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Autore: Artemisia246    28/06/2015    3 recensioni
"-Scusate, scusate ma che ne dite di fermarvi un attimo? Dopo tutto non hanno fatto niente di male- a parlare fu una voce sconosciuta vicino alla porta. Tutti si voltarono verso di lei e per un momento le ostilità cessarono.
***
-Allora ditemi, cosa ci fa il Chirurgo della Morte su quest'isola?- domandò
***
-Quindi siamo da soli sta sera, mia signora?-
***
-... e in tutte queste leggende si afferma che tu non abbia un cuore- disse, inclinando poi la testa per permettere a Trafalgar di baciarle meglio il collo.
-E tu cosa pensi?- mugugnò lui, tra un bacio e l'altro.
***
-Perchè sono sopravvissuta?- sussurrò, imbrattando di lacrime la felpa di Law.
***
-Voglio un tatuaggio-
-Dove?-
-Su tutta la schiena-
***
-Tu la ami, Law. La ami e lo sai-
-No, Bepo-
-Cosa ottieni nel mentire a te stesso?-
***
-Io mi occupo di Kidd, che è il più grave, tu pensa a Law!- gridò, accovacciandosi vicino al rosso.
***
-Cora-san ti voleva bene- sussurrò dolcemente.
***
-MORENDO NON RISOLVERAI NIENTE, IDIOTA!-"
***
Piccolo appunto: ci saranno delle parti che differiscono dal manga, ma spiegherò man mano quali sono e vedrò di non modificare troppo la storia originale.
Buona lettura.
Genere: Angst, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pirati Heart, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Alour, Buonsalve e Buonasera.
Lo so, meriterei una visita da parte di Akainu solo perchè ho fatto
così tanto ritardo, ma ehy non era colpa mia.
O almeno non tutta...
Vedete prima il computer che non andava, poi il tablet dal quale
non riuscivo a scrivere bene e il "blocco dell'autore"...
Sì, un mucchio di cose, ma adesso tutto okay!
Proverò, ho detto proverò quindi sta volta siete avvertiti, ad aggiornare
con più regolarità. E dovrete attendere ancora qualche giorno per la ff gemellata.
Di cose particolari dentro al capitolo non ce ne sono molte,
devo ringraziare
Amahy che mi fa da beta (davvero un grazie enorme
quanto la stazza di Barbabianca) e sinceramente, se devo dir la verità, 
è la beta migliore che abbia mai avuto (sul serio pirati,
è fantastica).
L'unica cosa degna di nota è la comparsa di Mirajane, la mia protagonista
ma per sapere qualcosa in più su di lei dovrete aspettare il prossimo capitolo.
Ora vi lascio, ho già rotto fin troppo le palle.
Un ultimo
GRAZIE ad AMAHY, e adios.
Da Artemisia246 




 
VIANDANTE
 

Tutti si voltarono istantaneamente verso la voce.
La figura era avvolta in un mantello marrone sgualcito, rattoppato in più punti e con l’orlo rovinato. Gli arrivava fino ai piedi e il cappuccio copriva la parte superiore del viso, lasciando intravedere delle labbra non troppo carnose ed eleganti.
Dalla voce, poteva essere sia un uomo che una donna, i pirati Heart non erano riusciti a capirlo bene.
-Fermatevi, sono solo degli stranieri che hanno chiesto delle informazioni, non mi pare un buon motivo per attaccarli, no?- provò a convincere i clienti, usando una voce dolce. Tuttavia questa tattica non funzionò. Chiamatela prontezza di riflessi o semplice fortuna, ma riuscì a schivare un bicchiere lanciato al suo indirizzo, che si schiantò contro il muro producendo un fastidioso rumore acuto.
-Vattene via! Anche tu non dovresti stare qui!- gridò un vecchio di mezza età, col volto pieno di rughe e una giacca marrone rattoppata sul gomito.
-Ha ragione! Vattene!- gli diede man forte un ubriacone che si alzava a stento.
Iniziò una nuova pioggia di vetri rotti e bottiglie, lanciate contro i quattro malcapitati.
Gli Heart si destreggiavano tra i pezzi di vetro, mentre una valanga di insulti gridati da voci roche e consumate dall’alcool gli scivolavano addosso.
Anche il loro misterioso alleato riusciva a non farsi colpire dalle armi improvvisate eseguendo degli spostamenti degni di un ballerino, tuttavia Bepo notò,  grazie al suo occhio medico, che ogni tanto ondeggiava verso destra, come se in quei momenti non avesse l’equilibrio per ritornare nella posizione iniziale.
Magari si è ferito alla gamba, ipotizzò l’orso.
