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Autore: milly92    15/01/2009    6 recensioni
Debora è una normalissima ragazza di quasi sedici anni che purtroppo non esita a sentirsi “Sfigata” in ogni occasione, così decide di partecipare ai provini per diventare la “Life coach” del suo aspirante cantante preferito di un programma musicale, Music’s Planet, che si chiama Niko. Con suo grande stupore ce la fà, ma purtroppo per lei quell’evento non è un arrivo, bensì un inizio: ce la farà a vivere nel frenetico mondo della tv, dove contano solo l’aspetto esteriore, i soldi e il potere? Resisterà alle varie offese, orari stancanti e un certo aspirante cantante che la manda in tilt? E se poi all'affetto per Niko si aggiungesse anche quello per Andrea, basato più sul sentimento che sull'aspetto esteriore?? Dedicata a tutti coloro che amano sognare un (bel) po’ e che sanno che essere adolescenti e crescere NON è assolutamente semplice… Baci, milly92 ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just Believe In Yourself- Debora's Confessions'
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E.R.: Infermieri per una notte

Ciao ragazze!

Leggendo le vostre recensioni mi sono resa conto che una parte di voi tifa Niko-Deb, un’altra Andrea-Deb e un’altra ancora è indecisa…

Penso che leggendo questo cap, le Andrea-Deb saranno moooolto contente, ihih! ^^

Grazie mille a:

Angel Texas Ranger: Eheh, il comportamento di Andrea è anomalo, ma leggendo questo cap capirai che di Rossella non gliene  fregava nulla e che l’ha usata solo per uno scopo… Chissà qual è… Niko sta facendo lo scemo con Deb? Ma nooo! xD

95_angy_95: Eccomi, ho aggiornato il più presto possibile! So che è tutto un casino, ma leggendo capirai tutto (o quasi! xD). Anche se posso dirti che mano a mano la sindrome della demenza ritornerà a Niko ^_-

giunigiu95: Eh si,  Andrea ha visto tutto… Ma che c’ha, il radar? xD Diciamo che i casini inizialmente ci saranno, ma almeno si chiariranno! ^^

Giulls: Grazie, tesoro! Si, è vero che Niko bacia Deb, ma spero rivaluterai un po’ anche Andrea dopo questo cap! Certo, il suo comportamento sembra quello di un donnaiolo, ma… Chissà… Nel prossimo cap terminerà la spiegazione che inizia in questo! E ancora complimenti per la fic! ^^

vero15star: Ecco la mia lettrice Andrea-Deb più affezionata! ^^ Fiuuuu, mi hai perdonata, mi aspettavo di peggio =D.  Tranquilla, per ora Niko se ne starà molto lontano da Deb, e sono sicura che sarai felicissima leggendo il cap per quello che succede!

_New_Moon_: Che bello, X Factor ti è piaciuto! Devo ammettere che io vedendolo mi sono sentita un po’ triste perché sono ancora affezionata ai cantanti della scorsa edizione, ma pazienza… E chi sono i tuoi preferiti? Comunque la tua confusione è comprensibile, ti lascio scoprire la reazione di Andrea leggendo il cap! ^^

Credo che aggiornerò  domenica.

La vostra milly92.

Capitolo 34

E.R.: Infermieri per una notte

“Il dottore sta venendo, aveva detto che sarebbe venuto dopo la puntata”.

Mi fermai di botto mentre stavo varcando la soglia della stanza, guardando fisso Andrea che mi aveva detto questa frase con un tono di rimprovero.

“Oh, io non lo sapevo…” mormorai.

“Bene, stavo per venire a dirlo a Niko, avevo notato che stava un po’ a terra, ma a quanto pare mi sono sbagliato visto quello che ha appena fatto” aggiunse, prendendomi per il polso e trascinandomi nella sua stanza.

“Ehi, lasciami!” protestai. “E poi non sono affari tuoi…” aggiunsi. Non era il massimo sentirsi dire ciò da uno che per sette giorni ti ha ignorato per stare con la sua ex che aveva sempre criticato.

“Ma erano affari miei quando ti confidavi con me e mi toccava consolarti!”.

“Guarda che nessuno ti obbligava! E poi taci, visto che per una settimana mi hai completamente ignorato! Tu con Rossella hai fatto di peggio!” ribattei infuriata.

