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Autore: Liberamilcielo    29/06/2015    0 recensioni
Una ragazza invisibile può tornare ad essere vista da qualcuno di insospettabile?
La storia d'amore più improbabile che possa esistere sarà la spinta che servirà per tornare ad essere vivi, ad emozionarsi e ad innamorarsi.
"Non lasciare che ciò che ti orbita intorno ti eclissi, sei tu il Sole"
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel Radcliffe
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Disegni sulle labbra

Tornai a casa e si percepiva il suo profumo nell’aria, doveva aver fumato in casa e così il suo aroma si mischiava all’odore del fumo. Spalancai la finestra.
Mi tolsi i vestiti e li buttai in lavatrice ma mentre prendevo la biancheria dai cassetti notai che lo specchio era sparito, e sull’armadio c’era un biglietto
“Gli incidenti capitano, ma sarebbe meglio non provocarne altri, lo specchio ti è stato confiscato finché non ne avrai più bisogno, fino ad allora puoi contare su di me.
A più tardi. Tuo, Dan”
Riusciva sempre a sorprendermi come riuscisse a capirmi e come se le cose filtrate attraverso i suoi occhi fossero semplici. Se il problema era vedere la mia immagine, non doverla vedere più avrebbe risolto le cose, e funzionò. Sollevata dall’ansia del confronto presi dall’armadio una cosa che non mettevo da mesi ormai: un vestito.
Era un semplice vestito bianco di san gallo, lungo fino al ginocchio, con una scollatura a barchetta davanti che diventava leggermente più profonda sul retro. Indossarlo mi faceva sentire a disagio poiché niente rimaneva celato sotto quell’indumento, allora sciolsi i capelli che lunghi fino all’ombelico avrebbero di certo distratto l’attenzione dal resto.
Misi il profumo sui polsi, dietro le orecchie, dietro al collo e in mezzo al seno.
Infilai un paio di sandali e senza guardarmi indietro cercando l’approvazione dello specchio uscii.
Arrivai sotto casa sua e nervosa citofonai
-Sono io-
Decisi di fare le scale per impiegare più tempo, tempo che mi permise di pentirmi di come mi ero vestita, e ti sistemarmi convulsamente i capelli una decina di volte. Se ero sfuggita al giudizio del riflesso, di certo non sarei sfuggita al suo che seppur celato sarebbe stato spietato. Mancavano pochi gradini e sentivo che lui aveva già aperto la porta e che probabilmente mi stava già aspettando sulla soglia.
Tre gradini, voglio tornare indietro.
Due gradini, Sole devi rilassarti.
Un  gradino, sarà sicuramente bellissimo.
E lo era davvero. La camicia blu scuro di nuovo arrotolata fino ai gomiti e un paio di jeans anch’essi scuri, quasi dello stesso punto di blu della camicia, la pelle diafana, i capelli corvini,gli occhi celesti e un leggero accenno di barba che qualche ora prima non avevo notato. Dovevo avere la bocca aperta e le labbra mi si seccarono
-Ciao- dissi balbettando
-Ciao- disse lui con aria soddisfatta-se non ti avessi vista nuda direi che così bella non ti ho mai vista-
-Avrai visto donne molto più belle di me- mi fissai i piedi
-In questo momento non me le ricordo- acchiappò il mio sguardo dal pavimento e lo sollevò fino a portarlo ad un soffio dal suo. Un bacio. E altri tre.
-Stasera ho in mente una cosa speciale, non voglio essere banale ma mi sembrava che potesse essere una cosa, romantica ecco-
-Cos’hai in mente?- mi fece chiudere gli occhi e mi condusse fino a che non sentii un leggero profumo di rose, ma non eravamo in balcone. Aprii gli occhi e la scena che mi si presentò davanti era da nodo alla gola, qualcosa cominciò a svolazzare nel mio stomaco, il mio viso avvampò e il mio petto cominciò a suonare come una percussione.
-Cosa ne pensi?-
Il bagno profumava del bagnoschiuma alla rosa che riempiva la vasca la quale stava ancora finendo di riempirsi, la luce era stata abbassata fino a far sembrare che la stanza fosse illuminata solo dalla luce di cento candele. Accanto alle sponde della vasca c’erano due tavolini, uno colmo di cestini di fragole in parte ricoperte di cioccolato e l’altro con una bottiglia di spumante e due bicchieri. Rimasi in silenzio.
-Mi uccidi così. Non ti va? Sapevo di avere esagerato, però ho pensato che ti sarebbe andato, insomma dopo questa mattina. Dovevo capire che era troppo presto, spengo tutto e andiamo fuori a cena, sono proprio uno stu..-
-Stai zitto- lo interruppi – E’ perfetto-
-Dici sul serio Sun?- mi guardò un po’incredulo e un po’ compiaciuto abbozzando un sorriso sghembo
-Si, dico sul serio, grazie-
Feci scivolare i sandali dai piedi e prendendolo per mano lo condussi all’interno della stanza.
