succedendo Marluxia rise. “Ben fatto Zexion. Mi dai una mano anche con le altre?”
Lo stratega fu ben lieto di accontentarlo.

---------------------------


Natsuki cercò disperatamente di non distogliere lo sguardo, anche se quello che stava vedendo era la materializzazione di tutti i suoi incubi peggiori. Quelli nei quali nemmeno i loro poteri le avrebbero protette, e salvato chi amavano.
Vide alcune studentesse scagliarsi contro le compagne e le stesse Miss Maria e Shizuru, che non poterono fare altro che difendersi in ogni modo.
“Io vado, là fuori hanno bisogno di me” esclamò Sara Gallagher dietro di lei.
Natsuki si girò verso la donna. Non avrebbe voluto esporre più nessuna di loro, così come avrebbe preferito far ritirare almeno le Perle, ma era ben conscia che gli Heartless erano così numerosi che non potevano rischiare di affrontarli a ranghi ridotti. Sentiva di avere già commesso un errore facendo evacuare le Coral insieme a Lady Yukariko, non poteva rinunciare ad altre combattenti.
Allo stesso modo non poteva lasciar sguarnito l'interno del Mausoleo di Fumi.
Per questo scosse la testa, facendo invece un cenno alla Trias ancora presente.
“No, Sara, tu rimani qui a difendere la Fondatrice. Gemma, tu invece puoi andare. Fatti onore.”
La ragazza non perse tempo a correre via, seguita dallo sguardo sconfortato della Prima Colonna.
“Oh, avanti, Natsuki. Qui non sono di nessuna utilità, né lo sarò se riusciranno a penetrare. I miei poteri e la mia arma non sono efficaci in spazi ristretti.” La donna indicò lo schermo. “Posso invece sostituire Shizuru. Lei è la nostra combattente più forte. Fai rientrare lei.”
Lo sguardo di Sara celava una supplica che Natsuki tentò con tutte le forze di ignorare, anche se il suo ragionamento non faceva una piega.
“Non ci pensare nemmeno.”
“Ascoltala, invece” si intromise Mashiro.
Natsuki la fulminò con lo sguardo. “Occupati dei tuoi uomini.”
“Non essere sciocca, la biondina qui ha ragione. Shizuru è la vostra guerriera migliore, ha senso tenere lei di riserva e metterla a proteggere quello che avete di più prezioso.”
Natsuki non riuscì a replicare che Sara si mise le mani sui fianchi e annuì vigorosamente. “È deciso allora, augurami in bocca al lupo, Direttrice.”
Senza aspettare la replica di Natsuki saettò verso la porta, materializzando contemporaneamente la sua armatura.
Alla Direttrice non restò altro da fare che prendersela ancora una volta con Mashiro.
“Quando la finirai di intrometterti nelle mie decisioni?”
L’altra si strinse prosaicamente nelle spalle. “Ho capito che non volevi farti vedere a distribuire favoritismi, ma dal punto di vista tattico questa è la scelta migliore che potevamo fare.”
Non voleva battibeccare con Mashiro davanti a tutti, ma nemmeno voleva fargliela passare liscia. Si avvicinò a lei fino ad trovarsi a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
“Favoritismi? La Fondatrice sa quanto vorrei che Shizuru fosse lontana e al sicuro, non è che chiamandola qui dentro le ho salvato la pelle, tutt'altro. Se riusciranno a sfondare sarà sola con Nao ad affrontare quelle bestie” sibilò al Generale.
Mashiro la fissò poi, con sua somma sorpresa, le labbra della donna pronunciarono parole che mai Natsuki avrebbe pensato di sentire sulla sua bocca.
“Credi che non lo sappia? Approfitta del suo rientro per dirle addio, allora. E pensa a chi non ha nemmeno avuto questa fortuna.”
Spiazzata, lo sguardo di Natsuki corse allo schermo, alla battaglia dove una testa bionda adesso si agitava in luogo di una dai capelli nocciola. Non avrebbe voluto, ma provò comunque una momentanea sensazione di sollievo.

