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Autore: giu_ggiola    26/06/2015    3 recensioni
Mentre sospirava all’idea di tutto questo, si riaffacciò sulla sua mente una discussione vecchia avuta con il fratello maggiore.
“Albus, sei talmente sciocco che potresti finire in Tassorosso!” ridacchiò James, mentre gli tirava una pappa gialla addosso, che secondo la madre, sarebbe dovuta essere purea.
“Finiscila James!” disse esasperata la madre, e con un colpo di bacchetta fece tornare la pappetta, che in quel momento era a mezz’aria, direttamente nella bocca di James.
Dopo essersi ripreso dal gusto orribile, il fratello tornò alla carica “Avanti mamma! Guardalo ha proprio la faccia da Tassorosso…oppure” e gli occhi di James si illuminarono di un malsano divertimento “Perché no? Potrebbe diventare un Serpeverde!” Ginny quasi si strozzò, forse per la rivelazione a cui non aveva mai pensato oppure perché aveva trovato un rimasuglio strano dentro il suo cucchiaio di purea.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lorcan Scamandro, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Erano passate ora mai due settimane a “Il Castello”, Teddy se ne era andato, e presto Albus, Louis e James sarebbero dovuti andare a Diagon Alley.
James non faceva altro che supplicare dalla mattina alla sera che gli si comprasse una scopa nuova, finché, forse vinto dall’esasperazione, Harry acconsentì, purché non si trattasse di una scopa troppo costosa.

Le giornate passavano tranquille e assolate nel cottage di pietra, James faceva esplodere qualcosa nella sua stanza praticamente ogni giorno, Lily continuava a rubare la scopa di James da capanno e Al e Louis andavano in esplorazione per la campagna e a volte anche nel paese vicino.

“Hai visto quel babbano? Per poco non si schiantava contro il muro, se avessero i nostri incantesimi di equilibrio, di sicuro non gli succederebbe nulla…” asserì Louis.
Al, un po’ preoccupato per Orion, che era fuori or mai da due notti, si mise a guardare fuori dalla finestra e dovette strizzare un po’ gli occhi, per vedere che stavano arrivando tre gufi in volo, uno di questi era la sua civetta.

“Ehi ma quello è Cletus!” gridò Louis riconoscendo il suo gufo nero.
Albus si sentì svenire, sapeva che tutto quello poteva significare solo una cosa… Hogwarts.
James scese in salotto, teneva nelle mani sporche di terra quelli che sembravano vermi.

Guardando la faccia verdognola del fratello minore e sghignazzò.

Una volta arrivati Orion, Cletus e Zimmer, il gufo cornuto di James, con mano tremante Albus srotolò la sua lettera e vi lesse:
Signor A. S. Potter
Salone su giardino
“il Castello”
Kersal
Notthingamshire

“Accidenti!” Pensò Albus, leggendo le parole verde smeraldo, non si poteva fraintendere un indirizzo così inequivocabile, avrebbero sprecato tanto tempo a scriverlo, solo per dirgli che, non aveva abbastanza poteri magici? “Certo che no!” Si disse e con mani un po’ più sicure, ma ancora incerte, prese a scartare la lettera con molta delicatezza, come se fosse la cosa più fragile del mondo.

James nel frattempo aveva quasi fatto a brandelli la sua, e ora la stava leggendo ad alta voce alla madre, che prendeva appunti mentalmente sulle cose nuove da comprare, anche Louis, seppur molto agitato –Albus lo capiva dal fatto che le sue orecchie si erano tinte di rosso- l’aveva già scartata ed era andato dallo Zio Harry a fare qualche domanda sui libri, tra tutti i presenti solo due persone nella stanza erano davvero molto preoccupate, Albus, che aveva paura di trovare qualche brutta sorpresa e Lily, che era sicura che Albus non avrebbe trovato nessuna brutta sorpresa.

“Testa di Rapa, allora, la vuoi aprire?” disse James con il suo sorrisetto sghembo “Al massimo ti diranno che sei un Magonò e buona notte al secchio!”.
“James!” disse il padre come monito e questo bastò a farlo ammutolire.

