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Autore: niallerguitar    26/06/2015    1 recensioni
Il Trio è stato appena catturato dai Ghermidori, e portato in Villa Malfoy. La situazione sembra disperata e per Harry, Hermione e Ron sembra non esserci via di fuga.
"L'unica cosa che vide in quel momento fu sua zia mantenere la Nata Babbana per le spalle, con la bacchetta puntata alla gola. Vide Weasley e Potter dall'altra parte della stanza urlare. Poi fu tutto così improvviso.
-Expelliarmus- Draco pronunciò quelle parole con così tanta forza che sua zia, insieme alla bacchetta furono sbattute violentemente al muro.
Il biondo non pensò a quello che stava facendo quando prese la Granger tra le sue braccia, con l'intento di smaterializzarsi lontano da quel posto, lontano da tutto quel male. Non si accorse nemmeno che insieme a loro si smaterializzò anche un pugnale d'argento che era appena stato lanciato dalla furia incontrollabile di Bellatrix Lestrange."
Tengo conto di tutto quello che è successo nei libri precedenti e anche di quello che verrà, tranne la morte di Dobby e il futuro di Hermione e Draco.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Remorse
5

 
Erano arrivati appena a metà strada quando un lampo squarciò il cielo, colorandolo di un colore intenso ma terrificante. Hermione seguiva in silenzio la Serpe che per sua fortuna aveva deciso di evitare qualsiasi commento che avrebbero potuto mettere a serio rischio il suo autocontrollo. 
La pioggia aveva iniziato a scendere frettolosamente dal cielo, inzuppando la terra sotto i loro piedi che non perse occasione di macchiarli i vestiti. Le scarpe ormai sudicie di Hermione squittivano sul terreno fradicio, riuscendo a calmarla in qualche modo. 
La ragazza per tutto il viaggio non poté smettere di pensare alle novità che Dobby gli aveva appena rivelato, e sinceramente, non poteva dire di esserne rimasta delusa perché, francamente, non lo era affatto. Malfoy non aveva mai fatto nulla di buono in vita sua, perché proprio adesso avrebbe dovuto cominciare? Perché avrebbe dovuto compromettere sé stesso proprio adesso che Voldemort era all'apice del suo successo? 
Hermione non ci aveva mai sperato davvero, e adesso ne aveva la prova. 
La stava usando per arrivare ad Harry. Non sapeva nemmeno quanto diavolo considerava il suo piano schifoso, non riusciva a decifrare quanto la disgustava. 
Ma nonostante tutto, non riusciva a perdonare sé stessa per non averlo capito fin da subito. Si era fatta completamente abbindolare da quella Serpe schifosa. 
Come aveva potuto lasciarsi confondere dai begli occhi grigi di Malfoy, pensando che fossero sinceri? 
Scosse la testa e decise di distogliere la sua mente da quel pensiero fisso contando le gocce di pioggia che cadevano con furia sulla sua testa. Teneva lo sguardo fisso sulle sue scarpe, concentrandosi sul confortevole rumore del suo respiro smorzato che si confondeva dolcemente con il vento. 
Alzò lo sguardo solo per confermare che Malfoy fosse ancora davanti a lei a guidarla, e quando vide la sua schiena dritta ed imponente muoversi con leggerezza nella pioggia non riuscì ad evitare un sospiro. Aveva sperato così ardemente che fosse scivolato da qualche parte nella foresta. 
Oltre le spalle rigide di Draco, Hermione scrutò il tetto immacolato dell'ex Villa Malfoy, che si confondeva con il verde della foresta brillando solennemente sotto la pioggia, bianca e massiccia. 
Quando rientrarono, qualcosa sembrò schiantarsi dritta nel petto della Grifondoro, addentrandosi fin sotto le ossa, e facendo a pezzi il suo cuore. Avrebbe preferito di certo rimanere fuori e morire colpita da un fulmine piuttosto che restare nella stessa stanza in cui c'era anche lui. 
E nel momento in cui Hermione alzò gli occhi per guardarlo, lui si voltò imbattendosi negli occhi marroni e vividi della Granger. Sovrappose il suo sguardo con il suo solo per qualche secondo poi entrambi guardarono altrove, troppo sconvolti per dire qualsiasi cosa. 
Sapevano entrambi di aver sentito qualcosa. L'unico problema era che non riuscivano a capire esattamente cosa fosse. 
La ragazza si passò le mani sulle vesti bagnante, maledicendosi mentalmente per non essersene accorta prima. La maglietta che qualche ora prima era servita a coprirla, adesso dava l'accesso alla Serpe di adocchiare ogni singola parte di pelle nascosta sotto di essa. 