Decise di rimandare la questione a dopo essere usciti da quel bar di pazzi. Shachi sentì una leggera pressione al braccio e vide a pochi centimetri da sé un cappuccio marrone.
-Porta i tuoi amici fuori di qui, vi aiuterò io- la voce roca e l’apparizione improvvisa, gli fecero prendere un colpo. Ma annuì ed iniziò a cercare Penguin e Bepo per portarli fuori.
Si avvicinò al ragazzo con il pon-pon in testa, toccò il suo braccio e indicò la porta con un cenno, questi confermò e, facendo lo stesso con Bepo, uscirono finalmente da quella baracca infernale.
Il sole e l’afa si stagliarono sui loro corpi con ancora più forza di quanto non ne avessero fatto arrivati sull’isola. Tuttavia l’aria fresca era una benedizione per i loro poveri polmoni consumati dall’aria stantia del bar.
Penguin si portò le mani sulle ginocchia prendendo grandi boccate d’aria, subito imitato da Shachi e da Bepo. I tre sentirono distintamente le voci da dentro il locale farsi sempre meno intense, un fragore di sedie e un tavolo spostati fece intuire che i clienti si erano calmati. Rimasero in quella posizione per un altro paio di secondi, poi si misero eretti e si esaminarono le braccia per vedere se avevano dei tagli.
-Ma cosa diavolo è preso a quei tizi?- domandò il rosso. Penguin scosse la testa.
-Ah non lo so, dopotutto non abbiamo fatto niente- disse.
Bepo scrollò le spalle e si portò una zampa al viso per proteggersi dal sole.
-Non è colpa vostra- disse una voce chiaramente femminile alle loro spalle.
Con somma sorpresa si accorsero che la misteriosa figura non era un lui, ma una lei.
Sia Penguin che Shachi sgranarono gli occhi mentre scrutavano la loro misteriosa alleata.
Il viso allungato era di un leggero color ambra, dai tratti morbidi, su cui svettavano degli occhi nocciola e delle labbra rosee. Non sembrava avere trucco ma la luce del sole conferiva una brillantezza unica al viso, come se vi fossero incastonati tanti piccoli diamantini, effetto reso anche grazie al sudore per via della calura sotto al cappuccio, i capelli marroni le arrivavano alle spalle ma era difficile stabilirne la lunghezza  effettiva visto che erano in parte coperti dal mantello.
-State bene?- domandò confusa. Solo allora i pirati si resero conto di essere rimasti imbambolati ad esaminarle il viso, ma d’altronde lei era la prima ragazza carina che vedevano da più di tre settimane.
-Eh? Ah sì sì, non ti preoccupare- disse Penguin riprendendosi e facendo la figura dell’idiota. La ragazza piegò le labbra in un ghigno.
-Piacere di conoscerti, io sono…- iniziò Shachi ma non riuscì a finire la frase.
-Non qui- lo interruppe lei, guardandosi attorno con aria circospetta –Non è il luogo adatto per fare delle chiacchiere: tra non molto dovrebbe arrivare la Marina- spiegò lei.
Bepo si guardò attorno ma vide solo delle case lerce e sudice, anche se non faticò ad intuire che probabilmente la ragazza aveva ragione.
-Venite a casa mia, lì potremmo parlare tranquillamente- disse lei incamminandosi.
-Ehm, scusa… sei stata gentile ma noi dovremmo tornare alla nostra nave- disse cordialmente Penguin.
Lei sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
-Se prima nel bar avete chiesto dove si vende del carburante vuol dire che avete un mezzo a motore, tu hai detto “nave” quindi è una imbarcazione che può fungere anche da nave- spiegò con un tono scocciato fissandoli uno ad uno mentre loro si facevano sempre più ammutoliti –da ciò che hai detto, posso dedurre che possedete o un sottomarino o una imbarcazione simile in grado di navigare sopra e sotto l’acqua- stavolta ghignò come per sottolineare le sue affermazioni e per vedere se avevano da ribattere –potreste anche utilizzare la modalità “nave”, ammesso che l’abbiate,  ma non se volete fare delle fughe rapide. Io so qual è un discreto negozio che vende carburante anche a gente che non è del posto e posso dirvi dove si trova, ma non qui. Vi porterò a casa mia- concluse semplicemente, come se avesse appena dettato la lista della spesa invece di smascherare come si muovevano deducendolo da solo tre o quattro parole.
Dopotutto, avere un sottomarino era una cosa insolita per dei pirati, c’era delle gente che ci metteva una vita per capire come mai riuscissero ad andarsene sempre così di fretta o come riuscissero, quasi sempre, ad evitare le tempeste. La maggior parte si chiedeva se avevano un sottomarino o una nave, decidendo a priori che doveva per forza essere o una cosa o l’altra. Lei era l’unica che per il momento aveva preso in considerazione entrambe le opzioni.
