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Autore: AnAngelFallenFromGrace    15/01/2009    1 recensioni
Si dice che a volte ritornano. E questa volta il proverbio è verità anche per Elisa e Ville. E' passato più di un anno da quando la nostra protagonista è fuggita dalle braccia di Ville, dalla Finlandia e dal suo sogno ormai in frantumi, con il cuore spezzato, lasciando dietro di sè lacrime e preghiere. Tutto sembra dimenticato, i loro sentieri appaiono definitivamente separati. Ma è davvero tutto come appare?
"Ho paura. Ho una paura tremenda di aver trovato l’unica persona giusta per me e di essermela lasciata sfuggire, come sabbia tra le dita. Voler cambiare il passato è un desiderio inutile, quanto doloroso. I rimpianti non servono a nulla, se non ha rovinare il presente."
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 2

 

Deaf and Blind (pt 1)

Don’t lose yourself in this suffering yet. Hold on.

To me

 

 

Brief Message in a Lost Bottle

 

 

My dear wildcat.

 

Non sono mai riuscito a capire se il tuo soprannome ti piacesse.

 

Mia dolce Venere, love metal sister, o forse semplicemente Elisa.

Elisa.

 

E’ buffo considerare quante volte abbia riscritto questa lettera, e ancora non abbia trovato un modo adatto per iniziare.

Ma in fondo non importa, perché tu non leggerai mai questo stupido pezzo di carta.

Perché la sto scrivendo allora? Non lo so nemmeno io.

Forse è un modo per illudermi e convincermi di aver fatto qualcosa per cambiare le cose.

 

La settimana scorsa, mentre aiutavo Shon a cercare il cavo di un microfono apparentemente scomparso nel nulla, nel backstage del Midnight Wish, mi è sembrato di vederti: seduta su una cassa, con le gambe raggomitolate contro il petto.

Ricordi ancora quella sera, quando mi hai autografato la camicia? Dimentico dell’oggetto della mia ricerca, mi sono seduto dietro alle quinte a ripensare alle tue prime parole.

 

Mi è venuto in mente quel tuo strano rito, la tua lista dei sogni impossibile. Ho sempre creduto che nella vita non ci fosse tempo per sognare, che era meglio sfruttare ogni istante e lavorare duro per realizzare i propri desideri.

Ancora una volta hai cambiato il mio pensiero: e così, ridendo di me stesso, ho scritto anch’io la mia lista e l’ho ben nascosta, onde evitare che occhi indiscreti possano esserne resi partecipi.

Non so se saresti sorpresa o meno nello scoprire che nella top ten dei miei sogni il tuo nome compare almeno la metà delle volte.

 

Ora sono qui, seduto sul davanzale della mia finestra, davanti ai miei occhi il verde di Munkkiniemi e poi il mare. Il vento è forte, il movimento dei rami degli alberi oltre il mio giardino è rapido e convulso, come anche quello delle onde scure poco più lontano. C’è aria di tempesta.

Tremo.

Non sono più sicuro se stia guardando fuori dalla mia finestra, o se mi stia guardando dentro. E ho paura.

Quando le prime gocce di pioggia iniziano a cadere, prima leggere, poi più violente, non posso fare a meno di ripensare a quella notte.

E’ passato un anno, ma non ho mai smesso di desiderare di poterti dare una spiegazione.

 

 

Quando arrivai al palazzo dove era stata allestita la serata di gala, il cielo era già da

tempo coperto.

Mi fermai davanti all’uscita secondaria, da solo, a pensare, con una sigaretta tra le labbra.

 

“Si prepara un bel temporale” notò una voce, strappandomi ai miei pensieri.

Non appena sollevai il capo, incrociai lo sguardo di Migè, il quale procedeva lentamente con le mani in tasca.

Lasciai cadere il mozzicone per terra, schiacciandolo con la punta del piede.

“Sembrerebbe” replicai atono, cercando di fare il sostenuto.

