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Autore: Gwenhwyvar    25/06/2015    1 recensioni
Dal testo:
Romano. La sua mente si concentrava su quel lemma, come se fosse una parola “chiave” utile per memorizzare pagine di libri di testo che non ha voglia di studiare
* * * *
Lupa fissò la ragazza davanti a sé e rifece il suo sorriso lupesco, che aveva un che di inquietante, illuminato solo dalla luna. – Hai capito la risposta alla domanda che ti sei fatta per tutto il tuo soggiorno qui
* * * *
‘Sempre a testa alta’
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frank Zhang, Hazel Levesque, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4- Welcome to Camp Jupiter

Aveva appena finito il colloquio con Frank Zhang, uno dei pretori, che l’aveva messa a suo agio durante quello che le era sembrato un interrogatorio. Aveva voluto risentire di nuovo la storia del suo viaggio fino a lì ed Emma glielo raccontò di nuovo, aggiungendo cose che aveva dimenticato precedentemente. In seguito le aveva chiesto cose come la sua età, il corso di studi. In seguito era arrivata Reyna, con due cani, uno oro e l’altro d’argento, che le aveva fatto domande riguardanti perlopiù la condotta che aveva avuto. I suoi cani intimidivano Emma e quando la avvisò sulla loro capacità, la ragazza disse semplicemente che aveva cambiato alcune scuole, dopo provvedimenti disciplinari. “Mi difendevo semplicemente dai bulli” , aveva detto, “non ho mai avuto intenzione di cominciare risse”.  I cani non avevano abbaiato perciò tutto filava liscio.
La successiva serie di domande riguardavano la sua famiglia ed Emma ci metteva parecchio tempo prima rispondere. Le domande erano molto specifiche, con poco tatto, in modo che non potesse omettere niente.
Su sua richiesta, Frank le mostrò un fascicolo su Azalea Hernandéz, sua madre, e il pretore le fece vedere un documento. A quanto pare sua madre era di lì ed era figlia di Cerere, dea delle messi. Sentì un fiotto di amarezza e, percependo addosso lo sguardo dell’altro pretore addosso, come se cercasse di costruire la sua personalità solo guardando gli atteggiamenti, mantenne una faccia neutrale. Entrambi però avevano uno sguardo strano.
In mancanza di un augure, una figura che doveva giudicare se fosse una buona recluta o se dovesse essere uccisa (dopo Lupa e il viaggio, rincorsi da un coso enorme umanoide con un solo occhio, non era proprio quello che voleva sentire), era stata messa in un periodo di prova, in modo che i due pretori potessero farsi un’idea delle sue intenzioni. Emma era sicurissima che l’interrogatorio di prima era stato fatto anche per quel motivo. ‘
Come nei gialli, se io non ho fatto niente non ho bisogno né di alibi né di fingere. Sarà semplicissimo”, provò a tranquillizzarsi. Mostrarsi agitata non avrebbe fatto altro che ingigantire i sospetti dei pretori.
Quando uscì dal Principia, l’edificio di marmo in cui aveva tenuto quel colloquio, aspettò di essere abbastanza lontana per fare un sospiro di sollievo. Non aveva motivo per essere nervosa però i due pretori non avevano provato a tranquillizzare l’atmosfera. Forse volevano vedere se la tensione l’avrebbe fatta crollare. Forse non avrebbero provato neanche a tenerla d’occhio seguendo quel ragionamento. Era tutto troppo nuovo per Emma, troppe emozioni, troppe domande.
Michael era entrato in Principia, mentre faceva questi ragionamenti ed era appena uscito. Stava cominciando a sospettare che i pretori gli avessero detto di tenerla d’occhio prima di scuotere la testa per scacciare il pensiero. “Non importa cosa gli hanno o non hanno detto. Probabilmente non stavano parlando di te. Adesso Hernandéz, zitta e interagisci!  Anche se ‘zitta e interagisci’ non si può proprio sentire … bah, ignora il fatto e interagisci!”