-E tu ci daresti queste informazioni gratis?- disse Shachi volutamente retorico.
Okay, magari poteva averli anche aiutati nel bar e sì, aveva sicuramente ragione nel dire che la Marina sarebbe stata lì a breve, ma appunto per questo dovevano andarsene ed evitare di perdere tempo a parlare con una bella ragazza. Adocchiò velocemente la base militare che stava sopra una delle poche colline verdi presenti nel territorio. Vista dal porto e consultandone la cartina, sembrava che l’isola avesse una forma arroccata. La parte portuale dell’unica città presente era prevalentemente piana, tuttavia più ci si addentrava nel cuore più le strade si facevano in pendenza, fino ad arrivare ai piedi di una grande collina su cui troneggiava una base militare che sembrava dire, dall’alto, “ricordatevi sempre chi comanda”. Ai suoi lati si estendevano altre due pianure verdeggianti utilizzare per i raccolti mentre a sud dell’edificio si trovava un bosco.
-Sì che ve le darei gratis- rispose la ragazza alzando gli occhi al cielo.
-E perché?- domandò Bepo, sospettoso.
-Non sopporto come la gente di questo posto tratta i nuovi arrivati solo perché hanno chiesto delle informazioni- diede una occhiata di sbieco alla porta del bar. Penguin e Shachi si fissarono mentre il sole picchiava sempre più forte sopra le loro teste.
-Senti, sei stata carina prima e ti ringraziamo per questo, ma adesso dobbiamo proprio andare. Grazie e buona fortuna- si mise meglio il giubbotto che aveva sulle spalle mentre Shachi annuiva alle parole dell’amico e Bepo si limitava a fissare la ragazza con i suoi grandi occhi da orso. I due umani si voltarono per incamminarsi verso la stradina che li avrebbe condotti al porto ma l’orso restava sempre immobile
Per tutta risposta la castana sbuffò sonoramente inclinando la testa all’indietro come se avesse a che fare con delle enormi scocciature.
-Da quella parte rischiate di incontrare i Marines che probabilmente stavano bazzicando nel porto ma comunque fate come volete, io volevo solo essere gentile- si rimise il cappuccio in testa e camminando si voltò dalla parte opposta alla loro.
-D’altronde non sono io quella che ha un sottomarino senza carburante e che rischia di incontrare un vice-ammiraglio, ma la scelta è vostra- questa frase detta con un tono estremamente malizioso, fece gelare sul posto i due pirati -che si ricordarono solo in quel momento del compito che gli aveva affidato il loro capitano, mentre la sconosciuta se ne andava.
-Aspetta, aspetta!- la richiamò Bepo e vedendo che si era fermata continuò, nel mentre i suoi compagni lo fissarono in maniera stupita –verremo a casa tua signorina e scusaci per il nostro comportamento- disse inclinando il capo.
Mentre Shachi e Penguin si lamentarono con l’orso per il suo carattere debole, si resero conto che quella era la soluzione migliore per evitare di perdere qualche organo o arto appena sarebbero tornati nel sottomarino.
La ragazza su voltò e con un sorriso a trentadue denti disse loro: -Bene, allora adesso copritevi al meglio che potete e seguitemi-
I pirati le furono velocemente accanto e in silenzio voltarono nella stradina subito alla loro sinistra. La strada era larga abbastanza per due persone, così Bepo affiancò la sconosciuta mentre passavano sotto a finestre con attaccati fiori secchi e persiane chiuse.
Secondi interminabili di silenzio, interrotti solo dal rumore delle porte chiuse lungo la via e dei loro passi nel cemento, si scagliarono sui pirati.
-Scusatemi per prima ma dovevo farvi prendere una decisione. Il mio nome è Mirajane, ma chiamatemi Mira- esordì Mira con un piccolo ghigno da gatto.
-No, scusaci tu ma ci eravamo fatti un po’ trasportare dall’atmosfera del bar, io sono Penguin- disse giovialmente il giovane dietro di lei.
-Io sono Shachi, è un piacere-
-Bepo, e scusaci ancora-
-Nulla, il piacere è tutto mio- rispose Mira.
Non accennò ad altro, non chiese se erano pirati o civili, se avessero intenzione di restare o se invece se ne sarebbero andati. Semplicemente si limitò a condurli lungo un labirinto di vie ciottolate.
Dopo una decina di minuti che camminavano, superando via via case lerce e negozi senza clienti, Penguin domandò a Mira quando sarebbero arrivati.
