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Autore: DilettaMaselli    25/06/2015    0 recensioni
Un secondo e tutto può cambiare. Tutto può diventare più difficile e insopportabile.
La felicità si spezza, si commettono errori e la quotidianità diventa insopportabile. Ma la vita va avanti e sarà l'amore, l'amore più puro, a rendere tutto più luminoso anche se la luce non la si vede più.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Qualche ora e un piatto di spaghetti dopo, Ian e Giorgia erano seduti in riva al mare con i piedi nell'acqua gelida e i pantaloni arrotolati.
L'aria era ghiacciata e anche il cuore di Ian, in quel momento.
Il viaggio in macchina era andato discretamente bene: Giorgia era stata tranquilla ed era anche riuscita a sorridere alle battute di Ian. Appena arrivati in spiaggia, però, la situazione era precipitata.
Ian aveva i gomiti appoggiati sulle ginocchia piegate e le mani unite. Giorgia si trovava proprio lì, in quello spazio creato dal corpo di lui che la proteggeva dal vento, ma non dal suo dolore. 
Piangeva e tremava tutta. Ian stava impazzendo, non riusciva a sentirla così fragile e ferita tra le sue braccia. 
Proprio Giorgia, proprio lei. 
Perché proprio lei? 
Il destino aveva osato interferire sulla felicità della persona più importante della sua vita e lui era arrabbiato. Avrebbe voluto spaccare qualcosa, spaccare il mondo intero, perché sapeva che non poteva allontanarla dal suo dolore. Purtroppo doveva viverlo fino in fondo per riuscire ad accettarlo, ma starle vicino stava diventando straziante. Faceva male. Bruciava come sale su una ferita aperta. 
Voleva distrarla, strapparle un sorriso o solo un pensiero felice, ma come fare? 
Ian ripensò alla prima seduta avuta con la psicoterapeuta, una certa Dottoressa Mirrone, emigrata nella Grande Mela "per fornire supporto agli italiani all'estero", così diceva. Quella donna tanto formale e composta, gli aveva riferito che il pianto era una fase naturale per le persone nella stessa situazione di Giorgia e almeno le prime volte, non era il caso di interferire. Chi più o chi meno, era un momento non evitabile ed erano peggio quelli che sembravano prendere la cosa come una passeggiata in campagna. Non era naturale. 
Ian, però, non riusciva a starsene lì a guardarla affogare nelle sue lacrime. 
<< Lei è convinto? >> gli aveva chiesto la Dottoressa Mirrone.
<< Convinto di cosa? >>
<< Convinto vereamente di stare con Giorgia. Perché se non lo è, sarebbe meglio che non si prendesse questo tipo di responsabilità. Potrebbe causare a Giorgia un ulteriore trauma. >>
Ian sorrise ripensando alla risposta che aveva dato. Aveva detto la verità più grande di tutte: << Io sono fermamente convinto su tante cose. Solo una proprio non riesco a capire ed è quello che provo per Giorgia. >>
La dottoressa era rimasta confusa dalla risposta e probabilmente aveva frainteso, ma non importava. Quello che c'era da dire lui lo aveva detto. 
Fu proprio ripensando a quella conversazione che decise di non ascoltare il consiglio della psicoterapeuta ed interferire. 
Gli strizza-cervelli non capiscono niente, pensò. Se quella Dottoressa Mirrone metteva in dubbio i suoi sentimenti per Giorgia, allora non aveva capito nulla della vita e si sbagliava anche su tutto il resto. 
Decise che se non poteva togliere Giorgia dal suo dolore, forse avrebbe potuto condividerlo con lei o almeno provare a distrarla. Per fare questo, era necessario che lei parlasse, che si esprimesse, che buttasse fuori tutto. Era difficile, ma lo era anche per Ian, abituato ad avere accanto una Giorgia espressiva e loquace, a volte lagnosa, che se le si dava troppa confidenza non stava zitta nemmeno durante una pioggia di meteoriti. Ora, invece, Giorgia era silenziosa e cupa. Da che parte iniziare, per aiutarla?
<< Hey... >> provò a dire. 
Giorgia continuò il suo pianto isterico senza nessuna apparente intenzione di volerlo ascoltare. 