Con lentezza lo baciai languidamente senza smettere mai di guardarlo negli occhi, lui fece per mettere mano alla camicia
-No, lascia, faccio io- dissi sorridendo sorpresa di quanto mi fosse venuto spontaneo.
Portai le mani al primo bottone e lo slacciai, senza tremare. Mano a mano che slacciavo i bottoni, soffiavo un bacio sulla pelle che scoprivo, fino a sfilargli la camicia e lasciarla cadere sul pavimento. Lo guardai e mi si seccò la bocca. Lui sorrideva compiaciuto ma non disse niente. Gli accarezzai le spalle, le braccia, il petto e i fianchi. Mi inginocchiai di fronte a lui e cercando di non arrossire gli slacciai la cintura facendola scivolare fra i passanti prima di liberarmene. Respirai profondamente e lui mi prese per mano riportando il mo viso all’altezza del suo
-So che ti sentirai tremendamente a disagio, ma ti prego, prova a smettere di pensare solo per qualche momento, non sono qui per darti un giudizio, so cosa pensi di te stessa e non potrei essere più in disaccordo. Per favore lascia che ti convinca di quanto sei bella- Annuii silenziosamente e deglutii. I miei occhi dovevano urlare a squarciagola quanto il mio cuore
-Sole, rilassati, tu mi piaci, e tanto- sentire quelle parole mi tolse un peso dal petto, provai a rispondere ma dalle labbra non uscì niente. Lui sorrise- ok- mi prese per le spalle e mi fece voltare, dandogli la schiena.
Mi scostò i capelli e li mise su un lato, mi diede un bacio sul collo e abbassò la lampo del vestito che percorreva la schiena. La sfiorò con le dita e un brivido mi percorse. Scostò le spalline, e con dei baci delicati le fece scivolare via, senza farmi voltare mi sfilò il vestito bianco dai fianchi facendolo cadere ai miei piedi.
Rimasi in piedi, in palata, con le guance in fiamme e il cuore che non la smetteva di tamburellare. Daniel appoggiò le mani sui miei fianchi e appoggiandosi a me le fece scorrere davanti, sulla pancia, e poi più su, sul seno, fino a raggiungere le labbra le quali senza indugiare al suo contatto si schiusero per far posto alle sue dita.
 Sentivo il suo sguardo lo cercai, mi voltai, e lo baciai come per ringraziarlo del silenzio e della devozione che mi stava dedicando, e quasi mi sembrò di fargli violenza quando mi staccai per inginocchiarmi di nuovo.
Scostai l’elastico dei boxer fino a liberarlo da questi, cercai il suo sguardo; qualcuno una volta mi aveva detto che si faceva così e ne capii il perché. Era acceso di desiderio e sembrava poter sciogliere anche me. Mi umettai le labbra, lui raccolse i miei capelli in una mano in una coda improvvisata, aspettò che fossi io a cominciare e quando la mia bocca cedette e lo accolse, appoggiò una mano sul mio viso e prese a sfiorarmi con il pollice tenendomi il mento sollevato. Non distolsi lo sguardo fino a che lui non mi chiese di fermarmi
-Sei davvero la mia principessa- sussurrò mentre tornavo sui miei piedi- vedo che non sei di molte parole stasera- scossi la testa.
Il mio silenzio sembrava compiacerlo e senza aspettare una mia reazione sfilò quello che era rimasto della mia biancheria e mi strinse a sé. Entrammo nella vasca,  l’acqua era bollente, il che fece colorare le mie guance più del solito. Si sdraiò appoggiandosi al bordo della vasca e mi fece posto fra le sue gambe. Appoggiai la testa sulla sua spalla e finalmente sorridendo sentenziai -hai avuto un’ottima idea-
-Oh finalmente qualcuno sta parlando- non smetteva di sorridere
-Dovrebbe compiacerti la cosa, visto che di solito ho sempre qualcosa da dire-
-Infatti non ho detto di essermi offeso- prese una fragola dal cestino e mi imboccò
-Mi piacciono da morire le tue labbra- mangia il frutto e poi a mia volta ne presi un altro
-Anche a me piacciono le tue sai?- sfiorai la curva delle sue labbra con la punta della fragola, quando famelico la addentò -soprattutto quando assaggiano le mie- Non aspettò che prendessi fiato per ricominciare a parlare che già me lo stava togliendo mangiandomi di baci. Baci che sembrarono durare ore perché quando mi staccai mi sembrò di essere in balia di una dolce tortura
- Dan, dobbiamo uscire di qui-
-Perché?-
-L’acqua sta diventando fredda-
-Possiamo scaldarla di nuovo- disse lui temendo di aver sbagliato qualcosa e cominciando nervosamente a grattarsi la nuca
-Oppure possiamo uscire e scaldare qualcos’altro-
Non nascose la sorpresa e così cercando di sembrare il meno goffa possibile uscii dalla vasca e mi infilai un accappatoio lasciandolo spettatore di quello spettacolo nuovo e imprevisto, mi asciugai velocemente e sparii nel corridoio che portava alla stanza principale. Arrivai di fronte all’enorme divano letto e non lasciai minimo spazio ai pensieri ma mi limitai a respirare profondamente. Quando anche lui mi raggiunse avvolto nel suo accappatoio lo feci sedere sul bordo del letto e con dolcezza lo spogliai, feci lo stesso e di nuovo in ginocchio presi la sua erezione fra le labbra fino a che i suoi gemiti non si fecero più serrati e le sue mani strinsero i miei capelli più forte. Non mi lasciò continuare che prepotentemente mi sollevò e mi portò sul letto, sotto di sé – finalmente- i suoi tocchi erano bisognosi della mia pelle, le sue labbra del mio sapore e il suo naso del mio profumo.