Tirò fuori la lettera e lesse, con molta attenzione:

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Direttore: Minerva McGranitt
Caro signor Potter,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1 settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi
Filius Vitious
Vicedirettore
Con una certa felicità in viso si voltò verso il padre che nel frattempo stava scrivendo tre risposte di conferma, le consegnò ai tre uccelli, che dopo aver bevuto e mangiato qualche topo stecchito, tornarono, volando nel luogo da cui erano arrivate.

“Molto bene Al, magari domani possiamo andare a Diagon Alley, sarà meglio scrivere ai tuoi genitori Louis, non vorrei che si preoccupassero”.
Al, guardò la sorella, che stava seduta su una sedia in cucina e cercava di dissimulare il suo sconforto, pelando le patate.
Si avvicinò e la guardò “Lily, presto toccherà a te, vedrai… vedrai che passerà in un lampo!”
“Certo! Mi lasciate sempre da sola! Prima James e ora anche tu e Louis e Rose! Tutti sono a Hogwarts e io sono ancora qui, devo andare a scuola e fare finta di essere una babbana.” Sbottò con frustrazione.
“Non sei da sola, anche Hugo deve aspettare il suo turno, ma vedrai che quando tornerò a casa ti racconterò tutte le cose belle che ho visto, ti spiegherò tutte le magie, così quando arriverà il tuo turno sarai la migliore strega del tuo anno!” provò a calmarla Albus.
Lily, seppur per niente rincuorata, apprezzava lo sforzo che faceva il fratello per non farla essere triste.
Si asciugo una lacrima dal viso lentigginoso e puntò lo sguardo sulla lettera giallognola che giaceva immobile sul tavolo “Non finisci di leggere quello che c’è scritto?” chiese, in modo gentile e corrucciato.
Albus annuì con forza, prese la lettera e iniziò a leggerla alla sorellina.

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere:
Tre completi da lavoro in tinta unita (nero)
Un Cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un mantello invernale (nero con alamari d’argento)
N.B. tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome.

Libri di testo
Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula
Storia della Magia, di Batilda Bath
Teoria della Magia, di Adalbert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott
Erbe magiche e piante stregate, volume I e volume II di Neville Paciock
Il piccolo Pozionista incantato, di Horace Lumacorno
Gli Animali fantastici: dove trovarli, di Newt Scamandro
Le oscurità e il loro potere, di Theodore Lupin
Altri accessori
1 bacchetta magica
1 calderone (in peltro, misura standard 2)
1 set di provette di vetro o cristallo
1 telescopio
1 bilancia d’ottone
Gli allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE un rospo.

SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON è CONSENTITO L’USO DI MANICI DI SCOPA PERSONALI.

In particolare Albus urlò l’ultima frase rivolgendosi al cugino, che già sbuffava infastidito borbottando qualcosa come “la vedremo…”.
“Papà, come mai quest’anno quelli del primo anno devono comprare il libro di Teddy?” chiese James incuriosito. Harry sorrise, ma non rispose alla domanda “Vedrete” disse semplicemente.

Dopo il pranzo, che Harry aveva preparto, Ginny chiedeva insistentemente se l’uomo volesse fare o meno qualcosa “Avanti Harry, facciamolo, vedrai che ne sarai felice!” mugugnò Ginny supplichevole.
Albus pensava si trattasse di qualcosa che riguardava il compleanno del padre, insieme a lui condividevano lo sprezzo per le grandi celebrazioni, cosa che la madre non poteva assolutamente sopportare, ne dal figlio, ne dal marito.

James chiese ad Al di montare sulla scopa e fare qualche lancio, era tutta l’estate che non faceva altro che allenarsi, mentre Louis attendeva pazientemente una risposta dai suoi genitori.

Verso sera, si presentarono al completo i Weasley-Delacour, asserendo che avrebbero dormito lì.
“Saremo molto più comodi a viaggiare insieme per Diagon Alley, e poi potremmo darvi una mano a preparare qualcosa per il compleanno di Harry no?” lo zio Bill evitò accuratamente di guardare Ginny, che ne frattempo si aspettava qualche battuta sarcastica sulle sue doti culinarie.
 “Scerto la cara Ginnì non rifiuterà un petit d’aiuto, è torribile la sua cuscina…” disse zia Fleur, congelando tutti i presenti e facendo venire una specie di vena pulsante sulla fronte di Ginny.
“Mamma! Vieni a posare le cose, voglio farti leggere la mia lettera per Hogwarts” disse Louis trascinando via dal pericolo un’ignara Fleur.
“Bah…” commentò Ginny, mulinando i capelli rossi e spostandosi in maniera strana per il giardino, Harry trovo la cosa molto divertente, così ridacchio e guardò la moglie con sincero affetto. 