Lui si sedette sul letto, squadrandomi da capo a piedi.

“Sei gelosa” affermò tranquillo. “Semplicemente gelosa”.

Lo guardai con un’occhiataccia assassina, arrossendo. “Per favore, ti ho solo dato una risposta. Più che altro sono delusa perché credevo che fossi diverso! Invece no, appena hai visto che lei era disponibile non hai esitato ad usarla visto che lei si lasciava usare! Quando poi la criticavi e la ritenevi una buona a nulla! Non avevi detto di aver chiuso con la classe 89?!” sbottai, prendendo fiato.

“Si, e come hai detto tu per me è stata solo una storia di sesso, niente di più! E poi le cose che nascono qui finiscono alla fine no? Perciò non ti illudere con Niko…”.

“Niko non era in sé, ha i decimi di febbre, e per me quel bacio non ha significato nulla…” gli spiegai con tono paziente. “E poi quello geloso qui mi sembri tu”.

Mi sedetti sul suo stesso letto, a braccia incrociate. Lo guardai, studiando la sua reazione. Sembrava quasi sollevato dalle mie parole circa il bacio.

“Si, sono geloso, c’è qualche problema? Ti voglio troppo bene e non voglio che la storia si ripeta!” affermò tranquillamente.

“Hai uno strano modo di dimostrarlo e poi so badare a me stessa, ho imparato dalle situazioni precedenti, tranquillo… papà!” lo presi in giro, ma senza sorridere, anzi, avevo un’espressione piuttosto offesa. “Almeno lui mi è stato  vicino come un amico, non come te che appena ti sei messo con quella mi hai completamente ignorato” aggiunsi con aria di precisione.

“Lo so, ma il fatto era che… Beh, non potevo parlare con te, era gelosa… Diciamo che c’era una specie di patto tra noi…”. 

“Ma bravo! Complimenti! Cosa non fareste voi ragazzi per…” ma mi zittii poiché avevo sentito il campanello suonare. “Dopo finiamo di parlare!” gli imposi,  mentre andavo nell’ingresso per poi accorgermi che il medico era già entrato e stava visitando Niko, che aveva il viso arrossato e rispondeva a stento alle domande. Tutti gli stavamo intorno, seguendo la visita preoccupati.

“Allora, qualcuno può preparargli qualcosa da mangiare? Deve prendere questa pillola di cortisone, ma a stomaco pieno. Poi da domani per tutta la settimana dovrà prendere questo sciroppo che gli ho prescritto e che  andrà a prendere  qualcuno della produzione tre volte a giorno, così dovrebbe essere in forma per la finale” spiegò il medico, un uomo abbastanza alto, dai capelli grigi e con dei simpatici baffi.

“Si, vado io a cucinargli qualcosa” si offrì Samanta, dirigendosi in cucina.

“Ma, dottore, domattina starò meglio?” chiese Niko, disteso sul divano e vestito di tutto punto. Aveva gli occhi lucidi e parlava a voce bassissima. Quando ero entrata non mi aveva nemmeno guardata dopo il bacio, offuscato dalla febbre e dai dolori com’era.

“Certo, certo” lo rassicurò. “Mi raccomando, stanotte dovreste fargli un po’ da infermieri, dovete misurargli la febbre e non farlo parlare, oltre che fargli mangiare qualcosa come brodini caldi. Lo so che siamo a maggio, ma dovrà avere un po’ di pazienza, e lo chiedo anche a voi per favore”  si congedò, mentre lo accompagnavamo alla porta.

Fu così che passai la prima vera notte insonne: io, Lara, Samanta e Max ci prendemmo il compito di stargli dietro e fare da “infermieri”.

Il mio compito fu quello di stargli vicino mentre dormiva (si addormentò verso le quattro) e controllare se gli si alzava la temperatura. Sentivo le palpebre pesanti, mentre Lara preparava degli “Impacchi” come li chiamava lei e Samanta era fuori con Giovanni, dato che aveva avuto il permesso di uscire e andare a prendere i vari medicinali in una farmacia notturna.

Mi sentivo davvero giù, stare da sola in quella stanza con la fioca luce che offriva la piccola lampada mentre Max leggeva alcune informazioni sulla confezioni delle pillole di cortisone mi intristiva, e mi dispiaceva che Niko si fosse ammalato ad un passo dalla finale. Il bacio ormai era una cosa superata,  più che altro pesavo alla breve ma accesa discussione con Andrea.

