Capitolo
15 – Madri
“Non è possibile
essere una madre perfetta. Ma ci sono milioni di
modi per essere una buona madre.”
Cit. Jill Churchill
Il
tempo scorreva veloce tra le mura di Hogwarts e ogni giorno era
uguale a quello precedente e non molto differente dal seguente.
Eppure,
qualcosa accadde una di quelle mattine, apparentemente normali
e senza nulla di speciale.
La
Sala Grande gremiva di studenti che entravano ed uscivano
all’ora
della colazione, questo fino a quando le grandi porte della stanza si
aprirono,
lasciando entrare una figura maschile.
Vestito
con abiti lucidi e abbastanza sontuosi, si trattava di un
giovane adolescente che doveva aver superato da poco i diciassette anni.
Si
era diretto con lentezza verso la sedia dove sedeva la Preside
McGranitt che, alla vista del ragazzo, si era alzata in segno di attesa
o
rispetto, il volto imperturbabile ma gli angoli della bocca erano
rigidi,
mostrando così un leggero disappunto.
La
Preside si era diretta verso il piccolo altare e aveva fatto un
annuncio a tutti i presenti: il ragazzo che si era presentato non era
di sangue
puro e pertanto non apparteneva alla nobiltà, ma era molto
ricco e faceva parte
di una stirpe ben vista e rispettata dal mondo magico.
Avrebbe
soggiornato a Hogwarts per qualche giorno in vista di un
importante affare, ed era libero di vagare per i corridoi nel limite
delle ore
concesse.
La
voce ferma della Preside sfiorava la rigidità e questo fece
subito
capire ai docenti e ad alcuni alunni che la decisione di far
soggiornare il
ricco rampollo a Hogwarts, era stata presa contro la sua
volontà.
Probabilmente
qualche importante esponente dell’alta borghesia aveva
versato un’ingente quantità di denaro per
permettere il soggiorno al ragazzo,
oppure – tesi molto più
convincente della
prima – aveva minacciato duramente la Preside.
Quale
fosse il reale motivo che aveva spinto la donna ad accettare,
non era dato a sapere, ma se quel ragazzo era riuscito ad ottenere
vitto e
alloggio doveva sicuramente avere qualcuno di potente ed importante
alle
spalle.
Ginny
non fece troppo caso a quell’avvenimento anche se le
dispiaceva
molto per la Preside McGranitt che era stata costretta a mordere
l’orgoglio per
soddisfare i capricci di chissà quale importante esponente.
Il
resto degli studenti, però, manifestò una certa
insofferenza nei
confronti di quella situazione, Grifondoro in primis, poiché
non riuscivano a
spiegarsi come una donna dall’orgoglio imperturbabile come la
McGranitt abbia
ceduto un soggiorno ad un ragazzino.
Ginevra
sbuffò quando smise di parlare con il resto dei compagni su
quell’argomento, e si avviò verso
l’uscita della Sala Grande con ampie falcate.
Più
di una volta le era parso di sentirsi osservata al momento di
uscire dal portone principale, e ogni volta aveva la sensazione che a
guardarla
fossero un paio di occhi perlati come l’alba lattiginosa.
Quella
volta, invece, una spiacevole sensazione attivò un piccolo
campanello d’allarme: ad osservarla erano un paio di occhi
ben diversi da
quelli di Malfoy.
Ignorò
quell’istinto poco gradito e uscì dalla Sala
Grande senza
sapere che il nuovo arrivato la stava studiando, e Malfoy stava
guardando quest’ultimo
con la mascella serrata e gli occhi in fiamme.
Ginevra
e Draco non si erano più visti da quel giorno al campo di
quidditch: entrambi si stavano evitando, ma per ragioni diverse.
Draco
non aveva nessuna intenzione di abbandonare il suo piano: aveva
semplicemente bisogno di tempo per pensare.
Quando
era arrivato a Hogwarts si sentiva una fragile colomba dalle
ali sporche di petrolio, in gabbia, che non riusciva a volare libera
nel cielo.
Tutto
il suo mondo aveva perso le sfumature colorate e brillanti che
lo rendevano magico, trasformandosi in una tavolozza vuota, priva
d’espressione.
Gli
incubi lo perseguitavano: a volte si trattava di ricordi
spiacevoli, altre volte di fiumi di sangue che veniva versato a causa
sua, di
quel marchio che aveva brutalmente rovinato la sua esistenza.
