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Autore: Castiga Akirashi    29/06/2015    0 recensioni
{Rating più alto in alcuni capitoli}
Può una bestia redimersi?
Può smettere di uccidere?
Il Demone Rosso ha seminato distruzione, paura e morte per anni.
Ora è sparita.
È morta? È nell’ombra che aspetta una preda?
Nessuno lo sa…
Aurea Aralia è una studiosa Pokémon conosciuta in tutta Isshu.
Stimata e rispettata, passa il suo tempo a esplorare il mondo dei Pokémon ed a aiutare i giovani allenatori che le vengono affidati.
La sua vita cambierà, quando incontrerà una ragazza.
Ragazza o… Demone?
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Videogioco
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«Ah, ma davvero?» commentò ironica Castiga, alla fine del racconto, dopo la rivelazione che Belle aveva aggiunto imbarazzata: «Ero pure sotto controllo?»
«Chiaro!» rispose Cheren, ormai senza più alcun timore di dire la cosa sbagliata: «Eravamo preoccupati più che altro per te, ma di sicuro non immaginavamo nulla del genere.»
«Dai, andiamo al Deposito Frigo.» intervenne Belle, vedendo che la discussione stava cominciando a scaldarsi: «Lì abbiamo incontrato un Saggio.»
«Sì, Violante.» borbottò Castiga, ancora contrariata nel vedere come era stata facilmente scoperta nonostante tutte le sue attenzioni: «Direi di tornarci. Magari abbiamo fortuna...»
Si diressero quindi verso il sud della città. Belle si accostò all'amica e mormorò: «Dai Castì, su con il morale. Non cambierà niente tra di noi, te lo prometto. Nemmeno se cercassi di farci del male, potremmo giudicarti. Sei nostra amica e questo non cambierà mai.»
Lei non rispose, ma dentro di sé era contenta di quelle parole. Loro sì che erano veri amici... ed era stata molto, troppo fortunata a trovarli. Lei, che non meritava niente di tutto questo. Belle non insisté ma Raphael la prese da parte e mormorò: «Non ti preoccupare. È contenta, solo che si vergogna a mostrarlo. È troppo orgogliosa. E credo non senta di meritare amici così sinceri per quel che ha fatto...»
«Tu riesci a capirla al volo, Raphael. Non capirò mai come fai.»
«Diciamo che ho imparato a conoscerla.» sorrise lui, guardando con l'occhio dell'amore: «Un mago non rivela mai i suoi segreti.»
«Allora, voi due?!» li interruppe Castiga, diversi metri davanti a loro: «La piantate di confabulare?! Abbiamo un intero deposito da perlustrare!»
I due chiesero scusa e accorsero. Tutti in gruppo, quindi, andarono ad esaminare il freddo Deposito Frigo. Mentre camminava, Castiga pensò a tutto ciò che era successo lì e vagò, presente con il corpo, ma assente con la mente, alla ricerca di Violante.
«Maledizione… ma d-dov’è?» balbettò Cheren, riportandola tra di loro, tremante per il freddo.
Castiga scosse un momento la testa, per riprendersi, e borbottò: «Dottore, ti ricordi dov’era l’ultima volta? Andiamo all'ultimo container.»
Lui annuì e fece strada. Proprio lì trovarono il vecchio saggio.
«Violante…» disse la ragazza, con un sogghigno stampato in faccia: «Stavolta niente cricca di seguaci a tenerti al caldo mi pare.»
«Non ho nemmeno con me i Pokémon del sovrano. Sono rimasti con lui, per sempre.» rispose lui, tremante. Irruppe di colpo l'agente della polizia internazionale che gli intimò di seguirlo. Lui sorrise, mite, tese le mani e rispose: «Qui fa troppo freddo e sono stufo di battere i denti. Dammi tempo e ti racconterò tutto. E ora portami con te dove vorrai.»
Bellocchio lo ammanettò, felice della cattura, ed esclamò, rivolto a Castiga: «Escludendo Geechisu… restano ancora tre Saggi! Alla prossima, Allenatore!»
Sempre correndo, mentre il saggio gli caracollava dietro a fatica, l'agente scappò.
«Violante è un dannato masochista…» mormorò Castiga, battendo i denti, mentre uscivano quasi congelati dal deposito.
Raphael si tolse la giacca e la mise intorno alle sue spalle. Lei gli sorrise, arrossendo lievemente, e i quattro si rifugiarono nel Centro Pokémon per scaldarsi. Avevano perso tutta la mattinata nel Deposito, e nessuno aveva voglia di ripartire. Così restarono lì per tutta la giornata e per la notte. La voglia di accamparsi era ben poca.
«Dove andiamo ora?» chiese Cheren con la cartina di Isshu aperta davanti a sé, la mattina dopo.
Castiga la osservò un attimo, con sguardo critico, e rispose: «Direi di puntare a Ponentopoli.»
