Anime & Manga > La squadra del cuore/Hungry Heart
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Autore: Gemad    29/06/2015    1 recensioni
"Il pavimento scivoloso rendeva ogni suo passo sempre più rapido, sempre più affrettato fino a quando non si sedette in una poltroncina col suo bagaglio a fianco e le cuffiette alle orecchie per ammazzare il tempo. Si guardava intorno; capiva solo in quel momento quanto gli sarebbe mancata l’aria che respirava, le persone che vedeva. “Non vedrò il Giappone per molto tempo” pensò Roy Kanou." Provate a pensare a come sarebbe stata l'avventura di Roy Kanou all'Ajax, con tutti i problemi che aveva nel restare in contatto con i suoi amici, i suoi genitori, ma sopratutto con Miki. Come affronterà il trasferimento in Olanda il nostro caro Roy?
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Roy Kanou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Il primo impatto con l’Olanda


“I signori passeggeri sono pregati di slacciarsi le cinture, di prendere i rispettivi bagagli e di apprestarsi a scendere da una delle due uscite. Troverete le nostre hostess con dei volantini in mano che vi saranno regolarmente assegnati. Perciò grazie per aver volato con la nostra compagnia e buona permanenza in Olanda!” disse la voce del comandante dopo aver effettuato la discesa e l’atterraggio.
Roy prese il bagaglio che si trovava sopra la sua testa e si diresse verso l’uscita; era l’ultimo.
Appena la sua testa sbucò fuori dalla porta dell’aereo, fu sommerso da un’ondata del caldo delle undici di Amsterdam. Non fu quello che però lo soprese, siccome si era vestito con scarpe sportive, jeans leggeri e t-shirt nera, ma dal numero di giornalisti e fotografi che lo aspettavano sulla pista dell’aeroporto.
Roy non sapeva che fare; rimase imbambolato nella parte più alta delle scalette. Guardava come i numerosi steward e guardie tenevano a bada i paparazzi impedendogli di passare con le loro braccia aperte in orizzontale.
Roy scese le scalette e subito il pubblico si accalcava sempre di più contro di lui; sentiva i giornalisti e i fotografi che lo chiamavano con la sua lingua –Signor Kanou!-, -Un sorriso!-, -Quali sono le sue prime parole da giocatore dell’Ajax?-, -Ora che   Ibrahimović se n’è andato prenderà lei il numero 9?-, -Cosa ne pensa dell’Olanda?-, -Sfonderà come suo fratello Peter?-, -Cosa vuole vincere con l’Ajax?-, -Ha già parlato col mister Koeman?-, -Per favore signor Kanou una fotografia!-.
Le domande erano tutte confuse e scollegate tra di loro, sembrava che esse formavano una nuvola di parole incomprensibili. Roy balbettava, non sapeva che dire, non sapeva se doveva rispondere o se non fosse il caso di farlo, non capiva se doveva camminare o se restare fermo.
A quest’ultima domanda rispose un signore alto a magro che lo prese per il braccio dopo avergli messo al collo una sciarpa della squadra Olandese, e conducendolo verso una macchina nera dai finestrini oscurati.
Come il ragazzo dai capelli arancioni si sedette sull’auto, vide che i giornalisti ed i fotografi si spostarono tentando di circondare la macchina, ma prontamente l’autista effettuò un’accelerata che lasciò dietro tutta quell’immensa marea di persone.
–Certo che i giornalisti sono una vera palla al piede!- esclamò uno degli uomini che Roy vide seduti affianco e di fronte a lui.
Solo in quel momento realizzò che stava viaggiando su una limousine e che stava parlando ai dirigenti che rappresentavano l’Ajax.
–Benvenuto in Olanda signor Kanou, io mi chiamo Mark Durm e sarò il suo assistente per aiutarla ad ambientarsi-.
Disse un ragazzo giovane dalla capigliatura bionda che gli strinse la mano, -A-assistente?- chiese Roy confuso.
–Bè, non si aspettava che la società l’avrebbe lasciato morire di fame no? Altrimenti come avrebbe giocato le sue partite?- terminò ridendo e dandogli una pacca sulla spalla.
–Ehm Mark?- chiese subito Roy,
-Si signor Kanou?-, -Chiamami Roy, non amo essere chiamato signor Kanou, mi sa troppo di superiorità-.