Poi
era arrivata Ginny, e con il tempo, un poco alla volta, tutto
intorno a lui stava mutando: dalle piccole cose che prendevano
inspiegabilmente
colore, sino agli oggetti più grandi.
Quella
piccola rossa stava illuminando tutta la sua esistenza e la sua
sola presenza faceva allentare quella chiave che lo teneva prigioniero.
Ma
c’erano ancora un sacco di punti scuri nella sua vita, punti
in cui
il passato era forte e vivo, non del tutto degno di essere chiamato
“passato”.
Il
ricordo di un padre che non avrebbe più rivisto, oppure
quello di
una vita tranquilla, se non felice, che non avrebbe più
riavuto indietro.
E
quella che era iniziata come una vendetta personale si stava
trasformando in un bisogno incontrollabile: senza far rumore, era
diventata
indispensabile.
Ma
lui non poteva permetterlo, perché era Draco Malfoy e tutta
la sua
vita non era mai stata raggiunta dal sole: tutta quella luce, quei
colori,
erano una zona nuova per lui, e non era pronto ad affrontarli.
Ma
mai e poi mai avrebbe rinunciato al motivo che aveva fatto iniziare
tutta quella storia…aveva solo bisogno di tempo.
Ginny,
invece, aveva una guerra dentro di sé, che riaccendeva i
fuochi
ogni volta che pensava al bel Serpeverde: sapeva che Malfoy voleva solo
usarla
come una sgualdrina qualsiasi, ma c’era qualcosa in lui che
la attirava.
Sembrava
una preghiera, un autentico grido di disperazione che nessuno
sentiva oppure che nessuno voleva sentire.
La
sua parte razionale le diceva di non affezionarsi, di non dare peso
a tutte quelle sensazioni che – nonostante
tutto – il suo cuore continuava a percepire
costantemente.
Era
divisa tra la ragione ed il cuore, e soffriva amaramente nel
pensare che tutti quei momenti passati con lui erano solo frutto della
sua cattiveria,
di una fitta ragnatela di bugie tessuta per farla cadere nella sua
trappola.
Più
di una volta aveva pensato di rivelargli la verità, ma la
paura di
perdere anche quel minimo rapporto che si erano costruiti, era troppo
grande.
E
così la loro vita sembrava essersi fermata da quando avevano
smesso
di confrontarsi e il loro rapporto sembrava essersi fermato come un
treno nel
bel mezzo del deserto: persino le loro solite frecciatine sarebbero
state
d’aiuto.
Vivevano
costantemente nella speranza di veder sbucare l’altro da un
muro del corridoio, ben sapendo che non sarebbe mai accaduto,
perché entrambi
erano troppo testardi ed orgogliosi per ammettere che qualcosa, nel
loro
piccolo mondo, stava mutando.
Lentamente
ed inesorabilmente, come piccoli fiocchi di neve che
cadevano dal cielo con una calma innaturale, ma che alla fine
riuscivano a
ricoprire delicatamente tutto il suolo.
Senza
lasciare via d’uscita.
I
giorni passavano, e più di una volta Ginny aveva visto lo
sguardo
del nuovo arrivato, posato su di lei.
Non
capiva che interessi potesse nutrire nei suoi confronti,
così come
non capiva perché Malfoy sembrava provare tanto astio verso
il ricco rampollo.
Forse
si conoscevano: in fondo, anche se il ragazzo non apparteneva
alla nobiltà, era ben visto dal mondo magico e, pertanto,
doveva aver
frequentato i giusti ambienti.
Tuttavia,
Ginny decise di ignorarlo e passò i giorni seguenti tra
studio, tempo passato con gli amici e occhiate fuggevoli che ogni tanto
lanciava a Malfoy.
Questo
perché aveva bisogno di vederlo – anche
se per pochi istanti – quasi dovesse assicurarsi
che stesse
bene.
Lo
stesso valeva per il bel Serpeverde che, dopo un lungo periodo
passato a pensare a quella situazione, decise di tornare in
carreggiata, ma mai
si sarebbe aspettato una cosa del genere.
Quella
sera, Ginny stava camminando per i corridoi bui ed umidi dei
sotterranei, facendo attenzione a dove metteva i piedi.