Ma Draco non indugiò i suoi occhi tormentati nemmeno per un secondo su di lei. Ovviamente, perché avrebbe dovuto farlo? Le aveva detto espressamente quella mattina che solamente il pensiero di toccarla lo disgustava. Quel pensiero riuscì a sollevarla, non avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo, allora. 
Hermione si tolse le scarpe sudicie, e nel momento in cui il suo sguardo non poteva tenerlo sott'occhio sentì come se tutta l'essenza di Malfoy si fosse concentrata su un solo punto: lei. Ma fu solo un'impressione perché quando si alzò nuovamente Draco era già sparito dalla sua visuale. 
Hermione si passò una mano fra i capelli, frustrata. Quanto a lungo sarebbe durata quell'agonia non poteva saperlo, ma a sollevarle il morale c'era il pensiero che almeno non stava soffrendo ingiustamente, ma per aiutare il suo migliore amico e tutto il mondo magico. Non avrebbe permesso mai e poi mai a Malfoy di intromettersi nella questione degli Horcrux. Voldemort andava distrutto e sicuramente con lui, tutti i suoi scagnozzi. E con scagnozzi intendeva Draco. 
Sentì il fievole rumore della doccia sopra la sua testa, segno che Draco era in bagno. Era possibile che in una casa così grande ce ne fosse solamente uno? Diavolo... 
Hemione, gocciolante, raggiunse il camino chinandosi verso di esso, assorbendo il calore delle fiamme che le accarezzavano il volto. Il silenzio intorno a lei era insostenibile, e riusciva a metterle ansia. Continuava a pensare e ripensare a quella mattina: alla bacchetta di Draco puntata contro di lei, le sue parole rudi e il suo sguardo minaccioso. Lei non aveva mai avuto paura di lui, ma quel giorno era riuscita ad intimorirla. Pensò al Marchio Nero che sfavillava tenebroso sul suo avambraccio, ricordandone ancora una volta l'aspetto. 
Il solo ricordo riuscì a terrorizzarla, e immaginarla sul braccio di Malfoy non la tranquillizzava affatto. 
Era ospitata da un Mangiamorte... 
Come poteva fare a sé stessa una cosa del genere? Sarebbe impazzita, di certo.
Poi, a distrarla dai suoi pensieri fu una cosa inaspettata: il fuoco aveva iniziato a crepitare, alzando le fiamme sempre più in alto, quasi sfiorandola, come se volessero accoglierla in un abbraccio. Hermione si allontanò debolmente, mantenendo sempre lo sguardo fisso sulle fiamme che adesso sembravano contorcersi fra loro formando qualcosa... una forma. 
Man mano si formò un volto, ed appena Hermione lo riconobbe il suo cuore scoppiò di felicità. Sicuramente vedere Harry in quel momento era la cosa che più sperava. Harry Potter attraverso le fiamme le sorrise sinceramente, e solo Godric sapeva quando Hermione avesse voluto stringerlo.
<< Oh, Harry >> sospirò Hermione, ed i suoi tentativi di trattenere le lacrime rimasero tali. 
Gli occhi verdi dell'amico, che in quel momento erano contornati dall fiamme, si posarono su di lei. Harry era felice di vederla, almeno lui e Ron potevano smetterla di pensare che Malfoy l'avesse uccisa. 
<< Hermione >> la salutò Harry e dal suo tono sembrava profondamente dispiaciuto per non poter essere lì con lei. << Come stai? >> aggiunse con un filo di voce. 
Hermione scosse la testa, tirando su con il naso. Non voleva farsi vedere in quel modo da Harry, non voleva che lui si preoccupasse. Aveva già troppo a cui pensare. Ma le lacrime furono inevitabili. 
<< Bene, Harry >> mentì, aggiungendo un sorriso per rendere il tutto più realistico. 
Harry sospiro, e sembrava quasi che il suo respiro si trasformasse in cenere attraverso il fuoco.
<< Hermione, ho riflettuto a lungo... - balbettò, ed il cuore di Hermione fece un salto -Sono stato uno sciocco a metterti in pericolo in questo modo. Al diavolo gli Horcrux, non posso permetterti di rischiare di finire di nuovo in quel posto... per colpa mia. Ron la pensa allo stesso modo. >> fece una pausa, poi con gli occhi lucidi aggiunse: << Torna >> 
La ragazza pianse silenziosamente. I suoi occhi erano ormai rossi e le sue guance del medesimo colore. Solo Godric sapeva quanto cavolo avrebbe voluto tornare ma semplicemente, non ci riusciva. Non poteva tornare e mettere a rischio tutto quanto. Rovinare tutto solo per colpa della sua debolezza. Una debolezza che tanto odiava, ma che inevitabilmente sentiva costantemente.
