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Autore: Wyatt White    26/06/2015    3 recensioni
Edward è un ragazzo anglo-coreano di diciotto anni che, dopo aver vinto un concorso per imitatori degli SHINee, dovrà convivere con gli stessi componenti del gruppo musicale che sconvolgeranno tutti i suoi equilibri.
[accenni JongKey]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sveglia alle 6:50.
Questa, di solito, era la routine di Edward; o almeno, lo era prima d’incontrarli.
Prima che quei cinque ragazzi arrivassero, aveva una vita tranquilla: le sue giornate erano scandite in base a scuola, casa e lavoro; quando si svegliava alla mattina, sapeva già come sarebbe andata la giornata.
Adesso, invece, era tutto diverso.
Alla mattina, raramente indovinava cosa sarebbe accaduto; poteva provare a fare mille ipotesi ma mai nessuna era corretta; la verità era che gli SHINee erano come un terremoto: distruggevano tutto ciò che incontravano; rompevano ogni equilibrio, ridisegnano i confini, creavano nuovi legami; infatti, da quando li conosceva, non avevano fatto altro che demolire tutte le sue certezze; non se ne salvava nessuna; non importava se fosse una cosa stupida o una cosa basilare, loro ne stravolgevano le regole.
Non pensava che delle persone potessero avere quella capacità: sembrava quasi che, piano piano, giorno per giorno, un pilastro della sua vita andasse in frantumi, lasciandolo fragile e confuso.
Non aveva mai provato tante emozioni nel giro di poche settimane; aveva pianto; aveva esultato; aveva riso; si era arrabbiato; ormai credeva di aver sperimentato tutti i sentimenti fino ad oggi conosciuti; alcuni lo avevano rafforzato, mentre altri avevano indebolito le sue difese.
Per fortuna, i cantanti, anche se stavano rompendo tutti i suoi equilibri, c’erano sempre stati per lui; non lo avevano mai abbandonato: se aveva bisogno di aiuto, accorrevano a salvarlo; se era triste, lo facevano ridere con delle battute orribili; e se stava male, si trasformavano in infermieri pronti a curarlo con coccole e abbracci; adorava quei ragazzi; ormai facevano parte della sua vita e non riusciva più ad immaginarla senza di loro.
Temeva il momento della loro partenza.
Continuava a chiedersi:
“Ce la farò a dirgli addio? Li vedrò ancora?”
Come al solito, non riusciva a darsi una risposta.
Durante tutto quel tempo, aveva avuto modo di immaginare molti scenari per il loro addio: era partito dal classico “a mai più rivederci” che non lascia spazio a rapporti futuri, per arrivare ai più felici “arrivederci” che promettevano tanti messaggi e videochiamate ogni settimana; non sapeva come sarebbe andata a finire; lo avrebbe scoperto solo al momento dei saluti e la cosa lo spaventava molto.
Per i primi tempi, solo una cosa riusciva a distrarlo abbastanza dal pensarci: la consapevolezza di essere innamorato di una ragazza già fidanzata.
Sapeva che non avrebbe mai potuto avere una possibilità con lei, ma a lui bastava esserle accanto; lo faceva stare bene; forse, se lo avesse saputo qualcuno, gli avrebbe detto che era un masochista cronico e che, continuando a vivere vicino a lei, si stava facendo solo del male ma a lui non importava; se la cosa lo faceva vivere sereno, perché rinunciarci?
Adesso, però, anche quell’ultimo caposaldo era svanito e tutto per colpa di uno sguardo.
 
Era nel bel mezzo della coreografia e il pubblico stava applaudendo entusiasta; iniziava a sentirsi meglio: non era poi così male esibirsi davanti a centinaia di persone.
All’improvviso, il suo cervello tornò al discorso che gli aveva fatto Tae Joon qualche minuto prima; solo in quel momento ne capì il senso; sgranò gli occhi per la sorpresa.
Pensò:
“Oh, cavolo! Ecco cosa voleva dirmi Tae Joon...ma allora io...sono innamorato di Minho?! No...non è possibile...non può avere ragione, no!”
La canzone, ad un certo punto, finì e con lei anche l’esibizione; i ballerini si erano buttati a terra mentre Ed era in piedi a guardare negli occhi il pubblico; era esausto, quasi non si reggeva in piedi; respirava affannosamente e le mani tremavano, però, non si era mai sentito così vivo.