Le parole che i miei compagni di band mi avevano rivolto il giorno precedente, accusandomi di essere un falso ed un egoista, ancora frullavano nella mia testa, lasciandomi l’amaro in bocca.

“Già” borbottò il bassista, facendo un altro passo avanti “Io…beh…” cominciò a cincischiare con il colletto della sua camicia inamidata “Mi dispiace”

 

Mi rivolse un sorriso timido, quello stupido sorriso che mi rifilava ogni volta che litigavamo per qualche motivo, sin da quando eravamo ragazzi. Io ero sempre stato il bastardo orgoglioso, lui l’uomo conciliante, sempre pronto a scusarsi per primo. Forse per questo era sempre stato il mio migliore amico, l’unico in grado di sopportare il mio brutto carattere.

 

Davanti a quello sguardo tanto noto, non riuscii a trattenere a mia volta un sorriso: “No, avete ragione. Avrei dovuto parlarvene subito”

Lui mi posò una delle sue grandi mani sulla spalla: “Perché non l’hai fatto, Ville?” domandò, inarcando le sopracciglia “Non riesco a capire”

“Ho avuto paura” confessai “Paura di non essere capito. Ma ti assicuro che la mia non è una semplice sbandata” gli assicurai.

 

Mi sedetti sui gradini davanti all’ingresso, sospirando. Lui si lascio cadere al mio fianco, imprecando per la scomodità dell’abito che indossava.

“Ne sei sicuro Ville?” mi domandò, dopo una pausa troppo lunga.

Subito, un’ondata di irritazione mi travolse e stavo per rispondere di nuovo per le rime, ma il bassista mi fermò con un gesto della mano: “Ti prego, aspetta. Non fraintendermi. Ci siamo tutti affezionati a quella ragazza: è una persona stupenda e ha davvero tanto da dare, ma sei sicuro che sia la persona giusta per te? Forse hai visto in lei un’ancora di salvezza, ti sei lasciato affascinare dalla sua bellezza e dal suo entusiasmo, ma adesso? Sei davvero sicuro di poter sopportare tutto quello che dovrete inevitabilmente passare a causa della tua fama? E lei? Lei è davvero pronta a sacrificarsi in questo modo per te? Come puoi essere certo che la sua non sia una semplice cotta? In fondo è ancora così giovane! Troppo giovane”

 

Scossi il capo, prendendo un ampio respiro: “Non posso spiegarti a parole, Mikko. E’ qualcosa che sento, dentro di me. Io…io credo di essermi innamorato di lei. E forse è passato così poco tempo, ma mi ha strappato un pezzo di cuore sin dalla prima volta in cui ho posato il mio sguardo su di lei, e quando ho incrociato i suoi occhi ho sentito distintamente dentro di me che non sarebbe più stato lo stesso. Mi chiedi come faccio ad essere sicuro anche di lei? Non posso, non ho certezze, so solo che io mi fido di lei”

 

Migè mi fissò a lungo, soppesando ogni mia parola: “Lo sai Ville, noi siamo solo preoccupati per te. Non vogliamo vederti spezzare il cuore, ancora una volta”

“Lo so” gli assicurai, cercando di alleviare almeno un poco i suoi sensi di colpa “Ma non voglio che lo siate. E non voglio che tutto cambi soltanto per la sua età: ha solo diciassette anni, è vero, ma sulla carta. Tu l’hai conosciuta e così anche gli altri, sapete bene che è molto più matura di quanto una data possa stabilire. Perché ne sareste rimasti così stupiti altrimenti?”

Lui abbassò lo sguardo, non sapendo bene cosa rispondere.

“Davvero, lei è in grado di capirmi più di chiunque altro” aggiunsi “Ed io ho bisogno di lei”

Il bassista annuì piano, e poi riallacciò il suo braccio intorno alla mia spalla: “Allora io mi fiderò di te, piccoletto”

“Ehi” protestai ridendo “Piccoletto potevi dirmelo quando avevo dieci anni”

 

“Per noi resterai sempre il fragile piccoletto” intervenne Gas, il più vecchio di tutti, comparendo da chi sa dove “Ma anche il peggior combinacasini della storia”

Io e Migè ci voltammo, ritrovandoci davanti al naso la nostra band al gran completo, tutti vestiti di tutto punto e piuttosto imbarazzati.