<< Dai Harry, ricordi... è solo Malfoy. Posso farcela, credimi. >> sorrise, e per un istante l'idea di accarezzargli il volto le passo per la mente, ricordandosi solo qualche secondo dopo che Harry era semplicemente fuoco in quel momento. 
Harry insistette ancora, ma quando vide che la sua migliore amica era cocciuta a non ascoltarlo decise di accettare. L'unico pensiero che riusciva a rincuorarlo era che conosceva bene Hermione, sarebbe riuscita a tener testa ad uno come Malfoy. Ce l'avrebbe fatta. O almeno, lo sperava. 
<< Come va con... Tu-Sai-Cosa? >> sussurrò la riccia, avvicinandosi di più al fuoco per sentire le parole biascicate da Harry. 
<< Io e Ron pensavamo ad una cosa... - balbettò, mentre la sua voce si confondeva con i lampi che tuonavano all'esterno -Ricordi la reazione di Bellatrix quando vide la spada? Sembrava impazzita... >>
<< Si- annuì -Aveva parlato di una camera blindata alla Grigott... Sembrava terrificata >> 
<< Chissà cosa tiene lì dentro... >>
Hermione saltò sul pavimento, attirando l'attenzione del suo migliore amico che la guardò preoccupata. 
<< E se ci fosse nascosto un Horcrux? Ricordi come Bellatrix insisteva sul fatto di non chiamare Tu-Sai-Chi, altrimenti sarebbero tutti finiti nei guai? >> 
Harry sembrò rifletterci per un istante, poi con velocità annuì sorridendo ampiamente. 
<< Ron! Ron! Hermione è un genio! >> 
Il volto di fuoco si voltò, e dalla prospettiva di Hermione sembrava che stesse guardando il camino. 
Poi, la ragazza percepì il rumore della doccia cessare e in un secondo il suo volto assunse un espressione terrificata. Richiamò Harry con voce flebile, schioccandogli le dita davanti al viso. 
<< Harry, devi andartene. Subito! >> sibilò, mentre controllava che dalle scale non scendesse Malfoy.
<< Hermione cercherò di aggiornarti sugli avvenimenti ogni volta che posso- balbettò, mentre il suo viso cominciava a scomparire e con quello, anche il cuore fatto a pezzi della Grifona -e ti prego, stai attenta>> 
Detto questo, di Harry non c'era più nessuna traccia se non per la cenere che giaceva immobile ai suoi piedi. 
La ragazza sospirò, alzandosi dal pavimento. I capelli si erano leggermente asciugati per via del calore, rendendoli ancora più gonfi del normale. Non si preoccupò nemmeno di aggiustarli, non gli importava assolutamente nulla. Una porta al piano di sopra sbatté ferocemente, segno che Draco si era appena chiuso in camera. 
Con il corpo tremante raggiunse il bagno, decisa a farsi una doccia per cercare di eliminare la sporcizia che sentiva dentro di sé. 
Quando salì le scale, non aveva preso in considerazione l'idea di trovare Draco in corridoio. La Serpe aveva già eliminato dal viso ogni tratto di dolcezza che precedentemente aveva visto in lui. 
Hermione gli passò accanto, non degnandolo nemmeno di uno sguardo. Le loro spalle si sfiorarono, e per Draco quel contatto fu quasi... piacevole? No, non lo era affatto. 
Afferrò la Grifona per il braccio, stringendolo saldamente e facendola voltare verso di lui. I suoi occhi erano rossi e stanchi, le sue labbra aperte in una smorfia infastidita e i capelli ingrifati che gli cadevano con riluttanza sulle spalle. Una Serpe l'avrebbe considerata assolutamente repellente da guardare, ma per Draco le guance rosse e le labbra carnose rendevano quella vista quasi... adorabile.
<< Hai il permesso di cucinarti qualcosa da mangiare, Granger. >> disse, con il tono più duro che avesse mai usato in vita sua. Credeva che dargli solo il permesso sarebbe bastato per umiliarla, ma mancava quel qualcosa che l'avrebbe sicuramente fatta infuriare. Infatti con irritazione aggiunse: << Non hai di certo bisogno della bacchetta, infondo una Babbana come te può di certo arrangiarsi. Era ora che abbandonassi la magia >> ed il solito ghigno comparve sul suo volto pallido incorniciato dai capelli biondi.