Finalmente capiva perché i suoi Big Brothers adorassero tanto esibirsi.
Fece un piccolo inchino, stando bene attento a non far cadere la parrucca; durante la coreografia aveva rischiato di perderla almeno un paio di volte; non ci teneva a rimanere senza capelli proprio adesso; la platea, intanto, non la smetteva più di applaudire; si sentiva molto fiero di sé stesso: credeva veramente di non farcela e, invece, se l’era cavata egregiamente.
Pensò:
“Magari mi avessero visto i miei genitori...”
Stava per andarsene quando, nel bel mezzo di quel trambusto, incrociò lo sguardo di Minho: lo stava fissando con un’espressione indecifrabile; non riusciva a capire se fosse felice o arrabbiato.
In quel momento, il suo cuore fece una capriola; gli sembrava quasi di star soffocando; era abbastanza preoccupato: che ce l’avesse con lui?
Si rattristò molto; non voleva ferirlo; era stato il Signor Choi Jin a dirgli di mentire.
Poi, mentre era ancora ipnotizzato dagli occhi dell’altro, gli sembrò quasi di essere colpito da una scossa elettrica, molto simile a quella che aveva sentito tra le braccia del più grande il giorno prima.
Che Tae Joon avesse ragione?
Che quella scossa fosse solo il modo con cui il suo cuore cercava di parlargli?
Accennando a due ultimi inchini, uscì dalla scena e si precipitò in bagno a togliersi la parrucca, che gli sembrava essere diventata strettissima.
 
Ora era mattina e Edward si stava rigirando tra le coperte; quella notte non aveva dormito per niente: era ancora sconvolto dalle centinaia di emozioni che aveva provato durante lo spettacolo; la sua testa, poi, era affollata di pensieri e di dubbi; continuava a chiedersi se l’altro potesse avere ragione; se quella che considerava una grande amicizia fosse invece qualcosa di più.
Il tempo passava e lui era sempre più confuso; continuava a pensare:
“E adesso? Che devo fare?”
Era disperato: non sapeva più dove sbattere la testa.
Cosa sarebbe potuto accadere?
Come faceva a sapere se quello che sentiva era vero o era solo una suggestione?
Nella confusione più totale, aveva persino considerato la sindrome di Stoccolma, scartandola immediatamente: il ranocchio non lo aveva mica rapito.
All’improvviso, sentì la porta aprirsi; pensò:
“Oh no, mi ci mancava il buongiorno di Minho!”
Sconsolato si girò verso l’entrata della camera, rimanendo spiazzato: non c’era nessuno lì davanti; provò a guardarsi intorno per capire dove potesse essere; nulla: la stanza era troppo buia e non riusciva vedere niente; non era per niente tranquillo: aveva il presentimento che sarebbe successo qualcosa di brutto.
Provò, allora, ad alzarsi: era ancora troppo scuro: continuava a non vedere niente oltre ad un palmo del suo naso; seccato, si diresse verso l’interruttore per accendere la luce; non sopportava più quell’oscurità, che diventava più opprimente ad ogni minuto che passava; stava quasi per schiacciare il pulsante, quando qualcuno lo afferrò da dietro, scaraventandolo sul letto del rapper.
Era terrorizzato: che cosa stava succedendo?!
Poco dopo, il misterioso individuo divaricò le gambe del più piccolo, mettendosi in mezzo; il minore sbarrò gli occhi per la paura: ormai, era certo che fosse un pedofilo oppure un ladro che, non avendo trovato nulla di quello che cercava, aveva deciso di prendersela con lui.
Sempre più spaventato, tentò di chiedere aiuto ma l’altro gli mise una mano sulla bocca, impedendogli di emettere alcun suono; provò a dimenarsi e a scalciare ma l’intruso era troppo forte; doveva essere davvero molto muscoloso: Ed, anche se cercava di nasconderlo, era abbastanza aitante grazie al pattinaggio; poi, come se la situazione non fosse già abbastanza terrificante, quel qualcuno aveva iniziato ad abbassare la testa verso la sua; ormai erano chiare le sue intenzioni.