«Però dovremmo passare di nuovo nella Cava Pietrelettica…» disse Belle, con una nota di panico nella voce.
«Lo so che hai paura dei Galvantula... ma stai tranquilla, ci proteggerà Hoshi.» disse Castiga, sorridendo rassicurante a Belle.
Lei parve tranquillizzarsi un po’, così si avviarono e arrivarono alla Cava Pietrelettrica: un’enorme grotta, con le rocce di colore bluastro, dovuto al campo elettrico che percorreva tutta la grotta. Era l’habitat ideale per i piccoli Joltik e le loro evoluzioni Galvantula, i ragni elettrici della regione.
Castiga vide Belle tremare, così borbottò: «Stai calma, Belle! Esci Hoshi!»
La ragazza fece uscire la sua Zebstrika che scorrazzò felice intorno a loro. Adorava quel posto elettrostatico, pieno di scintille e di energia elettrica, come la sua.
«Perché prima non racconti a Raphael cosa successe nella Cava?» chiese Cheren, preso da un pensiero, sperando che Belle, distratta dal racconto, sarebbe entrata più volentieri nella cava: «Anche perché non ce lo hai mai detto.»
«Avete ragione.» assentì Castiga, intuendo anche il suo piano. Così prese a raccontare.
 
~§~
 
INTERMEZZO: LA CAVA PIETRELETTRICA
 
Castiga, Belle e Cheren arrivarono all’entrata della cava, pensando che Rafan ci fosse già, dato che aveva detto di raggiungerlo lì e che era partito parecchio prima. Invece non era così. Cheren fissò la tela luminescente, incuriosito, e borbottò: «Che strana ragnatela.»
Per stemperare un po' le ire, Castiga chiese: «Non sai di cos'è, Dottore?»
«Credo di Galvantula, un Pokémon ragno di tipo elettro, ma non ne sono troppo convinto.»
Seccata dal poco dialogo ottenuto da quella domanda, Castiga tornò a pensare a Rafan e sbottò: «Ma dove si è cacciato quel minatore?»
«Stai calma, Castì! Arriverà!» disse Belle, cercando di calmarla.
Lei grugnì qualcosa di risposta, ma le previsioni si avverarono e il Leader sopraggiunse con il suo passo pesante e deciso.
«Scusate il ritardo.» disse, raggiungendoli davanti alla tela gialla: «Questa qui è una tela di Galvantula, un Pokémon tipo Elettro. Ma non chiedetemi perché si trovi qui. Comunque, quando qualcuno è nei guai, aiutarlo è compito del Leader.»
«Oh, certo. Solo dopo la lotta in Palestra.» commentò ironica Castiga: «Dov'eri finito? In qualche saloon con pagliacci vestiti da carnevale della tua risma?»
Rafan la guardò seccato, non sopportando la sua arroganza, e ringhiò: «Cos’hai detto?!»
Castiga fece per rispondere a tono, ma Belle la rimproverò: «Castì, smettila di essere antipatica!»
Lei non commentò oltre, offesa, e Rafan, dopo averle scoccato un’altra occhiata gelida, fece uscire uno dei suoi Pokémon che distrusse la rete.
“Potevo anche arrangiarmi se bastava solo questo.” pensò ironica Castiga: “Forse si sente umiliato dalla sconfitta e vuole far vedere che è forte. Pagliaccio.”
«Bene.» disse, soddisfatto: «I Galvantula non sono furiosi e non ci sono Plasma in giro. Volevo essere sicuro che non vi aggredisse nessuno. Castiga, non mi piaci, l'abbiamo capito, ma sono convinto che tu abbia la stoffa per grandi cose. Ricorda però di non cacciarti nei guai con questa tua arroganza. Voi due invece, vi aspetto in Palestra.»
Così come era venuto, se ne andò, non aspettando la velenosa imbeccata della ragazza. Aveva però mentito. Castiga gli piaceva, molto. Arguta, intelligente, furba, con un grande sangue freddo... era una ragazza con molte doti, ma chissà quali difetti celava quella perfezione?
“Un giorno forse, ne saprò di più” concluse con la mente, facendoci sopra una bella risata.
«Ah, lasciamo perdere.» sbottò la ragazza, irritata dal modo di fare di quell'uomo. Si rivolse agli amici e chiese: «Sentite, andiamo dentro? Voi vi allenate, io vedo qual è la prossima città... che ne dite?»
«Andata.» rispose Cheren, mentre Belle annuiva.
Entrarono ma, dopo qualche passo, due figure ninja li circondarono, apparendo dal nulla. Spinsero via Belle e Cheren e trascinarono Castiga, dicendo: «… di qua.»
La condussero da un ragazzo che lei riconobbe senza problemi.
«… Abbiamo portato l’Allenatore.» disse uno e i tre sparirono nel nulla.