Subito dopo tornò a parlare con Bill di qualcosa di molto importante.
“Ho sentito che non li avete ancora trovati” disse zio Bill, quasi sotto voce “Purtroppo no, ma credo che sarà solo questione di tempo” rispose Harry con voce piatta, le rughe sul suo volto si fecero più fitte.
“Credi, Harry? Non li sottovalutare…” sembrava preoccupato zio Bill, forse Albus non avrebbe dovuto ascoltare quella conversazione , ma d’altronde non stava facendo niente di male, era semplicemente seduto al suo posto, non era colpa sua se loro parlavano così vicino di… qualcosa. Già ma di che cosa poi?
“Non li sottovaluto, sono troppo maldestri, lasciano tracce del loro passaggio, incantesimi di memoria eseguiti male, stanno cercando di reclutare qualche soldato credo, tra i vecchi mangiamorte scontenti, il problema è, anche se le loro intenzioni sono piuttosto chiare, non capisco come sia possibile che non riusciamo a scoprire che cosa stiano cercando, le ho pensate tutte Bill, magari qualcosa che era appartenuto a Voldemort…” Albus sussultò a quel nome, la paura si impadronì di lui e iniziò a tremare. Forse, c’era ancora qualcuno, che provava a rimettere su un vecchio stralciò di ciò che Voldemort aveva costruito? Ma come era possibile? Suo padre lo aveva ucciso definitivamente, aveva distrutto tutto di lui, e ora quei pochi che si opponevano dovevano o rimanere emarginati dalla società oppure fingere di non essere mai stati complici di Voldemort.
“Esattamente cos è che fanno?” chiese Bill mentre sorseggiava quello che sembrava succo di zucca.
“Loro vanno in giro a chiedere cose, che non dovrebbero chiedere, dicono che sono stati esclusi dalla società, che si prenderanno la loro rivincita, che purificheranno il ministero e il mondo, che Voldemort non è nulla in confronto al loro capo. Parlano di una profezia che è stata fatta, dicono che sorgerà qualcuno che riporterà la pace nel mondo della magia e che permetterà di far governare i veri maghi su quelli che non ne sono degni…”
“Molto inquietante.” Affermò “E tu non sei preoccupato?” chiese Bill. 
Harry lo guardò con aria di sfida “Riportano alla luce questioni vecchie Bill, profezie? Distruzioni dei Nati babbani? Un nuovo signore Oscuro? Avanti, sembra più una farsa per spaventare gli sciocchi, non trovi?”.
“A me spaventa parecchio” disse in un orecchio Louis ad Albus.

Il giorno seguente si svegliarono presto, James si pavoneggiava davanti a Dominique, la quale non lo degnava di un benché minimo sguardo, Lily stava giocando a Shangai con Victorie e Fleur si godeva un po’ di aria di campagna insieme al marito.
“Bill, sono cosi felisce che siomo qua, l’aria di mar cette tre bonne, ma dovremmo passare più tampo con i Potter!”.
“Ti prego, abbi pietà!” bisbiglio Ginny guardando il soffitto e Harry continuo a ridacchiare mentre si spalmava una generosa dose di marmellata sul pane.

Albus e Louis non avevano dormito molto bene, pensavano a questi nuovi pericolosi individui senza volto, che avrebbero potuto sconquassare l’ordine del mondo magico, distruggere tutto quello che di più caro avevano. La sera prima erano rimasti a lungo nella camera di Albus a parlarne.
“Credi che riporterebbero in vita Vold-, insomma lui?”. Albus ci pensò su e disse “Non credo Lu, insomma mio padre dice che non si possono riportare in vita i morti, al massimo possono essere fantasmi oppure solo ricordi, ma niente di corporeo.” 
“Quando sei morto, rimani nella tomba!” assicurò James, lo avevano avvertito di quello che avevano sentito, forse perché gli dava sicurezza che qualcuno più grande sapesse quello che succedeva all’infuori della confortanti mura de “il Castello”.
“Per quello papà e zia Hermione fanno gli straordinari!” disse Albus colpendosi la fronte!