Il figlio di Venere la portò in un  bar di Via Praetoria, una strada spaziosa, incorniciata da botteghe e negozi di tutti i tipi. Prese un succo di frutta Ace su insistenza di Michael che voleva che restasse in forze.  Emma pensò che forse questa sua preoccupazione non era sincera però non trovava buoni motivi  che giustificassero questa ipotesi.
Michael le spiegava un po’ di cose. Era difficile staccare lo sguardo da lui per vedere cosa indicasse, soprattutto se parlava di cose come architettura, di cui Emma comprendeva solo i capitelli delle colonne. Michael era il perfetto stereotipo del ragazzo bellissimo che nei film sono oggetto di attenzione da parte delle più emarginate della scuola e che generalmente stanno con le più popolari. I capelli erano color cioccolato, mossi e lunghi, rispetto ad altri che li avevano corti, in stile militare. Le aveva detto che era perché poteva vedere qualcosa di diverso in lui rispetto agli altri ragazzi che avevano incontrato. Il volto era ovale, la pelle, abbronzata al punto giusto, era liscia e perfetta. Gli occhi  erano azzurri come l’oceano con una chiazza smeraldina intorno alla pupilla.  Faceva dimenticare il fatto che probabilmente la teneva sott’osservazione.
Michael aggrottò lo sguardo, accorgendosi che lo stava guardando trasognata e poi sospirò. << Senti, so che sono figlio della dea della bellezza, quindi non posso pretendere che la gente  smetta di fissarmi. >>
<< Anche se è fastidioso? >> domandò Emma, cercando un modo per nascondere l’imbarazzo. Una parte di lei tirava un sospiro di sollievo. Michael  non sembrava sospettoso nei suoi confronti.
Michael sospirò. << E’ fastidioso, però ammetto di essere un’esibizionista a volte. Ma ecco io ... >>.
Emma continuò per lui. – Sei impegnato
<< No. Il punto è che io … >>
<< Ho capito, non è un problema >> lo rassicurò Emma, bloccandolo a metà frase. << Però, i problemi di oggi: Trovi un bel ragazzo e lui è dell’altra sponda. >>
Michael rise ed era un suono gradevolissimo alle orecchie di Emma.  << Complicarvi la vita è sempre un piacere. Però guarda che noi omosessuali ci siamo da sempre! >>
Emma sollevò un sopracciglio. << Davvero? >>
<< Mi sa che c’era un imperatore era gay però non ricordo chi. E c’era pure una poetessa … >>
<< Adriano e Saffo? >>
<< Non puoi pretendere che mi ricordi i nomi! Non li ho studiati bene! >> fece Michael.
<< Va bene ho capito, vuoi fare protesta per i diritti degli omosessuali nel mondo >>
<< Con tanto di striscioni arcobaleno! >>
<< E gli unicorni? >> scherzò Emma
<< Credo che quelli veri, non li noterebbe nessuno con la Foschia, ma si, c’è posto anche per gli unicorni. >> continuò Michael , ridendo. << Ah, importante! Non è che le ragazze mi spiacciano ma preferisco la popolazione maschile.
<< Buono a sapersi >> disse Emma.
 
 
Lucas si allenava al tiro con l’arco mentre Allison cantava. Aveva una voce melodiosa, qualcosa che lo portava a pensare alle cose più belle e pure. Intonava Don’t Stop Me Nowdei Queen, una canzone molto energica. Allison non la stava cantando perché le andava ma perché era la canzone giusta per il momento. E ci azzeccava sempre.
Prese di nuovo una freccia e si concentrò. La mira questa volta era esatta, persino Allison aveva smesso di cantare. Stava quasi per scoccare quando una voce lo chiamò.
