Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: PuffolaPigmeaBlu    29/06/2015    1 recensioni
Aisling ragazza normale con genitori separati.
Yannick e Juliette due gemelli bellissimi e misteriosi.
Elena ragazza geniale e riservata.
Damien gentile e spericolato.
Cosa li accomuna?
Semplice.
Poter diventare animali.
Essere dei Mutaforma.
-BENVENUTI NELLA GIUNGLA-
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Juliette Gaillarde
Juliette entrò nella grandissima e candidissima cucina della casa dove lei e Nick vivevano con tutta l’intenzione di fare uno strappo alla dieta a base di frutta e verdura, che lei scrupolosamente seguiva, per una delle barrette di cioccolato al latte che il fratello, aveva scoperto, teneva nascoste all’interno del vaso dove la loro madre conservava le tisane depuranti all’ortica. Si guardò furtivamente in torno per controllare che Yannick non stesse per entrare, poi si protese verso il ripiano al di sopra del forno, saltellando per raggiungerlo. Per quanto lei fosse alta, superava abbondantemente il metro e settantacinque, non poteva competere con l’altezza di Yannick. Fu quasi sul punto di rinunciare, poi, dopo un salto particolarmente alto, riuscì a raggiungere il recipiente di cristallo decorato a motivi floreali. Vi infilò avidamente una mano dentro ed estrasse una stecca grande come il suo pollice, ricoperta di carta argentata. Rimise a posto il vaso, vittoriosa, con un sorriso che le arrivava ad entrambe le orecchie, fin quando non sentì uno schiarimento di gola, tipico di chi vuole far presente qualcuno della propria presenza, Nick era appoggiato al tavolo, poco dietro di lei, e la osservava con un misto di divertimento e fastidio sul volto. Il viso di Juliette assunse un’espressione molto simile a quella di chi sa di essere colpevole ed è consapevole che anche gli altri lo sappiano.
-Julie, perché hai in mano una stecca del mio cioccolato?- la voce del fratello non le lasciava presagire nulla di buono.
-Ah, è tuo?- Juliette optò per la strategia del fingersi tonta –pensavo che fosse di mamma, e visto che lei non deve assolutamente mangiarla ho pensato di farla sparire- spiegò, con una recitazione degna del premio Oscar, peccato che Yannick non fosse affatto stupido, anzi.
-Adesso sai che è mia- ribattè, non contraddicendola-quindi dammela, stavo proprio venendo a prenderla- e tese la mano verso di lei che vi posò la cioccolata in gesto di sfida. Yanick fece per uscire dalla cucina, quando si bloccò, si voltò e sorrise alla gemella. Chissà perché Julie la avvertì come un una minaccia di morte.
-E’ il mio primo e ultimo avvertimento Julie, stai lontana dalla mia cioccolata- e sparì dietro la porta, mordendo un pezzo della stecca.
Juliette represse un gemito di frustrazione e si diresse verso le scale, nel lato più estremo della cucina, decisa ad andare a farsi una doccia. Si disse che avrebbe dovuto ringraziare Yannick per averle evitato duecento calorie di troppo, eppure il suo stomaco e la sua bocca gridavano vendetta, ma lei decise di ignorarli.
Nella sua stanza, grande, con le pareti color crema e arancio ed il mobilio in legno scuro, si sedette alla scrivania ed afferrò la stilografica d’oro ed un foglio di carta da lettere, ed iniziò a scrivere il resoconto dell’operazione in corso. Non fece parola di Aisling, era sicura che i suoi superiori l’avrebbero esortata ad ucciderla per paura che potesse essere il complementare di un appartenente alla setta di Mutaforma che aveva scelto di non seguire la via della Congrega, i Reietti, proprio come avrebbe dovuto uccidere uno di questi nel caso in cui se lo fosse ritrovato davanti.
