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Autore: cartacciabianca    14/01/2009    1 recensioni
[…] I due assassini si issarono sui bastioni della fortezza e furono a portata degli arcieri. -Via, via, via!- Altair l’afferrò per il cappuccio e la trascinò di corsa verso l’angolo della fortezza, che culminava con una torre, la quale facciata dava sull’immenso piazzale del distretto nobiliare. -Salta!- Altair la spinse giù e i due assassini, accompagnati dal ruggito di un’aquila, si gettarono nel vuoto. Nel bel mezzo del volo Altair la strinse a sé, ed Elena si avvinghiò a lui che, capovolgendosi in aria, atterrò di schiena nel cesto. Poi fu il silenzio, scortato dal canto delle campane d’allarme, ma almeno le voci dei soldati e le grida degli arcieri erano cessate. […]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dea tra gli Angeli' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Colei che combatte contro la morte di altri








Cadde da cavallo e rimase a faccia a terra.
Il suo destriero andò a brucare poco distante, ma lei non si mosse.
Era sdraiata a pancia in giù tra gli arbusti, e i passanti non potevano fortunatamente vederla in quelle condizioni.
Era giorno sulle torride strade del regno, e nell’alto del cielo c’era uno strano uccello che pareva le girasse attorno da non appena era sorto il sole.
Lei si girò su un fianco e faccia in su.
Vide l’ombra del volatile che le volava in circolo, e pensò che la fine era giunta. Pensò che presto altri avvoltoi l’avrebbero raggiunta, se mai quello fosse un avvoltoio (pareva una figura indistinta che poteva essere anche una mosca troppo vicina al suo naso).
Dopo quello che aveva passato, era il minimo che non morisse dissanguata sul ciglio della strada. Non le importava di cosa sarebbe successo, voleva solo che il dolore cessasse, che il bruciore sparisse e quale miglior modo se non farsi mangiare da degli uccelli spazzini? Se lei moriva, almeno rendeva felice papà e mamma avvoltoio e i loro cinque cuccioli.
Così, pronta alla sua fine, allungò un braccio verso il cielo azzurro sopra di lei. Quello era il momento migliore per cominciare a credere nel Dio dei cristiani, nell’Immenso che l’avrebbe portata con sé fin nel paradiso. Aprì il palmo, pronta ad afferrare la mano dell’Eterno Salvatore, che però non si mostrò.
Al contrario, la mente di lei ebbe l’impressione di perdersi nell’oscurità, di viaggiare senza meta tra il buio e le ombre. Vide i volti di coloro che aveva ucciso nella sua fuga da Acri, e riconobbe che il luogo nel quale Dio l’aveva mandata era l’Inferno.
Vide anche il volto di suo padre, ma come raggiungere un fantasma, si chiese la ragazza? Suo padre era morto, e lei non poteva fare altro che darsi la colpa. La sua anima era morta in quella casa con lui, e il suo corpo sarebbe morto sul ciglio di quella strada, nella folle impresa che portare a termine sarebbe stata una pazzia! In quei suoi ultimi attimi s’infuriò con se stessa e con il suo vecchio, che le mancava davvero, davvero tanto. Versò una lacrima sul suo volto per il solo pensarci.
Ma… Prima di morire avrebbe rotto una promessa, infranto un patto.
Si cacciò la mano nella tasca del vestito, strinse la carta della lettera tra le dita e quando la tirò fuori era diventata una pallina rugosa e accartocciata. La mostrò alla luce del sole e cominciò ad aprirla con l’uso di una sola mano. L’altra premeva sulla ferita da quando era partita da Acri, ed era diventata un tutt’uno con il sangue secco che vi si era formato.
Stava per leggere la prima riga, la prima parola, quando le mancò il fiato per la nausea immensa che la pervadeva.
Improvvisamente sentì una voce che diceva: -guarda fratello!-.
-Vedo bene…- aveva detto un altro.
-… è ancora viva, dobbiamo aiutarla!-.
-In mezzo a tutta questa gente e queste guardie? Non possiamo fare nulla, andiamo-.
A quel punto gli occhi le si chiusero e il braccio le ricadde di lato. La mano si aprì e la pallina di carta rotolò tra gli arbusti.
-Sta morendo, è un nostro dovere…-.
-No!- lo interruppe la seconda voce. –Il nostro dovere ora è raggiungere Malik. Scordatelo… Halef, cosa stai facendo? Monta in sella, stupido!-.
Nel buio assoluto, le parole perdevano il senso e i suoni s’ingoffivano.
-Che cos’è questa?-
-Halef, vieni via!-
Ci fu del silenzio.
-Fammi leggere- fece l’altro.
E ancora silenzio.
-Forza, dammi una mano- disse in fine il secondo uomo.
-Credi che…-
-Se stringeva quella nella mano sì, credo di sì. Ora aiutami!-.