<< Lucaaaas! >> urlò Michael. Era sicuro che quella fosse la sua voce. La riconosceva sempre Lucas arrossì per colpa del suo cuore che stava ballando il tip tap e anche di rabbia. La freccia non aveva neanche sfiorato il bersaglio e stava per colpire un ragazzo. “Maledizione a quel figlio di Venerehttp://cdncache-a.akamaihd.net/items/it/img/arrow-10x10.png e al suo essere così se-“ interruppe il suo pensiero perché ammettere quell’aggettivo gli avrebbe fatto alzare la pressione e la sua pelle chiara lo avrebbe tradito. Se ciò fosse successo, Allison lo avrebbe preso in giro a vita, cantando canzoncine romantiche continuamente.
Si girò per vedere cosa voleva e lo vide salutare insieme ad Emma che, rispetto a quando si era svegliata in infermeria, brillava di salute. Non poté trattenere la sua invidia. Michael le stava facendo il tour del campo e Lucas voleva essere a posto della ragazza. Alzò le mani per salutare insieme ad Allison. Quando se ne andarono, comprese che lo aveva interrotto solo per quello. Gettò l’arco a terra in un moto di rabbia, frustato a causa del potere che Michael esercitava su di lui. E non ne era consapevole.
Allison lo abbracciò e iniziò a canticchiare qualcosa di rilassante e di gioioso che lo fece rasserenare. La figlia di Apollo aveva una capacità grandiosa, quanto pericolosa: poteva far provare quello che voleva cantando. In giro la chiamavano ‘Sirena’ appunto per questo.
Gli accarezzò la schiena e canticchio ancora per un po’. Aveva fatto così anche mesi prima, quando aveva messo piede per la prima volta al Campo Giove, aiutandolo ad ambientarsi.
Quando si staccò, aveva ancora il sorriso sulle labbra ma lo sguardo carico di curiosità e di qualcos’altro … gelosia?
<< Allora spara tutto. Quella è la ragazza dell’infermeria, quella del ciclope >>, affermò Allison, lo sguardo ora puntato sulle scarpe. << Non è detto che finisca nella nostra Coorte, lo sai. >>
<< Ma se tutti gli ultimi arrivati sono finiti sempre e solo da noi! >> esclamò Lucas. Non capiva che le prendeva ora.
<< Non se qualcuno non la prende sotto custodia >> ribatté Allison.
<< Ho chiesto a Candace. >>
<< Candace non ha mai preso nessuno sotto custodia, cosa ti fa pensare che ci provi ora? >> domandò Allison alzando la voce. I capelli lisci e biondi, lunghi fino alle spalle, incorniciavano un volto fanciullesco e frustrato, come lo era prima lui. Gli occhi celesti erano spalancati, le labbra un po’ sottili e rosee, socchiuse.
“Certo, Allison ha paura di essere messa da parte” pensò Lucas, dandosi una pacca mentale. Doveva rassicurarla, tutto qui.
<<  Ally, guarda che è solo una ragazza che ho soccorso. E’ normale che si venga a creare un legame. E sì, voglio farci amicizia, non puoi monopolizzarmi! >> sbottò alla fine Lucas. Pessima mossa.
Allison, dal canto suo, letteralmente, replicò <<Never mind, I’ll find someone like you! >>
<< Dai, non fare la melodrammatica, per la barba di Merlino! >>
Allison continuò << I wish nothing but the best for you, too! >>
Lucas era esasperato. Allison continuava a cantare e gli faceva percepire il suo stato d’animo. E mentre la figlia di Apollo continuava ad intonare con la sua voce melodiosa, il probatio capì che per farsi ascoltare doveva passare alle maniere forti, ovvero chiudere la bocca ad Allison mentre cantava. Diventava aggressiva quando qualcuno le impediva di cantare e perciò pensò bene a come doveva fare prima di agire.
La agguantò per il polso mentre lei gli gridava/cantava ‘I was your woman!’, facendolo spazientire ancora di più. Era un colpo basso ma le fece lo sgambetto. Cadde, trascinandosi anche il povero Lucas. Si sbrigò a tapparle la bocca. La figlia di Apollo sembrava sputare odio dagli occhi. Alla faccia di chi dice che sono allegri e pacifici.
