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Autore: FairySweet    28/06/2015    1 recensioni
Cos'è l'amore Gomez Addams? Forse è una rosa senza colore, un fiocco nero su una culla, forse è la pelle di ghiaccio che tutte le notti sfiori e baci.
Cos'è l'amore ....
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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                                       Lei è Vita





“E se non dovesse piacergli?” sorrise appena soffermandosi sull'espressione di Ofelia “Vedrai che gli piacerà. Papà adora i trenini” “Non lo so mamma. Ci gioca solo quando è arrabbiato” “Ecco perché questo sarà un bel regalo” sussurrò divertita “Perché quando si arrabbierà, penserà che la sua bambina ha fatto di tutto per aiutarlo a dimenticare i brutti pensieri e un bel sorriso prenderà il posto della rabbia” le manine si mossero veloci annodando leggermente un bel fiocco nero sul pacco “Così?” “No amore mio, prima la mano destra. Fai scivolare il nastro sotto alla mano e poi lo giri” che fatica immensa non poter toccare quelle manine a pochi centimetri da lei.
La sua bambina, la sua piccola e meravigliosa bambina che per nove mesi aveva cullato in grembo immaginandone i lineamenti, sperando che custodisse almeno la metà della malinconia di sua sorella.
Quella punizione eterna così violenta non la meritava, non meritava niente di tutto questo, Ofelia si fermò qualche secondo fissando il viso di sua madre, quegli occhi carichi di malinconia e lacrime troppo a lungo trattenute e il profumo della sua pelle che in qualche modo arrivava fino a lei “Non fa niente mamma” sussurrò “Posso fare un fiocco anche da sola guarda” girò velocemente il nastro ridacchiando “Hai visto? Non devi toccarmi per aiutarmi a farlo” “No, no è vero ma credimi Ofelia, vorrei toccare la tua mano più di ogni altra cosa al mondo” “Papà dice sempre la stessa cosa” prese il pacchetto tra le mani scendendo dalla sedia “Dice che vorrebbe toccarti anche solo per qualche secondo. Che gli manca la tua pelle, il suo profumo, i tuoi baci” si avvicinò lentamente alla scrivania del padre accertandosi che quel fantasma incorporeo fosse ancora lì con lei “Dice che darebbe la vita per poterti vedere di nuovo. Per poterti sentire, per ascoltare la tua voce” “Non si cambia il passato” “Sarebbe tutto più semplice” “Sarebbe una forzatura. Il passato deve restare dov'è perché ora nelle vostre vite c'è spazio per il futuro” si strinse dolcemente nelle spalle osservando i movimenti di sua figlia “E che futuro è quello dove non ho una madre?” mormorò tristemente posando il pacco sul ripiano “Che futuro è quello dove mio padre piange la notte, quando nessuno può ascoltarlo? Che futuro è quello dove mia sorella distrugge cose per evitare di ricordarti?” “Ofelia” si voltò leggermente verso la madre sospirando “Ehi …” gli occhi persi nei suoi, così belli e sinceri da strapparle un sorriso delicato
tu sai perché ho scelto questa vita?” “Papà dice che l'hai fatto perché ami troppo” “È vero, amo troppo. Ma questo non è una cosa orribile. Amare troppo a volte conduce alla pazzia e quello che ho fatto in molti possono definirlo tale. Ma è davvero pazzia scegliere di morire per i propri figli? Uccidere un uomo che aveva come unico scopo quello di portarsi via la vita di mio marito e dei miei bambini? È forse pazzia riporre la propria fiducia in tuo marito” “Non è abbastanza forte mamma” “Si che lo è amore mio. Lo è sempre stato e continuerà ad esserlo” “No mamma!” esclamò decisa trattenendo un singhiozzo “Papà non può sopportare altro! Scappa da noi, si allontana da tutti per restare con il proprio dolore, non mangia con noi, non viene a giocare con noi e non ci porta più da nessuna parte, per quello c'è Lerch e per i nostri bisogni nonna!” “Ofelia?” si voltò di colpo incontrando gli occhi di suo padre “Con chi parli?” “Non gli dici la verità?” domandò avvicinandosi leggermente alla bambina “Non gli racconti niente Ofelia? Ricordi cosa ti ho detto?” “Allora?” domandò sollevando dolcemente il volto della figlia “Cosa ci fai qui dentro?” ma gli occhi della bambina erano lontani, persi su qualcosa che lui non riusciva a vedere “Hai paura di farlo soffrire? Non sarà questo a piegarlo, non c'è riuscito Leandro, la sua vendetta e non ci riuscirà questo amore mio. Tuo padre ha bisogno di sapere che sua figlia è infelice, che parla con qualcoa e non con il muro” “Tu non sei qualcosa” sussurrò ma Gomez sorrise “Ofelia?” “Scusami” “Si può sapere cosa stai facendo qui dentro?” “Stavo … stavo …” “Per raccontarmi una bugia? Lo so” esclamò divertito posando dei fogli sul ripiano lucido “Ti ho detto mille volte di non giocare qui dentro” “Non stavo giocando” “No?” “Ti ho fatto un regalo” esclamò raggiante ma suo padre annuì appena sedendosi dall'altro lato della scrivania “Papà?” mormorò confusa “Ti ho fatto un regalo” “L'ho visto amore mio ma ora papà ha delle cose da sbrigare. Ti prometto che lo aprirò non appena ho cinque minuti di tempo” “Ma è …” “Ofelia” esclamò picchiando il pugno sul ripiano gelido “Non farmi ripetere le cose due volte” la piccola sospirò indietreggiando di un passo e senza dire una parola uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Non è arrabbiandoti con lei che risolverai le cose amore mio” si sedette sulla scrivania a pochi centimetri da lui, un debolissimo sorriso sulle labbra e gli occhi carichi di stanchezza “Lei non merita la tua rabbia” lo vide sospirare, chiudere gli occhi posando la testa sullo schienale “Lo so che sei arrabbiato con me, sei molto arrabbiato con me ma non puoi prendertela con Ofelia per questo perché lei non ha colpe” gli sfiorò il viso sorridendo di quel contatto inesistente mentre un uomo distrutto si abbadonava al riposo che fino ad ora si era sempre negato.