-Manca poco, ho una casa nella parte più periferica della città-
-Il più lontano possibile dalla Marina, eh?- chiese retoricamente Shachi con un sorriso.
-Esattamente- ghignò lei in risposta. I due dietro sorrisero e nella loro testa si formarono delle domande riguardo alla ragazza.
Chi era?
Da dove veniva?
Abitava su quest’isola oppure no?
Ovviamente queste domande se le faceva Penguin, Shachi era impegnato a scrutare la schiena di Mira nel tentativo di indovinare qualcosa riguardo al suo fisico.
Stabilì che doveva essere alta sul metro e ottantacinque, appena di cinque centimetri più bassa del loro capitano e che doveva avere sui vent’anni, più o meno. Non si accorse di star ragionando da più tempo del previsto fin quando lei non li avvertì che erano quasi arrivati.
Superata l’ennesima stradina, si trovarono di fronte a una distesa verde su cui svettava un vialetto grigio chiaro. Bepo capì che si trovavano  nella collina a destra della base della Marina, sufficientemente lontano a non ritrovarsi addosso i militari, abbastanza vicino per spiarli.
I pirati si presero del tempo per guardarsi attorno e notarono che da vicino le condizioni del palazzo erano persino migliori di ciò che si riusciva a vedere da lontano.
Tirando le somme, quello non era altro che un enorme castello bianco e azzurro, la cui entrata era un portone di legno massiccio posto alla fine di un elegante vialetto.
Era evidente e disgustoso il distacco tra la ricchezza militare e la povertà popolare, in quell’isola.
Finita l’esplorazione della base nemica, Bepo si concentrò su Mira.
Gli bastò una breve occhiata per stabilire che la leggera zoppicatura che presentava di tanto in tanto mentre camminavano era dovuta a un dolore alla gamba sinistra.
Mirajane, persa tra i suoi pensieri, venne riscossa dalla voce dell’orso.
-Ti fa male la gamba?-
-Uh? Ah si, è solo una vecchia ferita che ogni tanto torna a fare male, non preoccuparti- rispose sogghignando.
Una piccola costruzione bianca spuntò all’orizzonte e lei, felice dentro di sé, disse ai compagni che erano arrivati.
Si permisero di correre e arrivarono in fretta alla porta.
La casa, tuttavia, stupì i pirati.
Era una bassa casa bianca, probabilmente riverniciata, con il tetto piatto marrone. Aveva due finestre alle pareti. Non sembrava tanto grande ma era la casa più carina dell’isola; questo, in automatico, la rendeva la più appariscente.
Perché ha detto di voler stare il più lontano dalla Marina e poi viene a vivere qui? , si domandò Bepo. Comunicò la sua domanda con lo sguardo ai compagni, che risposero entrambi con facce confuse.
Cosa facciamo?, domandò il rosso con il labiale a Bepo.
Aspettiamo, rispose l’orso. Entrambi annuirono.
Si sentì un armeggiare di chiavi e ben presto la porta venne aperta.
Mira si mise accanto all’uscio e disse: -Entrate-, sotto forma di ordine o di minaccia, però, non si capì.
I pirati entrarono a disagio e Mira li seguì a ruota chiudendo la porta.
L’abitazione era più grande dentro rispetto che fuori, composta prevalentemente da una camera che fungeva sia da salotto che da cucina e da un piccolo corridoio che portava al bagno.
Alla loro sinistra, la cucina aveva un piano bar con tre sedie e le mensole e il lavello erano attaccati al muro, nella parete sinistra c’era una finestra da cui si intravedeva un po’ del paese, nella destra un piccolo muro che collegava il frigo al piano bar era l’unica forma di privacy che distingueva la cucina dal salotto.
Il “salotto” alla loro destra, composto da un divano rosso consunto e rattoppato in più punti, sopra la quale c’erano un cuscino e una coperta bianca, dava l’idea che la casa fosse stata priva di mobilio prima dell’attuale proprietaria.
Un tavolino coperto di libri e appunti era davanti al divano, al cui fianco spuntava una valigetta lunga quanto una ventiquattrore ma più grossa, dietro c’era una libreria vuota eccetto che per un unico scaffale su cui si trovavano una decina di quaderni riposti in maniera maniacale.
Oltre alla finestra alla destra del divano e all’attaccapanni vicino alla porta, la casa era spoglia.
Il che la faceva sembrare più grande di quando fosse in realtà.
Una casa dice molto del suo proprietario,e quella non era da meno. Attraverso quel poco mobilio, gli Heart inziarono a intuire che quella era una abitazione temporanea, la ragazza svolgeva un lavoro che necessitava di dover trascrivere tutto su carta, sapeva usare una pistola –una era sul tavolino- e il pugnale dalla consunta custodia sopra alla coperta indicava che quella era la sua arma preferita.