Era
sola per quei corridoi poiché stava svolgendo una delle
ronde
notturne che le spettavano, in quanto prefetto.
Svoltò
l’angolo e s’immerse ancora di più in
quel corridoio buio,
tanto che dovette fermarsi per cacciare la bacchetta dalla tasca della
gonna, e
accenderne la punta con l’incantesimo
“lumos”.
Il
pezzo di legno iniziò a rischiarare l’ambiente,
illuminando così un
volto umano che sembrava scavato nella pietra.
Ginny
sussultò, facendo quasi cadere la bacchetta mentre il
ragazzo
sogghignava per l’ovvia reazione che aveva scaturito nella
giovane.
Ginny
lo guardò più attentamente e riconobbe il ricco
snob che da qualche
tempo a quella parte si pavoneggiava per i corridoi di Hogwarts,
mostrando
anche più alterigia di tutti i Serpeverdi messi insieme.
-Che
diavolo fa vostra maestà per i corridoi, a
quest’ora? Se non vado
errando, il vostro coprifuoco è analogo a quello della
misera plebaglia…-
Iniziò
Ginevra, riprendendosi dal piccolo momento di spavento e
mostrando il suo tagliente sarcasmo per far capire al ragazzino che con
lei non
c’era da scherzare.
Certo,
la natura pacifica di Ginny non le permetteva di far del male
nemmeno ad una mosca, ma avrebbe senz’altro ricorso alla
magia se
quell’individuo non avesse mosso da solo le sue nobili
chiappe.
-Quanto
astio per un po’ di ritardo, Signorina Weasley! Devo forse
dedurre che la mia figura è la causa di un reflusso
d’agitazione?-
Mostrò
un sorriso a trentadue denti, facendo scintillare macabramente
due occhi scuri come buchi neri.
Da
vicino, Ginny poté studiare con più attenzione i
suoi lineamenti:
aveva la pelle color caramello, un volto troppo spigoloso per i suoi
gusti,
un’appendice nasale abbastanza lunga e un paio di occhi
scuri: tutto nella sua
figura emanava antipatia e sfiducia.
-La
causa di un reflusso gastrico, più che altro…-
Gli
rispose, arricciando il naso in sua direzione e puntandogli contro
la bacchetta, ignorando la sua smorfia di disapprovazione.
-Non
credo di averti mai detto il mio nome. Pertanto, devo dedurre che
tu abbia indagato su di me?-
Sibilò
la ragazza, inclinando il capo d’un lato e studiando
attentamente la sua lieve risata e la piega derisoria delle labbra.
-Mi
presento, Signorina Weasley. Sono Thomas Carrawell, famiglia
inglese da sette generazioni.-
Le
disse, prendendo la sua mano senza chiederle il permesso e con poca
delicatezza, mimando un baciamano prima di usare quella stessa mano per
spingere Ginny in sua direzione.
La
ragazza osservò con disprezzo quell’essere che le
sorrideva
soddisfatto, provando un moto di disgusto nel sapere che quel petto a
cui era
poggiata non era quello di Malfoy.
-Dammi
un solo motivo per non strapparti la faccia…-
Mormorò,
con voce minacciosa e pericolosa, avvicinando la bacchetta
dalla punta illuminata alla gota del ragazzo che sembrò
sorpreso dalla tempra
di Ginny.
-Beh,
perché ti sto facendo divertire, no?-
Le
domandò, mostrandole un grande sorriso che era poco
rassicurante,
al che Ginny alzò orgogliosamente il mento, evitando di
ricambiarne il
“sorriso”.
-Forse
non l’hai notato, ma l’unico a divertirsi
qui…sei tu!-
Gli
rispose, liberandosi dal contatto e osservandolo fieramente
dall’alto al basso, mostrandogli tutta la sua stizza.
Il
ragazzo rimase ad osservarla per qualche secondo, prima di
sorridere con gli occhi scintillanti per la vittoria.
-Colui
che custodisce il tuo cuore non deve temere nulla. La tua
fedeltà è ammirevole, giovane Grifondoro-
Le
sorrise, prima di sorpassarla e lasciarla immobile in mezzo al
corridoio buio, interdetta per la frase che aveva appena espresso.
-Mi
domando a chi devi tanta lealtà…-
Le
disse, quando la ragazza era ancora girata, ma riuscì a
sentire
distintamente le sue parole.
