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Autore: Vanilla_91    26/06/2015    0 recensioni
Anno 1066
La lotta tra Sassoni e Normanni devasta l’Inghilterra, distruggendo milioni di vite e demolendo ogni speranza.
Lady Sira di Beaucastle è in fuga da un passato terribile che ancora minaccia di rapirla e il destino ha in serbo per lei un gioco crudele.
Durante la sua fuga finisce per imbattersi nel più feroce dei guerrieri di Guglielmo di Normandia, Duncan, il più temibile ed agguerrito dei suoi nemici.
Tra bugie da smascherare, false accuse, tradimenti, giochi di potere, gelosie, intrighi e congiure, una forte passione e un passato difficile uniranno i protagonisti, ma nell'ombra c'è chi già trama per spezzare questo fragile rapporto.
Dal testo:
"Quell'angelo bruno era il nemico da combattere e sottomettere. Quel diavolo di donna aveva scelto il più adatto dei travestimenti, chi avrebbe pensato che quelle mani delicate potessero compiere crimini tanto efferati?"
[..]
- Potrete sottomettere tutti al vostro volere, ma ci sono due cose che non potrete mai domare: i sogni e la libertà. -
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Storico
Capitoli:
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Il castello era piombato in un silenzio lugubre e pesante.Ogni forma di vita pareva esservi spenta tra quelle solide mura. Si trovavano nella sala grande, l'uno di fronte all'altra.
Quel lenzuolo candido, macchiato di presunta innocenza, li sovrastava, in costante ricordo dell'accaduto.
Lady Sira non era una sprovveduta, non lo era mai stata. Aveva saputo dal primo istante che il suo gesto avrebbe avuto delle conseguenze,ma l'uomo di rimpetto a lei la stava sorprendendo. Da innumerevoli minuti se ne stava in silenzio, contemplandola. L'aria intorno a loro era diventata pesante, elettrica, la tensione palpabile.
Neanche un gemito era sfuggito da quelle labbra carnose,solo il suo respiro veloce la convinse del fatto che il normanno fosse ancora vivo e vegeto.
Gli occhi chiari, duri e risoluti, non avevano abbandonato per un solo istante la sua figura. L'atteggiamento rigido, stonava con il sorrisetto finto ed inquietante che gli capeggiava in volto.
Cercò con ogni briciolo di forza di non sottrarsi a quello sguardo che la consumava e ringraziò che le ampie gonne coprissero perfettamente il tremore che le rendeva instabili le gambe.
Il normanno, dal canto suo, era un mare in tempesta di emozioni.
Non riusciva a credere che proprio lui,il segugio nero, l'imbattibile guerriero del re, si fosse lasciato sopraffare da un così banale e meschino trucchetto.
La donna che gli stava di fronte era scaltra come una volpe e subdola come una vipera. Non a caso al suo nobile nome era associata una terribile reputazione.
Quel desiderio così bruciante lo aveva reso cieco e la cosa che maggiormente lo irretiva era sapere che, nonostante tutto, ancora la bramava in un modo assurdo.
La mano destra era ancora stretta intorno all'elsa della sua fedele spada e, in silenzio, combatteva tra l'accecante desiderio di tagliarle la testa e quello di farla sua li, su quel pavimento.
Era una cosa assurda, irrazionale e incontrollabile.
Che cosa doveva farne di quella fata infima e traditrice?
I suoi pensieri presero una piega inaspettata, i tratti del suo volto si rilassarono e le labbra piene si pregarono in un sorriso per nulla rassicurante.
Sira osservò quel mutamento improvviso e qualcosa nel suo animo si agitò..la sensazione che qualcosa di spiacevole stesse per accadere.
