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Autore: Writer_son of Hades    25/06/2015    1 recensioni
In un passato lontano, gli uomini stavano distruggendo la terra. Gli dei, vedendo queste atrocità, scesero nel mondo e devastarono l'umanità. Solo un uomo e una donna, per ognuno degli dei esistenti, vennero salvati per diventare figli del dio che li aveva scelti.
Nel loro sangue di mortali, scorreva anche una parte dell'icore dorata degli dei. Generazioni e generazioni di discendenti si precedettero, portando pace e rispettando per gli dei e per la terra dove vivevano.
Mille anni dopo, una ragazza mortale, discendente di nessun dio, si ritrova a dover affrontare il suo destino.
Sarà veramente pronta ad abbracciare il ruolo così importante che le spetta?
(per questa storia ho preso spunto da alcuni aspetti della saga di "Percy Jackson")
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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    Capitolo VIII








Mi risvegliai al suono dolce di un respiro che non era il mio. Aprii lentamente gli occhi coprendomi dai raggi del sole. Mi voltai e vicino a me trovai Arcadio che riposava beatamente. Cercai di alzarmi senza fare troppo rumore e sgusciai fuori dalla capanna di rami. Mi alzai per sgranchire le ossa indolenzite. Mi tolsi i rami di pino dalle braccia e decisi di cercare qualcosa per la colazione.
Tornai per il sentiero che avevo percorso il giorno prima per cercare le piante curative. Presi dell’altra resina e del muschio per Arcadio. Trovai lo stesso cespuglio di more e più in giù scorsi uno di lamponi.
Feci rifornimento e feci per tornare quando sentii dei rumori provenire dal fitto del bosco. Mi abbassai. Cercai di controllare il respiro e mi nascosi dietro al cespuglio. Misi a terra le cose che avevo preso e mi preparai a combattere se necessario.
Cercai di voltarmi per vedere chi stava facendo tutto quel rumore. Mi girai verso sinistra e uno zoccolo di un cavallo per poco non mi schiacciò. Indietreggiai terrorizzata e un stridio di un aquila mi fece alzare lo sguardo in alto. Un mostro con le ali e la testa d’aquila, con il corpo da cavallo e la coda da leone troneggiava sopra di me.
                “Finalmente ti ho trovata!”
E parlava pure.
Mi alzai di scatto e corsi via. Pessima idea ovviamente.
Il mostro mi seguì e con una spinta mi fece rotolare per terra. Mugugnai per la botta ricevuta e mi voltai sulla schiena per vederlo in faccia. O in muso.
Era completamente nero. Tranne per gli occhi gialli.
                “Non scappare.”
E se un mostro alto due metri ti dice di non scappare, tu ovviamente ricominci a correre. Ma mi bloccò non appena misi un piedi per terra. Caddi di nuovo e mi rivoltai verso di lui.
                “Non voglio ucciderti.”
Io avevo il cuore che batteva all’impazzata.
                “Conoscevo tuo padre.” sentivo la sua voce nella testa. “Sono qui per aiutarti.”
Io mi calmai a quelle parole, ma non mi mossi.
                – Chi sei? – mi sentii stupida a parlare con quel mostro.
                “Il mio nome è Sofos. E sono un ippogrifo.” disse per poi fare un inchino.
Io ne approfittai per mettermi seduta.
                – Hai lottato con mio padre? – chiesi.
Lui annuì. “So che eri diretta all’Oracolo e che sarebbe stato il momento giusto per presentarmi.”
                – E perché sei qui?
                “Io ti devo proteggere e sarò al tuo fianco quando dovrai combattere.”
                – Combattere? – mi alzai di scatto. – E contro chi?
