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Autore: _Ery1999_    29/06/2015    1 recensioni
Dal testo:
- Dove sei stata? -
Hermione Granger si trascina faticosamente per attraversare la stanza, arrancando come un animale sofferente.
- Dove sei stata..? – ripete una voce afflitta, mentre dita bianche si fanno strada nei capelli scuri di lei, sporchi di terra.
- Erano in tanti questa volta... Ci hanno teso un’imboscata – ...
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il Prezzo dell'Amore







Il tuo cuore è libero, abbi il coraggio di seguirlo.

Malcom Wallace, dal film "Braveheart - Cuore impavido"

 





- Dove sei stata? -
Hermione Granger si trascina faticosamente per attraversare la stanza, arrancando come un animale sofferente. Si lascia cadere sul letto, producendo un tonfo che ricorda vagamente quello di un cadavere. Ansima e uno straziante dolore al petto le fa venir voglia di strapparsi il cuore dalla cassa toracica. E’ ricoperta di graffi ed ematomi su viso, collo, braccia e sanguina copiosamente da una ferita aperta sul ventre. Il rosso nuovo si mescola a quello già incrostato, imbrattando il cardigan verde muschio e colando sul jeans sbiadito in un miscuglio rivoltante. Mani esperte la aiutano a spogliarsi, trafficano con ampolline di vetro sigillate e dopo poche gocce la lesione è già rimarginata, nient’altro che un ricordo. La macchia però rimane, assieme al tanfo di Morte, e quello sarà impossibile da lavare via.
- Dove sei stata..? – ripete una voce afflitta, mentre dita bianche si fanno strada nei capelli scuri di lei, sporchi di terra. Ogni notte si spinge sempre più in là, e Draco Malfoy teme che prima o poi non avrà nessun corpo da guarire, nessuna domanda da porre. Un groppo gli risale dallo stomaco, gli si àncora allo sterno, come un cancro, e sa che neppure ingoiando all'infinito riuscirebbe a trovare sollievo.
- Erano in tanti questa volta... Ci hanno teso un’imboscata – la voce di Hermione è spossata e avvilita, fa fatica a rimanere sveglia, le palpebre premono per chiudersi. E’ sfinita, ma non può scivolare nel sonno, non ancora. La sua squadra è ancora in strada, dall’altra parte dell’isolato, e un paio dei suoi ha rischiato grosso accompagnandola fin sotto casa. Lei aveva cercato di opporsi con ogni fibra del suo corpo, scalciando come una leonessa in gabbia, implorando, maledicendo, ma loro non avevano voluto sentir ragioni: l’avevano trascinata fino al portone del vecchio condominio, poi le loro ombre erano scomparse, lasciandola sola, riconoscente, moribonda.
- Non puoi continuare così – ogni volta che lei esce, Draco trattiene il fiato per ore, fra l’agonia e la speranza di vederla tornare sana e salva. Eppure sa quanto i Mangiamorte possano essere infidi e spietati, e quando questa consapevolezza si insinua nella sua mente dando sfogo ai ricordi di un’altra vita, anche quel fievole barlume di speranza sembra spegnersi, e lui cade in un vortice di rassegnazione e disperazione. E rimorso.
- Hanno bisogno di me, e tu lo sai – lo guarda con occhi vuoti e sofferenti, occhi che Draco non riesce a sostenere, occhi che lo schiacciano, gli tolgono il respiro. Perché non potrebbero essere più diversi dai suoi.
Rimangono in silenzio, e gli unici suoni che resistono al buio sono il respiro affannato di Hermione e il contatto delle mani di Draco nei capelli di lei. Ha paura di toccarla, di sfiorarla, di farle del male. Anche il più microscopico movimento le sembra costare fatica, e lui non l’ha mai vista così piccola, logorata da un peso troppo grande che grava sulle sue spalle, e che ogni giorno cresce, dissanguandola.
Se solo riuscisse a trovare il coraggio, quel coraggio che ha perso o che forse non ha mai avuto, lei non sarebbe costretta a condurre ogni notte quel gioco assurdo tra Vita e Morte. Per proteggerli. Per proteggerlo.
Un fischio squarcia le tenebre e in cielo esplode una miriade di scintille rosse. Rosse come il sangue. La battaglia è vinta. Il Bene, per ora, ha trionfato. Domani sarà ancora guerra, ancora cadaveri, ancora ferite, ancora disperazione. Finirà mai tutto questo?
Draco sente Hermione rilassarsi ed espirare profondamente, svuotandosi del tutto, le costole emergono da sotto la pelle sottile del torace. E’ magra, troppo magra. Dovrebbe costringerla a mangiare di più, a dormire di più, a sorridere di più, ma come può anche solo fiatare o imporsi su qualcosa quando vede il Male corroderla, negli occhi, sulla pelle, nelle ossa? Quando il piatto che ha davanti, ancora mezzo pieno, viene scansato di lato e l’ago della bilancia segna un chilo in meno, Draco Malfoy non può far altro che tacere e guardarla spegnersi, pian piano, senza scampo, senza scelta.
Prima che lui possa accorgersene, Hermione si addormenta accoccolandosi contro il suo petto scarno. Delicatamente, Draco la afferra da sotto le braccia e la infila sotto le lenzuola, logore e consunte, che si sporcano di sangue ancora una volta. Altro sudiciume va a coprire quello ormai sbiadito sul bianco candido. La fronte di lei si contrae e l’intero corpo è umido di sudore, l’anima è tormentata dagli orrori della guerra che bruciano sulla carne e nella mente. Gli incubi la soffocano e lei non può mai riposarsi, nemmeno quando perde coscienza sulla realtà. C’è sempre un demone appostato nell’angolo, il cadavere di un innocente riverso in terra, il pianto disperato di chi nella vittoria ha perso tutto. 