Il normanno scoppiò in una sguaiata e maligna risata che fece rabbrividire la nobildonna.
Era pazzo, esattamente come il suo defunto marito, come qualsiasi altro uomo, pensò.
Quella giornata, iniziata nel peggiore dei modi, per l'uomo si sarebbe rivelata forse la migliore della sua esistenza, grazie alla sua scaltra intelligenza.
Avrebbe finto di assecondare i desideri e le pretese di quella maliarda tentatrice e ci avrebbe anche guadagnato più di quanto avesse mai immaginato.
La peggior punizione per lei, lui l'aveva già elaborata.
L'avrebbe costretta a scontare la sua pena giorno per giorno, senza alcuna possibilità di evadere, fino a quando non fosse stato lui stesso a concederglielo.
-Dunque, signora, sono proprio curioso di sapere cosa speravate di ottenere con questa teatrale sceneggiata.- le domandò.
Il tono della voce, accuratamente studiato, era avvolgente, derisorio.
-Cosa speravo di ottenere? Non capisco di cosa stiate parlando, monsieur.- usò quell'accentuato francese con evidente disgusto.
-Forse non riuscite a ricordarlo, ma questa notte avete bevuto più di quanto fosse raccomandabile. Ciò che è accaduto dopo è stato assolutamente indicibile.-
Un fremito nervoso gli curvò l'angolo sinistro della bocca in un' inquietante smorfia.
-Indicibile, milady? Visto il vostro gesto, direi che non era vostra intenzione mantenere l'accaduto segreto. Dunque avrei abusato di voi?- chiese con feroce tranquillità.
La nobildonna lo scrutò, faticando a stargli dietro.
Gli occhi assottigliati, il sorriso brutale e la posa rigida tradivano quella calma apparente e falsa.
Quell'uomo era pericoloso, scaltro.
-S..si.- gemette.
Il normanno si trattenne dal riderle di nuovo in faccia.
Nella sua vita aveva visto molte cose ed evidentemente la donna che gli stava di fronte non aveva la minima idea di cosa davvero volesse dire per una femmina subire un simile torto.
Non vi erano mortificazione o umiliazione nel suo atteggiamento fiero e sprezzante, nonostante la chiara ed esplicita scintilla di timore che le rendeva lo sguardo liquido.
-È un peccato che io non ricordi nulla. Come avete detto voi stessa, ciò che ho bevuto deve avermi stordito a tal punto da farmi perdere il controllo sui pensieri e sulle azioni.
Dunque, in che modo suggerireste di risolvere la cosa?- le domandò, sarcastico.
Notò chiaramente il repentino cambio d'atteggiamento della nobildonna. Le sue mani si ricongiunsero sul ventre piatto e si umettò le labbra rosee e provocanti prima di parlare.
Quella falsa modestia non le si addiceva, pensò.
-L'accaduto potrebbe infangare il vostro nome ed il mio, monsieur. Potremmo evitare la cosa trovando un accordo.- suggerì.
-Che genere di accordo, milady?- chiese, fintamente sorpreso e interessato.
-Andate via, lasciate le mie terre, scordatevi del mio popolo. Riprendere il vostro cammino e dimenticate l'esistenza di Beaucastle.- propose con tono fermo e serio.
-Oh, Sira, quanta indulgenza da parte vostra.- la schermì. -Sareste quindi disposta a dimenticare qualcosa di tanto grave e terribile per così poco?- la provocò.
-M..mi sforzerei di farlo.- tossicchiò a disagio.
-Oh no, signora, sarebbe troppo facile.- le disse, prendendo a girarle intorno per aumentare il disagio di lei.
-Dopo un gesto tanto abominevole non potrei sparire nel nulla, fingendo di aver dimenticato. Vedete, io non dimentico! Prendo sempre seriamente quel che faccio e non potrei ignorare quanto accaduto. A vostro dire, ho barbaramente perso il controllo, ho abusato di voi, ho addirittura rubato la vostra innocenza, nonostante voi siate una vedova, e gesti del genere un cavaliere non può ignorarli. Violerei il mio giuramento e il mio onore. Per questo intendo assolutamente porre rimedio.-