 A questo punto, Shachi, Bepo e Penguin non sapevano più cosa pensare.
-Volete qualcosa? Caffè, tè, acqua- propose Mira togliendosi il mantello e appoggiandolo all’attaccapanni.
-No, grazie mille comunque signorina- rispose Bepo, voltandosi verso di lei facendo alzare lievemente il cappotto. Per un attimo gli sembrò che Mira gli avesse lanciato una occhiata alla schiena, ma probabilmente si era sbagliato.
-Va bene, allora sedetevi prego- commentò alzando lievemente le spalle e passando vicino a Shachi, i capelli marroni erano lunghi fino quasi a metà schiena.
I suoi ospiti presero posto, a disagio, nelle sedie del bancone. Bepo in mezzo, Shachi vicino alla finestra e Penguin vicino al salotto.
Guardarono ovunque, dal soffitto marrone scuro al parquet rovinato, rimirarono i dettagli dell’abitazione più e più volte.
Tutto pur di non guardare lei.
Non sapevano come comportarsi in una situazione del genere.
Intanto, Mira armeggiò con una piccola caffettiera sul piano cottura, prendendo delle bustine di caffè da sopra le mensole. Li osservò con la punta dell’occhio, Bepo in particolare, e si avvicinò alla finestra spalancandola. Un leggero venticello proruppe dalla finestra. La castana spalancò il frigorifero, ne tirò fuori una bottiglia d’acqua, la aprì e ne bevve un sorso. Tirò fuori un bicchiere e una sacca bianca dal ripiano sotto di lei e una confezione di dodici cubetti di ghiaccio dal frigo. Versò l’acqua nel bicchiere, ci infilò dentro due cubetti di ghiaccio e gli altri dieci li mise nella sacca.
Si avvicinò all’orso e gli diede in mano la sacca ghiacciata e posò il bicchiere, facendo tintinnare il ghiaccio al suo interno, davanti a lui.
Fu in quel momento che Bepo si rese conto di essere stato l’unico tra i suoi compagni ad aver assistito alla preparazione.
-Grazie mille, signorina- disse gentile l’orso, bevendo l’acqua e godendosi il fresco scaturito dalla borsa del ghiaccio posata sopra la sua testa. Shachi e Penguin si voltarono stupiti verso di lui, osservando gli oggetti che aveva in mano.
-Tranquillo, tu sei un orso polare, no? Immagino che queste temperature non debbano essere il massimo per te- disse calma e impassibile, prima che un rumorino nella macchina della macchina del caffè le rivelasse che la bevanda amara era pronta.
I bucanieri la fissarono con nuova curiosità.
Mira continuò ad armeggiare brevemente con l’elettrodomestico e finalmente si voltò verso di loro. Con la tazza di caffè nella mano sinistra -il sole illuminò il bracciale che portava al polso- i glutei appoggiati al bancone, la gamba sinistra piegata e la destra stesa e appoggiando la mano destra  dietro di lei per darsi equilibrio, i ragazzi poterono finalmente vedere in maniera completa e totale il suo fisico illuminato dalla luce del sole.
In quel momento seppero di stare iniziando a sbavare, o almeno i due esseri umani.
Mira portava una maglietta aderente blu scuro a maniche corte, che le fasciava perfettamente il seno prosperoso. Il ventre era piatto, la vita sottile e delicata. Assieme alle gambe lunghe e toniche (Shachi si domandò se una ragazza poteva essere un metro e ottanta solo di gambe), le cosce magre, il sedere sodo –come appurato prima da Penguin- e i fianchi morbidi, Mirajane era una delle più belle ragazze che i due avessero mai visto.
Appoggiò le labbra alla tazza e chiuse gli occhi, gustandosi il caffè mentre sentiva gli sguardi dei due giovani uomini gravarle sul corpo.
Bepo si auto-rimproverò mentalmente per avere dei compagni così stupidi.
Stava già per iniziare a scusarsi per il loro comportamento e farli rinsavire con una manata, ma le parole della ragazza ebbero un effetto più immediato.
-Allora, ditemi, cosa ci fa Il Chirurgo della Morte su quest’isola?- domandò tranquillamente, a occhi chiusi, gustandosi il suo caffè. Gli ospiti di casa sbiancarono e si ammutolirono all’istante.
-Come?!- si strozzò Penguin, con faccia sconcertata, Bepo per poco non sputò l’acqua e Shachi si fece in avanti con il busto.
Come cazzo faceva a sapere che era sull’isola?!