<< Ora mi ascolti! Stavo dicendo che voglio farmi una nuova amica. Non puoi monopolizzarmi! Il tuo comportamento non è giustificato, neanche fosse Michael! >> la rimproverò, addolcendo però le parole. Il suo sguardo ora era colpevole ma pur sempre corrucciato. Decise di continuare a battere il ferro finché fosse ancora caldo. << Magari sta simpatica anche a te! >> ora sembrava che Ally stesse considerando l’idea. Lucas continuò: << E poi sarai sempre la mia ragazza preferita. >>
Le liberò la bocca e l’aiutò ad alzarsi. Allison era minuta, non che lui fosse tanto più altro e robusto, eppure riusciva a dare abbracci che ti facevano mancare il fiato, come quello che diede ora. Ricambiò l’abbraccio.
<< Okay, mi sento in colpa per aver minato la tua gaytudine >>
<< Ora non sfottere, però! >>
 
 
 
Michael aveva accompagnato Emma a vedere gli allenamenti degli altri semidei. Avevano visto anche Lucas, probatio della Quarta Coorte, più piccolo di Michael di alcuni mesi, e cui spesso il figlio di Venere pensava da quando aveva salvato anche le sue semidivine chiappe, e che ora si allenava con una biondina al tiro con l’arco. Non era eccezionale ma andava meglio rispetto alle altre armi. Michael lo osservava di tanto in tanto. Urlò il nome del ragazzo per salutarlo, ricambiato poi da lui e dalla ragazza bionda vicino a lui.
Vedendo tutti quei semidei che si allenavano, anche Emma aveva voluto provare subito, dicendo che almeno avrebbe avuto delle basi, anche minime. Da un lato aveva ragione, dall’altro Michael non aveva idea se le avesse fatto bene. Emma quando era arrivata non era proprio in forze. Michael se lo ricordava ed era strano. L'aveva vista in stato d’incoscienza, immobile, ora non poteva fare a meno di muoversi. I pretori avevano detto di vedere se fosse il caso di tenerla ma Michael non aveva dubbi. Teneva d’occhio al momento solo la sua salute. Decise infatti che se avesse notato qualcosa di strano, l’avrebbe riportata da dove si era alzata, in infermeria. Era responsabile per lei quel giorno.
Quando aveva proposto di andare a brandire la sua arma nello zaino in infermeria, Michael aveva trovato strano il fatto che ne avesse una. L’ultimo che era venuto con un’arma era stato quel figlio di Nettuno, Percy Jackson, e le cose si erano messe parecchio male, anche se non era colpa sua. In più, Emma aveva la sua stessa età, quasi sedici, ma comunque vicina all’età in cui Jackson era venuto al Campo Giove. Preoccupante. L’unica differenza era che l’arma della ragazza era romana.
Aveva convinto Emma che era meglio cominciare con le spade di legno. I primi allenamenti erano sempre così e, come ogni semidio che arrivava, Emma aveva i muscoli sufficienti per brandire in mano una spada di legno, più pesante dell’oro imperiale. I primi movimenti furono complicati. Le diede la propria arma, più leggera, in modo da farglieli memorizzare, prima lentamente e velocizzando in seguito. In seguito gli ripassò il gladio di legno e le fece ripetere gli stessi movimenti. Nonostante la difficoltà del peso, Michael pensò che con più allenamento, Emma sarebbe potuta diventare una promettente spadaccina. Ciò lo fece rabbuiare di più perché significava che sarebbe successo qualcosa e semplicemente Michael era stufo.