-D’accordo, allora dimmi pure Roy-.
–Cosa stanno dicendo queste persone?-.
-Semplicemente le stanno comunicando che ci stiamo dirigendo all’Amsterdam Arena per la sua presentazione ai tifosi-.
–T-Tifosi?- chiese ancor più sorpreso e confuso il Giapponese.
–Bè, dovrà presentarsi alla stampa o no?-.
In effetti non aveva tutti i torti, pensò Roy; decise di prepararsi psicologicamente a quello che sta per fare. Doveva restare fermo, calmo e cercare di apparire come un fuoriclasse davanti agli occhi dei suoi nuovi tifosi. Vide che alcuni uomini muniti di cellulari nell’orecchio, stavano attivamente parlando con Mark. Dopo aver terminato la discussione, Mark si avvicinò a Roy dicendogli.
-Vorrebbero sapere che numero di maglia vuoi, devi pensare in fretta, la tua maglia deve essere stampata velocemente per poter essere indossata allo stadio e alla conferenza-.
Il ragazzo pensò dopo che gli fecero vedere la lista dei numeri liberi. I numeri dall’1 al 33 erano già occupati, non gli andava prendere numeri così alti, lo facevano sentire inferiore; ma poi vide quel numero che aveva sempre indossato, che aveva sempre voluto perché era il numero che più lo rappresentava, che faceva capire a chi lo guardava che lui era un goleador, nient’altro.
–Ho deciso, voglio questo!- disse indicando col dito il numero 9.
–Negen?- chiese uno dei dirigenti dell’Ajax sorpreso.
–Is zeker van wat hij wil?- chiese un altro dei dirigenti.
–Che diavolo stanno dicendo Mark?- chiese Roy sottovoce nell’orecchio del suo assistente.
–Stanno dicendo se sei veramente sicuro e pronto ad ereditare il numero 9-.
-Perché si chiedono questo?-.
-Non sai chi sono stati i numerosi giocatori che nel corso della storia di questo club hanno vestito quel numero?-, Roy chiaramente non si era documentato abbastanza e fece dei movimenti laterali con la testa che alludevano al fatto che non lo sapeva.
–Johan Cruijff o Marco Van Basten non ti dicono niente? In più l’ultimo che l’ha indossata è stato Zlatan Ibrahimović che è stato venduto recentemente alla Juventus-. Immediatamente Roy sentì nuovamente l’ansia che circondava il suo corpo. Sentiva che se avrebbe indossato quella maglia da subito, tutti i tifosi si sarebbero aspettati che lui fosse un giocatore fortissimo e che poteva portare l’Ajax lontano.
Un momento, lui lo poteva fare, lui lo doveva fare! –Sì io voglio quella maglia!- disse deciso Kanou.
–Se è quello vuoi Roy… ja, het nummer negen overhemd-.
Il viaggio per lo stadio non durò molto e come scese, stavolta Roy non fu accerchiato dai giornalisti ma dai tifosi che gli passavano penne, fogli, palloni da firmare. Il ragazzo dai capelli arancioni avrebbe voluto firmarli tutti, ma i dirigenti dell’Ajax lo presero di forza e lo portarono all’interno dello stadio. Gli fecero visitare le tribune d’onore che avevano graziose poltroncine e tavolini dove potersi sedere comodamente e poter assistere tranquillamente allo spettacolo del calcio. Poi lo portarono negli spogliatoi spaziosi ed immensi, dieci, forse trenta volte più grandi di quelli dell’Orange Hill.
Dopo la breve visita negli spogliatoi, gli consegnarono la canadese del club e gli ordinarono di indossarla, tranne la giacca siccome si doveva assolutamente vedere la maglia ufficiale col suo nome e cognome. Appena gliela consegnarono, Roy fissò la maglia della squadra Olandese. Vide la striscia rossa che attraversava il bianco, ma soprattutto, dopo il numero nove, vide il cognome Kanou, e pensò “C’è l’hai fatta Roy”.