Il povero Edward, rassegnato a quello che sembrava essere il suo destino, girò il volto da un’altra parte per evitare che lo sconosciuto profanasse le sue labbra; frenava a stento le lacrime; pensò:
“Allora saranno questi i miei titoli di coda...”
Il tempo scorreva e i loro volti erano sempre più vicini; Ed, allora, ancora speranzoso di salvarsi, disse sottovoce:
“Ti prego...non farmi del male”
L’altro, in quel momento, scoppiò a ridere, nascondendo il viso nell’addome dello studente; disse:
“Perdonami Little Brother...ma la tentazione di farti uno scherzo del genere era troppo forte...”
Il minore sgranò gli occhi; vuol dire che era tutto uno scherzo?!
Piegò leggermente il capo per poter vedere meglio chi c’era davanti a lui; non poteva credere ai propri occhi: il fantomatico intruso era Minho!
Arrabbiato a morte, lo spinse via, urlando:
“YOU’RE SUCH AN IDIOT! STAVO QUASI PER FARE UN INFARTO!!! MA TI SEMBRANO SCHERZI DA FARE?! ”
Il ranocchio non lo aveva degnato di risposta; continuava a ridere senza prestare alcuna attenzione al suo fratellino; si sedette sul letto accanto a lui; non pensava di riuscire ad arrivare fino in fondo con lo scherzo ma, per qualche strana ragione, ce l’aveva fatta.
Si girò per abbracciarlo ma, purtroppo, l’altro non voleva nemmeno stargli vicino; infatti, Edward, imbufalito nero, si era alzato e, incenerendolo con lo sguardo, si stava dirigendo verso la porta.
Prima che potesse uscire dalla stanza, lo afferrò per un braccio, tirandolo a sé e stringendolo forte per non farlo scappare; l’imitatore, ancora arrabbiato, provò a ribellarsi ma l’altro, ogni volta che riusciva a sfuggirgli, lo riafferrava.
All’improvviso, il più grande disse:
“Dai piccolo scusa...non volevo farti arrabbiare...era soltanto uno scherzetto...”
“E ti sembrano scherzi da fare?! Pensavo che mi volessi violentare!”
“Sì lo so...per favore, perdonami...”
Il minore sbuffò, esasperato; possibile che il rapper non riuscisse capire che non era in vena di giocare?
Si girò da un’altra parte, gonfiando le guance; era veramente indignato: lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere ad un’altra persona; Minho, intanto, lo guardava con un’espressione malinconica: non lo voleva spaventare; era solo una piccola vendetta per pareggiare i conti; aveva pensato che Ed, avendogli mentito sull’audizione, si meritasse una punizione; non aveva nemmeno considerato l’ipotesi che potesse scambiarlo per uno stupratore; avrebbe dovuto attenersi al piano iniziale: fargli il solletico mentre dormiva.
Sentendosi in colpa, lo abbracciò ancora più forte, dandogli dei piccoli baci tra i capelli; voleva scusarsi ma non sapeva esattamente come fare; poi, pensandoci bene, trovò le parole perfette; appoggiò la testa sulla spalla del minore e, sussurrandogli all'orecchio, disse:
“Edward, please...forgive me...”
Lo studente sbarró gli occhi per la sorpresa: gli aveva appena chiesto di perdonarlo in inglese; gli venne quasi da piangere: nessuno lo aveva mai fatto per lui; di solito, tutti davano per scontato che bastasse dirlo in coreano; che fosse la stessa cosa; invece, per lui non era affatto così; a suo parere, era una dimostrazione di grande rispetto chiedere scusa a qualcuno nella sua lingua d’origine.
Intenerito, si girò a guardarlo: era ancora appoggiato sulla sua spalla; aveva lo sguardo da cane bastonato: si vedeva che si era pentito di quel dispetto; lo abbracciò; probabilmente aveva esagerato; in fin dei conti, il cantante non lo aveva fatto con cattiveria; si strinse ancora di più a lui, dicendo:
“Solo se tu perdoni me...ho ingigantito la cosa...non avrei dovuto reagire così...”
“No, avevi ragione tu...mi sono comportato da stupratore...”
I due, allora, scoppiarono a ridere; proprio non ce la facevano a litigare per tanto tempo; si volevano troppo bene.