Va bene che avevano un sottomarino giallo, ma avevano scelto un punto del porto un po’ appartato per attraccare e il capitano probabilmente era stato ancora più accorto di loro per evitare che chiunque lo riconoscesse. Era impossibile che qualcuno si fosse accorto di loro, in quel caso, quelli rimasti sul sottomarino dovevano avvisare via den-den mushi.
E nessuno aveva ancora chiamato.
-Che c’è, stupiti?- domandò curiosa, socchiudendo un occhio e abbassando la tazza.
-Come fai a saperlo?- chiese Shachi, con una punta di panico nella voce. La ragazza si prese tutto il tempo di bere un altro sorso. Il silenzio era opprimente.
-Avete il suo Jolly Joker nella schiena- rispose calma mentre loro si guardavano sconvolti, d’altronde non si erano mai tolti i vestiti da quando erano sull’isola.
-Come hai fatto a vedere i nostri vestiti?! Non ci togliamo i cappotti da quando siamo arrivati!- chiese, irritato, Penguin. Mira alzò le spalle, socchiudendo entrambi gli occhi.
-Quando prima siete entrati, dell’aria vi ha fatto alzare i cappotti e ho visto un pezzo del simbolo… un Jolly Joker così particolare non si dimentica facilmente- sorrise leggermente mentre loro si guardavano sconcertati –in più, l’orso ha una taglia sulla testa- concluse alzando le spalle e indicando Bepo con la tazza.
Penguin iniziò a collegare i puntini.
-Ecco come facevi a sapere che avevamo un sottomarino! Ci avevi già riconosciuto da Bepo!- esclamò, mentre Bepo sussurrava un –Scusate- e Shachi gli dava una pacca sulla spalla.
-No, per quello lì sono andata a intuizione- e bevve un altro sorso –c’erano delle dicerie, delle ipotesi sulla vostra nave, ma nulla di certo… io mi sono semplicemente basata sulle vostre parole- aprì gli occhi, abbassando la tazzina.
-Hai intenzione di denunciarci alla Marina?- domandò Penguin. Sia Shachi che Bepo allertarono i sensi. Lei rise leggermente.
-No- rispose, e prese un altro sorso, lasciando stupiti i pirati. Rimasero tutti in silenzio per un paio di istanti.
-Cosa sei tu? Un pirata, un Marine o una abitante del posto?- chiese Bepo, sapere che non aveva intenzione di smascherare la loro posizione alla Marina non era molto rassicurante se non sapevano chi fosse lei.
Mira alzò gli occhi al cielo, e con una smorfia alla bocca, si prese il tempo di pensare a come rispondere.
Ogni silenzioso secondo gravava sui suoi ospiti come se fossero di metallo.
Penguin aveva già la mano sulla pistola, contenuta nella tasca interna della divisa, Shachi sui suoi pugnali e Bepo si avvicinò al bordo della sedia, pronto a scattare.
La fissarono con occhi duri, ma lei non parve accorgersene. Anzi, fece passare ancora di più il tempo bevendo un sorso di caffè.
Loro erano al limite, stavano per attaccarla quando ciò che disse Mira li lasciò senza parole, ancora.
-Viandante- rispose bevendo un altro sorso di caffè.
-Viandante?- ripeté Penguin confuso, allentando la presa sulla sua pistola. Shachi e Bepo si guardarono confusi.
-Cosa intendi con “viandante”?- chiese Shachi, riponendo il coltello nel fodero. Mira alzò le spalle.
-Mi avete chiesto chi sono e io vi ho dato la mia risposta: viandante- iniziò enigmatica- La Marina definisce “pirati” quelle persone che, viaggiando per mare con una bandiera nera su cui sono dipinte un teschio con due ossa incrociate, danno fastidio ai “civili” che abitano nei villaggi e alle forze dell’ordine, giusto?- spiegò bevendo un altro sorso dalla tazza bianca- E definisce “civili” quelle persone che svolgono una ruotine -andando a lavoro la mattina, tornando a casa nel pomeriggio, prendendo uno stipendio, e stando con i figli la sera- e che sono rispettose della legge, dico bene?- domandò loro prendendo un ultimo sorso di caffè –Beh, io non sono nessuna di questi due tipi di persone, e di certo non faccio parte di quella banda di spocchiosi ipocriti dalle tute bianche che si credono chissà chi solo perché possono attaccare gli altri con la benedizione del Governo- spiegò, appoggiando la tazzina ormai vuota dietro di sé, e sostenendo il busto con entrambe le mani. I pirati aspettavano curiosi la fine del discorso –Per cui, cari i miei pirati, riponete le armi… se avessi voluto denunciarvi alla Marina l’avrei fatto non appena siete entrati nel bar, visto che non mi avete notato- concluse, fissandoli negli occhi uno ad uno.