La notte scorre ed Hermione si sveglia di soprassalto più volte, tremante, mentre Draco dorme placidamente accanto a lei. Non ha mai permesso che le brutalità di questa guerra non ancora vinta lo toccassero, perché sa che è un debole e non reggerebbe a quel tanfo che le ha impregnato ogni lembo di pelle, ogni fibra, ogni cellula. Lo sguardo rimane vitreo, incapace di ritrovare il sonno perduto, e lei si prepara a trascorrere l’ennesima notte insonne, affacciata alla finestra, anche se è un rischio stupido che dovrebbe evitare. Potrebbero facilmente localizzarla da lì eppure questa è l’unica cosa che ancora non si è negata: osservare la Luna marmorea, regina del cielo, lasciare il posto all’aurora, sentire la vita rinascere, la luce germogliare da chissà dove. E insieme a lei, la speranza, debole, fioca, ma ancora pulsante.
Hermione non ha paura di morire, non ne ha mai avuta, però quando le sue orecchie percepiscono rumori decisamente troppo forti e troppo vicini, non può fare a meno di sprofondare nel terrore immaginando che la porta dell’appartamento venga scardinata, e che due mostri dai mantelli neri l’afferrino per i capelli, la stuprino, torturino lei e Draco fino a far esalare loro l’ultimo respiro. Già, Draco. Lui sì che ha paura. Hermione la sente, la sua paura, ormai è abituata persino al suo odore, un tanfo acre che sa di sudore stantio e tremiti violenti. E’ consapevole di cosa vorrebbe lui, fuggire via, lontano, sparire dalla faccia della Terra, ma non può accontentarlo. Non può e basta.
L’alba si arrampica tra le montagne e sulle vallate. Il nero del cielo si tinge di rosa e arancione, e nell’aria c’è profumo di fiori e Sole. Hermione si intossica di quelle gocce di bellezza che il Mondo concede e cerca di arraffare le forze per la notte. Ancora una volta, si dice, e magari questa sarà l’ultima.
Draco si agita nel letto e la raggiunge al davanzale cingendola con le braccia esili. Le narici di lei si riempiono della sua paura che quasi la soffoca, però non importa, le piace anche così, anche codardo. Le basta che non sia uno di loro.
Con delicatezza si scioglie da quell’abbraccio goffo e maldestro, si siede sul letto e tira fuori dal cassetto del comodino la bacchetta e un pugnale. Prende una cintura di cuoio e comincia ad affilare la lama, passandola avanti e indietro, avanti e indietro, in una sinfonia terrificante che a Draco mette i brividi. In quel momento lui si chiede se mai, al mattino, ci sarà posto per una colazione fra uova e risate anziché quel suono mostruoso che gli fa accapponare la pelle. Quello che prima sembrava normale, scontato, ora gli appare prezioso più di qualsiasi altra cosa, e sente che sarebbe disposto a tutto pur di avere una quotidianità con lei mai avuta, fatta di sciocche banalità.
Poi il rimorso gli scalcia ripetutamente nel ventre e lui non può far a meno di ricordare, ricordare chi era prima di Hermione, prima che l’Oscuro cadesse assieme ai suoi seguaci. Un fantoccio nelle mani del Male. Mai adibito al compito della battaglia, delle uccisioni, delle torture, ma utile nell'estorcere informazioni preziose ai membri dell’Ordine, tattiche, punti di scambio, sedi, grazie alla sua abilità nella Legilimanzia. E mentre sentiva gli altri che nel frattempo lanciavano Cruciatus, ridevano di una risata folle, puzzavano di cattiveria, lui si concentrava negli occhi dei prigionieri, si perdeva nel nero, nel verde, nel blu delle loro iridi, e si chiedeva perché fossero così stupidi da non cantare subito, da farsi annientare in quel modo dal dolore, dalle ustioni, dalle frustate. Quasi tutti gli erano stramazzati ai piedi, mentre gli altri, quelli che avevano ceduto alla sofferenza, erano stati ugualmente ammazzati, per puro piacere, divertimento malato, e Draco aveva tremato, percependo un nauseante sapore di bile in bocca. Ma oramai aveva ottenuto le informazioni necessarie. Era salvo. Se non fosse riuscito ad estrapolare qualcosa, se si fosse dimostrato inutile, lo avrebbero ucciso, lo sapeva.