Anche quell’occupazione purtroppo finì, e l’ansia riprese il sopravvento sulla concentrazione e la calma che aveva ritrovato scrivendo quelle poche righe. Nelle precedenti settimane aveva avuto molte insicurezze, accuratamente celate dietro il suo comportamento gelido e autoritario che la rendeva rispettata e odiata allo stesso tempo. Avrebbe voluto essere ancora a Parigi, nell’attico che si affacciava sulla Senna appartenuto a sua nonna ed ereditato da sua madre cinque anni prima, quando era salita a capo della congrega. Juliette e Yannick erano stati cresciuti da uno stuolo di Infirmière che servivano a sostituire la madre, impegnata nei suoi viaggi per conto della comunità, ed il padre che loro non avevano mai conosciuto, l’avventura di una notte della loro madre, da cui poi erano nati loro. Fin da piccoli erano stati in giro per l’Europa, ma risiedevano principalmente a Vienna. Parigi era la loro città natale e l’unico posto in cui potevano trascorrere un po’ di tempo in famiglia, sia con la madre che con i nonni. Aveva risentito moltissimo del trasferimento in Italia, avvenuto solamente durante il mese precedente. Era stato difficile fingere di essere lì da cinque anni, di conoscere i compagni ed i professori, soprattutto visto che entrambi avevano sempre studiato da privatisti con il nonno, professore universitario. Ancor più difficile era avere sulle spalle la responsabilità di un compito importante, da quel che le avevano spiegato l’ Augusto era il liceo in cui vi erano più Negati, persone con poteri sovrannaturali ma inconsapevoli di averli, che in qualsiasi altro posto, e lei, con suo fratello e Adrien doveva cercare di portare dalla parte della congrega quante più persone con sangue magico nelle vene, Mutaforma o no. Chiuse la lettera accuratamente, imprimendovi sopra un incantesimo affinché solo il responsabile della Congrega, sua madre, potesse aprirla, poi la fece volare dalla finestra, mormorò la parola Parigi, ovvero la destinazione, e la vide sparire davanti ai suoi occhi.
Per un attimo si chiese se non avesse commesso un errore a non menzionare nemmeno una volta la ragazzina nella lettera, ma la sua coscienza la convinse di aver fatto la cosa giusta. Sospirò, poi si decise a prendere dalla libreria il fascicolo di storia per iniziare a ripassare i tre capitole su cui avrebbe avuto il compito due giorni dopo. Si immerse nel periodo illuminista fino a quando una frase di Voltaire, “E’ meglio correre il rischio di salvare un colpevole piuttosto che condannare un innocente”, ed una di Rousseau, “E’ soprattutto nella solitudine che si sente il vantaggio di vivere con qualcuno che sappia pensare, le fecero capire  che sarebbe stata una buona idea  esporre al fratello le sue convinzioni, ovvero che Aisling O’Moore fosse il suo complementare. Aveva delle riserve unicamente perché si solito i complementari erano entrambi dello stesso sesso, ma non impossibile che fossero di sesso opposto, solamente molto raro: prima di allora era avvenuto solamente tre volte nella loro storia, e tutte e tre si erano concluse male. Chiuse il libro di storia con un tonfo e si fiondò nella stanza del fratello senza nemmeno bussare. Lo trovò senza maglietta, sdraiato sul letto, con gli auricolari dell’ iPod nelle orecchie. Provò a chiamarlo ma senza risultati, decidendo così di ricorrere alle maniere forti.
-Yannick Gaillarde, togliti quei cosi dalle orecchie e ascoltami- urlò per sovrastare la musica, ed il fratello diede finalmente segno di averla sentita, visto che si tolse le cuffie e si mise a sedere, pronto ad ascoltarla.
-Yana, ho paura che la ragazza su cui ti ho fatto fare le ricerche, Aisling O’Moore, sia il tuo complementare- fu brutale, ma scaricare la tensione in quel momento le era fondamentale. Yannick riuscì a capire la tensione della sorella dal nomignolo che aveva usato, un epiteto familiare che sua madre ed i suoi nonni usavano quando era molto piccolo, e che era caduto in disuso non appena era entrato a pieno diritto nella Congrega.
-Ci avevo pensato anche io Julie- ribattè il gemello sospirando. –Da cosa l’hai dedotto?- le chiese, incuriosito, sperando di non essersi lasciato scappare qualche segnale.