-In quale modo?-
-Nell'unico modo che conosco; vi sposerò. In questa maniera metterò a tacere ogni genere di pettegolezzo, preserverò il vostro ed il mio onore.- dichiarò piatto.
-Sposarmi? Non potete parlare sul serio.- ringhiò la donna.
-Oh, sì che sono serio. Questa stessa sera sarete mia moglie- sibilò.
Sira avvertì il cuore fermarsi e poi cominciare a battere fuori controllo..veloce, troppo veloce.
La cosa le era sfuggita di mano, uno scenario simile non l'aveva mai preso in considerazione.
Sposarsi, legarsi nuovamente ad un uomo, appartenergli..no, non voleva rivivere quel calvario.
Non l'avrebbe permesso, si sarebbe opposta con tutte le sue forze.
-No, non acconsentirò mai.- strillò, fuori controllo.
Con un gesto repentino, Duncan l' afferrò per le spalle, stringendo la sua presa, disinteressato alle sue proteste.
-Il vostro consenso, signora, non è necessario. Finalmente avete mostrato il vostro vero volto, la bugiarda che è in voi. Non vi conviene che io racconti la verità, la vostra bella testa finirebbe velocemente su una picca, come monito.-
-Non temo le vostre minacce.- sibilò lei, continuando a dimenarsi.
Il normanno imprecò, segretamente ammirato dalla fierezza che lei continuava a mostrare.
Neanche la paura e le minacce l'avevano piegata.
-Vi  siete cacciata in questo guaio con le vostre stesse mani, col vostro comportamento sconclusionato. Ora ve ne assumerete le conseguenze.-
-No, non vi sposerò mai. Non metterò ancora la mia gente e la mia vita nelle mani di un uomo, di un bastardo.- soffiò sprezzante.
Quelle parole riaprirono nell'uomo ferite mai guarite. Bastardo, era quello il marchio infamante che si portava dietro da una vita intera, parole marchiate a fuoco sulla pelle e nella mente.
Gli insulti, gli scherni, le derisioni.
Fuori di sè aumentò ulteriormente la morsa sulle esili spalle della nobildonna.
-Sì, signora, dicono che io sia un lurido bastardo, ma dopo stasera, quando sarò a tutti gli effetti vostro marito, non lo sarò più. Grazie a voi, avrò un titolo, un possente castello ed estese e fertili terre.-
-Non avete considerato che tutte le accuse di tradimento a mio carico peserebbero su di voi.- tentò, disperata. 
Il sorriso felino di lui la fece rabbrividire.
-Oh, milady, mi credete così stupido ed ingenuo? So di poter contare sul sostegno incondizionato del re. Le accuse svaniranno, io sarò il nuovo Signore di Beaucastle e riguardo a voi..beh, non so che fine farete.- latrò severo, prima di lasciarla andare.
-Connor si occuperà di chiamare un prete che potrà ufficializzare il tutto. Fatevi bella, signora, tra poche ore celebreremo il nostro matrimonio.-ghignò.
-Io non vi sposerò mai.- dichiarò ancora.
La fissò, infuriato e ammirato.
Gli occhi, sbarrati, rilucevano di ira e lacrime represse, le gote erano arrossate dal furore e i lisci capelli neri scendevano disordinati a incorniciare il viso furioso. Il petto si abbassava e risollevava incontrollato, a causa del respiro affannoso, attirando lo sguardo del normanno sulle morbide forme di lei.
Quel matrimonio, prima di romperlo, se lo sarebbe gustato per bene.
Si voltò senza degnarla di ulteriori attenzioni. Bastò il suo sussurro a bloccare qualsiasi possibile tentativo di ribellione.
-Se farete qualcosa di sciocco sappiate che saranno la vostra dama e la vostra gente a pagarne le conseguenze.- l'avvisò, lasciandola poi sola.