---------------------------


Mai cominciava a sentirsi stanca. Usare estensivamente i suoi poteri, come stava facendo, le stava costando energie che non riusciva a reintegrare. Anche se lo stesso immaginava dovesse essere per il suo temibile avversario, che appariva sempre più lento nello schivare i colpi.
Kagutsuchi però sembrava immune, impegnato a devastare il branco di Heartless che facevano da luttuoso corteo al Nobody.
Lei non poteva credere a quello che l’essere aveva sottinteso, e rifiutava con tutte le sue forze che in un’altra vita, su un altro mondo, o in un altro universo lei si sarebbe potuta evolvere in qualcuno di così orribile. Le aveva rivelato di chiamarsi Axel, e portava in volto, quasi letteralmente, i segni di una malizia feroce. Rivoltante alla luce di tutto quello in cui lei credeva.
Il rombo di Kagutsuchi che inceneriva un’intera falange di Ombre la rincuorò, mentre caricava le sue armi pronta a lanciare un’altra bordata di fuoco al Nobody. Prima o poi avrebbe trovato un’apertura nella sua difesa.
“Interessante” Axel le urlò indicando Kagutsuchi. “Non sapevo che anche voi poteste controllare esseri inferiori.”
La domanda, posta con il consueto tono di scherno, la fece infuriare. Lo attaccò, ma lui riuscì all’ultimo momento ad eludere il colpo.
“Quale essere inferiore? Kagutsuchi non è un mio servo né un’arma. Lui è un amico, il mio Child. Non è certo come i tuoi mostri senza cervello.”
Solo a lei Kagutsuchi si mostrava nel suo vero aspetto, invece che come un gattino inoffensivo; solo a lei permetteva di essere cavalcato. Mai non aveva idea di quale fosse la sua origine né del perché le fosse così affezionato, sapeva solo che la forza del drago completava i suoi poteri e che, da quando gli aveva strappato la spada dal muso, non aveva mai smesso di correre in suo soccorso. Tanto le bastava.
Non impressionato dalla sua replica, né dal suo attacco, Axel sorrise, umettandosi le labbra.
“Mostri?” le fece, con una voce dal tono basso ed astuto. “Chi, loro?”
Le indicò una delle Ombre. Aveva una forma umanoide, dagli arti allungati, e saltava incessantemente sul dorso di Kagutsuchi, che non sembrava essere in grado di scrollarselo di dosso.
Mai aggrottò le sopracciglia. Dove voleva arrivare?
Il Nobody sembrò leggerle in faccia la confusione. “Forse non hai capito. Quello, è un essere umano… beh, quello che ne rimane.”
Spiazzata, Mai interruppe il suo attacco. “Cosa?”
Ricordava vagamente quanto Mikoto, giorni prima, aveva raccontato su quegli esseri, ma era convinta che parlasse dei Nobody.
“Non te l’hanno detto?” Axel si indicò. “Come anch’io una volta ero un normale mortale, così erano loro. Credi che gli umani straziati partorissero copie delle Ombre che li avevano uccisi? Oh no. Privi del Cuore i loro corpi subiscono una vera e propria trasformazione, anzi… una degenerazione. Hanno perso coscienza di quello che sono stati, ma ti assicuro che da qualche parte, dentro di loro, i ricordi della loro vita precedente ancora sussistono.”
Mai combatté il dubbio nascente dentro di lei. Axel la stava per forza ingannando. Ma, d’altronde, era anche vero che lei, con tutto quello che era successo in quei giorni, non aveva approfondito la faccenda. Si corresse. Lei, non ne aveva avuto il coraggio di farlo. Perché non poteva credere che quelle mostruosità assassine fossero state una volta degli esseri umani raziocinanti. O che ne ritenessero in qualche misura l’io cosciente.
Kagutsuchi era intanto riuscito ad afferrare l’essere che lo stava tormentando, e l’aveva stretto fino a farlo svaporare. Mai sentì il volto contrarsi in una smorfia di dolore.
“Voi state ammazzando i vostri stessi compatrioti. Riesci a capirlo, carina?” Axel la derise, scagliandole contro entrambi i chakram.
Troppo scioccata per reagire Mai non riuscì ad evitarli, e precipitò dal cielo.