Hermione non batté ciglio. Odiava Malfoy, eccome se lo odiava. 
<< Va a farti fottere- ordinò, digrignando i denti e sottolineando ogni parola con disgusto. -Primo, non ho di certo chiesto il tuo permesso per cucinarmi qualcosa e secondo, il fatto che io sappia cucinare ti da un motivo in più per capire chi tra i due è capace di fare qualsiasi cosa >>
La Grifona mentiva palesemente. A stento sapeva cucinarsi delle Omelette
. D'altronde, non era capace di fare qualsiasi cosa, quindi la sua modestia riuscì a colpire anche sé stessa. Hermione decise di allontanarsi, ma la stretta della Serpe sul suo braccio era ancora stretta. Non aveva intenzione di lasciarla andare, non adesso che aveva osato tenergli testa.
<< Con "qualsiasi cosa" intendi il fatto di essere terribilmente presuntuosa ed irrilevante? Beh, su quello, stanne certa, sei la migliore >> ghignò maligno, riducendo gli occhi grigi a due fessure. 
Hermione perse le staffe e, dopo aver gonfiato d'aria i polmoni, cominciò ad urlare: << Sai che ti dico? Sarò anche presuntuosa ed irrilevante per te: poco mi interessa. La cosa che non ti entra in testa è che, nonostante il tuo sangue e le tue assurde convinzioni, l'unico irrilevante sei proprio tu, Malfoy. Perché io non ho bisogno di tatuarmi una schifezza sul braccio per garantire le mia salvezza, piuttosto preferisco lottare per la mia libertà! >>
Detto questo, la presa sul suo braccio diminuì, ma l'odio negli occhi di Malfoy non fece altro che accentuarsi. 
Lo sapeva. 
Sapeva di essere un codardo, ma cosa avrebbe dovuto fare? Deludere la sua famiglia? Beh, lo aveva fatto, solo... troppo tardi. Sentì il Marchio premere sul suo avambraccio quando vide la Granger allontanarsi. Poi non resistette a reprimere le parole che seguirono. Le sganciò come una bomba, sicuro che una volta lanciate l'avrebbero distrutta. 
<< Avrei dovuto lasciarti marcire con Bellatrix, magari adesso saresti felice e contenta nella tua tomba. Morta stecchita. Semmai qualcuno avesse voluto fartela. >> sputò, avanzando ancora una volta verso di lei. 
Le afferrò nuovamente il braccio, guardandola con sguardo tagliente. Il suo labbro era alzato in un ghigno, e la furia sembrava sgorgare senza tregua dai suoi occhi. Hermione dovette ritirare, sfortunatamente, le parole che stava per dire per il bene di Harry e della missione. 
<< Se la pensi così, avresti sicuramente dovuto farlo >> 
<< Si, avrei dovuto >> ribbatté ancora. 
Gli occhi di entrambi sparavano scintille, eppure non riuscivano a distogliere lo sguardo l'uno dall'altro. Erano talmente vicini che i loro respiri sembravano quasi unirsi, ma erano anche talmente arrabbiati per accorgersene. Hermione si voltò, ancora una volta decisa a farsi una doccia. Eppure moriva dalla voglia di prendere Malfoy a pugni. Non riuscì ad evitare una lacrima, che cadde involontariamente sulla guancia scorrendo fino al mento.
<< Granger >> Draco la chiamò dolcemente alzando un braccio per fermarla. 
<< No, Draco. Sta zitto. >> sussurrò, entrando subito dopo in bagno. 
Il ragazzo non ebbe il tempo di dire nulla, anzi, non ci era riuscito. Per la prima volta lei lo aveva chiamato per nome. E cavolo, se gli piaceva quel nome detto da lei. Gli scorreva sulla lingua come se fosse stato creato solo per lei. 
Draco, invece, per la prima volta, si era pentito di qualcosa. Sentiva dentro quel dispiacevole rimorso di cui aveva sempre avuto paura, ma che da sempre ambiva.
<< Senti, mi dispiace. Okay!- urlò, cercando di farsi sentire oltre la porta bianca. -Smettila di comportarti come una fottuta bambina! >> 
Il suo pugno finì contro la porta, facendolo sentire ancora peggio visto che le nocche avevano iniziato a pulsare. Arrabbiato, si allontanò scendendo in fretta le scale a chiocciola che sotto i suoi piedi sembravano barcollare. 
Nonostante avesse ferito gravemente il suo orgoglio, il rimorso era sparito. Ma aveva quella spiacevole sensazione che con lei, l'avrebbe sentito continuamente. 
   
 
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