Dal canto loro, gli Heart non poterono che rimanere stupiti dalle sue parole.
Si scambiarono uno sguardo incerto, ma Bepo li convinse, con una occhiata, a fidarsi della ragazza e a far cadere le armi.
Era pur sempre un animale, più civilizzato di molti uomini ma pur sempre un animale, e il suo sesto senso gli diceva che si potevano fidare.
-Fiù, meno male. Per un attimo ho temuto che volessi correre dalla Marina- disse Penguin, poggiando gli avambracci sul piano bar.
-Anche se l’avessi fatto, voi sareste comunque riusciti a filarvela giusto?-
-Nah, o almeno, avremmo anche potuto farlo ma poi saremmo rimasti bloccati in mezzo al mare per mancanza di carburante-
-E il nostro capitano avrebbe utilizzato il nostro sangue come carburante- l’esclamazione di Shachi strappò una risata a tutti.
-È così terribile?- chiese sogghignando Mira.
-Non è terribile, solo sadico- rispose Shachi intrecciando le dita.
-Fufufufu- Mira ghignò e rise bassamente –allora, avete bisogno di carburante?- domandò.
-Si, siamo rimasti a secco- disse Bepo.
-Non è una buona isola per fare acquisti, questa, sia che siate pirati o no- rispose la ragazza scuotendo la testa e incrociando le braccia al seno.
-Abbiamo notato, ma cosa è successo agli abitanti?- chiese Penguin.
-Avevamo letto che quest’isola era famosa per il commercio- aggiunse Bepo.
-Beh, sì lo era, un po’ di tempo fa. Circa quindici anni fa, l’isola di Han’ei era una delle isole più prospere del Grande Blu, con il commercio di pesce e di seta era una delle mete preferite di chi viaggiava per mare-
-Seta? Non abbiamo visto alcun tipo di negozio, venendo qui- disse Shachi. Mira scrollò le spalle.
-Sì, hanno smesso da circa sette anni: quando i costi di lavorazione diventarono molto più alti dei costi di vendita, il sindaco decise di smettere di lavorarla. La popolazione raggiunse il picco della povertà circa cinque anni fa- e indicò con il pollice sinistro la base della Marina dalla finestra.
-Quindi è colpa dei Marines se adesso la popolazione vive così male- dedusse Bepo.
-E poi sarebbero i pirati i cattivi- sbuffò Penguin incrociando le braccia.
Mira ghignò –La colpa è sia dei Marines che dei pirati… Vi spiego, all’inizio della Grande Era delle Pirateria, l’isola di Han’ei era prospera, molto prospera. La seta vendeva e il mare traboccava di pesci. Essendo necessario registrare il suo magnetismo per andare avanti in due rotte che governano le acque del Grande Blu era ovvio che dei pirati sarebbero venuti, quindi la gente pensava di arricchirsi utilizzandoli come fonte di guadagno. Funzionò, per un po’ di tempo. I pirati venivano, bevevano al bar, andavano nei bordelli, dormivano nelle locande ed erano amati dal popolo. Grande fonte di commercio- e qui scollò le spalle mentre Shachi, Penguin e Bepo la ascoltavano –Tuttavia capirono troppo tardi che non tutti i pirati venivano lì per spendere soldi… venne saccheggiata. Una, due, tre, tante volte che ormai non riuscivano più a rimettersi in piedi che subito arrivava una nuova ciurma a derubarli. Così gli abitanti iniziarono a chiudersi in se stessi, non fidandosi più di nessuno, né pirati né turisti. Ebbero anche l’idea di non riparare più le case dalle precedenti invasioni solo per far vedere a chi veniva che non c’era niente da rubare. Inizialmente il loro approccio non era male, sì certo, più andavano avanti con il tempo e più peggioravano, ma almeno i turisti che venivano lì solo per farsi un giro o perché stavano tornando a casa erano ancora beneaccetti, e sembravano esserci segni di ripresa. Come ho già detto, la loro poca fortuna, ma soprattutto il loro poco denaro, svanirono cinque anni fa, con l’arrivo del vice-ammiraglio Budo. ‘sto cretino era venuto fin qui perché aveva sentito le voci sulla grande ricchezza di quest’isola, si dice abbia fatto carte false, pur di arrivare fin qui. Ovviamente è rimasto deluso da ciò che ha visto ma non si è fatto scoraggiare, ha tassato duramente la popolazione e si è costruito una reggia- spiegò scuotendo la testa.
-Ah, ora capisco. La popolazione si è chiusa ancor più a riccio dopo che ha visto che tanto anche coloro che dovrebbero portare avanti la “giustizia” non erano altro che dei ladri, e quindi non molto diversi dai pirati- dedusse Shachi. Mira fece un piccolo applauso sarcastico.