Rimasero così per un po' l'uno tra le braccia dell'altro; continuavano a chiacchierare di tutto quello che gli passava per la mente.
Erano in perfetta armonia: ormai si completavano le frasi a vicenda.
Solo i loro battiti non riuscivano a trovare un compromesso: quello del rapper era sempre più accelerato mentre quello di Ed era incostante; passava da momenti in cui il suo cuore sembrava voler uscire dal suo petto, a momenti in cui gli sembrava di non sentirlo più battere; continuava a chiedersi:
“Che io sia veramente innamorato di lui?”
Forse gliene avrebbe dovuto parlare ma, purtroppo, non ne aveva il coraggio; cosa avrebbe dovuto dirgli?
Non era certo nemmeno lui di cosa stesse provando.
Per tutta la sua vita era stato etero e ora non sapeva più come definirsi; che fosse bisex?
Proprio non lo sapeva; insomma, non gli veniva da sbavare ogni volta che vedeva dei ragazzi e non cercava nemmeno di avere il loro numero; d’altro canto, però, non si comportava così neanche con le ragazze; infatti, da qualche tempo, vedere una ragazza non gli faceva né caldo né freddo; lo lasciava completamente indifferente.
Invece, quando stava insieme al suo Big Brother, era come se tutto il mondo si fermasse; l’unica cosa che riusciva a sentire era la sua voce; come se non bastasse, da qualche tempo, quando stava accanto a lui gli sembrava quasi di rincretinire; era senza dubbio colpa dei suoi occhi marroni così penetranti; e poi dicevano che erano quelli dello studente ad essere magnetici.
Non aveva mai provato una cosa del genere in vita sua; era qualcosa di molto intenso e particolarmente forte; come se qualcuno gli stesse dando dei pugni nello stomaco; quello che sentiva per Aiko, in confronto a questo, non era praticamente niente; quando era con lei, al massimo gli tremavano le gambe.
Con Minho era tutto amplificato.
Che fosse quella la sensazione che si prova a stare affianco alla persona che ami?
Glielo doveva dire; quando il cantante aveva avuto lo stesso problema, era stato sincero e gliene aveva parlato; in qualche modo, aveva trovato il coraggio di ammettere il suo dubbio e di rivelarlo a qualcuno; se non voleva diventare pazzo, doveva ingoiare il rospo e vuotare il sacco; non poteva fare altro.
Cercando di non agitarsi, disse:
“Minho, ti dovrei dire una cosa...”
“Ti ascolto...”
Prese un respiro profondo; tremava come una foglia e la voce usciva come un piccolo sussurro; non pensava che sarebbe stato così difficile dire la verità; temeva ogni possibile reazione dell’altro.
E se si fosse arrabbiato?
E se lo avesse odiato? E se si fosse messo a ridere?
Spaventato, abbassò lo sguardo verso il pavimento, balbettando:
“M-Minho...i-io...”
“Ragazzi vi date una mossa...tra poco dobbiamo partire...”
Sobbalzò per lo spavento: gli ci mancava solo qualcuno che entra senza bussare; stava per farsela addosso dalla paura; quella non era assolutamente la sua giornata fortunata; non aveva più dubbi su questo; sarebbe stato meglio se avesse dormito tutta la mattina: avrebbe evitato molti problemi; si girò, ancora stordito, e vide che sulla porta c’era Taemin che li guardava con un’espressione interrogativa.
In quel momento, riuscì a recuperare lucidità: era come se, fino a quell’istante, fosse stato sotto ipnosi; solo ora si rese conto di quello che stava per dire:
“Minho, io credo di amarti...”
Sul serio stava per dire una cosa del genere?
Senza accorgersene, si portò una mano alla bocca; non poteva credere di averlo pensato veramente; per fortuna Tae era entrato a chiamarli: una parola in più e avrebbe rischiato di rovinare la loro amicizia.
Aveva veramente raggiunto il limite: quando uno si innamora dovrebbe essere felice; non dovrebbe spaventarsi ogni due per tre; ma, pensandoci bene, era veramente innamorato di lui o era solo una stupida infatuazione?
Era veramente sicuro di quello che sentiva nei suoi confronti?
Non ce la faceva più: ogni volta che gli sembrava di aver trovato la risposta a tutte le sue domande, questa gli sfuggiva, facendolo precipitare in un baratro di inquietudine e confusione.