Sofos indietreggiò. “Non è compito mio dirtelo.”
                – Va bene. – mormorai. – Andiamo a prendere Arcadio. E nel frattempo penserò anche a come fare per dirgli che ho un ippogrifo personale.
                “Ippogrifo personale?” ripeté schifato. “Preferisco soldato.”
                – Soldato allora. – dissi tornando a prendere le cose che avevo lasciato dietro al cespuglio.
Quando lo raggiunsi, sentii degli altri rumori provenire dalla foresta. Sembravano dei mormorii.
Sofos drizzò le orecchie e cercò con gli occhi gialli la provenienza di quei suoni.
                “Dobbiamo andarcene.” mi disse.
I rumori si fecero sempre più forti e quando vidi un gruppo di uomini con la divisa dell’Armata, cominciai a correre senza farmelo ripetere due volte.
                – È laggiù! – sentii gridare dietro di me. Accelerai il passo seguita da Sofos al galoppo.
                “Sali!” mi ordinò.
                – Dobbiamo prima raggiungere Arcadio! – gli dissi di rimando.
Non mancava molto all’accampamento e sperai che Arcadio fosse già sveglio. Quando arrivai lo trovai seduto fuori dalla capanna.
– Per tutte le selve, che ci fai con un ippogrifo?! – gridò quando mi vide arrivare di corsa.
                – Non abbiamo tempo! Ci sono uomini dell’Armata! Sali in groppa all’ippogrifo! – gli ordinai salendo a mia volta.
                – E chi mi dice che mi posso fid-
                – Ora! – gli urlai prendendolo per le braccia.
Lui non obbiettò più e lo aiutai a salire mentre gli uomini ci raggiungevano.
                – Non fateli scappare! – gridò uno tirando un arco.
La freccia si piantò sul mio braccio destro e imprecai.
                – Via Sofos! – gridai staccandomi la freccia con forza.
L’ippogrifo gracchiò e cominciò a galoppare uscendo dal bosco. Appena fuori aprì le enormi ali nere e con un balzo fummo in aria. Il vento mi scompigliò i capelli e per poco non vomitai da quanto eravamo alti.
Arcadio fece un grido d’eccitazione, ma io mi aggrappai ancora di più alle piume.
                “Ti abituerai a volare.” mi disse.
                – Non credo. – brontolai.
                – Cosa? – mi chiese Arcadio non capendo perché parlassi da sola.
                – Ehm.. io lo capisco. Mi parla nella testa. – spiegai. La faccia che fece fu davvero ridicola.
Mi rivolsi a Sofos: – Portaci dall’Oracolo.
                “Io… sei sicura?” balbettò.
                – Sì. – risposi ferma.
Con un battito d’ali aumentò la velocità.
Non ci mettemmo molto ad arrivare. Atterrammo su di una sporgenza vicino sul mare. Le onde si infrangevamo metri sotto di noi sulle scogliere rocciose. Scesi dalla groppa di Sofos che mi tremavano le gambe.
Eravamo vicino ad una grotta. L’apertura non era molto ampia, uno due metri forse, ma l’aria che usciva aveva una strana energia. Sembrava molto antica. Io mi avvicinai e toccai le pareti biancastre della roccia. Il profumo del sale mi inondò le narici. Mi voltai verso Arcado che era rimasto a diversi metri di distanza con Sofos.
                – Devi andare da sola. – mi disse.
Non  volevo compiere quel viaggio da sola. Dopo anni che ero indipendente, non volevo conoscere il mio destino da sola. Aveva paura, ecco la verità.
                – Andrà tutto bene. – mi incoraggiò con un sorriso. – E ricorda da chi discendi.
Feci un respiro profondo e mi voltai verso l’entrata. Potevo farcela. Strinsi le mani a pugno e la paura divenne adrenalina. Entrai nella grotta sapendo che stavo facendo la cosa giusta.
 
