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Autore: EragonForever    25/06/2015    3 recensioni
Salve, eccomi qui con questa nuova fanfiction tutta su Naruto, che ho imparato ad amare e apprezzare. Dunque, vi volevo solo dire che la storia sarà divisa in due parti. Mi è venuta questa idea x creare qualcosa di tutto nuovo. In conclusione ... buona lettura.
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In quell'attimo un verso stridulo squarciò l’aria scatenando il panico totale. Selene allora si svegliò, allarmata nel sentire tutto quel frastuono e corse fuori, spalancando gli occhi.
"Oh no ... sta arrivando.", mormorò, preoccupata.
Jamir, il figlio più grande accorse e la guardò con fare incerto.
"Chi? Chi sta arrivando mamma?", domandò.
Lei indicò un punto preciso alle porte del villaggio, dove era comparsa una colonna di fuoco.
"Mistfire ... la Fenice a 14 Code. Se verrà qui distruggerà ogni cosa!", esclamò.
(Dal prologo)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache di Jamila'
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Capitolo 2: Domande e Risposte

Quando ebbe finito di allenarsi, Gaara si complimentò.

"Sei sempre una sorpresa, Jamila.", esordì.

"Mi fa piacere che lo pensiate grande Kage, è un vero onore per me.", rispose la Genin, con un sorriso.

"Continua così, e diventerai sicuramente una grande ninja"

"Prima però devo continuare il mio percorso. So bene di essere solo all’inizio, anche perché in fondo sono solo una Genin … eppure un giorno vorrei davvero poter essere qualcuno di cui poter contare, come lo siete voi per Suna.", spiegò.

Gaara sorrise, in cuor suo sapeva che ci sarebbe riuscita. Al contrario dei suoi compaesani si fidava o meglio, credeva in lei e nella sua tenacia, sapeva che era troppo testarda e orgogliosa per farsi sopraffare o impressionare dai pregiudizi altrui. In un modo o nell’altro, si sarebbe sempre rialzata. Lo aveva sempre fatto, ogni volta che era in difficoltà non aveva mai ceduto una volta, non si era mai arresa, sapeva comunque sfoggiare sempre il sorriso, anche se forzato. Scosse il capo, non riusciva proprio a capire come potesse la gente del villaggio temerla tanto. Non era colpa sua ciò che era accaduto, e quindi non aveva motivo di aver paura di lei, anche perché sapeva che quella ragazza più di molti altri aveva tutti i motivi per proteggere il villaggio.

Poco più tardi si congedò, lasciandola sola con Kyuu.

Anche se la solitudine le pesava, a volte Jamila la considerava lo stesso un'ottima opzione per riflettere in santa pace sulle tante domande senza risposta che si poneva da troppo tempo, domande a cui non era mai riuscita a rispondere.

Perché a me?

Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo dolore?

Queste erano le domande che si faceva spesso quando rifletteva per conto suo ma ogni volta non riusciva a dar loro risposte chiare, nemmeno quel giorno. Così tornò al Villaggio, evitando le strade per tornare poi a casa.

"In tempo per il pranzo, come sempre.”, la salutò allegramente il fratello.

"Sai bene che non lo salterei mai per nulla al mondo. Oltre ad essere uno dei Chunin migliori di Suna, sei anche insuperabile in cucina, soprattutto quando si tratta di fare il ramen”

“Questo mi fa piacere sentirmelo dire, sorellina”

La ragazza sorrise.

"Tu non mi deludi mai fratellone, mai hai deluso una mia aspettativa. So che ti senti in colpa quando mi lasci sola, ma hai i tuoi doveri da compiere, e poi non devi preoccuparti per me, so cavarmela.", lo rassicurò, facendogli l'occhiolino.

Mangiarono di gusto. Jamir faceva una grande quantità di ramen, poiché sapeva che Jamila arrivava anche a tre o quattro porzioni, e in casi esagerati anche a dieci ma stavolta però ne mangiò solo una sola. Ciò suscitò la sua curiosità.