All’improvviso, sentì il Maknae chiedere:
“È tutto ok? Ho interrotto qualcosa?”
Ed, allora, per evitare che Minho dicesse qualcosa, rispose velocemente, dicendo:
“No no tranquillo...tutto a posto...ora ci prepariamo...”
“Va bene...noi vi aspettiamo in salotto....”
Il cantante, quindi, uscì dalla camera, lasciandoli nuovamente da soli.
Lo studente saltò subito in piedi e corse a raccogliere il suo bagaglio; quella mattina sarebbero tornati al condominio di Ed per gli ultimi giorni di convivenza; anche se era felice di andare a casa, allo stesso tempo, era davvero molto triste: non voleva dire addio a quei ragazzi.
Mentre stava mettendo via i suoi vestiti, Minho gli si avvicinò, appoggiandogli una mano sulla spalla; gli chiese:
“Ehi fratellino, cosa volevi dirmi prima?”
“Cos...oh, no...nothing...non ti preoccupare. Adesso sbrigati...la prossima volta potrebbe venirci a chiamare Key...”
 
-  Un paio di ore dopo -
 
I sei ragazzi entrarono nel loro appartamento, agonizzanti.
Non gli era mai capitato di trovare così tanto traffico tutto in una volta.
Ancora sconvolti dal viaggio in macchina, i cinque cantanti si buttarono sul divano di Edward, desiderosi di riposare un po’; erano veramente molto stanchi; non erano certi se fosse stata colpa delle lamentele di Taemin o la lunga attesta per trovare parcheggio, ma quello era stato senza dubbio il percorso più faticoso della loro vita.
Mentre gli SHINee si uniformavano al mobilio, lo studente era andato in camera sua per disfare la sua valigia; a differenza dei suoi coinquilini, lui non era molto stanco; forse le ore di sonno in più lo avevano avvantaggiato.
Dopo aver messo via l’ultimo paio di pantaloni, richiuse le ante dell’armadio; gli sembrava così strano essere di nuovo nella sua stanza; quegli ultimi giorni a Seoul, in qualche modo, lo avevano cambiato: non era più il ragazzo timido e insicuro di un tempo; aveva più fiducia in se stesso e nelle sue capacità; senza poi contare che stava per firmare un contratto discografico; non era una cosa da tutti i giorni.
Era talmente felice; niente avrebbe potuto rovinargli il buonumore.
Bzz....bzzzz....
In quel momento, una sua tasca dei jeans iniziò a vibrare; un po’ sorpreso, il ragazzo estrasse il cellulare immaginando che qualcuno lo stesse cercando; guardò lo schermo e quasi gli venne un colpo: era Aiko.
Era molto agitato; temeva quello che avrebbe potuto dire la ragazza; l’altra volta gli aveva annunciato che il suo ragazzo, Zack, sarebbe venuto in Corea; chissà cos’era successo stavolta?
Titubante, rispose al cellulare, dicendo:
“Ehi, Aiko, è bello sentirti.”
“Ciao, Eddy...”
Ecco appunto; la telefonata non era neanche cominciata e già lo chiamava ‘Eddy’; questa volta era successo sicuramente qualcosa di grave; purtroppo, però, non sapeva ancora cosa; si passò una mano sul viso, continuando ad ascoltare la sua amica, che gli chiese:
“...senti, ma...quando torni?”
Più la ascoltava, più si agitava; quel dialogo era troppo enigmatico per i suoi gusti; cercando di non far capire all’altra che era preoccupato, rispose:
“In realtà, sono appena tornato...ho già disfatto le valigie...”
“Davvero?”
“Si...ma...perché me lo chiedi?”
“No, niente...è che...Zack è arrivato ieri e, come ti ho detto, vorrebbe conoscerti...”
Il ragazzo, quando sentì ‘Zack’, perse l’equilibrio in un attacco di Onew Condition; per fortuna, riuscì ad appoggiarsi al letto, evitando di farsi male.
Doveva ancora metabolizzare la notizia; il ragazzo di Aiko era arrivato; e voleva incontrarlo; provava sensazioni molto contrastanti: da una parte una forte allegria, dall’altra, invece, un’intensa agitazione; ma la cosa che lo sorprese di più fu che non aveva pensato:
“Ecco, devo incontrare il ragazzo che vuole portarsi via l’amore della mia vita!”