 

Le ore si susseguivano, implacabili. Aveva trascorso l'intero pomeriggio affacciata alla finestra di quella che un tempo era stata la sua camera,la sua prigione.
Solo in quel luogo, perdendosi in quell'orizzonte infinito e sconfinato, riusciva a ritrovare se stessa.
Melisandre era rimasta accanto a lei, in un rispettoso silenzio.
Il sole stava calando, dipingendo il mondo di un sanguinoso rosso.
L'ora era arrivata e neanche questa volta sarebbe potuta fuggire, ne era consapevole.
Il vecchio baule, appartenuto alla sua famiglia da generazioni, era stato aperto e il suo più bel vestito faceva mostra di sé sul ristretto letto. Era stato un regalo della sua adorata madre e il suo precedente marito l'aveva rovinato, costringendola ad indossarlo nel giorno del loro sfortunato matrimonio.
-Dovresti vestirti, Sira.- le sussurrò, Melisandre.
Annuì, avvicinandosi all'amica affinché l'aiutasse.
Non parlò, sapeva che se l'avesse fatto sarebbe scoppiata in un pianto convulso.

 

 

Duncan si guardò intorno, nervoso. Si trovavano sull'atrio della Chiesa e solo quello gli impediva di imprecare a voce alta.
Il prete incaricato di ufficializzare la cerimonia si era mostrato non poco restio e ciò l'aveva ulteriormente innervosito.
Stava per sposarsi, proprio lui, e quella volta all'altare ci sarebbe arrivato davvero,non ci sarebbero stati contrattempi o ripensamenti.
-Perché sei così turbato? Sei stato tu stesso a prendere questa decisione.- gli domandò Connor.
Grugnì, infastidito.
-Non sono certo felice di sposare una puttana bugiarda ed assassina.-
La cosa che maggiormente lo irretiva era il suo stesso comportamento. Era sempre stato un uomo posato, riflessivo, non aveva mai lasciato che quanto gli accadesse intorno lo condizionasse. Non era sua abitudine lasciarsi trasportare dalle emozioni, di qualsiasi genere esse fossero, ma da quando era finito in quel castello avvertiva la sensazione che ogni suo comportamento non fosse altro che un riflesso incondizionato dell'agire della nobildonna.
Persino l'idea di quell'assurdo matrimonio, nonostante avesse l'assoluta e rassicurante certezza di potersene tirare fuori in qualsiasi momento, era dipeso dal perfido inganno che lady Sira gli aveva giocato.
-Non hai di che lamentarti, amico mio. La donna che stai per sposare è titolata e di una bellezza fuori dal comune.-
-Poco mi importa della sua avvenenza,quella femmina è pericolosa quanto il più abile e scaltro dei miei nemici.-ringhiò.
-Ci hai guadagnato,però,una splendida proprietà e dei servitori fedeli.-
Ripensò al notevole modo in cui il castello era stato agghindato. La notizia dello sposalizio era circolata in fretta. I giunchi del pavimento erano stati velocemente sostituiti,l'argenteria lucidata e le pareti vivacizzate da elaborati e preziosi arazzi che mai aveva visto.
Le tavole erano state ricoperte da ogni genere di leccornia e la birra abbondava. Le quaglie arrostite erano state affiancate da corpulente oche, cinghiali, tacchini, montone e cervo ben cotti.
Lo stufato di cavolo,i formaggi e il pane aromatizzato alla birra, avevano diffuso un profumo invitante per tutto il maniero, tanto da solleticare anche il suo stomaco.
Si stava rammollendo, era quella la verità. In guerra aveva patito la fame e la sete e pochi giorni in una casa comoda lo avevano portato a rilassarsi in un modo inadeguato e patetico.
-Premure inutili, tutto quel cibo verrà sprecato. Occupatene tu, Connor. Dà ordine che sia distribuito tra i soldati e la servitù, in modo che non venga perso.- latrò.
-Ma..di cosa stai parlando? E il banchetto?-