Lui le baciò la chioma di capelli color miele e ispirò profondamente quel profumo di shampoo alla frutta che gli era tanto mancato in quei mesi. 
Pensa, Ian, pensa. Come arrivare al suo cuore? Il suo cuore triste e nuvoloso. 
<< Mi fa male vederti cosi. >>
Non ci fu risposta. In cambio singhiozzi si fecero più sonori. 
Ian rise piano, non poté proprio trattenersi.
<< Vedo... vedo che... stai proprio male. >> disse tra un singhiozzo e l'altro.
Finalmente qualche parola.
<< No, scusa... è che stavo pensando. >>
Giorgia tornò muta. << Non vuoi sapere a cosa stavo pensando? >>
<< Ho altro per la testa. >>
<< Beh, io te lo dico comunque.
<< Ti ricordi la prima volta che mi hai invitato nel tuo appartamento? Era sera e avevamo appena mangiato da Mc Donald. Ci conoscevamo da un mese e mezzo più o meno e io avevo una voglia matta di portarti a letto. Stavo andando via di testa. Non tanto per l'attesa, ma perché tu mi facevi impazzire. Mi davi dei baci abbastanza spinti, mi toccavi anche, e poi, sul più bello, trovavi ogni volta qualche scusa idiota tipo: "Vado a fare la pipì" Oppure: "Ho prurito ad un piede" e ti toglievi anche la scarpa. Mio dio, Giorgi, mi facevi morire dal ridere, ma avrei voluto anche strozzarti. >>
Ian notò che aveva smesso di singhiozzare. Ecco, aveva trovato la strada giusta. Adesso doveva solo percorrerla fino in fondo. 
Continuò: << Io sapevo che eri vergine, lo avevo intuito, ma sapevo anche che non avevi paura di quello. Tu mi stavi provocando. Lo facevi apposta e a me questa cosa non andava giù. Lo aveva capito anche Josh e mi aveva detto di lasciarti perdere, sai lui com'è fatto, ma mi divertivi troppo.
<< Comunque quella sera ero sicurissimo che l'avremo fatto. Voglio dire, una ragazza ti invita a casa sua dopo un mese e mezzo che la frequenti. Come lasciarsi sfuggire un'occasione del genere?
<< Invece, quando entro a casa tua, mi porti in cucina, mi offri un succo alla pera e dei cioccolatini e inizi a parlare. A parlare. A parlare e a parlare ancora. >>
Giorgia adesso era completamente calma, quindi lui arrivò al punto. << Mi spieghi che vorresti correre la maratona di New York, ma che ti stancheresti dopo venti metri; che una volta ti è venuta l'emicrania perché hai guardato troppo intensamente le nuvole per cercare di vederci qualcosa; che non usi le infradito perché ti sembra di avere un verme tra le dita dei piedi; che mangi tante carote per avere una carnagione più scura, ma poi in spiaggia non prendi mai il sole. >> 
Fece una pausa per riprendere fiato. Non poteva fare a meno di sorridere ripensando a quella sera. << E poi, mi racconti che ti piacerebbe lavorare in un'asilo, in una gelateria, in un negozio di animali... >> 
Giorgia sospirò profondamente. 
<< Dici che ti piacerebbe anche avere dei figli un giorno, e magari un cane, però sei incerta sui nomi. Vorresti chiamare tuo figlio Charlie, ma hai paura che sia un nome da femmina. O da cane. >>
<< Credevo davvero di morire quando hai iniziato a farmi l'elenco di città che vorresti visitare. Hai nominato: Torino, Barcellona, Madrid, Londra, Nizza, Roma, Firenze, Lisbona e tante, tante altre. >>
Giorgia aveva ripreso a piangere, ma lui doveva continuare.
<< E hai anche accennato al desiderio di comprare una casa in montagna perché ti piace il panorama che c'è lì e perché così puoi fare le passeggiate nel bosco. "Nei boschi si trovano tante cose interessanti" hai detto. >>
<< Basta, ti prego. >> disse piano lei, ma lui fece finta di non sentirla.