Bensì:
“E se non gli piaccio? Non voglio essere antipatico al suo fidanzato...”
Era sconvolto; era veramente questa la sua paura più grande? Non piacergli?
Ancora stentava a crederci; cosa gli era successo a Seoul?
“Ed...Ed, ci sei ancora?”
Riprendendosi quel tanto che basta, disse:
“Si si ci sono...quando vorrebbe incontrarmi, scusa?”
“Beh, se è possibile anche oggi...”
Oggi?! Ma stiamo scherzando?!
Non era ancora pronto per affrontare una cosa del genere; poi, però, ci rifletté meglio e comprese che doveva farlo; andare a conoscere quel ragazzo era l’unico modo per mettere chiarezza una volta per tutte nella sua testa; prese un respiro profondo, per infondersi coraggio.
Chiese:
“A che ora?”
“Ti va bene veramente?”
“Certo.”
“Grazie grazie grazie...ci vediamo in centro tra un’ora...ti adoro, lo sai?”
“Sì, lo so...a dopo.”
Riattaccò, esasperato: quella giornata, per lui, era diventata un vero e proprio calvario; a ripensarci adesso, lo scherzo di Minho era stata la cosa più piacevole della giornata; si lasciò andare all’indietro sul materasso, rilasciando un urlo strozzato; avrebbe voluto sfogarsi, urlando a squarciagola e distruggendo qualcosa; purtroppo, in quel momento, non ne aveva la forza.
Dopo un po’, sentì Key chiamarlo, dicendogli che il pranzo era pronto; si alzò dal letto, recuperando il cellulare che era finito tra i cuscini; guardò l’orologio attaccato alla parete, sussurrando:
“Manca solo un’ora...devo cercare di essere forte...”
 
- Più tardi in centro -
 
Mancavano solo cinque minuti all’incontro e Edward era agitatissimo.
Non si sentiva per niente tranquillo: Aiko non era stata affatto chiara su quello che avrebbero fatto; l’unica cosa che sapeva era che doveva trovarsi in centro; per fortuna, la ragazza aveva avuto la decenza di mandargli un messaggio con scritto dove incontrarsi; secondo quello che gli aveva detto, doveva andare al parco pubblico e aspettarli sotto la grande quercia che si trovava dalla parte opposta all’ingresso.
Arrivò nel luogo prestabilito con qualche minuto di anticipo; forse avrebbe dovuto partire più tardi ma era talmente teso che non ce l’aveva fatta ad aspettare ed era partito troppo presto, correndo per le strade della sua città; sconsolato si sedette su un gradino della fontana che si trovava lì vicino e aspettò.
Passarono alcuni minuti; il giardino, piano piano, aveva iniziato a riempirsi di persone; il ragazzo, allora, iniziò a guardarsi intorno nel tentativo di vedere arrivare Zack e Aiko; un leggero soffio di vento, nel frattempo, gli stava scompigliando i capelli, regalandogli una dolce sensazione di benessere.
All’improvviso, sentì qualcuno dire:
“Dai sbrigati...siamo in ritardo...”
“Va bene amore, ma sta’ tranquilla...siamo in perfetto orario...”
Si voltò nella direzione dalla quale provenivano le voci e vide Aiko che tirava per un braccio un ragazzo alto con i capelli castani; quello doveva essere di sicuro il famoso Zack; si mise di nuovo in piedi e, agitando le braccia, disse:
“Ehi, Aiko, sono qui...”
La ragazza, sentendosi chiamare, si girò e, non appena vide lo studente, iniziò a correre verso di lui; quando fu ad un passo dal ragazzo, gli saltò addosso, abbracciandolo; Ed la strinse forte, tenendola incollata a lui per non farla cadere; si aspettava di sentire le farfalle nello stomaco o le gambe tremare ma, niente; non aveva sentito nulla; era come un qualsiasi altro abbraccio: bello, affettuoso ma non da far venire i brividi o le scosse elettriche come gli succedeva con il rapper.
Dopo qualche secondo, pose fine alla stretta, sorridendo all’amica; disse:
“Ciao, Aiko...non pensavo di esserti mancato così tanto...”
