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Autore: Teen Idle    26/06/2015    2 recensioni
La presidentessa Cora stava nel suo studio privato. In silenzio. Non una parola, un suono, oltre alle sue dita che tamburellavano sulla scrivania. Tic tac, tic tac. Spari. Sembravano degli spari nel silenzio.
Morte.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Emma
Camminava con aria spaesata in quella giungla di girasoli calpestando un sentiero dorato, le braccia strette in vita per evitare i crampi della fame, ma non era quello il problema più grande del momento, un problema che se non fosse stato risolto nel giro di qualche ora l’avrebbe condannata a morte.
“Acqua…” pensò la bionda, ma ormai anche riflettere era diventato uno sforzo enorme, voleva solo riposarsi per qualche oretta, non aveva dormito, non aveva fatto nulla di utile nelle precedenti ventiquattro ore.
Pensava ancora al corpo di Neal, con la testa girata. E gli occhi così terribilmente vuoti che la fissavano. Era colpa sua, lo aveva abbandonato. E ora il suo migliore amico era morto.
Uno scintillio nel cielo la  distrasse dai suoi pensieri, vide un paracadute argentato volteggiare nell’aria, per poi depositarsi proprio davanti a lei, attaccato ad esso c’era un piccolo cestino, il quale stupì non poco Emma. “Ho davvero degli sponsor? Sul serio?” riflettè allibita per poi aprire l’oggetto con curiosità, al suo interno trovò una borraccia d’acqua fresca di dimensioni notevoli. 
Svuotò la bottiglia e iniziò a bere con calma, in quel momento nella sua testa le riecheggiavano le parole di sua madre, che le raccomandavano di bere sempre con calma e a piccoli sorsi.
Dopo essersi dissetata chiuse la bottiglietta con cura e l’agganciò ai passanti della sua cintura, assicurandola per bene, evitando così una caduta in caso di una fuga precipitosa. Sistemato il problema della sete la ragazza controllò il contenuto del cestino e per poco il suo cuore non si fermò. Erano lucide. Nuove di zecca, con una linea sottile, raffinata. Due perfette spade, pronte per essere usate, pronte per uccidere qualcuno. Le sfiorò con i polpastrelli, delicatamente, come se temesse di farsi male al tatto. Sorrise. Forse ce la poteva davvero fare. Ora era in forze, era armata e decisa a sopravvivere.
Guardando bene le armi Emma poté notare la differenza con quelle del centro di addestramento. Quelle erano tozze, di buona qualità certo, ma queste erano più leggere, più affilate e probabilmente più precise. Era di minor grandezza rispetto alle altre, quindi più facili da maneggiare.
Alzò lo sguardo, in direzione di una telecamera e sorrise.
Ora un altro sentimento invadeva il suo cuore e il suo cervello… Ora era arrabbiata, furente perché con quelle armi avrebbe potuto salvare Neal. Strinse l'impugnatura con furore, lo avrebbe vendicato.

Sidney
Sidney Glass sapeva tutto di tutti.
E aveva intenzione di usare quel sapere per vincere i giochi. Era tutto programmato, sarebbe andato tutto secondo i piani. 
Per prima cosa avrebbe eliminato Anastasia e Will, impadronendosi di ciò che avevano, e conquistando la fiducia di Regina.
Poi avrebbe fatto scontrare i tributi forti degli altri distretti coi suoi futuri alleati.
E come ultima mossa avrebbe distrutto Tremotino, infine sarebbe scomparso.
E sarebbe stato acclamato come vincintore.
Nulla poteva andare storto.
«Buongiorno» disse, avviandosi verso Regina ed i suoi alleati. I tributi si preparono ad attaccare, Sidney  le mani in segno di resa «So molte cose che vi porteranno lontano. So dove si trovano i tributi più facili da uccidere e, al contrario di Pan, non sono impertinenti» tutti abbassarono le armi, interessati. Regina gli sorrise
«Sidney, benvenuto nel gruppo»
Sidney le strinse la mano rivolgendo un sorriso alla telecamera. Persino nell'Arena calcolava tutto alla perfezione. Sidney si scoprì compiaciuto nello scoprire le reazioni dei suoi nuovi alleati: Daniel era indifferente, Mulan lo guardava con astio, mentre Killian lo guardava incuriosito. Tutto andava secondo i piani. Entrò con sicurezza dentro la cornucopia e prese un pugnale che trovò appeso ad una parete.
«I tributi del 9 saranno le nostre prede. La ragazza è morente, e il ragazzo l'ha abbandonata per salvarsi la pelle, ma è debole. Se li attacchiamo non lo faremo in massa, non sarebbe apprezzabile per i capitolini. Con me verranno Regina, Killian e Robin. Dobbiamo andare oltre la porta Ovest.» Regina annuì, poi si avviò verso la porta ovest. Killian la bloccò. Sidney era a dir poco estasiato, aveva preso il potere in un tempo record
«Undici, come facciamo a sapere che non è una trappola?» Sidney gli sorrise «Siete in troppi non potrei mai farvi un agguato» rispose, come se fosse la cosa più ovvia al mondo.