Ma quell'attimo di tranquillità durò pochi minuti.
Aprì gli occhi di colpo, il cuore batteva violentemente nel petto mentre tornava nella realtà del presente abbandonando di colpo quel sogno, quell'orribile sogno che per tutto quel tempo aveva chiuso a chiave in fondo all'anima.
Si passò una mano in viso sospirando mentre davanti agli occhi restava inchiodato il volto di sua moglie, era lì, limpido, chiaro e cristallino.
Ogni dettaglio, ogni più piccolo particolare, perfino quel sorriso delicato che nessuno era autorizzato a guardare “Non puoi andare avanti così. Per quanto ancora resterai inchiodato al passato?” chiuse gli occhi cancellando per un secondo quella presenza costante.
Vederla, toccarla, parlare con lei, per quanto tempo l'aveva sognato? Per quanto tempo aveva cercato nel buio della stanza la sua presenza.
Non era quello che voleva, rivederla così, parlarle in questo modo, non così, non come un'incubo perché lei era quello, era un incubo violento che tornava a massacrargli l'anima e il corpo.
Fece un bel respiro, un altro ancora poi di nuovo gli occhi aperti e il niente davanti a sé “Gomez?” “Scusami, ho dimenticato il nostro impegno” “No fratello” mormorò Fester sedendosi di fronte a lui “Siamo ancora in tempo” “E allora cosa …” “Ofelia” “Cos'ha combinato?” domandò passandosi una mano tra i capelli ma il fratello si strinse leggermente nelle spalle sospirando “Non la trovi diversa?” “Diversa in peggio?” “Diversa e basta” “No” mormorò fingendo di leggere qualcosa di inesistente sui fogli davanti a sé “La trovo la stessa di sempre” “Non lo so Gomez, è silenziosa e a volte parla con il niente” “Questo è un bene. Nostra madre faceva la stessa cosa ricordi?” “Si ma c'è qualcos'altro” “Avrà litigato con i suoi fratelli. Sono giochi passeggeri, dalle cinque minuti e tornerà come ...” “È possibile che veda sua madre?” “Cosa?” l'altro sospirò passandosi una mano in viso “Credi sia possibile che tua figlia sia in grado di vedere sua madre?” “Escluso” “Gomez non …” “No Fester, Ofelia non può vedere sua madre” “Ne sei proprio sicuro vero?” sbottò ironico piantando gli occhi sul viso del fratello “Perché parla con qualcuno che apparentemente le risponde e non è qualcuno come zio Abner. È quelcuno che le spiega come mai suo padre continua a non risponderle” “Non essere sciocco. Non ha nessuna necessità di vedere sua madre. Sta bene, è serena e felice, perché dovrebbe …” “Perché le manca!” urlò inchiodando gli occhi ai suoi “E tu credi che sia l'unica a cui manchi? Non riesco a dormire, non riesco nemmeno a chiudere gli occhi qualche minuto senza vederla! Mi manca mia moglie, mi manca da morire, ogni giorno, ogni notte, mi manca quando mia figlia sorride, quando rivedo nei suoi occhi la mia sposa” “Lasciale il permesso di conoscere suo padre perché ha perso sua madre e non può …” “Se la caverà benissimo, la vita va avanti anche senza la famiglia” “Coraggio” esclamò Fester afferrandolo per le spalle “Urlalo Gomez, urla al mondo quanto sei arrabbiato” “Smettila” ma la presa del fratello si rafforzò di colpo, il respiro accelerato e la rabbia che velocemente copriva ogni angolo di ragione “Urla al mondo quanto sei arrabbiato con lei per averti lasciato da solo! Per averti abbandonato e costretto a soffrire!” “Smettila!” urlò liberandosi violentemente dalla sua presa, Fester sorrise appena portandosi una mano alle labbra “Sei così arrabbiato con lei fratello mio da non accorgertene nemmeno. La chiudi in fondo al cuore e la nascondi lì impedendo a tutti perfino a te stesso di avvicinarti al suo ricordo” “Tu non … non hai il diritto di …” ma era talmente agitato da non accorgersi che quelle lacrime troppo a lungo trattenute erano lì, lì davanti al mondo e scorrevano violentemente e incontrollate.
Vide suo fratello sorridere compiaciuto e poi solo una porta chiusa e un uomo solo con il proprio dolore che fino ad ora era riuscito a controllare. 
  
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