“Dai non prendermi in giro...lo sai che per me sei come un fratello...”
A quel punto, l’altro ragazzo si avvicinò ai due e con un tono abbastanza formale, disse:
“Ciao io sono Zack...lieto di conoscerti...”
“Piacere...io sono Ed...”
I tre, dopo le dovute presentazioni, decisero di andare a bere qualcosa insieme per conoscersi un po’ meglio perciò, senza perdere altro tempo, si diressero verso il bar più vicino, continuando a chiacchierare del più e del meno.
Qualche minuto dopo, erano già seduti ad un tavolino di un locale molto carino che non si trovava molto lontano dal parco; tra i ragazzi c’era ancora un po’ di imbarazzo: in fin dei conti, lui e il fidanzato di Aiko si conoscevano da pochissimo tempo; la ragazza, ogni tanto, lanciava un argomento di discussione per riuscire a far aprir bocca agli altri due.
All’inizio, la cosa sembrò funzionare ma, ad un certo punto, Aiko disse:
“Vado un secondo in bagno...”
Ed, a quelle parole, si innervosì; non sapeva come avrebbe fatto a sopravvivere con quel ragazzo, all’apparenza perfetto, che lo scrutava quasi lo considerasse un alieno appena atterrato sulla Terra; lo studente provò ad implorare con gli occhi la sua amica di non andarsene; lei, però, non colse i segnali e si alzò dal tavolo, dirigendosi verso i bagni.
Sbuffò, nascondendo la bocca dietro al menù che era appoggiato accanto a lui; immaginava che potesse succedere una cosa del genere ma non si era minimamente preparato; di cosa poteva parlare con lui?
Non sapeva nemmeno quali fossero i suoi interessi.
L’altro, intanto, continuava a fissarlo, mettendolo a disagio; avrebbe voluto chiedergli perché lo stesse studiando ma non voleva essere scortese; all’inizio, provò a far finta di niente e la cosa sembrò funzionare; in qualche modo, avevano raggiunto un equilibrio: Zack lo fissava con insistenza, mentre lui lo ignorava, giocando con il cellulare.
All’improvviso, il suo nuovo conoscente disse:
“Ti immaginavo diverso, sai?”
Alzò lo sguardo, confuso.
“Come, scusa? Che intendi con ‘diverso’?”
“Diverso...Aiko, quando mi parlava di te mi diceva sempre che eri un po’ timido e che difficilmente esternavi le tue emozioni davanti ad altre persone...non so...ora che ti vedo...non mi dai questa impressione...”
A quella affermazione, Ed sorrise; in effetti, da qualche tempo era cambiato molto e per questo doveva ringraziare i suoi nuovi fantastici coinquilini.
In quel momento, arrivò la cameriera con le loro ordinazioni; i due ragazzi fecero un cenno con la testa in segno di ringraziamento alla ragazza, che si congedò in fretta per tornare dietro al balcone; lo studente prese in mano la sua tazza, guardandone il contenuto; aveva ordinato del tè verde; fin da quando era bambino, sua mamma glielo faceva bere tutte le volte che lo vedeva triste; la fece ondeggiare, creando delle piccole increspature sulla superficie del liquido.
“Allora non sei poi così diverso dalla sua descrizione...”
Alzò un’altra volta lo sguardo, per incontrare quello del ragazzo davanti a lui; chiese:
“What?”
“So che quando sei agitato bevi sempre il tè verde...”
Sapeva anche questo?
Certo che Aiko proprio non conosceva il significato della parola ‘privacy’.
Bevve un sorso della sua bevanda e poi disse:
“Ok...oltre ad averti fatto una mappa dettagliata delle mie abitudini e del mio carattere...cosa ti ha detto su di me?”
Zack, sentendo la sua domanda, si sistemò meglio sulla sedia, rise; dopodiché, prendendo in mano il suo succo d’arancia, rispose:
“Mi ha detto che sei un ragazzo dal cuore d’oro...che daresti la tua vita per salvare quella sua e di Karen...che ami disegnare e che quello che non riesci a dire attraverso le parole lo trasmetti con i tuoi schizzi...che ami il pattinaggio...cose così...”
“Sì va bene...però così non vale...tu sai tutto di me e io, invece, non so praticamente niente di te...”