All’interno di quella maglia s’incorporava la sua passione e determinazione che ha avuto dal primo giorno che ha toccato un pallone da calcio. Ma all’interno di essa era racchiusa la passione di Kamata, di Sako, del mister Murakami, dell’intera Orange Hill e di tutte le persone che hanno aiutato a portare a compimento il sogno di quel ragazzo che veniva visto come un delinquente che sbeffeggiava ed infamava il cognome dei Kanou. La indossò e sentì subito che lo spirito dell’Orange Hill si stava abituando ed insinuando in quella maglia.
–Andiamo Roy, devi presentarti ai tifosi- gli disse Mark.
Roy salì gli scalini e vide davanti a sé l’immenso stadio dell’Amsterdam Arena completamente vuoto tranne un parte occupata dai sostenitori dell’Ajax che Mark stesso gli disse che si chiamavano, almeno dagli avversari, “Gli Ebrei” siccome la tifoseria della squadra dei Lancieri era nata nei ghetti di zona Ebraica di Amsterdam. Roy si trovava davanti ai tifosi, gli passava vicino, gli salutava, prendeva quello che loro gli lanciavano. Poi arrivò il momento in cui alcuni addetti allo stadio gli consegnarono quattro palloni sempre appartenenti all’Ajax.
Lui lì firmò e dopo averci fatto qualche palleggio, gli lanciò coi piedi ai tifosi in modo tale che si potessero conservare un ricordo speciale di lui. Se ne stava per andare, dopo tutti i flash dei fotografi, dei tifosi, dopo i tanti saluti. Ma poi vide un ragazzino che aveva perso tutti i capelli che era di fronte a lui; probabilmente aveva un cancro. Tutti lo richiamavano all’interno degli spogliatoi, per poi uscire e dirigersi al campo d’allenamento. Roy guardando quel bambino, pensò a quanto era stato fortunato ad avere la vita che stava vivendo in quel momento. Pensò a quanto era fortunato a poter fare della sua passione un lavoro.
Roy si avvicinò al bambino che stava in braccio al padre, sorpreso di vedersi arrivare Roy Kanou. Roy gli fece il gesto di domanda di poterlo prendere in braccio e il padre acconsentì con le lacrime agli occhi e gli passò il figlio che doveva avere all’incirca sei anni. Roy lo portò e fecero qualche passaggio insieme; vide la felicità del bambino nel toccare un semplice pallone sul manto erboso di quella squadra che tifava.
Tra gli applausi di tutti i presenti, Roy lo riportò al padre, ma prima di andarsene, si tolse la maglia, la firmò nonostante si trovasse dalla vita in su completamente scoperta e la fece indossare al bambino. Avrebbe tanto voluto tenersi quella maglia, che rappresentava il suo trampolino di lancio, che rappresentava la sua prima maglia in assoluto con l’Ajax, che rappresentava tutto quello per cui aveva lottato per arrivare fin qui; ma decise di consegnare una maglia così speciale ad un bambino che aveva pagato il biglietto solo per andare a vederlo, solo per vederlo fare qualche palleggio.
Poi riportò il bambino al padre stringendogli e tenendogli ben salda la mano del piccolo nella sua. La standing-ovation della tifoseria Olandese fu emozionante, non solo perché urlavano il suo nome –Kanou! Kanou! Kanou! Kanou! Kanou!- ma anche perché sapeva che si era conquistato la fiducia di tutti. Si commosse quando vide il padre che abbracciò il bambino, e non si vergognò di mostrare quello che stava provando in quel momento.
Lasciò lo stadio felice, pronto a dirigersi al suo primo allenamento con la sua nuova squadra, col suo nuovo mister, con i suoi nuovi compagni, ma soprattutto con la sua nuova vita.



Angolo dell'autore: Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e spero di non aver esagerato troppo. Volvevo solo farvi notare che, ormai, dentro il nostro ragazzo Giapponese, sta avvenendo un cambiamento morale e caratteriale e che nemmeno lui riesce a notare e, spero, che voi riusciate a notarlo. 
Per il resto, spero che abbiate apprezzato il pezzo in cui si parla di Roy che gioca con quel bambino malato e sappiate che lo fatto per farvi capire che Roy ormai non è più un bambino viziato ma un giovane adulto che vede tutta la sua vita che sta cambiando davanti ai suoi stessi occhi.
Recensite per favore sperando che abbiate apprezzato questo capitolo.
Grazie ancora e buona lettura!
   
 
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