---------------------------


Marluxia notò con una certa soddisfazione che l'Otome con l'armatura viola era stata sostituita da una biondina che lui conosceva bene. Senza che loro l'avessero visto, il Nobody aveva fatto visita al Garderobe prima della battaglia e sia lei che la donna anziana, adesso misteriosamente ringiovanita, erano state l'oggetto di un suo esperimento.
Attese che entrambe gli fossero addosso, neutralizzando il loro primo attacco congiunto con una certa difficoltà, per poi teletrasportarsi fuori dal raggio d'azione delle loro armi, ma ancora a portata di voce.
Relativamente al sicuro sorrise alle due donne, mettendosi la falce di traverso sulle spalle.
“Complimenti, signore, avete fatto piazza pulita dei miei Heartless e delle miei altre creazioni” Marluxia si guardò attorno. “E anche delle vostre amiche, devo dire.”
Una delle due, quella che qualcuno in precedenza aveva chiamato Miss Maria, si alzò in volo per raggiungerlo e lui la lasciò fare, esibendo la sua aria più arrogante. Perché l'aveva sentita parlare con devozione di una certa persona, e immaginava quello che sarebbe successo quando gli fosse arrivata abbastanza vicina.
Come aveva preventivato, giunta a qualche metro da lui, con la spada già pronta a colpire, l'Otome si bloccò a mezz'aria. Come se si fosse totalmente cristallizzata.
Marluxia le sorrise, altero sopra una colonna che qualche ora prima aveva ospitato una leggiadra statua di Fumi.
“Le somiglio, vero? Non abbiamo lo stesso taglio di capelli, ma per il resto siamo fin troppo simili.”
Il Nobody afferrò la sua falce e la roteò sopra la testa, bilanciandola con una mano sola. “Abbiamo anche la stessa arma, se non è una fortunata coincidenza, questa.”
Miss Maria boccheggiò. “Tu... tu non sei lei. Non dire eresie.”
“Certo che non lo sono. Ma ne sono il perfetto equivalente nel mio multiverso. Quasi perfetto, te lo concedo.”
“Fumi era una persona speciale, non un assassino” ringhiò l'Otome e, davanti ad una tale risposta, Marluxia non riuscì a sopprimere una smorfia disgustata.
“Mi disprezzi solo perché combatto per la sopravvivenza mia e della mia specie? Voi fate lo stesso, mi sembra.”
La donna annuì, cupa. “Hai ragione. Ma considera che noi non vi abbiamo fatto nulla di male, non vi abbiamo attaccato né minacciato. Quindi perché siete qui?”
“L'avreste fatto in futuro, una volta acquisita la nostra tecnologia. Perché gli esseri umani di questo multiverso non sembrano essere in grado di fare niente altro che attaccare i propri vicini.”
“Ma sentilo... venite qui a farci la ramanzina quando siete stati i primi a dare il via alle ostilità?”
Marluxia scosse le spalle. “Non dico che sia giusto. Ma puoi pensare al nostro attacco come ad una difesa preventiva. Non potevamo aspettare che voi foste pronti. Allora, ci avreste anche potuto sconfiggere. E comunque, credi che data la natura dei miei poteri io mi diverta quando una vita viene spenta?”
Miss Maria sembrò in quel momento leggermente a disagio. “Che voi dire? Che provi compassione per le tue vittime?”
“No, se ne vale la pena. Ma la bieca distruzione non è mai stata nei miei obiettivi.”
“Che bugiardo. E quante parole inutili. Mi fanno solo capire che tra te e la nostra Santa Fondatrice c'è in comune solo il rosa dei capelli.”
Marluxia si mise a ridere. “Nega anche l'evidenza, se ti fa stare meglio. Ma, sai, anch'io manipolo la vita, esattamente come Fumi. Io e lei siamo uguali.”
“Non osare pronunciare il suo nome” urlò Miss Maria, scagliandosi contro il Nobody che la evitò teletrasportandosi a terra. Questa volta accanto alla seconda Otome. “E non fuggire!”
Dalla sua nuova posizione Marluxia la guardò quasi innocente, mentre Sara Gallagher si girava di scatto, pronta a lanciare il suo boomerang.
“Non stavo fuggendo, aspettavo che la mia manipolazione sortisse i suoi effetti.”
L’arma cadde di mano a Sara, che si guardò l'arto, profondamente stupita. Per poi crollare a terra davanti a Marluxia.
“Sara” urlò Miss Maria ma, prima che potesse raggiungerla, anche lei rovinò al suolo.
Lo sguardo che il Nobody posò su di loro fu quasi sdegnato.
“Belladonna. Ne ho trovate di rigogliose nei boschi attorno Windbloom. Le foglie contengono alcaloidi molto potenti, che provocano una rapida degenerazione neurale. Ne ho fatte velocemente nascere un po’ qui intorno, e voi ne avete respirato i pollini da me modificati, che ora contengono lo stesso principio attivo, prima che materializzaste la vostra armatura. Oramai il vostro sistema nervoso è totalmente compromesso, presto comincerete ad avere le allucinazioni che mi servono. Perché, sapete, ho bisogno che rimaniate vive ancora un po'.”
Le due Otome, riverse a terra, non risposero. Al che il Nobody inclinò la testa e fissò il Mausoleo di Fumi dietro di lui.
“È tempo di andare a finire questo lavoro.”
“Vedo che qui hai tutto sotto controllo.”
Marluxia rivolse un freddo sorriso a Zexion, che era apparso accanto a lui.
“Certo, prevedevi il contrario?”
“No. Ti lascio completare la tua missione. Io ho qualcosa da sistemare altrove.”
Marluxia seguì lo sguardo del compagno. Fissato non verso la città ma verso il deserto che circondava Windbloom.
“Dove?”
“Dove potremmo avere qualche sorpresa. Ho carpito dalle loro menti l’esistenza di un'arma che intendono usare come asso nella manica. Ci penserò io.”
Marluxia gli fece un cenno d'assenso. “In ogni caso, qui presto sarà tutto finito.”
“Lo spero...” rispose Zexion prima di scomparire.