 
 
 
Emma non era mai stata a disagio al centro dall’attenzione ma i dubbi di quella giornata le fecero comprendere che c’erano centinaia di tizi che la fissavano, manco fosse un oggetto all’asta. Cercò di apparire come i professori di Hogwarts allo smistamento degli alunni del primo anno. Imperturbabili e sicuri. Provò a non assumere posizioni rigide e di sorridere spesso, in modo da apparire spigliata. Cercò Michael tra le fila e lo trovò, anche se guardava i pretori. Emma non aveva idea di quello che avevano detto.
I ragazzi davanti a lei urlarono un "Ave!" ed Emma rivolse loro un piccolo sorriso mentre prendeva una ciocca di capelli e ci giocherellava con le dita. Ave che?
Frank si avvicinò a Reyna e parlarono sottovoce per un po’. Emma sentiva sprazzi di conversazione. Parlavano di sua madre, piano per non far sentire a terze persone informazioni private.
A parlare questa volta fu Frank. << Quarta Coorte? Si propone qualcuno? >>
Molti ragazzi della Quarta Coorte iniziarono a parlottare come per giudicare se fosse il caso di prenderla o meno. Sembrava che non la volessero. Lucas le alzò il pollice e le fece un sorrisetto. Sembrava ottimista. Emma ricambiò anche se non lo era altrettanto.
<< Ragazzi, sapete benissimo che dall’ultima guerra siete stati decimati >> li ammonì Frank
<< Li scusi, pretore. Dopo farò in modo che questo non accada più >> mormorò il ragazzo, girandosi verso gli altri e lanciando degli sguardi duri. Era a capofila con una ragazza. Il ragazzo era alto e un po’ robusto. Della ragazza capiva solo che era snella e bionda perché le armature non permettevano di capire bene le loro fisionomie.
<< Ottimo, che non si ripeta >> rinforzò Reyna, il tono più autoritario. << Chi si propone allora? >>
Miguel osservò una ragazza dai capelli color rosso acceso. La ragazza guardò in basso, indecisa. “Sempre a testa alta”, le aveva detto l’anziana signora di Richmond.
Reyna sembrò essere stufa dell’attesa. Lanciò un’occhiata dura alla ragazza ed Emma immaginò che fosse diventata di mille colori.- Che dobbiamo fare?
 << Mi stavo per proporre >> rispose infine la rossa.
“Però la voce è ferma, Ammirevole” pensò la ragazza.
<< Voi della Quarta siete d’accordo? >> chiese Frank.
O perché avevano compreso la loro situazione o per l’occhiata che Miguel lanciò, ma tutti i ragazzi assentirono.
<< Accettano >> confermò Candace.
<< Congratulazioni Emma! Ora fai parte della Dodicesima Legione Fulminata ma per entrare in piena regola devi compiere un’azione valorosa o aspettare un anno. Per ora sei in probatio, la tua Coorte ti darà una piastrina che t’identificherà come tale. >> spiegò Frank.
<< Servi Roma, agisci e difendi il Campo con onore e obbedisci alle regole- continuò Reyna. A Emma sembrò che Frank avesse lasciato quelle parole da dire alla collega apposta. >>
Tutti esultarono in un "Senatus Popolusque Romanus", abbastanza festoso che risollevò l’umore di Emma.
Candace la tirò per un braccio. << Senti, parliamo chiaro qui fai come dico io. Mi sono beccata un rimprovero davanti a tutti! Vedi di non infastidirmi. >>
Emma ascoltò quelle parole con noia, le aveva già sentite un sacco di volte. Beh, quella era la sua mentore, giusto? Preferiva Haymitch, senza dubbio. << Se ti ubbidirò è solo per il tuo grado di … comandante o quello che è. E non puoi scaricarmi la colpa per il rimprovero! >>
Candace aveva riaperto bocca ma Miguel la bloccò. << Candace, non cominciamo così. Ha ragione sul fatto del rimprovero, non è colpa sua. >>
Emma ringraziò mentalmente Miguel mentre l’altra le lanciava un’occhiata velenosa, di sicuro non aveva apprezzato. Quando i due si avviarono, Michael le diede una pacca sulle spalle e le fece l’occhiolino. Anche il pretore Frank, impercettibilmente, riuscì a stringerle il polso, rassicurandola, per poi camminare tranquillamente verso la mensa, dove andavano tutti.