-All’inizio credevo fosse legata ad Elena, ma questa mattina a ricreazione io e lei eravamo insieme. La ragazzina ci è passata vicino senza dare segni di malessere, solo di paura, e l’intuito mi dice che non è quella di Damien- spiegò –non ne ho ancora parlato con mamma, non gliel’ho scritto nel resoconto giornaliero. Ho paura di aver sbagliato- confessò, rannicchiandosi sulla poltrona davanti la finestra quasi come se avesse voluto sparire. Vide Yannick inarcare le sopracciglia dallo stupore, senza motivo: anche lei poteva commettere errori dopotutto.
-Perché hai deciso così?- le chiese, sinceramente curioso. Juliette era a conoscenza del fatto che, per gli altri, lei era sempre stata la punta di diamante de gruppo, fedele fino in fondo alla Congrega da quando, sette anni prima, aveva giurato sulle cinque gocce di sangue dei primi fondatori. Tutti gli altri avevano sempre avuto qualche scheletro nell’armadio da tenere assolutamente nascosto ai superiori, lei mai. Con il suo carattere irascibile e la sua natura fredda, si era guadagnata degli appellativi poco carini, eppure non vi aveva mai prestato attenzione, sempre sicura di essere nel giusto. Probabilmente proprio per quel motivo Yannick stentava a credere che avesse deciso di mantenere in vita, seppur fino a quando non fossero riusciti a capire se per loro poteva essere un amico o un nemico, una persona a lei sconosciuta e che probabilmente non doveva esserle nemmeno molto simpatica visto che sembrava che dalla sua bocca fuoriuscisse veleno ogni volta che pronunciava il suo nome.
-Perché poco prima che cadesse a terra l’ho guardata negli occhi ed ho visto il suo sguardo pieno di terrore- esclamò, senza neanche pensarci su –e per una volta mi sono chiesta se non fosse il caso di avere prima la conferma di una sua interferenza nei nostri piani. Inizio a sentire addosso il sangue di quelli della mia razza che ho condannato a morte- l’ultima frese venne emessa con una debole emissione di fiato.
-Abbiamo ucciso insieme Julie, e sempre consapevoli di poter essere in errore- Yannick non la guardò negli occhi come durante il resto della conversazione, quasi avesse paura che la sorella gemelle riuscisse ad intuire i suoi sentimenti dai sui occhi oltre che dalla sua voce priva di calore.
-E’ vero- confermò lei –ma inizio a chiedermi se ciò che abbiamo fatto per quello che abbiamo sempre seguito come ideale di vita sia stato giusto- Yannick tornò di nuovo a guardarla, chiedendosi se ciò che stava pensando corrispondesse a quello che aveva fatto la sorella.
Juliette fissò i suoi occhi scuri in quelli così simili del fratello, preparandosi ad annunciargli una notizia importante.
-Ho deciso di abbandonare il comando dell’operazione. Non mi sento in grado di portarla a termine. Nella prossima lettera che arriverà questa sera da Parigi verrai nominato ufficialmente capo- la bomba cadde nella stanza e venne accolta dal silenzio attonito del fratello che la guardò con tanto d’occhi.

Buonasera a tutti! 
Chiediamo scusa per l'iper mega ultra ritardo, ma abbiamo avuto dei problemi con il computer, senza contare il blocco dello scrittore, sempre colpa sua! Visto che Benny non può pubblicare per problemi tecnici, e che Momy si era dimenticata di avere un computer, ci siamo bloccate per un bel pezzo. Insomma, vi chiediamo scusa in tre, siamo in ginocchio sui ceci. Speriamo che a qualcuno interessi ancora leggere la nostra storia. Ora smetto di annoiarvi, mi raccomando, fateci sapere cosa ne pensate del capitolo, commenti e critiche sempre ben accetti. Oggi niente battute sceme perchè siamo giù di tono.
Un bacione, 
                                        Momy ed Ale ( e Benny, che ci ha comunque corretto il capitolo)

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: PuffolaPigmeaBlu