«Grazie.» rispose N alle figure ormai sparite, ma non poté aggiungere altro perché Shikijika uscì dalla Ball e bramì, rivolto a N: *«Lontano, tu!»*
«Oh. E perché?» ripose lui, sinceramente colpito da quella reazione anomala.
*«Perché non ti conosco e potresti aggredirla.»* rispose lui, per niente colpito dal fatto che l'umano lo capisse. Anche Castiga poteva, quindi non era così strano.
«Ma non io non voglio aggredire nessuno, mio giovane Sawsbuck. Sono sincero.» replicò il giovane, mentre Castiga mormorava: «Shik per favore. Non puoi attaccare chiunque si avvicini nel raggio di un metro.»
Lui si voltò verso di lei e mormorò: *«Ti devo proteggere.»*
«Lo so, ma non serve. Ora fai il bravo e rientra.»
*«Ti tengo d'occhio…»* disse solo lui, minaccioso, rivolto verso N, per poi rientrare.
N la guardò, sorridendo, e disse: «Vedo che hai un nuovo Pokémon.»
«Estremamente protettivo.»
N ridacchiò e commentò: «Non è poi così negativa come cosa. Non sai mai chi potresti incontrare sulla tua strada.»
«Già...» mormorò vaga lei, pensando che in realtà erano gli altri a dover temere lei e non il contrario.
N vide che la conversazione non proseguiva, così aggiunse: «Quelli erano due dei Trio Oscuro. Fanno parte del Team Plasma e sono stati reclutati da Geechisu in persona; gli sono molto fedeli. Sembra che siano stati loro a ostruire l’entrata di questa cava con la tela di Galvantula.»
N si voltò, guardando le profondità della cava; sognante, con il tono di un ragazzo davvero felice, mormorò: «La Cava Pietrelettrica... Mi piace molto questo luogo. La scienza può affannarsi quanto vuole a cercare di spiegare il fenomeno dell’elettricità, ma la verità è che in questo luogo il legame con i Pokémon è lampante. Se non ci fossero gli esseri umani, sarebbe il mio posto preferito. Ma ora veniamo a noi. Ti ho scelta... questo non ti sorprende?»
Castiga lo guardò inarcando un sopracciglio e pensò: “Scelta? Era ovvio. Una persona non tormenta così tanto se non per qualche scopo.”
Dato che però ci capiva poco di tutta quella storia, scosse la testa, giusto per dargli il contentino ma avere informazioni. N abboccò perché, contrariato, sbottò: «Tze… non puoi certo sorprenderti se non capisci di ciò che parlo. Ho parlato di voi a Geechisu. E lui ha chiesto subito al Trio Oscuro di raccogliere informazioni in proposito. Così ha scoperto che Cheren persegue ingenuamente l’ideale di diventare forte. Mentre Belle conosce la triste verità: non tutti possono diventarlo. Invece tu non sembri tendere verso alcun estremo, sei in posizione neutra.»
«Ho i miei problemi, senza crearmene di altri inutili.» commentò lei, non riuscendo, come al solito, a capire dove volesse andare a parare: «Forza o non forza, io voglio solo passare del tempo con i miei amici Pokémon. Il resto mi interessa relativamente.»
«La cosa mi fa piacere.» sorrise lui, come se l'irritazione di prima fosse svanita nel nulla: «Più avanti troverai ad aspettarti il Team Plasma. Geechisu vuole mettere alla prova le tue capacità di Allenatore. Ti prego di proseguire da sola.»
Dopo un altro sincero sorriso, se ne andò, ben convinto che avrebbe superato egregiamente la prova.
Castiga lo guardò irritata e sbottò: «D’accordo. Volete sfidarmi? Peggio per voi. Sarò inarrestabile.»
Andò dagli amici e disse loro di aspettarla fuori dalla cava, spiegando rapidamente cosa le aveva detto N, concludendo dicendo: «Vi chiamo quando sono fuori. Ok?»
Cheren annuì e per ottimizzare i tempi, propose: «Facciamo così, Castì. Noi andiamo da Rafan e prendiamo la Medaglia, intanto.»
«Ok. Mi sembra un’ottima idea.»
«Stai attenta…» mormorò Belle, preoccupata.
Castiga le fece l’occhiolino di risposta e, con un sogghigno spavaldo, si incamminò sicura. Le e Maru vagarono per la cava per parecchio, ammirandone le particolarità. Anche se era fatta di roccia, era di colore blu, a causa della forte elettricità di cui era pervasa. Alcune rocce erano talmente elettriche che levitavano a mezz’aria. Gironzolò ancora, finché non vide un ponte.
“Forse da lì si esce.” pensò avvicinandosi.
Ma, all’improvviso, tutti i tre membri del Trio Oscuro la circondarono.
