Questa cosa fa parte delle mie solite, improvvise e inutili
pubblicazioni random e senza alcun senso. Sopportatemi. C'è qualcosa di
fondo che non mi convince, ma è uscita così.
L'ispirazione me l'ha data quella doujinshi strappacuore/strappalacrime
di Taiyou no Sumika – La residenza del sole.
Anche se mi ha ispirato, non c'entra quasi un bel niente con questa
storia, anche se ho citato una residenza del sole.
Note dell'ultimo secondo: mi sono resa conto che il correttore automatico di word ha deciso di cambiare "Palazzo dell'Hokage" con "Palazzo dell'autoflagello" e altre ironie varie. Le sto correggendo.
Per chi segue il resto, non so cosa aggiornerò per prima, in settimana
ho un esame e poi ancora un altro quella seguente. Vedrò il da farsi sul
momento.
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A due passi da Oto, tre da Konoha
Naruto sbatte
le ciglia più volte intontito ancora dal sonno, sbadiglia rumorosamente
e si rende conto di aver dormito profondamente nel suo ufficio.
Ricorda degli
infiniti resoconti annuali da compilare, dell'estenuante controllo sul
numero delle missioni suddivise per grado, dell'ingombrante silenzio del
suo ufficio nell'ora del tramonto e la decisione di alzare la testa
dalla pila di fogli, massaggiandosi stanco le tempie.
Nonostante la vista
ancora appannata dal sonno, Naruto si alza dalla sedia, sbadiglia ancora
con gli occhi chiusi e umidi, stiracchiando i muscoli della schiena e
delle braccia parecchio indolenziti dal sonnellino fuori programma.
Si gira verso la
finestra alle sue spalle e illuminato dalla luce soffusa di una vecchia
lampada ad olio, un tempo proprietà di Tsunade, c'è Sasuke seduto con
eleganza sul davanzale della finestra con la schiena appoggiata nel muro
di rientro, una gamba a penzoloni, le braccia incrociate al petto e lo
sguardo rivolto verso il cielo notturno.
Anche Naruto osserva
il cielo scuro chiedendosi quante ore abbia dormito, in modo istintivo
si volta a guardare la scrivania, che seppur sempre sommersa nel
disordine perenne, sembra avere un'aria più ordinata.
Allunga un braccio,
sposta la maschera di porcellana di Sasuke poggiata sopra una pila di
fogli e ne afferra i primi in cima con un gesto casuale.
Ritorna vicino alla
finestra e li sventola sotto in naso di Sasuke come chiedendo
spiegazioni.
In risposta l'Uchiha
gli circonda con un braccio la vita e lo avvicina con fare annoiato.
«Non pensare che abbia svolto del lavoro al tuo posto senza volere nulla
in cambio.»
«In ogni caso
avresti dovuto riposare» Naruto stringe le braccia attorno a Sasuke e
poggia mollemente la testa sulla spalla. «Per i tuoi occhi.»
Nell'ultimo periodo
Sasuke sembra avere qualche fastidio agli occhi, niente di troppo
preoccupante, forse una leggera sensibilità alla luce e altri piccoli
fastidi durante la lettura.
Sasuke si stringe
nelle spalle.
«E' tutto
apposto» risponde noncurante.
Abbassando il volto
c'è lo sguardo di Naruto che studia attentamente il suo viso, alla
ricerca di qualsiasi segno, di qualsiasi altra cosa che può notare uno
come lui e possa dargli una risposta più soddisfacente.
«Sakura dice che
dovrei indossare degli occhiali da riposo.» conclude Sasuke con un
profondo sospiro.
«Che aspetti ad
usarli Teme? Non continuerò a esonerarti a lungo dall'indossare la
maschera, sai?»
La maschera di
porcellana ANBU è stata uno dei tanti motivi dei loro litigi.
Sasuke la porta
sempre con sé, legata ad uno dei passanti dei pantaloni, ma non la usa
quasi mai sul volto.
Sono anni che lo
richiama ogni giorno per fargliela indossare come tutti gli altri ninja
della divisione e sono altrettanti anni che Sasuke lo guarda con
strafottenza, affermando con insolenza che farà come gli pare.