Anastasia
Dentro la caverna c'era solamente buio e silenzio. Ana non si era mai rimproverata di aver provato paura, ma questo accorgimento fece pensare se stessa più umana. Uscì a guardare il cielo. Senza un motivo
Forse quella distesa blu l'affascinava incoscientemente, aveva un bisogno interno e magnetico di osservarla. Niente glielo garantiva, ma lo credeva. Necessitava di credere in qualcosa di totalmente irragionevole, come per giustificare il suo futuro gesto.
Si sentiva come su un burrone, spinta dal vento: che in quell'attimo, era particolarmente malvagio.
Will le si avvicinò «Dobbiamo andare»
La ragazza annuì velocemente. Fecero per camminare, ma un gelido sussurro dietro di loro li catturò:«Andare, dove?»
Ana si aggrappò disperatamente a Will.
Un altro soffio di vento. Questa volta, totalmente destabilizzante. Perché in quel posto erano solamente lei, Will il quale sicuramente non aveva pronunciato quelle parole e... i tributi più potenti di quella edizione.
Non si voltò. Non tentò neanche. Ana aveva tentato di non dimostrare il suo improvviso timore, ma forse era talmente irrigidita da far sospettare all'amico di tremare. Internamente. Non era stato una raffica di vento, ma un terremoto.
«Da qualche parte. Senza di te» rispose, con la voce lievemente insicura, Will. Ana credeva, o meglio, era sicura, che stesse guardando negli occhi il nemico. Come fai? si domandò. La morte era vicina, se lo sentiva.
Quando Regina e Killian risero fragorosamente alla replica dell'altro, Ana si sentì svenire. Aveva perso troppo sangue, non aveva mangiato e la poca acqua che aveva bevuto la avvicinava di un passo alla morte.
«Dove pensi di andare, seriamente, Scarlet? E Poi con lei? Ammettilo che per te non è importante, se no l'avresti salvata»  Fu a quel punto in cui la forza di Ana fu più provata: quando Regina la attraversò con un'occhiata meschina, fortificata dal suo sorriso beffardo. E si avvicinò a lei.«Conta così tanto che non ne ricordo neanche il nome... come si chiamava? Alice? Ana? Anna?»
La sua testa fu violentemente riscattata quando, nella morsa di quelle possenti dita, Ana fu obbligata a fissare gli occhi di Robin, improvvisamente volti alla voglia di uccidere.
E le doleva. Aveva sempre temuto quella presa, ma testarla sulla sua mandibola fu asfissiante. E Will non reagiva. Il dolore fermò anche le lacrime.
«Allora, Scarlet? Si chiamava Anastasia, giusto? Vedi che non conta nulla neanche per te? non sarebbe meglio farla finita, no?» domandò Robin, urlando, chiedendo forse al mondo e non solo a lei. Sfogandosi.
Erano circondati. Un secondo dopo Will era a terra, e sopra di lui Killian si divertiva a pugnalarlo, incessante nella sua tortura. Robin scoccò una freccia che la colpì alla spalla destra.
«Saluta il tuo Will, avanti» disse ghignando Regina.
Ultime. Ana pensò questo aggettivo, non appena si rese conto di essere sdraiata, colpita prima allo stomaco e poi al volto. A pancia all'ingiù. Si sentiva come un fantoccio accasciato sul pavimento.
Sentì un cannone sparare, ma non le importava. Voleva solo che quel dolore finisse. O respirando, o morendo.
L'ultimo suono che sentì fu quello del cannone che decretava la sua morte.

Quella notte nel cielo brillarono i volti di Anastasia Redheart e Will Scarlet
  
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