Le sue mani scivolarono fino ai miei fianchi dove con un gesto deciso si fermò facendosi posto fra le mie gambe che schiudendosi trovarono le sue labbra pronte a ricambiare il piacere regalatogli. Teneva gli occhi chiusi e il mio bacino incollato al materasso, finché col fiato serrato non riemerse e guardandoci negli occhi capimmo che nessuno dei due avrebbe più potuto aspettare. Le barriere furono demolite del tutto e con un baciò scivolò dentro di me, i gemiti sembravano ringraziare quell’agognata concessione che mano a mano che prendevamo posto l’uno nell’altra diventava una conferma di quanto l’avessimo desiderata intensamente anche se per pochi giorni. La chimica ci accese e l’intesa dei corpi come delle nostre menti fece il resto. Ad ogni spinta desideravo che non mi lasciasse mai, ogni volta che sussurrava il mio nome, ogni volta che si faceva più forte, ogni volta che ad un mio gemito o ad un mio urlo lui compiaciuto non si fermava sentivo che averne abbastanza sarebbe stato impossibile.
Si fece veloce per poi con la voce rotta e il cuore che sembrava uscirgli dal petto varcare la soglia, attese che lo raggiungessi, fino a che non tenendo a freno la voce il piacere mi invase e ringraziandolo cercai le sue labbra.
I nostri corpi erano lucidi di sudore, i capelli bagnati d’amore come le lenzuola, e i nostri sguardi incollati già alludevano a chiederne ancora. Entrambe non riuscivamo a smettere di sorridere
-Wow- disse lui ridendo
-Sì- confermai non appena il respiro me lo concesse
-Penso che sarà difficile d’ora in poi uscire di casa- annuii
-Ancora-
-Cosa?- chiese sorridendo e passandosi la mano sulla fronte
-Dan, ne voglio ancora- dissi portandomi sopra di lui
-Te l’ho già detto che mi farai diventare pazzo?-
-Sì- lo baciai
-Dovrai supplicarmi prima che smetta di volerti amore mio-
Sentirmi chiamare col nome del mio assassino ed esserne felice fu sconvolgente, il potente ossimoro mi fece commuovere e schiudendo gli occhi ecco che gorgogliarono le prime lacrime di felicità. Timide e irruente, fresche sulle mie guance calde. E io che lentamente mi ricomponevo grazie alla sua stretta. E io che non desideravo nient’altro se non essere desiderata da lui. E io che avevo trovato il mio modo malsano di ingozzarmi d’amore. E io che per quell’appetito non avrei dovuto punirmi, non avrei dovuto vomitare quell’amore perché quel cibo poteva solo farmi sentire più bella. E io che nel buio infilo le mai fra i suoi capelli e rifiorisco fra le sue mani. E c’ero io, e c’era lui.
Sopra di lui potevo guardarlo e apprezzare appieno la bellezza e la verità che mi offriva. Alla presa e ai movimenti delle mie mani le sue labbra si arricciarono e i suoi dolci lamenti mi facevano godere tanto quanto i suoi tocchi. Condurre fu facile e lui dentro e sotto di me sapeva ringraziarmi. Sollevò la schiena, rimanendo seduto e in quella posizione il piacere sembrò invadere ogni centimetro del mio corpo, mi teneva stretta a se con forza e mi baciava mangiando le mie labbra, esperto spinse a sé il mio bacino fino a farlo combaciare perfettamente al suo, entrando in profondità, donandomi quel piacere quasi al limite del dolore che fa tirare i muscoli e rabbrividire allo stesso tempo, che se non fosse lui a muoversi dentro di te vorresti smettere ma invece rimane perfetto, al culmine, senza mai eccedere.
Lasciai che mi spostasse come voleva, senza smettere un attimo però di ricambiare, senza diventare vittima ma continuando ad essere allo stesso tempo carnefice. Lasciai che mi prendesse e mi lasciasse, lasciai che da dietro stringesse i miei fianchi che tanto odiavo e lasciai che di loro non mi importasse niente se non che venivano stretti da lui. E le labbra che guardandolo negli occhi esausto ne felice disegnarono su di se l’hallelujah.
  
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