«… di qua.» disse uno, conducendola sul ponte con gli altri due.
Lo attraversarono e si fermarono. Uno dei tre disse: «… più avanti ci sono delle scale. Lì ti aspetta il Team Plasma.»
Sparirono nel nulla, come dal nulla erano comparsi.
Castiga giunse alle scale e le scese. Camminò per un lungo tratto, finché non incrociò alcuni Seguaci che sconfisse prontamente, anche se a fatica a causa del grande numero di avversari.
Arrivata in fondo alla Cava, rivide N, che, dando le spalle all'entrata del tunnel, non la notò ed esclamò: «Al fondersi e confondersi di valori diversi, il mondo si va tingendo di tinte fosche. Non posso permetterlo! La separazione tra Pokémon e uomini sarà netta, come tra bianco e nero. Solo in questo modo i Pokémon potranno diventare completi. Questo è il mio sogno! Un sogno che devo realizzare a tutti i costi!»
Sembrava volesse autoconvincersi che ciò che faceva era giusto, che non poteva permettersi di vacillare in quella che era la sua missione di vita. Si voltò, illuminato dalla luce della sua convinzione ritrovata ed esclamò: «Castiga, finalmente! Sapevo ce l'avresti fatta! Ce l’hai anche tu un sogno?»
«Un sogno… può darsi.» rispose lei, se la speranza di una vita migliore poteva essere considerata tale.
«Mi rallegra.» replicò lui, davvero contento di vedere che aveva brillantemente superato la prova di Geechisu: «Avere dei sogni è una cosa meravigliosa. Ti sfido a dimostrarmi quanto tieni al tuo sogno.»
E cominciò l'ennesima lotta. Castiga vinse e N disse, sconvolto e abbattuto, mormorò: «Ferire i propri amici… a questo servono le lotte Pokémon. Ma perché? Con il cuore pesante mi sono calato nei panni di Allenatore per sfidarti e ne ho riportato solo una sconfitta. Come farò ora a proseguire la ricerca della verità? Non sono degno dell’amicizia di un Pokémon leggendario!»
«Dai, N, lo scopo della lotta non è vincere...» cercò di replicare Castiga, per tirarlo su di morale ma anche fargli capire che gli scontri Pokémon non avevano l'obbiettivo di ferire. O almeno, non quelli di alcune persone.
«Castì!» li interruppe Belle, raggiungendoli con Cheren e la prof Aralia.
Castiga e N li guardarono, perplessi e stupiti da quell’entrata in scena che non si aspettavano e che non sarebbe dovuta avvenire. Avevano chiesto di essere lasciati soli, ma a quanto pare, non erano stati ascoltati.
«L’udito di Belle è eccezionale.» disse la studiosa, sorridendo alla sua pupilla: «Ha sentito la tua voce da molto lontano. Ciao! Come stai? E chi è l’Allenatore che è con te?»
Prima che la ragazza potesse rispondere, N intervenne, con una voce molto più dura e ostile del solito e uno sguardo per nulla amichevole: «Sei Aralia, giusto? Classifichi i Pokémon secondo le regole decise dagli uomini, senza mettere neanche in dubbio il legame tra Allenatori e Pokémon. Credi di capire tutto, vero? Il tuo Pokédex non serve a niente. Che cosa pensi di ottenere?»
Castiga si irrigidì. L’istinto fu di saltare addosso al ragazzo a lama tesa, arrabbiata per quelle accuse, mosse con quel tono, alla donna che l’aveva tirata fuori dal baratro. Ma Aurea tese un braccio per bloccarla, avendo notato il suo comportamento, e, guardando N, disse: «Oh, quanto astio… tu hai il tuo modo di pensare. Ma anch’io ho il mio e non vale meno del tuo. Ogni singola persona dovrebbe decidere da sola come vivere insieme ai Pokémon.»
«Ma in questo modo gli esseri umani malvagi fanno soffrire i Pokémon. Non posso chiudere gli occhi di fronte a tanta stoltezza.» replicò infuriato N, andandosene di corsa, non potendo restare tra gente che non capiva il suo pensiero. Forse Castiga, forse solo lei lo comprendeva... ma non sarebbe mai andata contro gli amici, era evidente.
Da parte sua, Castiga l’aveva osservato bene e aveva visto delle lacrime di rabbia uscire dai suoi occhi verdi. Una sensazione la colpì. La stessa cosa che la legava a Cheren e Belle, le diceva che N aveva bisogno di aiuto. Di una spalla su cui forse anche piangere. Soffriva, soffriva molto.
«Non mi aspetto che capisca e cambi idea da un momento all’altro.» disse Aurea: «Ma spero che un po’ alla volta comprenda i sentimenti di tutti noi.» concluse scoccando un’occhiata a Castiga: «Ora devo salutarvi ragazzi. Continuate il vostro viaggio e divertitevi!»
  
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