Nell'ultimo periodo
Naruto ha un po' insistito meno, dandogli un po' di tregua, immaginando
che con una maschera addosso gli occhi di Sasuke si sarebbero affaticati
maggiormente.
«Non posso
continuare a fare favoritismi.»
«Anche soddisfare
sessualmente l'Hokage è favoritismo o sbaglio?» Sasuke piega le labbra
in una smorfia divertita, e si gode l'espressione indignata dell'altro
che lo spintona e si allontana di qualche centimetro.
«Da quanto sei qui?»
indaga Naruto, facendo cadere l'occhio sulla katana abbandonata per
terra.
«Da quando hai
cominciato a russare» Sasuke mette una mano sulla faccia di Naruto
per allontanarla infastidito.
«Io non russo!»
Naruto gonfia le guance indispettito e tira un pizzicotto sul braccio di
Sasuke per protesta.
Di rimando l'Uchiha
gliene restituisce uno sul fianco, al quale Naruto risponde ancora con
un altro sulla coscia. Ne segue uno dal tocco più malizioso di Sasuke
sul sedere di Naruto e dai pizzicotti dispettosi sono passati a baciarsi
con il respiro affannato.
«Lo prendo come un
anticipo per i miei straordinari» mormora Sasuke ormai in piedi anche
lui mentre tiene Naruto premuto contro il muro che annuisce sulle sue
labbra, mordicchiandone il labbro inferiore sensuale.
«Se ti devo ripagare
così... Sas'ke sostituiscimi tutti i giorni» Naruto ridacchia e Sasuke
lo osserva accigliato dargli le spalle e mettersi a cercare qualcosa
sulla scrivania e nelle tasche della giacca.
«Se trovo le
chiavi... da me?»
E' a disagio Naruto.
Sono anni che si
frequentano, sono una coppia, anche se non se lo sono mai detti e
organizzano i loro turni in modo da passare più tempo possibile insieme,
cercando l'intimità che spesso sono costretti a negarsi, ma chiederlo
così apertamente fa sentire Naruto sempre come le prime volte, quando
con imbarazzo e impacciato chiedeva a Sasuke dove si sarebbero
incontrati, a che ora si sarebbero visti una volta finita la loro
giornata lavorativa.
«Tanto è uguale»
risponde con disinteresse Sasuke, sedendosi.
«Potresti darmi una
mano anziché sederti di nuovo.»
«Ho fatto già
abbastanza per oggi» Sasuke osserva con la coda dell'occhio la
scrivania, Naruto che segue il suo sguardo, sbuffa alzando gli occhi
verso il soffitto, pensando che il compagno comincerà a rinfacciargli il
fatto di aver fatto qualche firma al posto suo per il resto dei suoi
giorni.
Naruto alza
documenti alla rinfusa, si piega a controllare il pavimento, continua a
tastare alla cieca ovunque: nelle sue tasche, nel mantello, sopra le
sedie... ma le chiavi non sembrano saltar fuori.
Gli occhi di Sasuke
non lo abbandonano un attimo.
Naruto ogni tanto
ricambia lo sguardo, ma c'è uno strano silenzio che li avvolge e gli
occhi neri di Sasuke si fanno sempre più intensi, sono diversi, c'è una
profondità differente che ne delinea le curve del viso.
«Che ti prende
Sas'ke? Ti sembro più figo del solito?»
«Potremmo
costruirla» mormora all'improvviso Sasuke, sovrappensiero.
La voce è bassa,
perché le idee in testa sono tante e tutte si sovrappongono l'una con
l'altra e seguire un filo logico non è affatto facile.
«Cosa?»
«Conosco i tuoi
sogni, dobe» la semplicità con cui Sasuke pronuncia quella frase lascia
Naruto sorpreso.
«La
residenza del sole, intendo.»
Naruto adesso è
incredulo, trema quasi. «Tu come fai a sapere?»
Come fa Sasuke a
conoscere davvero quello che a volte sogna di notte?
Di
quell'illusione che da qualche mese prende forma durante le sue
notti.