“per questo Teddy non si fa vedere da così tanto tempo!” disse Louis rispondendo all’osservazione di Albus.

“Ma certo! È impegnato, starà cercando di trovare un modo per acciuffare quei tipi!” rabbrividì al solo pensiero.

“Ragazzi, secondo me vi preoccupate troppo, insomma avete mezzo neurone ciascuno, cosa vorreste fare? Trovarli voi?” e James rise di gusto a questa ipotesi “Vi dimenticate chi sono i nostri zii? I nostri genitori? Hanno combattuto Voldemort dannazione! Non il gatto di Gazza!” disse risoluto ancora una volta “Lasciate fare ai grandi!” e questa volta sembrava più un ordine che un consiglio,  “Albus, lascia perdere questa faccenda, ricorda che nostro padre è Harry Potter, se non trova una soluzione lui, allora chi?”.

Questa discussione non era servita a far calmare molto i due ragazzi, Louis, seppur agitato si era rassegnato a lasciare questi cupi pensieri agli adulti, ed era tornato a preoccuparsi della scuola, accompagnato dalla sua famosa espressione impassibile.
Albus invece, seppur convinto delle parole del fratello, aveva paura, temeva che qualcosa potesse rompere l’ordine stabilito meno di vent’anni fa dal padre, temeva che qualche Oscuro Signore, potesse tornare all’attacco. Alternava questi timori a quello di non sapere in che casa sarebbe stato assegnato, tanto più che questa storia lo intimoriva, tanto meno desiderava di finire casualmente tra i Serpeverde.

Quando tutti furono pronti, accesero il camino e come avevano già fatto l’anno prima, uno per uno ripeterono chiaramente “Diagon Alley” all’interno della fiamme verdi.
Una volta uscito dal camino, Al si ritrovò nel quasi familiare salottino de “Il Paiolo Magico”. Quando uscirono da lì, ogni preoccupazione di Al si dissolse, alla vista delle vie di negozi che si stendevano sotto i suoi passi.

Quest’anno toccava a lui!
Il padre usciva dalla Gringott, quasi spinto via da alcuni Folletti “Non credo che mi perdoneranno mai per quello che ho fatto!” Bill annuì seriamente alla constatazione di Harry e insieme si incamminarono lungo le vie.

Albus, leggendo le insegne che si affacciavano sulle stradine, ripensava alle storie che gli avevano raccontato i genitori a proposito dei negozi e dei commercianti. Dove una volta c’era Florian Fortebraccio che serviva gelati, ora c’era una ragazza molto carina, poco più giovane dei genitori di Albus che serviva gelati e altre delizie. Harry spiego che era la figlia maggiore di Florian, tragicamente morto durante la seconda battaglia contro Voldemort. “Credo che anche i suoi figli siano ad Hogwarts” disse rivolto verso James “Non so! Mi pare che non ci sia nessun Fortebraccio in Grifondoro” Harry sorrise: “Certo che no, dovrebbero avere un altro cognome credo sia…Terry” disse il padre tentennando la testa “Ah si! Be c’è né uno in Corvonero, vince tutte le gare di trasfigurazione, roba da secchioni insomma, si chiama Lucas, quest’anno dovrebbe arrivare anche la sorella ad Hogwarts, novellina come i due fidanzatini qui…” disse indicando Albus e Louis che parlottavano sotto voce e si arrabbiarono molto nel sentirsi apostrofare in quel modo. Harry ridacchiò, senza rimproverare il figlio.