"Strano, di solito mangi molto di più di una porzione”

Jamila sospirò.

"Scusami, ma non ho molta fame"

"Quando dici così c'è per forza qualcosa che ti turba, è inutile, con me non puoi nasconderti e lo sai anche tu.", ribatté, serio

"Lo so fin troppo bene.", mormorò lei, sospirando.

Jamir allora si sedette al suo fianco, mettendole una mano sulla spalla.

"Ti va di parlarne con me?", chiese.

"Non credo tu possa capire.", tagliò corto lei.

"Oh, io invece credo di si. Ti ho cresciuta come un padre fin da quando eri una frugoletta così …", iniziò, facendo il gesto per mimare la misura "Io meglio di chiunque altro posso capire cosa ti passa per la testa.", riprese poco dopo, prendendole le mani e guardarla intensamente negli occhi.

Jamila dal canto suo sospirò.

"Ho troppe domande senza risposta a cui provo a rispondere da troppo tempo, ma finora nessun risultato.", rispose infine

"Che domande?"

La sorella allora gli elencò quelle che si faceva più spesso.

"Queste sono le principali"

Jamir ci rifletté un po'su cercando di farsi venire le parole.

"E' piuttosto comprensibile che tu te le faccia cara sorellina, ed è normale, credimi.", spiegò infine, sorridendo.

"Sai darmi delle risposte?"

Il fratello annuì.

"Tu prendi questo tuo dono come un castigo, quando invece non lo è affatto. Continui a chiederti il perché a te, ed è piuttosto semplice: tu porti l'eredità della nostra famiglia, soprattutto della mamma. Questa tua abilità è un dono del destino. Puoi vederla come una condanna, ma non lo è” iniziò, prendendole le spalle "E poi smettila di chiederti cosa hai fatto per meritarti tutto questo, ti dai di continuo una colpa della quale non sei responsabile. Tu non hai fatto niente per meritartelo, niente, lo capisci? Sei nata con un dono. Anch'io all'inizio ho pensato la stessa cosa, ma poi col tempo ho capito che potevo fare del bene grazie al mio dono, e sono sicuro che un giorno lo capirai anche tu, credimi e spero che tu ti renda conto di quanto tu sia speciale.", continuò.

Jamila a quelle parole rimase spiazzata, poiché erano fin troppo vere. Si lasciò quindi sfuggire una lacrima, seguita poi da molte altre. Jamir la guardò, stupito, era la prima volta che la vedeva piangere in sua presenza. Le sue parole dovevano averle lasciato il segno. La portò al suo petto, stringendola con vigore.

"Oh sorella mia, non fare così, shhh … non piangere.", cercò di rassicurarla.

A quella frase il suo pianto si acquietò poco a poco.

"Accidenti, non volevo farmi vedere così da te.", mormorò.

Jamir però sorrise, accarezzandole la testa.

"Tranquilla, è tutto apposto, piangere a volte fa anche bene, credimi sorellina"

"Sarà, ma come sai, odio sentirmi debole e fragile, è una cosa che non sopporto"

"Eheheh, lo so anche fin troppo bene, ma sappi che ai miei occhi non lo sei.", la rincuorò con affetto.

Poco dopo, lo stomaco di Jamila brontolò.

"Ho fame"

Lui ridacchiò.

"Qui c'è tutto il ramen che vuoi sorellina"

Lei allora si mise a mangiare, arrivando ben a cinque porzioni. La giornata volò in fretta, e quella notte il suo sonno fu sereno.
 

Angolo dell'Autrice

Salve popolo di EFP, ecco a voi dopo tanto tempo il secondo capitoletto revisionato. Qui vediamo Jamila alle prese con le sue domande ma Jamir è sempre al suo fianco pronto a darle un appoggio. Ringrazio tutti coloro che l'hanno recensita ovvero AkaneChan95, KnightoFire,Teoth e KakashinoSharingan, soprattutto loro perché se non fosse stato per loro questa storia non avrebbe mai preso forma!

Saluti la vostra EragonForever! (Capitolo revisionato)

   
 
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