Camminai per un tempo che mi sembro infinito. Ad ogni passo, una fiaccola di una pallida luce cerea si illuminava, mostrandomi la via. Andavo sempre più in profondità e l’aria era diventata pesante da respirare.
I sassi crepitavano sotto il mio passaggio e quello, oltre al mio respiro e al cuore che batteva, era l’unico rumore nella galleria.
Camminai ancora e ancora fino ad arrivare ad una porta di pietra. Irradiava un’aura antica che mi mise in soggezione. Delle scritte apparvero sulla parte superiore:
            
    το παρελθόν και το παρόν ανήκουν, αλλά το μέλλον είναι δικό μου

Non seppi bene come, ma riuscii a capirne perfettamente il significato: “Il passato e il presente vi appartengono, ma il futuro è mio.”
Dietro a quella porta c’era l’Oracolo. Non trovai maniglie o altro per aprirla, cosi cercai di spingere, ma non si mosse. Non seppi cosa fare. Doveva aprirla, ma come? Ci pensai per molto. Poi rammentai le parole di Arcadio: “Ricorda da chi discendi.”
Ero una discendente di Ade e in un solo modo i discendenti di Ade si spostavano da un posto all’altro. Chiusi gli occhi e immaginai di sorpassare quella porta. Quando li riaprii era tutto buio.
Forse ce l’avevo fatta, ma non riuscivo a distinguere il posto in cui ero capitata.
Una piccola luce illuminò la stanza. Proveniva da qualcosa davanti a me che non riuscii a distinguere subito. Quando la luce si fece più viva, riconobbi i contorni di uno scheletro seduto su di un trono. Feci qualche passo indietro quando questo si mise seduto e aprì la bocca facendo uscire del fumo azzurrino.
                – Innanzi a tutto con questa preghiera fra tutti gli dèi la prima profetessa, Terra, io venero. E le fonti del Plisto e la potenza di Poseidone ancora io invoco; e l'altissimo Zeus che tutto compie: come sua interprete io siedo su questo seggio.
E ora gli dèi mi concedano fortuna, che mi vada meglio rispetto a quelli che sono entrati qui prima: se sono arrivata dei Greci, entrino tirando a sorte il loro turno, come di rito: io darò profezia come il dio mi insegna. – recitò una voce roca e profonda che mi entrò nelle ossa facendole vibrare.
Non sapevo cosa dire o cosa fare. Avevo il respiro corto e di muoversi, proprio non se ne parlava.
                – Figlia di Laudas e discendente di Ade, sei qui per conoscere il tuo destino. – disse rivolgendosi a me.
Io cercai il poco coraggio che mi era rimasto e feci un passo avanti.
                – Prima desidero conoscere il passato. – cercai in tutti i modi di tenere la voce ferma.
                – Così sia. – rispose la voce. – Laudas, discendente di Ade, lottò contro l’Armata e il Grande Consoglio dei sacerdoti. Essi volevano estirpare i discendenti degli dei che non erano Olimpi e regnare sul mondo degli uomini. Fecero offerte a Zeus che ordinò al fratello, il dio dei morti, di non intromettersi nella vita dei propri discendenti. Così, il più potente degli dei minori, tacque.
Laudas, disperato, fece un dono prezioso ad Ade e agli dei. Una figlia, che sarebbe diventata il generale della nuova Armata dell’Olimpo, destinata a riportare la pace nel mondo degli uomini senza un aiuto divino. Gli dei sono stanchi e allo scadere dell’ultimo girono di primavera, attaccheranno gli uomini distruggendo definitivamente la razza umana dando vita ad una nuova era di soli dei. Dunque il compito di fermare i traditori spetta a te.
Skia, figlia del generale Laudas e discendente di Ade, tu sei stata scelta per comandare un esercito composto da coloro che vorranno seguirti contro l’Armata e contro il Gran Consiglio dei Sacerdoti. Sei stata scelta per essere il capo di un esercito che riporterà la pace nel mondo degli uomini e in quello degli dei.
                Io rimasi immobile. Questo era decisamente troppo. Mio padre mi aveva lasciato un compito troppo importante. A stento riuscivo a sopravvivere, come potevo comandare un intero esercito?
                – Perché? Perché proprio io? – chiesi con voce tremante.
                – Il peso che dovrai portare è pesante per una giovane ragazza come te. Molte vite saranno perse nella guerra che verrà. Persone a te care moriranno. Ma sei stata scelta per il tuo coraggio e per la tua audacia e per la tua umiltà affinché la pace possa finalmente regnare in questa terra. – rispose l’Oracolo. – Il tuo tempo qui è finito. Torna dal tuo popolo e reclama i tuoi seguaci. Crea la nuova Armata dell’Olimpo. Riporta la pace.
                Il fumo dell’Oracolo mi avvolse non lasciandomi il tempo di ribattere e quando si dissolse ero sulla scogliera, fuori dalla grotta.
Non mi accorsi nemmeno di Acadio e di Sofos che stavano cercando di capirsi a vicenda che mi accasciai a terra. Caddi in ginocchio con le braccia abbandonate in grembo. Tutto questo peso sulle mie spalle? Ce l’avrei mai fatta a compiere il mio destino?
Arcadio corse verso di me chiedendomi cosa mi avesse detto l’Oracolo.
Io lo fissai on occhi persi e disperati nello stesso momento.
                – Sono il generale della nuova Armata dell’Olimpo. – dissi semplicemente.





Nota dell'autrice: Sì, sono ancora viva per cui non uccidetemi per il ritardo! Ecco il capitolo tanto atteso! Ora conoscete la storia... chissà se Skia accetterà il suo destino oppure no... mah
Mi diverto a lasciare i finali in sospeso sì muahahahahahahahah *voce da pazza*
In ogni caso spero di aggiornare il più presto possibile così da non lasciarvi troppo con il fiato sospeso.
Un bacione a tutti quanti voi bellissime persone
Sempre la vostra
Silvia

 
   
 
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