Durante il tragitto, Emma pensò agli dei. Uno di loro era suo genitore. Era una madre o un padre?
Raggiunse gli altri ragazzi. Per capire dove si trovasse la sua Coorte le bastò cercare la chioma rosso vivo della sua mentore. Doveva necessariamente farsi spiegare da qualcuno quali fossero i doveri di Candace verso di lei e viceversa.
Emma vedeva che del vento portava il cibo, poi si materializzava in ragazze e lo poggiavano sui tavoli. Restò a bocca aperta.
Lucas le faceva segno con la mano. Era insieme alla biondina con cui lo aveva visto insieme a Michael, e un paio di ragazzi. Uno di loro, alto e capelli castani, si abbuffava. Si sedette vicino al suo divanetto, anche perché era l’unico che riusciva a vedere.
<< Ciao! >> la salutò la biondina << mi chiamo Allison, figlia di Apollo. >> Lucas osservò la ragazza, Allison, per poi distogliere lo sguardo.
<< La cantante della coorte >> bofonchiò il ragazzo di fianco a lei.
Lo ignorò. << Piacere, Emma, figlia di non so chi >>
<< Guarda che già lo sapevamo! >> obiettò divertito di nuovo il ragazzo. Emma cominciava ad essere infastidita da lui. << Siccome se non parli, muori, ti va di presentarti? >>
Il ragazzo prese fiato e si mise con la schiena dritta, anche se era ancora semi sdraiato. << Io sono Sir Alexander, milady. Figlio di Vulcano, rimedierò tutti i vostri problemi meccanici. Se intende avere una relazione con me, le posso rassicurare che sono assolutamente disponibile. >>
Emma alzò un sopracciglio. Uno strano piano si formò nella sua mente. Il secondo dopo che era stato creato e approvato in pieno nella sua testa, lo mise in atto. << Allora si avvicini, sir Alexander. >>
Era evidente che il ragazzo non se lo aspettava, cosa che fece ghignare Emma. Era rimasto pietrificato e allora si avvicinò a lui.
Lucas, Allison e qualcun altro guardavano la scena. 
I loro visi erano anche fin troppo vicini, il gioco si stava rivelando controproducente. Percepiva il calore del figlio di Vulcano, confortevole come una coperta in inverno. “Al diavolo”, pensò, “ora che ho cominciato, devo finire”.
Alexander era palesemente confuso da quella situazione. Forse nessuna ragazza aveva reagito così con lui. Emma era lieta di essere la prima.
Ci fu uno scoppio di risate generale dopo che Emma diede uno schiaffo ad Alexander. Lei ritornò al suo posto contorcendosi dalle risate mentre il figlio di Vulcano cominciò a sentirsi a disagio.
<< In effetti, hai un approccio pessimo, Alex >> commentò una ragazza. Senza elmo la poteva vedere bene. Era la stessa che era insieme a Miguel a capofila della Quarta Coorte. Le sembrava di vedere sua madre da giovane, solo con i capelli più scuri e gli occhi castani. Emma si rabbuiò all’improvviso.
<< Ops! Non mi sono presentata, che maleducata! Dovrei dare l’esempio io. Mi chiamo Leila, figlia di Cerere e sono centurione d questa coorte. Nella scaletta sono come un caposala. >>
E parlava come sua madre. Maniaca dell’educazione, dell’etica e del galateo. Quindi questa ragazza era sua zia adottiva?
<< Pi...piacere >> balbettò Emma.