“Chiedimi qualcosa, allora? Risponderò a qualsiasi domanda...”
Edward, allora, pensò a quale domanda avrebbe potuto fargli; la curiosità era tanta: non vedeva l’ora di capire se era veramente così perfetto come credeva; le domande, infatti, non mancavano: si andava da quelle più stupide, come ‘Ma perfetti ci si nasce o si diventa?’, a quelle più profonde e di carattere più formale, ‘Se potessi rivivere una seconda volta un momento della tua vita, quale sceglieresti?’; alla fine, trovò la domanda giusta e, con un grosso sorriso stampato in faccia, chiese:
“Quando hai capito di essere innamorato di Aiko?”
L’altro rimase spiazzato; forse non si aspettava di dover affrontare quell’argomento; bevve un sorso di succo e poi, fissando lo studente dritto negli occhi, rispose:
“L’ho capito qualche giorno prima della vostra partenza...ero nella mia camera a parlare con lei al telefono...quando ha pronunciato la parola ‘partenza’, il mio cuore ha smesso di battere...all’inizio non capii...solo dopo mi resi conto che la amavo...prima tendevo sempre a farmi troppe domande su tutto ma da quel giorno, ho capito che alcune domande non hanno risposta...o almeno...non la trovi con la testa...l’unica cosa che puoi fare è lasciarti guidare dal tuo cuore...”
Detto questo, si portò il bicchiere alle labbra e bevve qualche sorso del liquido che c’era all’interno.
L’imitatore annuì a se stesso; a quanto pare lui e Zack sentivano le cose allo stesso modo; stando così le cose, lui non era assolutamente innamorato di Aiko; tirò un sospiro di sollievo: non gli era mai andata giù l’idea di non poter essere felice per la sua amica; sorrise: finalmente non avrebbe più avuto problemi a parlare con lei dei ragazzi che le piacciono e magari, un giorno, se glielo avesse chiesto, avrebbe potuto farle da testimone alle sue nozze.
Sempre più felice, disse:
“Sai, Zack...sono sicuro che voi due starete insieme per molto tempo...è la prima volta che vi vedo insieme ma mi sembrate una splendida coppia...”
“Oh, Eddy, grazie...non sai quanto ci tenevo alla tua opinione...”
A quelle parole, il ragazzo si voltò e vide che l’amica era tornata dal bagno e gli aveva appoggiato una mano sulla spalla; sorpreso, chiese:
“Aiko ma quando sei tornata dal bagno?”
“Qualche secondo fa...giusto in tempo per sentirti dire che saremo felice insieme...”
Il resto del pomeriggio passò in fretta; tutta l’agitazione e l’imbarazzo iniziale erano scomparsi; cominciarono a parlare di un sacco di cose e più parlavano più scoprivano che i due ragazzi avevano un sacco di passioni in comune.
Quando arrivarono le 19:00, si salutarono, prendendo direzioni diverse.
Edward non vedeva l’ora di tornare a casa: voleva stare un po’ insieme ai suoi Big Brothers; ormai il giorno della partenza era sempre più vicino e ogni momento era prezioso; aveva preso la sua decisione: avrebbe cercato di sfruttare al meglio il tempo che gli era rimasto da passare insieme a loro, senza più farsi continuamente domande; non gli importava più cosa sarebbe successo dopo; in quel momento, tutto quello che voleva fare era vivere al massimo il presente.
“In effetti...” pensò “...alcune domande sono intriganti perché sono senza risposta.”

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Nei panni dell’autore

Ciaoooooooo ^^
*saluta agitando le braccia*
Finalmente sono riuscito a finire il capitolo e, come se non fosse già abbastanza dura, ho fatto anche due banner bonus ^^
Sono al settimo cielo :)
Però, allo stesso tempo, sono triste: questo qui è il terzultimo capitolo *-*
Non avrei mai immaginato di riuscire a finire questa storia...non ero nemmeno tanto convinto di pubblicarla xD ahahahahahahahahahah xD
Comunque, ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia e soprattutto ringrazio HikariKamishi, lagartischa e KuraiShitsuji che hanno recensito tutti i capitoli e che hanno sopportato tutti i miei numerosi scleri <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ;)
Ci vediamo al prossimo ^^
Baci <3
  
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