 

Bastò un solo sguardo e seppi che le cose tra di noi erano tornate a posto.

Gli abbracciai, uno per uno, chiedendo a ciascuno scusa.

Linde fu l’ultimo: mi strinse più forte, mi battè due o tre volte la mano sulla spalla. Le sue parole, il giorno precedente, erano state le più dure.

“Mi dispiace” mormorò, incurvando le labbra in un mezzo sorriso.

Scossi la testa: “Sono stato uno stupido. Ma adesso è tutto a posto?”

“Certo” mormorò rapidamente, prima di aggiungere “Entriamo? Siamo già in ritardo, tra poco tocca a noi”

 

Quando facemmo il nostro ingresso nel palazzo, gli Apocalyptica stavano completando la loro esibizione. Facemmo appena in tempo a raggiungere il backstage allestito per l’occasione, che era già il nostro turno.

Come stabilito, suonammo Wicked Game e subito dopo Funeral; mentre cantavo, la mia mente si affollò con immagini della sera prima, lasciandomi con un sorriso: la collina, la tua voce, il tuo profumo.

 

Tuttavia, d’un tratto, fui colto da un improvviso turbamento. Le parole di Migè rimbalzavano vorticosamente nella mia testa, stordendomi.

Sei davvero sicuro di poter sopportare tutto quello che dovrete inevitabilmente passare a causa della tua fama? E lei? Lei è davvero pronta a sacrificarsi in questo modo per te?

Per lei, per te, avrei sopportato ogni cosa ed ero sicuro che, se solo te lo avessi chiesto, avrebbe fatto altrettanto. Ma la vera domanda era un’altra: era giusto chiederti di farlo? Di sacrificarti per una persona più vecchia, egoista, che avrebbe potuto offrirti il suo amore, ma che poteva promettere o garantire poco altro.

 

Così, quando gli altri presero parte alla festa, riunendosi a compagne e amici, io rimasi ancora un po’ nel nostro improvvisato camerino.

Presi il cellulare, composi il tuo numero. Rimasi a fissare per un minuto buono lo schermo senza essere in grado di avviare la chiamata.

 

“Sempre un indeciso cronico? Non cambierai mai Ville” mi prese in giro una voce femminile. Il mio cuore mancò un battito: avrei riconosciuto quella voce ovunque, eppure, non era possibile che la sua proprietaria si trovasse lì, in quel momento.

Sollevai il capo, per controllare di non aver avuto un’allucinazione uditiva in quello stato di completa confusione emotiva in cui mi trovavo.

Ma lei era proprio in quella stanza, davanti a me, i capelli castani abbandonati sulle spalle, un elegante tailleur beige ad avvolgere morbidamente il suo corpo, come la prima volta in cui l’avevo rivista in quell’hotel a Seattle, non molti mesi prima.

 

Lei, la mia Tarja, o Meredith, come adesso si faceva chiamare. Il mio primo amore, l’amore impossibile che avevo lasciato dall’altra parte del mondo.

 

Sbattei più volte le palpebre, ancora incerto riguardo alle mie facoltà mentali.

Meredith sorrise di fronte alla mia espressione stupita, facendo qualche passo avanti lentamente, stringendosi le mani sul grembo.

Mi alzai in piedi di scatto, incapace di dire alcunché, ancora sotto shock.

“Hei Ville” mormorò lei, sempre sorridendo, quando fummo uno di fronte all’altro, un numero esiguo di centimetri a dividerci.

“Meredith” boccheggiai, deglutendo a fatica “Cosa ci fai qui?”

Lei si passò le mani sulle braccia, a disagio, in un gesto involontario di difesa: “Sono venuta a trovarti”

Continuai a fissarla in silenzio, mettendola ancora più in imbarazzo, sebbene non fosse affatto la mia intenzione.