“Max, allora, cosa dice?” chiesi, tanto per parlare, e quando non ebbi alcuna risposta mi voltai: si era addormentato sul divanetto della stanza. Bella cosa, ora dovevo restare sveglia altrimenti Samanta sarebbe rimasta fuori al ritorno, anche se la cosa ad essere onesti le stava bene…

Controllai la febbre, e con un sospiro di sollievo vidi che scottava di meno.

“Ehi, ma sei ancora sveglia?”.

Sussultai, e solo dopo secoli notai, a causa della pessima luce, che Andrea era entrato nella stanza e se ne stava dietro di me, con indosso una tuta grigia.

“Si, questo è il mio compito” risposi sbadigliando.

“Vai a dormire, starò io qui al tuo posto, sono le cinque e mezzo”.

“Ma no, non riuscirei a dormire” risposi, stropicciandomi gli occhi.

“Ehi, Deb, ho fatto, ora devo solo bagnargli il viso con questo impacco” mormorò Lara, entrando con una piccola scodella in mano e un fazzoletto di  stoffa. Aveva le occhiaie evidenti e i capelli scompigliati. “Oh, Andrea, ci sei anche tu? Andate in cucina, ho preparato una tisana e il caffè… Vi chiamo io dopo”.

“Tranquilla, Lara, ti do una mano…” mi offrii, ma lei sorrise.

 “No, mi sono ingozzata di caffè prima, non vedo perché non debba farlo anche tu, piccolina”.

“Ok, ma devi chiamarmi, ok?”  le dissi, mentre mi alzavo.

“Certo, ci vorrà poco” mi rassicurò, mentre mi allontanavo con Andrea alle calcagna.

Il loft a quell’ora sembrava magico, ci ero passata altre volte ma mai dopo essere stata sveglia fino a quell’ora e senza essere andata a dormire, vedevo gli alberi del giardino muoversi lentamente grazie ad un po’ di vento e il cielo aveva qualche nuvola ambrata.

“Siediti, faccio io” si offrì il ragazzo, mentre spostava una sedia per farmi sedere e raggiungeva il lavello per prendere bicchieri e caffettiere. “Ho una settimana da farmi perdonare”.

“Non è così che la sconterai” precisai, appoggiando la testa al tavolo. “Gli altri ci sono rimasti davvero male, non ti sentivano più parte del gruppo”.

“Lo so, ho già chiarito con loro”.

“Bene”.

“Quindi non hai più scuse ora” mi ricordò.

“Bene” ripetei scocciata.

“Dai, non fare la bambina…” si lamentò, mentre metteva i bicchieri sul tavolo. “Caffè o tisana?”.

“Caffè” risposi all’istante.

“Ed io ti do la tisana, se prendi il caffè mi mangi” mi rimbeccò sorridendo, mentre mi accarezzava i capelli.

“Idiota, dammi il caffè, ne ho bisogno” sbadigliai per l’ennesima volta, cercando di non badare a quelle carezze. “Con tanto zucchero” aggiunsi.

“E tu cosa mi dai in cambio?”.

“Guarda che lo ha fatto Lara, non tu, quindi taci…” tentai di ribattere, senza forze e con tanto sonno, oltre al fatto che mi sentivo stordita e stupidamente felice per la sua presenza. Andrea, il mio Andrea, era di nuovo single, più  bello e deciso che mai.

“Ma io te lo sto servendo…” precisò.

“Oh, ok, basta, non lo voglio più!” buttai lì scocciata. “Faccio prima se te lo pago, questo caffè!”.

“Infatti, ma non devi pagarmelo con i soldi, ma con qualcos’altro!”.

“Se intendi far ritornare Rossella nel loft non posso, sorry” lo presi in giro, alzandomi dal tavolo e prendendo un tovagliolo, visto che avevo il viso bagnato a causa di tutte le lacrime causate dagli sbadigli.

“Dai, ancora, lei non mi interessava! Vuoi capirlo si o no? E’ stata solo un’avventura, anche se ammetto che mi sono messo con lei per un’altra ragione… Al massimo di lei poteva interessarmi solo una cosa” disse scocciato e con voce sarcastica.

“Si, come per tutte le ragazze, no?”.

E quale sarebbe l’altro motivo?!