Del profilo incerto
di Konoha alle spalle. Dei loro baci e delle loro lotte tra l'erba
bruciata dal sole.
Delle risate di
Naruto che riempiono l'aria e dei borbotti di Sasuke mentre si
rincorrono lungo un sentiero desolato ma famigliare.
Di una casa, la
residenza del sole, costruita in mezzo al nulla, a due passi da Oto e
a tre da Konoha dove il sole al tramonto sembra immergersi anche
lui dentro le stanze di quell'abitazione solitaria.
Della gara a chi
arriva per primo davanti alla porta, con Sasuke che
lo supera e si fa rincorrere ancora, ma dove stavolta è Naruto che si fa
aspettare perché cammina lento con gli occhi puntati addosso a Sasuke
che lo provoca e lo raggiunge, tirandolo per un braccio per farlo
entrare in quella casa che sembra la loro casa.
«Chiamala abilità
innata nel tradurre le tue stronzate notturne» spiega Sasuke scrollando
le spalle, ormai abituato a condividere spesso il letto con Naruto e i
suoi lamenti durante il sonno.
Ha scoperto di quel
sogno per caso una notte e anziché girarsi dal lato opposto sdegnato si
è messo ad ascoltare i rimasugli di quelle frasi borbottate
inconsciamente, ed era stato semplice collegare di volta in volta quelli
spezzoni e crearne un'immagine unica.
Sasuke lo immagina
quel sogno che ha preso una consistenza così vivida anche per lui.
Durante il ritorno
da certe missioni che lo portano vicino ai confini di Oto, ha deviato
percorso diverse volte e pensa di averlo trovato un posto adatto ad
accoglierli in un futuro forse non troppo lontano.
Arriverà il giorno
in cui diranno addio alla loro vita da shinobi, si fermeranno prima di
rimanere vittime di qualche nemico che il loro fisico ormai affaticato
dagli anni non riuscirà a contrastare e potranno rifugiarsi in quel
luogo solitario, il centro di un nuovo mondo, posizionato in mezzo ai
luoghi che hanno segnato le loro vite.
«E' un sogno come un
altro... però non sarebbe male fosse vero?
Naruto sorride di
riflesso allo sguardo sereno e pacato di Sasuke.
Non gli serve una
risposta per sapere che Sasuke è d'accordo e c'è anche la sensazione
strana di condividere le stesse aspettative sul futuro, quel dare per
scontato che andranno avanti l'uno accanto all'altro, qualsiasi cosa
succeda.
«Di tutte le
stronzate che pensi questa mi sembra la meno pericolosa.»
«Teme non trovo le
chiavi, andiamo da te» borbotta sconsolato Naruto tenendo le mani sui
fianchi e guardandosi intorno ancora, nella speranza di far cadere
l'occhio in dei punti dell'ufficio che non ha controllato.
«Andiamo dobe, hai
un debito da estinguere» Sasuke lo esorta a seguirlo, con la
katana e la maschera in mano, già sull'uscio della porta aperta e
il piede che ha già varcato la soglia.
«Al di là di tutto
non ti ho chiesto di fare gli straordinari!» brontola Naruto dando uno
spintone con la spalla contro quella di Sasuke, mentre oltrepassa la
porta.
«Mi andava che fossi
in debito con me» replica l'Uchiha ironico che prima di chiudere la
porta a chiave, da un'ultima occhiata al paesaggio scuro, a quelle
sfumature di blu e nero, delle colline che si confondono con il cielo
della notte, forse cercando il punto imprecisato della residenza del
sole che non può vedere perché non esiste ancora, ma che è sicuro si
trova là in mezzo.
«Parlo così tanto di
notte?»
«Decisamente troppo
Uzumaki.»
Le loro voci
diventano flebili mormorii lontani mentre percorrono le lunghe scalinate
del palazzo dell'Hokage e Naruto è troppo preso dall'indagare
sulla sua parlantina notturna e delle conferme scocciate di Sasuke da
non accorgersi che quest'ultimo gioca con le chiavi del suo appartamento
tenute nascoste in tasca.
Se quella casa la
costruiranno davvero, meglio pianificare da subito una convivenza a
piccoli passi.