Alexander aspettava solo di riscattarsi. << Che? Il centurione ti ha mangiato la lingua? >> la schernì
Emma, che adorava avere sempre l’ultima parola, gli mostrò la lingua. << E’ ancora qua. >>
<< E poi secondo te, solo perché sono sempre molto calma e carina con tutti, non riesco a mettere in riga i miei ragazzi? >> replicò Leila. Emma dovette riconoscere che non sembrava chissà quale minaccia, ma quando si innervosiva, proprio come sua madre, sapeva come incutere timore.
Allison scoppiò a ridere di nuovo mentre Lucas intervenne. << Non sei aggressiva, però ci sai mettere in riga. Come quando parliamo mentre mangiamo. >>
<< Il galateo e la buona educazione servono ad un romano. >> obiettò Leila, tranquilla
<< E noi ti apprezziamo per questo. Sono d’accordo con te, poi >> continuò Lucas.
<< Uno che capisce, almeno. Comunque, Alexander devi seriamente cambiare i tuoi metodi di approccio. >>
<< Dovrete perdonare un sempre single come me! >> esclamò il figlio di Vulcano.
<< Ci credo >>, commentò Emma << che sei single, dico. >>
Alexander socchiuse gli occhi, come se stesse cercando di capire se Emma gli stesse lanciando una sfida. << Diventerò un Don Giovanni, te lo assicuro. >>
<< Io non vedo molte speranze >> sospirò Leila.
<< Se diventi un Don Giovanni, Allison smetterà di cantare >> continuò Lucas
Allison fece un’espressione terrorizzata, doveva essere il suo incubo, quello. << EHI! Non ne ho intenzione! E non centro niente io! >>
<< Vedi? Allison mi sostiene! >> disse Alexander, contento
<< Veramente il sostegno lo vedi solo tu! >> obiettò la figlia di Apollo, acida.
<< Grazie, Ally, sei una vera amica. >>
Non si era mai sentita così a suo agio con degli sconosciuti. Né tanto pacifica, amichevole e scherzosa. Prometteva bene. La loro compagnia, anche quella di Alexander (era comunque fastidioso), le fece dimenticare per quella sera dei pretori e della prova.
Era bello essere in compagnia di nuovo, dopo tutte quelle giornate passate da sola.
 Quella che aveva davanti, era una classica scena che avrebbe potuto vedere nella sua città, nel suo liceo, nei centri dove i ragazzi si riunivano a Santa Rosa.
Il ricordare la sua città la fece rabbuiare. Era indecisa su come contattare sua madre e su come prendere quel discorso. Quella menzogna le separava più di quando avesse fatto la lontananza geografica. Annebbiò la tristezza e la delusione con quella nuova compagnia.  In fondo, si dice che gli amici non sono quelli che asciugano le lacrime ma quelli che non te le fanno versare.
 

 
 
 
Buonsalve gente!
Come va? Estate, pagelle, esami … come sono andati?
In questo capitolo cominciamo a conoscere alcuni personaggi importanti. E se ve lo state chiedendo, no, il Michael di cui ho parlato non è Kahale. Il fatto è che alla storia avevo pensato mesi prima a questa storia e ancora il Sangue dell’Olimpo non era uscito. Il personaggio mi è uscito di nome Michael e figlio di Venere. Quando ho scoperto di Kahale sono rimasta di stucco. Ma ho sistemato comunque la cosa senza cambiare nome al personaggio perché è come se gli togliessi un pezzo di identità.
C’è sempre un piano B    :D
Leila si ribella alla nomina "sono dolce, carina e del tutto inoffensiva" e secondo me Alexander dovrebbe prenderle per bene ma forse una buona dose di Allison tutto il giorno gli farà passare i bollenti spiriti (xD). Probabilmente i centurioni la usano come minaccia per i trasgressori. In effetti può essere esasperante avere qualcuno che ti canta all’orecchio tutto il giorno anche se ha una voce melodiosa.
Che dire? I Michas *-*  WAA! Ho fangirlato per loro sin dalla prima volta che li ho pensati!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Au revoir et gloire aux licornes :*
   
 
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