Albus, Louis e James andarono da Madama McClan, si fecero dare tutto il necessario. Passando dal Ghirigoro trovarono Rose, in preda ad una specie di crisi isterica: non trovava un libro che  DOVEVA leggere prima dell’inizio dell’anno, ecco perché le parole del padre non la calmarono affatto “Rosie, quando lo troviamo te lo spediamo, insomma, non è la fine del mondo se non lo leggi prima di partire”
Rose gli scoccò uno sguardo di fuoco e lo stesso fece la madre, come se Ron non potesse capire l’importanza di quel momento madre e figlia. “Tale madre tale figlia amico!” disse scuotendo la testa ad Harry “Non oso immaginare i poveretti che dovranno sorbirsela ad Hogwarts” e dicendo così ci guardò con molta pietà “L’importante è che non le diciate che è un’insopportabile so tutto io!” disse Ronald ad Al e a Lu, “Già” rispose Harry “Altrimenti dovrete salvarla da un Troll di Montagna” e dicendo questo si misero a ridere.
“Non ci trovo nulla da ridere Ronald, ho rischiato la vita per colpa vostra e vi ho pure salvato le cosiddette natiche!” disse Hermione con fare imbronciato e di rimando la figlia assunse la stessa espressione.
“Oh Cara Hermion, mi fa tonto piascere vederti, ponsavo fossi rimosta a casa con Ginnì!” Hermione venne travolta dalla chioma bionda di Fleur e rispose sotto voce, visto che Fleur si era già girata verso Louis, “Ginnì è scappata da te, più in fretta che poteva”. Al guardò Hermione.
Zia Fleur non era poi così tremenda, alla fine, certo a volte il suo marcato accento francese dava un po’ ai nervi e certo a volte aveva la sensibilità di un rinoceronte, ma anche zio Ronald d’altronde, eppure non capiva come mai le donne della famiglia Weasley c’è l’avessero tanto con la povera Fleur. 
Quasi a risposta del suo pensiero qualcuno disse “Si chiama Gelosia amico, quando crescerai vedrai quanto sono pazze le donne!” Fred aveva appena raggiunto il Ghirigoro, dopo aver fatto una capatina al negozio del padre. “Noi saremo pazze? Quelli che si fanno abbindolare da una folta chioma bionda e due paia di occhi luccicanti invece cosa sarebbero?” chiese la gemella al fratello.
“Povere vittime di squali travestiti da sirene!” Rispose Fred e fuggì prima che la sorella potesse tirargli in testa un tomo che si intitolava: “1001 Modi per Scongiurare il Malocchio” .
“Non crescere mai Al, rimani sempre così carino e innocente, ma soprattutto non dare mai corda a certe donne…” e sospirando posò il tomo gigantesco.

Dopo aver comprato un po’ di mangime per la sua Orion e aver sbrigato le ultime commissioni in farmacia, arrivò il momento che più temeva, la scelta della bacchetta.
Certo, si era fatto raccontare da Fred e Roxy come in realtà lui non avrebbe dovuto fare niente, anche se James continuava ad insistere che, se avesse toccato la bacchetta sbagliata, probabilmente sarebbe rimasto fulminato.

Era spaventato e insieme ardeva di sapere quale sarebbe stata la sua bacchetta.
Olivander aveva lasciato il posto ad un suo lontano Nipote, che aveva studiato l’arte delle bacchette insieme allo zio, ora lavoravano fianco a fianco, in quel negozietto così insulso e al contempo così famoso.
Un giovane ragazzo si fece avanti, mentre un signore, talmente anziano da sembrare quasi secco, sedeva immobile dietro un banco polveroso.
“Benvenuti a voi!” disse il Signor Olivander junior.
“Salve” rispose Harry, non sembrava felicissimo di vedere la faccia del vecchio Olivander, Albus sospettava che non gli stesse troppo simpatico.
“Oh qual buon vento riporta qui il signor Potter!” disse il vecchio e la sua voce sembrava il crepitio del fuoco acceso. “Suppongo conosciate mio nipote Allaric Olivander”.
Il giovane Olivander si piegò in un inchino ossequioso e guardò la cicatrice di Harry. 
“Undici pollici, agrifoglio e piuma di Fenice” disse Olivander jr. “O forse dovrei dire..” ma Harry lo interruppe “Quella è la mia bacchetta!” con esagerata fermezza, cosa che spaventò Rose, Lu e Al.

Il vecchio Olivander sempre con un crepitio disse “Signora Weasley!” rivolta ad Hermione “Chissà se dopo la sua, riuscirò ancora a vedere qualcuno con una bacchetta di Vite”. Olivander jr, sembrò strabuzzare gli occhi per la sorpresa “Vite signora Weasley? Ma che legno favoloso!” cinguettò felice “Lo è mio caro Allaric, dopo di quella non ne ho più venduta una con un legno così raro, ma d’altronde si sa la Vite è un legno potente.”
“Benissimo, ora possiamo far vedere qualche bacchetta ai nostri figli?” disse spazientito Ron, che non era stato molto considerato.