-Ma tu non sei del posto, cosa ci fai qui?- disse invece Penguin. La castana scrollò le spalle, chiudendo gli occhi.
-Anche io, come voi, sono capitata qui perché si era rotta la mia nave, anzi diciamo che è proprio andata in pezzi, circa due settimane fa- spiegò.
-Perché allora non ne rubi un’altra?- Ma Mira scosse la testa, spiegando che, anche se avesse provato a rubare una nave, le uniche imbarcazioni che avrebbe trovato sarebbero stati dei pescherecci con poca capienza di carburante e che non avrebbe fatto in tempo a prendere il largo che subito i Marines le sarebbero stati alle calcagna.
-Ma scusa, anche la popolazione odia la Marina, perché mai dovrebbe rivelarle dove ti trovi?- disse Penguin confuso.
-Semplice, la popolazione odia sia la Marina che gli stranieri, per loro sarebbe una grande gioia se questi si azzuffassero e iniziassero a combattere- gesticolò a quelle parole, per enfatizzare il concetto –E poi, ho un conto in sospeso con il vice-ammiraglio-, l’ennesimo ghigno da gatta comparì sulle sue labbra.
-Però se la gente odia gli stranieri, come faremo a prendere il carburante senza trovarci la Marina addosso?- chiese Shachi, voltandosi verso i compagni.
-Bisogna ringraziare il Signore, che su quest’isola non tutti sono dei completi coglioni, per fortuna perche se no sarebbe preoccupante. Le uniche persone che accettano i nuovi che arrivano sull’isola, sono i lavoratori del negozio “Oil and Boat” di Fip Checkerman, sono bravi, discreti e puliti. Forse perché sono gli unici che hanno capito che nessun pirata distruggerà mai un negozio di rifornimenti per navi- rispose Mira, andando verso Bepo e prendendo il bicchiere vuoto e la borsa calda.
-Ah e un ultima cosa, sia voi che i vostri compagni dovreste evitare di andare in giro, o almeno se proprio devono farlo che lo facciano coperti bene- consigliò iniziando a pulire i piatti.
-Quasi tutti i nostri sono in giro per l’isola per fare rifornimenti- sussurrò Bepo.
-Ahah, allora buona fortuna a non farvi scoprire- rise sarcastica –finisco di pulire qui e poi vi faccio vedere dov’è-
-Va bene, grazie- disse Bepo.
Passò qualche secondo di silenzio, fin quando Mira non abbandonò i piatti e corse verso di loro, agguantando con una mano i lembi dei cappotti di Bepo e Shachi e con l’altra quello di Peguin. Li alzò sgarbatamente e li trascinò in salotto.
-Cosa stai facendo?- disse Shachi puntando i piedi imitato da Bepo e Penguin.
-Sta arrivando qualcuno- disse con voce atona –e chiunque egli sia non va bene-
-Ma allora andiamo in bagno no?- propose Penguin.
-No, il bagno è fin troppo ovvio, andrete in cantina- disse spostando il tavolino.
-Ma non è ovvio anche quello?-
-No, se la gente non sa che esiste una cantina- ghignò Mira .
Fu un flash, ma Bepo vide, per un secondo soltanto, il volto del capitano invece di quello di Mira.
Stesso ghigno provocante, stessi occhi sadici, stessa vena di follia.
Volendo, Mirajane poteva essere pericolosa e loro lo avevano capito troppo tardi.
Aprì una botola quasi invisibile da sotto al tavolino, grande quanto un uomo robusto e con una scala che pendeva verso il vuoto.
-Forza entrate, ci sono pochi pioli e poi dovreste atterrare, poggiando i piedi su un terreno fangoso- spiegò mentre lentamente scendevano, Bepo in testa, Penguin alla fine. Contarono ogni secondo speso sulla scala
Uno, due, tre, quattro, cinque –e qui Mira chiuse la botola con un tonfo secco-, sei, sette, otto, nove, dieci.
Bepo scese lentamente e si rese conto che il terreno era effettivamente della fanghiglia.
-Potete scendere, è tutto apposto- sussurrò ai suoi compagni. Il buio pesto non limitò le imprecazioni dovute a un errore nel calcolo della profondità di Penguin, sfortunatamente non c’era né una lampadina né una torcia, per cui dovettero accontentarsi di stare al buio e ascoltare cosa diceva Mira di sopra.
Sentirono Mira che masticava insulti a bassa voce e qualcuno che bussava. Senza volerlo, trattennero il fiato per non fare rumore. Dai passi, Mira stava andando ad aprire alla porta.
-Chi è?-
-La Marina Militare, signorina-

 
  
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