-Il banchetto? Ti aspettavi forse danze e festeggiamenti? Non c'è alcun motivo per gioire in questo matrimonio, non è necessario rendere questa farsa ancora più lunga e artificiosa. Ho solo bisogno del consenso di un prete, al resto penserò io.- dichiarò, irremovibile.
Avrebbe voluto aggiungere altro, continuare a lamentarsi e borbottare, ma il fiato gli si mozzò in gola.
Sira avanzava verso la Chiesa, verso di lui, fasciata in un elegante abito rosso. Rosso, come buon auspicio per un matrimonio sereno e fertile. Lo strascico era lungo, lavorato, ed esaltava la figura longilinea della nobildonna.
Le maniche attillate, ricamate e impreziosite da pietre pregiate,si aprivano su una modesta scollatura, che valorizzava comunque il seno florido della donna. I capelli neri e lucenti ricadevano in morbidi e tentatori boccoli e tra essi erano stati sapientemente inseriti nastrini colorati.
La vita sottile era sottolineata da una cintura di pietre preziose. E il cerchietto tempestato di gemme che le ricopriva il capo era solo l'ultimo segno dell'elevato ceto sociale della fanciulla.
Non era truccata e il normanno se ne compiacque. I tratti regolari e seducenti non avevano bisogno di artificio, erano perfetti così. Quei penetranti occhi neri lo sfidavano, così come il comportamento austero e altezzoso di lei.
Non portava il velo, non si stava nascondendo.
Era splendida, assolutamente desiderabile. Un diavolo imprigionato in un corpo d'angelo.
Quando si trovarono nuovamente di fronte, non le disse nulla. Si limitò ad afferrarle la mano, che lei non ritrasse, e a condurla verso il prete che li avrebbe sposati.
La cerimonia seguì l'iter stabilito, senza nessun genere di intoppo. Si scambiarono gli anelli, divisero l'ostia e bevvero dallo stesso calice prima di accendere un cero in onore della Vergine.
Al normanno bastò un leggero sussurro, una velata minaccia, per prevenire qualsiasi tentativo di insubordinazione.
-Col potere conferitomi dalla Chiesa, dal Papa e dal Re, vi dichiaro marito e moglie. Lord, se è vostra volontà, potete baciare vostra moglie.-sussurrò, contrito, padre John.
Duncan ghignò. Lo sguardo che la nobildonna gli stava lanciando era chiaro: non avrebbe gradito una simile pubblica dimostrazione.
L'afferrò rudemente per il collo, affondando la mano tra i morbidi capelli di lei e l'attirò a sé, fin quando i loro corpi non si trovarono premuti l'uno contro l'altro.
Non le lasciò tempo, calò la bocca su quella di lei, senza esitazione, in un gesto prepotente e dispotico.
Con la forza si fece strada tra le labbra di lei, trascinandola in un bacio aggressivo ed irruento. Pretese,senza lasciarle possibilità di scelta.
L'allontanò da sé quando si ritenne soddisfatto e sorrise tronfio e divertito all'espressione di lei. Le gote arrossate, la bocca spalancata e gli occhi furenti rendevano eloquenti i suoi pensieri.
-Questo, signora, non è altro che l'inizio. Da questo momento sono io a condurre i giochi e voi non siete altro che una pedina nelle mie mani.- le ringhiò all'orecchio.
La lasciò lì, sull'altare, sprezzante, incurante di tutto.

 


 


 

NOTE DELL'AUTRICE:
Salve a tutti :D
Finalmente riesco a liberarmi di questo capitolo, che era chiaro nella mia mente ma non voleva assolutamente prendere forma sulla "carta". Le cose hanno preso una piega inaspettata e di sicuro non molto favorevole per Sira.
Ho cercato di essere il più veritiera possibile sulle modalità di svolgimento di matrimonio in quei tempi, ma ho preferito non dilungarmi troppo :) Se qualcuno volesse maggiorni informazioni/ chiarimenti sarò lieta di fornirli ;D


 

   
 
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