“E’ così bella Helsinki” proseguì allora, cambiando argomento “Non mi ricordavo quanto mi mancasse fino a quando non ho messo piede giù dall’aereo…”

 

“Perché sei qui?” domandai ancora, ignorando i suoi tentativi di allentare la tensione.

Mosse ancora le mani, come faceva ogni qualvolta era agitata: fu allora che mi accorsi che il suo dito anulare era spoglio. Nessuna fede, nessun anello di fidanzamento.

 

Quando l’avevo lasciata, soffrendo come un animale, Meredith stava per sposarsi. L’avevo lasciata perché sapevo che l’uomo che l’aveva chiesta in moglie l’amava veramente, che ci teneva davvero a lei, come alla sua stessa vita, se non di più. E anche lei lo amava.

 

Afferrai la sua mano, bloccandola: “Perché non ti sei sposata? Dov’è James?”

Meredith abbassò lo sguardo a terra, tremando.

“Meredith!” la chiamai, cercando i suoi occhi “James sta bene, non è vero?” la incalzai, preoccupato.

Tornò a guardarmi negli occhi, sospirando: “Sì, certo, lui sta bene”

“Perché non vi siete più sposati allora?” la interrogai, non riuscendo a capire.

Le sue labbra fremerono una volta: “Non potevo. Io…”

 

Non la lasciai finire di parlare; mollai la presa, e feci un passo indietro: “No…”

Meredith mi seguì: calde lacrime le rigavano il volto, ora.

“Ville” gemette “Io non potevo…Io ti amo”

Scossi la testa, coprendomi il viso con le mani: “No, Tarja, è tutto sbagliato. Noi non possiamo stare insieme, non potrei farti felice quanto lui. Lui ti ama”

Fu scossa da un singhiozzo, ma cercò di riprendersi subito: “Io-io…io questo lo so” balbettò piano “Ma…” scosto le mie mani dal mio volto, poggiandoci con delicatezza le sue, carezzando piano la mia pelle “Io voglio te”

Tenni gli occhi chiusi, sconvolto, incapace di fare qualunque movimento.

 

Perché? Perché adesso?

Perché quando credevo di aver trovato la mia strada, tutti i pezzi del puzzle venivano di nuovo mescolati?

 

Impietrito sul posto, non mi accorsi che Meredith si era avvicinata ancora, alzandosi in punta di piedi.

Poi, le sue labbra erano sulle mie.

Erano umide, bagnate di sale. Il suo sapore era dolce, morbido, proprio come lo ricordavo. Per un momento fui stordito dal suo profumo di vaniglia.

 

In quello stesso momento, mi domandai se non avessi sbagliato tutto nella mia vita. L’avevo lasciata credendo di fare il bene di entrambi, ma forse, forse il mio posto era sempre stato accanto a lei, da quando l’avevo incontrata per la prima volta, a quindici anni, in quel bosco.

 

Ero sul punto di abbandonarmi a quel bacio, quando il volto di un ragazzo dai capelli castani e i grandi occhi azzurri, mi sorrise entusiasta da un luogo lontano. Come potevo fare questo a James? A James, che avevo imparato a conoscere in quei giorni di ospedale e di estenuante attesa, giorni in cui mi aveva offerto la sua amicizia, i suoi ricordi, in cui aveva aperto ad uno sconosciuto il suo cuore e mi aveva mostrato quanto amasse quella donna che adesso gli avevo portato via.

 

Il ricordo di James svanì in fretta: un’altra immagine, più vivida, più forte, soverchiante e travolgente ogni altra cosa, occupò ogni ansa della mia mente.

Una ragazza dai capelli neri come la notte, due occhi tanto profondi da potervisi perdere dentro, forse un po’ appannati a causa dell’alcol. Il sorriso più dolce e struggente che avessi mai visto.

“La vita a volte ha dei risvolti imprevedibili, a volte il destino sembra voltarci per sempre le spalle e abbandonarci completamente a noi stessi, dopo averci tolto ciò che di buono ci rimane in questo mondo. E a volte è davvero finita, ma in altre occasioni può riscattarsi, offrendoci un’altra chance. Lei ritornerà da te, ne sono sicura.