“Chi sono?” chiese Olivander senior, “Rose Weasley, Louis Weasley e Albus Potter” disse Olivander Jr., come se avesse un invisibile elenco di bambini del primo anno. 
“Chi vuole incominciare?” chiese divertito il giovane.
“Pardon” disse Fleur “Io son venuta poco man di un mose fa, con le mon petit garcon…”.
“Ah certo certo” gracchio il signor Olivander, “La signora Fleur Weasley! Abbiamo preparato la bacchetta per suo figlio e che non si dica che da Olivander, non accontentiamo il cliente!” disse con un orgoglio fin troppo esagerato.

“Amico?” disse in tono sarcastico Al, lui alzò le spalle e disse “Due mesi fa, quando ho fatto undici anni, mamma mi ha portato a farmi una bacchetta su misura, dentro c’è il capello della mia bisnonna, sai Veela.” Disse a mo’ di spiegazione. Albus ridacchiò e disse “Veela” come se fosse la chiara spiegazione.
“Benissimo, la provi signor Weasley e mi dica” In silenzio Louis prese la sua bacchetta in mano, era bianca e stranamente lunga, appena l’ebbe toccata dalla sua punta uscirono ghirigori azzurri.
Il giovane Olivander, come un pappagallo a voce impostate disse “13 pollici e mezzo, Pioppo Bianco, Capello di Veela, flessibile”. Louis parve soddisfatto della sua bacchetta, infatti pareva davvero molto bella ed elegante, sembrava fatta d’avorio da quanto era lucida.
“Ci si aspetta che tu diventi un grande duellante ragazzo, porterai forse una rivoluzione a questo mondo?”

Ron sbuffò, spazientito dall’aria mistica che il vecchio metteva in ogni cosa che diceva, ma Louis parve colpito e ancor più deciso di prima ad affrontare il suo futuro ad Hogwarts.
“Rosie, avanti tocca a te” disse Ron spingendo la figlia in malo modo, più avanti che poteva e rivolgendosi alla moglie disse, piano“Non vedo l’ora di uscire da qui, quel vecchio pazzo…” ma Hermione lo fermò “Ronald, ti prego.”
“Benissimo, avanti Allaric!”. 
Allaric, obbediente e felice iniziò a prendere le misure di Rose, che nel frattempo osservava sicura i metri che le si srotolavano addosso.
Dopo molte prove, alcune che mandarono in frantumi bottiglie e vetri, pazientemente riparati dalla zia Hermione, il verdetto fu definitivo “Anche se mi aspettavo una bacchetta di Vite” disse il vecchio Olivander, quasi come un rimprovero “Sicuramente il Sicomoro è un legno che non vendo quasi mai, anzi direi che prima di oggi l’ho venduto solo a tre persone. Vedrai sarai una grande avventuriera, proprio come tua madre.”
Hermione sorrise imbarazzata e Ron soffiò dal naso, come se vi potessero uscire della nuvolette di fumo.
“9 pollici, Sicomoro, Corda di Cuore di Drago, Rigida” scimmiotto il giovane Allaric.
Ron pagò e fin troppo sollevato uscì da quel negozio, con la promessa di incontrarci tutti alla gelateria Fortebraccio.

“Molto bene” sorrise il vecchio rugoso “Signor Potter, alla sua famiglia ho venduto famigerate bacchette, tutti molto dotati nelle arti magiche i suoi parenti, mi ricordo la bacchetta che ho venduto a sua nonna, una strega di indubbio talento, forse solo al pari con la signorina Granger...” sembrava volesse continuare, ma invece disse con voce rauca “Il Padre” e il servizievole Allaric rispose “11 pollici agrifoglio e piuma di fenice” “La Madre?” continuo il vecchio secco, “11 pollici Nocciolo, corda di cuore di drago, rigida” ripete ancora Allaric in questo snervante botta e risposta tra zio e nipote. “Molto bene, ora se non mi ricordo male…” punto il suo sguardo opaco verso James “Signor Potter, ah si! Una straordinaria combinazione per lei non è vero? 10 pollici e tre quarti, Corniolo, legno davvero insolito, per un mago di sottile ingegno e molto esuberante, e corda di cuore di drago giusto?” chiese a James.
James con reverenza ribatté “Flessibile, signore”. Olivander senior rise, un suono alquanto agghiacciante pensò Albus, sembrava la risata di una vecchia Benshee delle brughiere.
“Benissimo, benissimo, ora signor Potter, vediamo se una bacchetta altrettanto eccezionale la sceglierà…io credo proprio di si!” e negl’occhi opachi, ad Albus, parve scorgere un luccichio sinistro.