“No! Quando una ragazza mi piace veramente non penso a… quello…” mi informò, mettendomi una mano sulla spalla e facendo una faccia seria.

“Buon per loro, allora” risposi stizzita, visto il cambio di atteggiamento. “Allora? Quale sarebbe il motivo che ti ha spinto a buttarti tra le su braccia?”.

 “Te lo dico domani, ok? E comunque ho deciso con cosa dovrai pagarmi il caffè” dichiarò, ritornando a sorridere.

“E sarebbe?” chiesi, stando al gioco e sedendomi sul tavolo, in modo da poter essere più alta.

“Un bacio” disse, avvicinandosi pericolosamente e accarezzandomi una guancia.

Si, un bacio. A che gioco stava giocando? Non fate domande idiote, certo che glielo avrei voluto dare, ma non in quella circostanza, e per di più così, per gioco. No, se doveva succedere doveva essere perché ce lo sentivamo entrambi….

“Ok” dissi, e decisi di svincolare la situazione dandogliene uno sulla guancia.

“Ma no, intendevo un vero bacio” precisò deluso, continuando a stringere il mio volto.

“Non dire sciocchezze, tu sei quello che fino a quattro ore fa stava con Rossella e che non mi ha degnata di uno sguardo, e poi queste cose non si fanno tra amici!” mi infervorai, anche se non chiedevo di meglio che poterlo baciare. Ma avevo paura di rovinare quello che stavo salvando dopo che lui aveva rotto con quella, e poi non mi sembrava giusto visto il suo comportamento degli ultimi sette giorni.

“Scusa, e dove lo metti Niko? Con lui non ti fai problemi….”.

“Andrea, ma allora sei geloso! Perché vuoi un bacio da me? Per scommessa?” iniziai ad infervorarmi, più confusa che mai.

“No, semplicemente perché… mi va… Sai che ti voglio bene, e non chiedo altro che baciarti…” disse a voce bassa e suadente.

Mi sentii sciogliere, e tutti i miei buoni propositi di non essere più la bambolina di turno andarono a farsi friggere.

Me ne stavo seduta ancora immobile su quel tavolo,senza sapere cosa fare mentre il suo braccio destro scendeva a cingermi la vita.

Mi abbracciò, prima di darmi un lieve bacio sul collo. Una scarica di adrenalina mi attraversò, facendomi sentire ardere in tutti i punti. Sentii sfiorare i nostri nasi quando, come nel solito film ricorrente, questa volta suonò il campanello.

“E ti pareva” sbuffò lui.

“Io… ehm, vado ad aprire” borbottai imbarazzata, seccata mio malgrado per l’interruzione, scendendo dal tavolo e incamminandomi verso la porta d’ingresso a testa bassa.

“Buongiorno” sbuffò Samanta. “Come sta Niko?”

“Ehm, meglio, in realtà ora c’è Lara vicino a lui, io stavo prendendo un po’ di caffè…”.

“Ok, ho preso le medicine, vado a mettergliele sul comodino” si offrii, dandomi la sua giacca senza troppi complimenti. La stavo poggiando sull’attaccapanni quando un lieve: “Ecco il tuo caffè” mi fece girare.

Andrea mi stava porgendo la tazza, sorridendo. E chi lo capiva!

“Oh, grazie” risposi, constatando che era ormai freddo. Ritornai in cucina e lui mi seguì, sedendosi di fronte a me.

Rimasi così,a  sorseggiare caffè per un’ora, scambiando un’occhiata con Andrea ogni tanto, finchè non mi decisi ad andare di là dalle altre. Era ormai l’alba, lievi fiocchi di luce entravano in cucina, così Andrea spense la luce. 

“Diciamo che per questa volta ti ho fatto lo sconto”  disse infine, parlando dopo secoli.

“Andrea, per favore, basta, se…” presi coraggio. “Se mi vuoi baciare… beh… Fallo in un modo più decente e romantico, senza trovare scuse cretine” terminai, prima di posare la tazza nel lavandino. Il sonno mi dava decisamente ala testa, ovvio.

“Ok, ne prenderò nota” rispose stizzito. “Scusami. Cercherò di essere più decente, è solo che il sonno mi dà alla testa… E anche tu mi fai un effetto simile”.