Tu hai il potere di trasformare la vita delle persone, come hai trasformato la mia con le tue canzoni, e questo è il dono più grande: è giusto che le preghiere degli angeli vengano esaudite.”

 

Altri riflessi, altri ricordi si susseguirono davanti ai miei occhi chiusi, come una processione di uomini incoronati davanti alle pupille deliranti di Macbeth: la canzone al Midnight Wish, il tuo corpo disteso sulla neve, il tuo sguardo terrorizzato davanti allo slittino, la massa disordinati dei tuoi capelli appena sveglia, il tuo profilo addormentato.

I battiti nel mio petto si fecero più frequenti, quasi incontrollabili e fu allora che tutto divenne chiaro.

 

Il primo amore non si scorda mai. Avrei amato Meredith per tutta la vita, avrebbe sempre occupato una parte del mio cuore, fino alla fine.

Ma c’è qualcosa che è ancora più potente. Qualcosa che non credevo potesse esistere davvero, qualcosa che invece ho trovato quasi per caso.

 

La mia anima gemella.

 

E questo amore è qualcosa che va oltre ogni altro sentimento, piccolo o grande che sia.

Mentre finalmente riuscivo a comprendere ciò che il mio cuore già sapeva da tempo, un rumore mi fece sussultare.

 

Scostai le labbra da quelle di Meredith, aprii gli occhi e mi voltai verso la porta e la fonte di quel suono.

Quando ti vidi, furono  gioia e desiderio le prime sensazioni a sopraffarmi. Ma quando incrociai i tuoi occhi lucidi, colmi di delusione e sofferenza, mi resi conto della situazione dalla quale il tuo ricordo mi aveva allontanato e il sangue mi si gelò nelle vene.

 

Fu un secondo, o forse meno. Ma lasciò un marchio indelebile nel mio cuore.

Il terrore di averti perso, mi tolse la voce e le forze: quando ti abbassasti a raccogliere la tua borsa e poi scappasti veloce senza voltarti indietro, guardai senza battere ciglio, immobile, mentre dentro mi sentivo morire.

 

Passarono secondi, minuti, ore. Non lo so dire.

 

Meredith sfiorò il mio braccio, riportandomi alla realtà.

“Ville” pronunciò il mio nome con sgomento e confusione “Ville chi era?”

Mi lasciai cadere su una poltrona, scuotendo la testa.

Feci qualcosa che non facevo da tempo.

Senza riuscire a trattenermi; piansi.

“Ville!” mi chiamò di nuovo, inginocchiandosi ai miei piedi.

Allungai una mano, per sfiorare le sue guance, per asciugare quelle lacrime che avevano ricominciato a scivolare anche dai suoi occhi.

“Tu appartieni alla mia vita Tarja, ne farai sempre parte. Ma le nostre strade si sono divise molto tempo fa. Tu hai trovato Jamie, io ho incontrato un’altra persona. Tutto questo è sbagliato”

 

Mi guardò con gli occhi spalancati, scrollando il capo, ma senza dire una parola, perché in fondo, sapeva che io avevo ragione. Glielo potevo leggere in viso, la conoscevo abbastanza.

Sempre in silenzio, si spostò all’indietro, abbandonandosi sul pavimento. Dopo pochi attimi, anche le sue dita si staccarono dalle mie ginocchia. E fu come se una catena si fosse spezzata.

Piansi il mio ultimo addio, e mi misi a correre, senza prestare attenzione alle persone che mi guardavano con un’espressione curiosa e interrogativa.

 

Mentre stavo per abbandonare il palazzo, incrociai Linde.

Il mio amico osservò il mio viso sconvolto e ne rimase fortemente turbato: “Dio, Ville, che cosa è successo?” la sua voce tremava, sembrava avesse paura di chiederlo.

“Dov’è andata? L’hai vista? L’hai vista?” continuavo a ripetere, fuori di me dalla rabbia e dalla paura.