Il
giovane Carrawell si avviò verso la Sala Comune dei
Serpeverde dove
aveva soggiornato fino a quel giorno, ma quando svoltò
l’angolo una figura
indistinta lo afferrò per il colletto della camicia.
-A
me!-
Disse
quella voce, rispondendo alla domanda che il ragazzo aveva posto
a Ginevra qualche minuto prima a quella parte: tutto ciò che
riuscì a vedere
furono un paio di occhi color ghiaccio, prima che un potente pugno si
abbattesse sul suo viso, stordendolo.
Anche
in quel momento, tra le mura del grande palazzo dove aveva
appuntamento con il padrone, la faccia continuava a fargli male.
Il
soggiorno nella scuola di Hogwarts era stato abbastanza piacevole,
ma quell’inconveniente proprio non l’aveva
calcolato: di certo non si aspettava
di venir colto nel sacco dall’uomo della Weasley.
Le
porte del grande salotto si aprirono permettendogli di entrare, e
alcuni elfi domestici la richiusero alle sue spalle, tremanti per la
paura.
Il
ragazzo camminò sul lungo tappeto borgogna che portava ad
una
figura incappucciata che si levava maestosamente al centro del salotto.
Indossava
un mantello color cobalto, il cui cappuccio gli copriva il
viso: in quel momento gli stava dando le spalle, troppo intento ad
osservare le
fiamme del sontuoso camino in pietra.
-Ho
svolto il compito che mi avevate assegnato…-
Iniziò
il ragazzo, avvicinandosi con indolenza alla figura che gli
rivolse un pigro gesto della mano per invitarlo a continuare.
-Ho
fatto delle avance alla piccola di casa Weasley, come mi avevate
ordinato. Devo dire che quella ragazza ha del carattere: mi aspettavo
una
donnina facile e compromessa, e invece mi ritrovo questa adorabile
leonessa che
sembra tenere al suo orgoglio più che alla sua vita-
La
figura incappucciata s’irrigidì con la schiena,
segno che era molto
interessato alla questione e che non si aspettava un resoconto del
genere.
-La
bella rossa non ha voluto cedere! A quanto pare il suo piccolo
cuoricino è già sigillato tra le mani di qualcun
altro, che non sembra avere
intenzione di lasciarlo andare: questa incredibile opera
d’arte mi è stata
donata da egli stesso, in seguito al
tête-à-tête avuto con la sua bella-
Sogghignò,
indicando con una mano il livido violaceo che aveva
deturpato la sua pelle e che sembrava rossastro a causa del riflesso
delle
fiamme.
-Il
nostro patto non prevedeva il cedimento della ragazza: dovevo
semplicemente provare a sedurla, nulla di più. Credetemi se
vi dico che è stata
una roccia! Pertanto, io ho rispettato i miei termini, signore-
Disse
il ragazzo, osservando la schiena della figura incappucciata che
dopo quelle parole rimase a lungo in silenzio.
La
sua mente stava pensando e riflettendo attentamente su quanto gli
era stato detto dal ragazzo: di certo non si aspettava tutta questa
lealtà da parte
della giovane.
-Ti
prego…-
Iniziò
la figura, voltandosi lentamente e abbassando il cappuccio del
mantello, rivelando un volto maturo ma delicato, contornato dai
riflessi del
camino.
-…chiamami
pure, Narcissa Malfoy-
To be continued…
Finale
bomba!!
Se
le altre volte
credevo di aver messo un pizzico di suspense nel finale, questa volta
ho creato
un’autentica bomba nucleare!! Cos’ha in mente
Narcissa? Vuole davvero dividere
Draco da Ginny? Beh, di certo non deve essere rassicurante sapere che
il proprio
figlio frequenta una traditrice di sangue, ma c’è
qualcosa nei suoi modi di
fare che lascia pensare, voi non credete? In questo capitolo
l’ho resa un po’
cattivella, è vero! Probabilmente i nostri ragazzi si
troveranno di fronte ad
una nuova minaccia! Poverini… Ma, del resto, sono io che
gestisco il gioco
quindi questa è la mia volontà, no? Spero che non
me ne vogliate per questo xD
Ora vi lascio un bacio con la promessa di un nuovo, emozionante,
capitolo!
Baci,
Bimba