Annuii, stordita, senza sapere cosa pensare. Cosa voleva dire? Davvero gli interessavo? Il mio cuore batteva a mille mentre tornavo nella stanza di Niko.

Era sveglio, e sembrava più in forma, solo un po’ assonnato.

“Ehi, buongiorno, come stai?” chiesi gentilmente, quando in realtà avrei preferito starmene in camera a rimuginare circa le parole di Andrea.

Fece un cenno come a dire “Meglio”, e mi ricordai che non poteva sforzarsi. Secondo me non si ricordava nemmeno di avermi baciata.

Meglio così! pensai.

“Lara, cattiva, non mi hai chiamata” dissi sorridendo e abbracciandola.

“Dai, tranquilla, ora ha la febbre a 37 e mezzo”  mi rassicurò. “Niko, dormi un altro paio d’ore e poi ti prenderai lo sciroppo” aggiunse cordiale, mentre lui annuiva.

“Andiamo, và, lasciamolo in pace” propose Samanta scompigliandogli affettuosamente i capelli e uscendo, prima di dirigersi nella nostra camera.

“A proposito, mi trasferisco da voi, io sono sola in camera dopo che Ross se ne è andata”  ci ricordò Lara.

“Certo” le risposi cordiale assaporando quelle parole. Rossella se ne era andata, andata, andata… Possibile che, nonostante tutto quello che avevo sofferto, riuscivo solo  pensare che Andrea era sigle? Dov’era la mia rabbia? Il mio orgoglio? I miei sentimenti feriti?

“Ragazze, oddio, mi sono addormentato!”.

Max era corso verso di noi, tutto spettinato e con una specie di fiatone inspiegabile.

“Ce ne siamo accorte” dicemmo io e Lara contemporaneamente, sarcastiche.

“Scusate, ma leggere quei foglietti…. Non ce l’ho fatta…” si scusò, cercando di appiattirsi i capelli.

“Ormai è fatta, ma giuro che si è sentita la tua mancanza, volevo proprio fare una bella partita a carte per ammazzare il tempo” lo presi in giro, mentre ridevamo.

“Comunque ho controllato e ho visto che sta meglio, siete uniche! “E.R.: Medici in prima linea” non vi fa un baffo!” esclamò.

“Infatti, diciamo che siamo più “E.R. Infermieri per una notte” , no?” propose Lara sarcastica.

“Comunque, sono ormai le sette meno un quarto, cosa ne dite di andare a dormire?” .

Andrea era ricomparso e sorrideva incoraggiante.  “Baderemo noi a Niko quando si sveglierà, tranquille. Deb, l’incontro con Luke è alle tre, quindi dormi quanto vuoi” aggiunse, mentre mi dirigevo in stanza.

“Ok, mi vieni a svegliare tu verso l’una per favore?” chiesi.

“Ma certo, ti chiamo per il pranzo, ok?”.

 “Fantastico” risposi, prima di allontanarmi ed entrare nella stanza dove Samanta stava già sul letto profondamente addormentata.

Mi sentivo felice, gioiosa, allegra… Il malumore che mi aveva contagiato fin a poche ore prima era scomparso,  aveva lasciato il posto alla speranza, e mi addormentai con l’immagine di Andrea che stava per baciarmi scolpita nella mente.

 

Qualche Anticipazione:

“Ehi, infermiera!” mi accolse Max sorridendo, mentre Niko sorrideva dall’alto del suo brodino e mi faceva cenno di sedermi vicino a lui.

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“Perché infatti dal 15 marzo ad ora abbiamo dato la caccia al lazo alle mosche utilizzando i fili del mcrofono…” disse sarcastico Andrea sottovoce.

“Non parlare proprio tu, Andrew” lo zittì Francesco con un’occhiata piccante.

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“Credo di aver sognato di averti baciata… o è la verità?”

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“Grazie, Andrea, diciamo che dopo stasera ti ho perdonato al 100% …” dissi, cercando di risultare scherzosa anche se volevo davvero dirglielo.

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“Ma perché? Dai, non volevo farti commuovere, sono stato molto tragico, le cose non saranno così…” tentò invano di consolarmi, mentre Daniele mi circondava il braccio con una spalla.

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“Ehi, siamo noi quelli che devono provare e andare incontro alla finale, quindi vedi di tirarti su che ci serve il tuo supporto da life coach” fece Dante con finto tono hitleriano.

 

  
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