---------------------------


“Sei completamente in errore se pensi che io ti lascerò scendere sola. Anzi, solo con lui.”
Midori non spostò i suoi occhi da quelli di Nina, e la giovane Otome seppe che non intendeva cedere di un passo. Il resto degli Asward si strinse attorno alla leader, mentre Nina indietreggiava, suo malgrado.
Non poteva certo impegnarli tutti, non con il suo Master in giro.
Cercò con lo sguardo Miyu, rimasta un po’ in disparte, forse l’androide avrebbe capito perché preferiva accedere alla sala dell’Harmonium da sola e, soprattutto, perché voleva che tutti se ne andassero.
Gli occhi sintetici della donna non batterono ciglio. Miyu si limitò a fissarla, senza che nessuna emozione turbasse la sua calma cibernetica.
L’unico sguardo che lanciò fu verso il curioso canarino che si portava appresso da anni; così tanti che nemmeno al Garderobe riuscivano a spiegarsi se anche lui fosse un robot o se, invece, fosse un vezzo di Miyu sostituirlo con uno identico alla sua morte.
Quando la donna riportò la sua attenzione su di lei, a Nina sembrò che la sua espressione si fosse leggermente addolcita.
“Avvicinati, erede di Wind.”
Nina contrasse i pugni, poi fece quello che le era stato detto, muovendo arti che le sembrarono rigidi come canne di acciaio.
Miyu abbassò la voce, quando furono vicine, lanciando un’occhiata dietro le spalle dell’Otome.
“Quello che ti appresti a fare ti farà ricordare nei secoli come la novella Fumi. È per emulare lei che sei qui?”
Cercando di controllare il panico che minacciava di travolgerla in ogni momento Nina scosse la testa con forza. “Mi credi così ambiziosa? O così coraggiosa? Lei era una dea, io solo una bambina spaventata. Se sono qui è perché non c’è altro che potevo fare. Questa è l’arma che ci fu data proprio per sconfiggere quelle cose, e solo io posso usarla.”
“Fumi non era affatto ciò che pensi, o quello che tutti dicono di lei” replicò Miyu, non con il solito tono piatto ma dando alle sue parole una certa foga che sorprese Nina. “Anche lei aveva paura. E anche lei lo fece perché non avevano altra possibilità. Fu allo stesso tempo un successo ed un disastro perché l’Harmonium fuori controllo devastò Windbloom, e solo sacrificando sé stessa e la sua Master la Fondatrice evitò che tutto Earl sparisse per sempre. In quel giorno la sua GEM divenne nera a causa del dolore e della disperazione che aveva causato (1). Ma tu sei cosciente di quanto lei ha sofferto, vero? Perché tu hai indossato proprio quella pietra.”
Nina annuì, rigida. La storia di Fumi era ben nota, ma solo lei aveva avuto il dubbio privilegio di rivivere in parte quello che la Fondatrice aveva sopportato. E sapeva che quella notte l’intero conto le sarebbe stato presentato.
Si fece forza per raccontare a Miyu quello che aveva architettato. Sapeva che la donna non l’avrebbe fermata.
“Lo so. Per questo voglio che tutti se ne vadano. Quell’affare è già andato fuori controllo due volte, io che l’ho usato sono certa che lo farà anche una terza. Ma qui, nel mezzo del deserto, i danni saranno contenuti. E poi, io sono pronta a fare di tutto per fermarlo.” Davanti al silenzio di Miyu, Nina si batté il petto socchiudendo gli occhi. “Fino a ripercorrere la dolorosa strada tracciata dalla Fondatrice. Sono pronta, ti dico” le ripeté e le parve che lo sguardo che le indirizzò Miyu fosse di leggero scherno.
“Non ne dubito. E lui, lo è?”
Nina non si aspettava quella domanda, ma la sua espressione sgomenta fu probabilmente sufficiente all’androide per capire ogni cosa.
Occhi rossastri la fissarono indagatori, abbassandosi inspiegabilmente colmi di una pena che spiazzò Nina.
“Anche Fumi e la sua Master si amavano, ma non nello stesso modo. Tu sei certa di riuscire a fare quello che ti sei proposta, anche se lui ci andrà di mezzo?”