Le misurazioni partirono e dopo poco tempo, Albus iniziò ad agitare diverse bacchette, ma nessuna sembrava quella adatta.
Ad un certo punto, qualcosa dietro la bottega del signor Olivander sembrò scoppiettare.
Allaric corse a vedere e lo vide tornare tremando, quasi come fosse sotto incantesimo: “Zio, zio, le tue preghiere sono state esaudite, questa bacchetta…”.
Il signor Olivander la prese in mano e le diede un rapido sguardo per poi passarla al ragazzino con i capelli scompigliati. Appena presa in mano produsse una cascata di scintille rosse, e spruzzo in tutte le direzioni.
“Signor Potter, lei c’è l’ha fatta!” disse Allaric. Albus pensò che qualcuno forse avrebbe dovuto porgergli una sedia, perché sembrava estremamente turbato.
La bacchetta che teneva in mano era molto sottile e bitorzoluta, ma abbastanza lunga da misurare quasi più del palmo della sua mano.
Il vecchio disse, con la stessa voce inquietante “13 pollici, Vite, Crine di Thestral, molto flessibile”.
“Signor Potter, lei ha potuto riscontrare quanto le bacchette di legno di Vite siano sensibili” disse il vecchio con aria saggia “Una bacchetta che sente il suo proprietario senza nemmeno che venga toccata, un legno potente certo, ma ancora più inusuale è il nucleo di questa bacchetta…”
Anche il padre parve colpito, “Da quando signor Olivander lei costruisce bacchette con crine di Thestral?” chiese con curiosità.
“Oh signor Potter, questa in effetti è la seconda che ho costruito, mi sono cimentato in un esperimento di perizia e abilita, ho unito due caratteristiche così differenti in una sola bacchetta, sarà eccellente, come straordinario, credo sarà il mago che la possiede.”
Finì di parlare con voce profetica e guardò intensamente Albus.
Dopo che Allaric si riprese dallo Shock, esagerato, secondo James, Harry pagò e uscirono da quel posto, che ad Albus iniziava a dare i nervi.

Albus si sentì libero, gli parve di aver vissuto un eternità in quel posto, e non vedeva l’ora di confrontarsi con i cugini più grandi sulle bacchette che li avevano scelti.
Mentre proseguivano per le strade del borgo, Albus si rigirava la bacchetta in mano, il legno non era elegante come quello della bacchetta di Louis, e non sembrava troppo resistente, come invece era quella di James, anzi, sembrava che anche solo sedendocisi sopra, si potesse spezzare.
Cosa aveva detto il vecchio Olivander? Ah si, crine di Thestral, ma che cosa erano? Lo chiese al padre.
“Al, ti ricordi quando ti ho raccontato di come io Ron, Hermione, arrivammo al ministero, durante il nostro quinto anno?” chiese Harry, aveva sempre l’abitudine di non rispondere direttamente alle domande, cercava sempre di fare in modo che i figli ci arrivassero da soli.
“Si, con quei cavalli invisibili, che somigliano ad un drago e che vedono solo chi ha visto qualcuno morire, no?” disse Albus con una spiegazione alquanto grossolana.
I cavalli della morte” disse James in un soffio all’orecchio di Al, che rabbrividì al pensiero di trovarsene uno davanti.
“Esatto!” disse Harry, “Quelli sono i Thestral!”. Albus rimase agghiacciato e osservò il fratello che fingeva di sbattere finte ali invisibili e di calare, con ferocia su prede altrettanto invisibili.
“Non essere sciocco Al, non fanno del male a nessuno, sono esseri molto sensibili e intelligenti, sono solo un po….particolari” disse il padre.
È una rarità trovare un nucleo di bacchetta del genere, scommetto che pochissime persone c’è l’hanno.” Per fugare ogni dubbio dipinto sul volto del figlio.
“Certo, perché tutte le altre sono morte precocemente” bisbiglio James.
Albus era costernato, come era possibile che proprio a lui fosse capitata quella bacchetta così insolita? Odiava profondamente sentirsi diverso, anche solo se la diversità, si identificava come essere speciali.