Poi una notte, quando l’aria fredda dell’inverno era ferma nel Quartier generale dei Mangiamorte, e nel bosco dove erano appostati spirava un silenzio compatto e innaturale, Draco Malfoy aveva avvertito una strana sensazione di irrequietezza, di disagio. Qualcosa non andava. Il cielo era senza stelle e nell’accampamento non aleggiava nemmeno il fragoroso russare dei suoi compagni. Era successo tutto troppo in fretta perché potesse avere una qualsiasi reazione: le braci ancora incandescenti erano state spente e le tende sbalzate in aria, le bacchette distrutte, gli uomini catturati. Lui era stato fatto prigioniero da un giovanotto robusto che gli aveva legato polsi e caviglie, per poi assestargli un poderoso calcio sul diaframma che gli aveva fatto vomitare sangue per giorni. Le settimane seguenti, Draco le aveva paragonate all’Inferno sulla Terra. Una manciata di uomini, quelli che si definivano i buoni, lo avevano torturato giorno e notte nella speranza di ricavare la posizione di un altro gruppo di Mangiamorte. Non con incantesimi o pozioni, per carità, sarebbe stato inopportuno per loro, ma i pugni, i calci, gli schiaffi, le ginocchiate all’inguine, le gomitate nello stomaco, piovevano su di lui in una sinfonia brutale a cui aveva imparato a fare l’abitudine. Una mattina, infine, al levare del Sole, qualcuno con un minimo di buon senso aveva capito che il suo ripetere quanto fosse all’oscuro di tutto, implorando, piangendo, bestemmiando, era veritiero, e si era deciso a sostenere una conversazione pacifica con lui. Con grande sorpresa di Draco Malfoy, quel qualcuno si era rivelato Hermione Granger, capo delle spedizioni contro gli ultimi seguaci rimasti. Era stata particolarmente chiara mentre parlava, e altrettanto gelida nei risvolti di cui lo stava informando: o tornava dagli altri come spia, oppure lo avrebbero lasciato libero e in poco tempo si sarebbe ritrovato ammazzato da qualcuno dei suoi stessi compagni. La scelta gli era risultata incredibilmente facile. Periodicamente si era recato nel luogo stabilito dalla Granger e le aveva fornito tutte le notizie che le interessavano. Mese dopo mese, la maggior parte dei Mangiamorte erano stati sterminati, e non si era sentito in colpa.
Quando il distretto di cui si occupavano era diventato sgombro, ripulito da ogni erbaccia, tutti si erano guardati negli occhi e Draco si era chiesto cosa ne sarebbe stato di lui. Hermione lo aveva trafitto con iridi scrutatrici e caute, e lo aveva lasciato solo, in attesa. In attesa della sua vita. Quando era tornata gli si era seduta davanti, abbandonandosi allo schienale in ferro della sedia. Era pallida e piena di lividi, ma non ancora spezzata. Ci sei stato molto utile, gli aveva detto, e lui non aveva osato interpretare ancora quelle parole. Potevano significare condanna o salvezza, e sarebbe stato stupido illudersi. L’aveva osservata attentamente, le mani forti e graffiate, le braccia toniche, i vestiti strappati, e si era scoperto contento che non fosse morta. Le settimane che trascorreva senza vederla erano terribilmente noiose, e lui veniva sopraffatto dalla paura. Paura che qualcuno intuisse qualcosa e lo sgozzasse come un maiale. Gli occhi di lei, quando lo interrogava apaticamente su tattiche, armi e rifornimenti, gli ricordavano che era ancora vivo, che stava facendo il suo lavoro, e lo stava facendo bene.
Mentre aspettava che Hermione continuasse, si era chiesto quali altri occhi avrebbero mai potuto ricordargli il filo sottile che lo separava dalla Morte, e si era risposto che non voleva altri occhi, voleva i suoi, fieri e determinati. Coraggiosi. Puoi restare, aveva concluso dopo minuti che gli erano sembrati anni, e se n’era andata in silenzio, come un fantasma. Draco si era guardato le mani sottili, sporche di terra, e aveva sorriso.








Angolo Autrice

Ciaooo! Eccomi di nuovo con una fic sulla coppia Draco/Hermione. Questa long avrà due/tre capitoli più il prologo, ed è abbastanza dinamica rispetto alle altre che ho scritto. Ne sono soddisfatta ^-^ Fatemi sapere se questo capitolo vi ha incuriosito! Come sempre, si accettano le critiche e le bandierine grigie. Vi aspetto :P
Un bacione a tutte,

_Ery1999_ 

 

  
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