“Ville calmati, ti prego” mi strinse le spalle, costringendomi a guardarlo negli occhi.

“Linde” gemetti, mentre altre lacrime rigavano il mio viso “L’hai vista? Sai dov’è andata? Dimmelo ti supplico…”

“Chi?” mi chiese, sovrastando i miei lamenti.

“Elisa” sussurrai, in un soffio.

Lui fece un passo indietro, come se si fosse scottato. Fece segno di no con la testa, fissandomi mesto “No, Ville, non lo so”

 

Non persi un altro secondo. Uscii fuori, sotto un temporale assurdo, e senza ascoltare le grida del chitarrista che chiamava il mio nome, mi misi a correre, cercando un taxi.

“Kainopuisto” ordinai al tassista, dicendo il primo posto che mi frullò nel cervello. Dopotutto dovevo pur iniziare da qualche parte.

 

Quando ti trovai davvero, seduta e tremante su quella all’altalena, quasi non riuscivo a credere ai miei occhi; fui ancora più certo di quello che provavo. Certo che i nostri destini fossero indissolubilmente legati.

 

Cercai di parlarti, di spiegarti, gridando come un folle. Ma tu non volesti ascoltare, convinta che il mio amore fosse soltanto una bugia.

Tentai un ultima carta, la sincerità più assoluta. Una dichiarazione esplicita e incontrovertibile. E per un attimo, la tua incertezza mi fece sperare nell’impossibile.

La ripetei ancora, facendo un passo avanti.

 

Trattenni il respiro, aspettando quella risposta che non venne.

“No. Non è così. Per quanto mi piacerebbe crederlo, per quanto lo desideri con tutta me stessa, questa non è la verità. Ciò che c’è stato fra noi è finito”

“Finito, Ville, capisci? Per sempre”

“Esprimi un desiderio”

E prima ancora che il ciondolo che ti avevo regalato toccasse il terreno, era davvero tutto finito.

 

Questa è la verità. Questo è quello che è successo.

Ma tu non lo saprai mai ed io resterò soltanto l’uomo che ha spezzato il tuo cuore. Distruggendo nello stesso momento anche il mio. Per sempre.

                                            Ville”

 

 

 

 

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Salve donzelle!

Eccomi qui con il nuovo capitolo! No, in realtà, solo la prima parte del nuovo capitolo xD in questa storia i capitoli sono decisamente troppo lunghi xD

Fatemi sapere cosa ne pensate ^.^ Qui c’è la spiegazione del brutto fattaccio dell’altra storia xD

Grazie mille a chi ha letto e soprattutto a chi ha commentato!

 

@Angel Of Death: picci scusa xD Adesso mi ricorderò sempre di aggiornare xD Grazie mille per il commentino ^-^ Anche me ti ama tanto!

 

@Queenrock: Siiiii sono tornata in fretta! A dire il vero ormai, questi due poveri personaggi sono diventati parte della mia vita, e faccio davvero molta fatica a lasciarla andare xD Poveri xD Sono davvero tanto felice di saperti così contenta per la mia storia e spero continuerò a non deluderti! Grazie mille *-* Bacini!

 

@Puzzolinda: quello che io so  xD aiutooooooooo xD Grazie mille mio piccolo tortino di pesca! Che spreco di carta però xD Ci sentiamo dopo! Intanto Mossi piange T.T

 

@Lux: wiiiiiiiiiiii sono così felice di risentirti! Mi sei mancata tanto tanto! E sono contenta che ti sia piaciuta ^^ E come hai preso il finale dell’altra storia? xD Credo che questa canzone sia diventata una delle mie preferite in assoluto *-* Non mi stancherei mai di ascoltarla. E’ anche la canzone che mi ha fatto conoscere gli Avenged, quindi le sono doppiamente affezionata, e poi è decisamente troppo bella, sia la musica che le parole! Spero di sentirti presto. Bacini

 

Alla  prossima!

FallenAngel aka Mossi

  
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