[…]


-Ha perso molto sangue, ma posso fare ancora qualcosa-.
-Perché è qui? Chi è?-.
-Non lo so Altair, ma ora mandami Adel, mi serve il suo aiuto. Il Maestro ti cercava, puoi andartene-.


[…]


-Grazie, avanti, passami quello-.
-Questo, mia signora?-.
-Sì, sì, avanti, cerchiamo di accorciare. Preparati, se è ancora viva la cosa non le piacerà. Voglio che tu la tenga per le spalle quando si sveglierà, hai capito?-.
-Sono pronto-.
-Bene. Cominciamo…-.

…-AH!- la ragazza aprì gli occhi gridando a squarciagola.
Un bruciore immenso alla coscia  l’aveva svegliata di soprassalto, afferrata con violenza dal sonno e gettata tra le fiamme. –Ah! Aaaah!- continuava a gridare mentre il suo corpo era preda di spasmi e scatti.
Si tirò sul col busto, ma una mano la spinse di nuovo giù con violenza.
-Avevi detto di essere pronto!- emise una donna che pareva innervosita.
-Che succede? Dove sono?! Cosa mi state facendo?!?!- sopra i suoi occhi che si aprivano e chiudevano per il dolore, la ragazza scorse un uomo celato da un cappuccio che la teneva inchiodata per le spalle.
-Sta scalciando, mia signora Adha, dovresti darle il sonnifero!- disse lui irritato.
La stanza in cui si trovava era fredda e ventilata, forse dalle finestre aperte o molto esposta all’esterno.
-No, mi serve sveglia per provare che sia viva!- rispose la donna. –Quando avrò finito ne riparleremo!-.
La ragazza scoppiò in lacrime. –Smettetela, vi prego…- cominciò a frignare. –Dovevo morire sul ciglio della strada, dovevo morire, come mio padre… lui avrebbe capito, per favore, non voglio soffrire ancora! Non voglio!…-.
In quegli attimi di silenzio, l’uomo sopra la sua testa scoppiò a ridere. –Sta delirando o cosa?- domandò.
-Basta!- disse spazientita la donna, e con un gesto doloroso strinse il nodo della benda attorno alla gamba della ragazza. –Mi sei stato troppo di aiuto, Adel, non dovevi! Ora fuori di qui!- gridò.
L’uomo lasciò la stanza.
Nel momento in cui sentì la porta chiudersi, la sua mente riaffiorò ad una frase poco prima citata:
“Sta scalciando, mia signora Adha…” quell’uomo aveva chiamato questa donna Adha, ma poteva… poteva essere lei? Quell’Adha?!
La ragazza riacquistò la calma, i suoi muscoli tornarono a rilassarsi.
-Adha…- balbettò stupita a bassa voce.
Non ci fu risposta, ma dopo tutto, non si aspettava che la donna l’avesse sentita.
A quel punto delle coperte le scivolarono sul corpo e la coprirono fino al collo. Poi una mano venne verso di lei e le prese la mascella, mentre Adha le faceva scorrere sulle labbra un liquido dolce e denso, quasi pastoso.
Elena lo assaporò di gusto, era piacevole e rinfrescante.
La donna si chinò su di lei. –So- cominciò a dire. –So che assurde domande vagano nella tua mente, ma ci sarà tempo per le risposte. Ora riposa, e cerca di dimenticare il passato, perché da domani comincerò il tuo futuro. Questo è quello che tuo padre avrebbe voluto per te-.
Adha lasciò la stanza, ma prima di cominciare a volteggiare nell’oscurità del sonno, ad Elena un solo pensiero s’illuminò di una luce accecante.
Era a Masyaf.
   
 
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