Arrivati alla gelateria, Rose stava decantando tutte le proprietà del legno della sua bacchetta, felice che fosse così raro.
“Allora Al, cosa ti è toccato?” chiese Rose che non vedeva l’ora di dire anche ad Al quali erano le proprietà magiche della sua bacchetta.
Mugugnò piano, piano “Vite e crine di Thestral”. Così lasciando tutti i presenti ammutoliti. “Wow!” disse Ron, “Il mio figlioccio è uno figo” e ammiccò verso Albus. 
Rose sembrava infastidita, forse perché pensava che lei, in quanto figlia di sua madre, si sarebbe meritata una bacchetta di Vite. La zia Hermione passò la bacchetta ad Albus, mostrandogli come fossero abbastanza simili nella forma.
“Strano, perché crine di Thestral?” chiese Hermione a Harry, lui scosse il capo e alzò le spalle.
Mentre Hermione sembrava pensare a quello strano caso di nucleo di bacchetta, Albus si accorse che molte persone di avvicinavano a suo padre, per salutarlo o anche solo per stringergli la mano, alcuni gli davano sonore pacche sulle spalle, e lo stesso fecero con Ron e Hermione.
“Papà!” strillò una bambinetta di poco più di cinque anni “Quello lì è nelle cioccorane!” disse con voce acuta. Il padre imbarazzato, strattono via la figlia con forza.
James, Rose, Albus e Luis si voltarono verso Harry, ma prima che potessero rispondere Fred disse “Parlano di me, sapete ho vinto un concorso di bellezza…” e mentre lo diceva si passava una mano tra i capelli scuri. Tutti scoppiarono a ridere.

Quel giorno Ron mantenne la promessa e portò Albus in un negozio di oggetti per il Quidditch. 
“Al, sono il tuo padrino e vorrei farti un bel regalo, visto che zia Hermione….” Si grattò la testa imbarazzato “Beh, sappiamo come è fatta.” E sorrise impacciato.
“Zio Ron, a me va bene così, non c’è bisogno che mi compri nulla!”, ma zio Ron non era affatto convinto e disse “Senti, Lu mi ha detto che sei davvero bravo sulla scopa” e gli sorrise “Tra l’latro ci mancherebbe, essendo tu figlio di tuo padre!” disse ammiccando, “Comunque” continuò “Ho parlato con i tuoi genitori, e anche se non è permesso possedere un manico di scopa al primo anno…” e Albus si illuminò di una gioia che non riuscì a nascondere “Pensavo che sarebbe giusto che anche tu ne avessi uno, di manico di scopa intendo!” disse per chiarire la faccenda. 
Albus provò a rifiutarsi, ma senza troppa convinzione, così alla fine gli tocco scegliere una scopa.

“Nimbus 2000?” rise James “Con quella scopa ci puoi fare il fuoco!” lo schernì James mostrando la sua Firebolt  di seconda mano. Harry non voleva che i figli pensassero di poter avere tutto quello che volevano, “Le cose si devono guadagnare!” diceva sempre.
“James, quella è la prima scopa su cui ho volato” disse Harry e James lo guardò con tono di sfida “Si e la Firebolt è quella con cui hai vinto più partite”. Per James non c’era confronto tra la Nimbus e la Firebolt.
Entrambe avevano qualche acciacco, gli aveva detto il negoziante, ma erano pur sempre delle ottime scope.
Continuarono a battibeccare per tutto il tragitto verso  “il Paiolo Magico”.
Louis continuava a guardare entrambe le scope con una vaga ammirazione, ma sempre con un velo d’impassibilità sul viso e diceva “Non è la scopa a fare il giocatore, se uno è bravo, è bravo anche su una ScopaLinda… e ho detto tutto”.
Rose invece guardava i ragazzi allibita dagli insulti e dagli epiteti che si scambiavano, mentre camminava scuoteva la testa e ripeteva a se stessa “Uomini!
  
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