L’Otome non riuscì a capire dove trovò la forza di articolare parole che mai avrebbe voluto sentirsi pronunciare. “Quattro anni fa per amore di un uomo io ero pronta a distruggere il mondo. Non trovi appropriato che adesso io voglia fare il contrario? E, d’altronde, chi più di Nagi e me si merita di morire per salvarlo?”
“Non dubito che dentro di te tu abbia la motivazione. Ma sarai abbastanza forte, una volta laggiù?” Miyu le chiese.
Nina non poté che annuire. Poi sentì la mano dell'androide sulla spalla. “Convincerò Midori e i suoi a partire. Ma io rimarrò.” Scosse la testa davanti alla prevedibile replica di Nina, e alzò tra di loro il braccio sinistro trasformandolo in una spada. “Ricordati la volta scorsa. Solo Arika in armatura riuscì a fermarti. Considerami pure la tua assicurazione.”
Un singhiozzo chiuse la gola di Nina ma la ragazza riuscì a trattenerlo. Sapeva che quella spada non era destinata a lei, se avesse fallito.
Dopo un flebile grazie si girò e tornò con Miyu verso il gruppo, lasciando che l'androide approcciasse per lei Midori e gli altri Asward. Si avvicinò invece a Nagi, che stava fissando la luna di Earl come se tutto quello che stava succedendo lì non lo riguardasse.
Il giovane si girò verso di lei e, alla luce livida della luna, il suo aspetto sembrò a Nina ancora più spettrale del solito. Non per la prima volta si chiese quanti pretendenti al trono di Artai Nagi avesse dovuto uccidere per ascendervi, e in quanti e quali modi si fosse ingraziato la popolazione che sembrava amarlo molto, lui che aveva le algide sembianze dei demoni dei ghiacci che infestavano le leggende del freddo paese del nord.
Nina notò le sue pupille leggermente dilatate, e si chiese che effetto dovesse produrre lei, invece. Pallida tanto quanto lui, con i capelli nero blu ritti attorno al capo come un'improbabile corona, e le labbra che sentiva esangui.
Nagi le sorrise. “La mia Nina stanotte è bella come Freyja.”
Malgrado tutto, l'Otome arrossì. “Lei aveva i capelli biondi.”
“Dettagli. Tu sei lei, stanotte, una vera dea della guerra.”
Immaginò che Nagi avesse voluto farle un complimento, ma non riuscì a trovarlo affatto incoraggiante. La distruttiva Freyja era tutto ciò che si era sempre augurata di non diventare mai più.
“Nina.”
La voce di Midori la distolse dalla contemplazione del suo inquietante compagno. Le rivolse la sua attenzione, e fu quasi stupita di vederla già pronta a partire.
La leader degli Asward le fece un solenne cenno del capo. “Noi torniamo in città. Miyu ci ha spiegato che saremo molto più utili là. Ci incontreremo ancora tra le stelle, Regina di Windbloom.”
Nina sbarrò gli occhi, più per il curioso augurio che per il suo titolo sbandierato ai quattro venti. Poi, ricordandosi quello che nella cultura Asward significava, si inchinò per salutare la partenza del popolo del deserto.
Come quando lei poco prima aveva detto addio a Natsuki, anche loro dovevano essere certi che non l’avrebbero più rivista se non da morti.


Note:
(1) Miyu si riferisce alla GEM di Fumi, il Mashiro naru Kongōuseki, diventato il Shikkoku no Kongouseki con il quale Nina e Nagi formano un contratto nel corso della serie. Lode al genio (!?) della Sunrise che si è inventata il GEM che cambia pure colore ;-)



_________________________



Bon, anche stavolta (ma soprattutto stavolta), grazie a Shainareth e Solitaire per le correzioni e i consigli botanici. E ringraziamenti anche agli altri assidui commentatori e lettori: Hinata-chan, FrozenOpera, NicoDevil, Gufo_Tave, Chiarucciapuccia.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > My HiME - My Otome / Vai alla pagina dell'autore: Atlantislux