<< Credo che hai anche iniziato a dirmi come vorresti l'abito da sposa. Non so ripeterti le parole che hai usato per descriverlo, mi ricordo solo alcuni termini come "tullè", "corpetto di pizzo", "bouquet di lavanda"... >>
<< Smettila! >>
<< Arrivano le due e io sono esausto, ubriaco di succo alla pera e cioccolato e fare sesso è decisamente l'ultima cosa di cui ho voglia. Mi accompagni verso la porta e mi fissi con il tuo sguardo sempre troppo sveglio, che non si addice affatto a quell'ora. >>
<< Sei cattivo! >>
<< "Sei pazza." ti dico. >>
<< Non voglio più ascoltarti, basta! >> Giorgia fece per portarsi le mani alle orecchie, ma Ian le trattenne tra le sue.
Le diede un bacio sulla guancia e poi le disse piano all'orecchio: << Poi, ti bacio sulla fronte e scappo via  più velocemente possibile. >>
Giorgia piangeva più di prima, ma non era più agitata. Piangeva silenziosa e quando parlò la sua voce era poco più che un sussurro: << Ma perché? Perché mi fai ricordare queste cose? Mi fanno tanto male... >> Ian non disse niente. << Perché mi fai male, Ian? >> 
Si lasciò andare completamente contro il petto di lui e respirò sonoramente. << Sei davvero senza cuore. >> 
È proprio perché un cuore ce l'ho che faccio tutto questo, amore mio, avrebbe voluto dire. Ma non disse nulla. Toccava a lei parlare, adesso.
<< Lo sai, no? Non potrò mai più fare un lavoro che mi piace, correre o camminare per i boschi, vedere posti nuovi, guardare le nuvole e tutto il resto. Perché me lo stai ricordando? >>
Bastò solo qualche istante e Giorgia tornò a parlare. Parlare e parlare, come aveva sempre fatto. Eccola lì, la solita Giorgi.
<< Io non capisco, Ian, davvero non capisco. Non credo di essermi mai comportata così male per meritarmi questo. Non ho mai avuto brutte litigate con nessuno e se qualcuno mi stuzzica, io lascio sempre perdere. Se qualcuno mi chiede una mano, io ci sono. Magari controvoglia, ma aiuto sempre chi è in difficoltà.
<< Io faccio sempre tutto in buona fede, anche quando sbaglio. Una volta, mia sorella giocava ad appiccicare le formiche nell'Attak e io cercavo di salvarle pulendole con l'acqua. Alla fine sono morte annegate, ma io cercavo di compiere una buona azione.
<< Fino alla cresima sono andata a messa ogni domenica, poi, come fa la maggior parte della gente, non ci ho più messo piede. Ma è normale no? Se devo essere sincera, non so se credo in Dio, ma sono sicura che esiste qualche specie di entità superiore. Forse, allora, Dio esiste ed è stato lui a volere questo perché ho fatto qualcosa di sbagliato?
<< Ian, davvero, più ci penso e più mi sento male perché non riesco a trovare niente. Non mi sembra di avere mai commesso qualcosa di così orribile. >>
Ah, Giorgi, Giorgi. Sempre a pensare al Karma. 
<< Com'è possibile che tante persone cattive di questo mondo la passino liscia? So che alla fine ognuno di noi pagherà il conto, ma non capisco perché io devo farlo proprio ora. Ora che ho conosciuto te, Ian. Mi sentivo così fortunata... Io che mi accontento sempre di tutto e di tutti, sto con il ragazzo più bello, simpatico e profondo che abbia mai conosciuto... E forse, avrei potuto lavorare in quell'asilo nido in cui mi aspettavano per un colloquio.
<< Adesso ho paura. Ho tanta paura di non riuscire ad essere più felice perché quando provi il meglio, è difficile tornare alla mediocrità. Io, invece, dal meglio sono passata al peggio del peggio... tutto mi manca tantissimo... >>
<< Avevo la vita in mano, Ian. Tutto ciò che potevo desiderare. Adesso la mia vita è finita. >>
Ian si lasciò scappare un sorriso mentre la stringeva piano.
<< La vita non ha fine, Giorgia. >>
Si scostò da lei e si alzò in piedi. Prese Giorgia in braccio con facilità e la riportò sulla sedia a rotelle che aveva lasciato sulla passerella insieme alle scarpe, per non doverla avere sempre intorno. 
<< Andiamo a prendere un gelato. >> le disse, e lei sorrise. 
  
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