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Autore: ThreeRavensBlondie    29/06/2015    2 recensioni
Sequel della ff Emerald Coast: un'estate straordinaria.
Sono passati mesi ormai da quando Sonic e i suoi amici hanno concluso la loro straordinaria vacanza estiva a Casa della Quercia, la casa di Tails sulle rive dell’Emerald Coast. L’estate è stata un puro concentrato di mare, sole, divertimento, litigate, avventure, strategie e amori trionfanti (tra Sonic ed Amy e Knuckles e Rouge). Tuttavia, il male è giunto anche in un posto idilliaco come quello. Sconfitto Metal Sonic nella sua forma più mostruosa, Metal Obscuria, e morto il loro amico robot E-123 Omega, Sonic, Tails, Knuckles, Amy, Rouge, Shadow, Espio, Vector, Cream e Charmy si salutano e sperano con tutto il cuore di vedersi ancora nonostante le loro strade, per adesso, stiano divergendo. Le loro vie, però, sono destinate a incontrarsi ancora una volta, per una nuova esperienza.
Se mi lasciaste una piccola RECENSIONE ne sarei molto contenta!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Rose, Knuckles the Echidna, Rouge the Bat, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AMY
 
 
 
 
 
 



 
Dodici minuti.
Dodici per aprire gli occhi e trovarmi stesa a terra, su un freddo lettino di metallo.
Dodici alzarmi in fretta e furia, iniziare a guardarmi attorno per capire in che razza di posto mi trovo.
Dodici per saltare giù dalla squallida barella e fiondarmi verso quella che sembra l’unica porta. Chiusa, a quanto pare. Dopo avervi battuto i pugni sopra almeno una ventina di volte, osservo le mie nocche scorticate. Faccio qualche passo indietro e rimango a fissarla, perché non so che altro fare.
Questa stanza è circolare, costruita da ferro e altri metalli che non conosco. Ma soprattutto è vuota. A parte il giaciglio in cui mi trovavo a dormire poco fa.
Ma dove sono finita?
Comincio a percepire dei borbottii ovattati al di là della porta. D’istinto, corro dietro il lettino e mi accuccio per ripararmi. Faccio per afferrare il Martello, ma non lo trovo. Non ho armi con me, neanche una.
Totalmente vulnerabile, rimango a guardare chi varca la soglia. Il portale metallico si apre con un cigolio, scorrendo all’interno delle pareti ai lati.
Una donna fa il suo ingresso, seguita da due uomini in camice bianco.
“Amy Rose” dice lei “Esci da lì dietro e vieni qui”
Oh merda.
Lentamente, facendomi coraggio mi alzo in piedi, e sento gli sguardi delle tre persone trafiggermi come lame. La donna stira le labbra in un sorriso, vedendomi.
Cammino verso di loro, fermandomi in modo tale da lasciare non meno di tre metri di distanza fra noi. Il mio respiro si fa accelerato. Ma no. Non devo avere paura.
“Dove mi trovo?” chiedo “Chi siete?”
La donna fa un passo avanti. È alta più o meno quanto me. Ha i capelli castano ramato a caschetto e gli occhi di un blu molto scuro. Il suo volto ha lineamenti duri e spigolosi. Indossa una camicia blu notte e dei pantaloni neri. Ai miei occhi non sfugge il dettaglio più importante, però. Infilata nella cintura tiene una pistola dall’aria minacciosa.
“Salve” dice lei con voce chiara “Mi chiamo Abigail, e ieri notte sei stata portata qui dai miei scienziati, Corey ed Eric”
Con la mano, mi indica i due uomini al suo fianco, uno biondo e l’altro moro. Il moro, Corey, mi lancia un’occhiataccia, alzando la mano fasciata “Bel colpo, a proposito”.
Capisco che devo averla infilzata, quando sono stata rapita. I miei occhi si spalancano quando un pensiero mi attraversa la mente.
“L’echidna che era lì insieme a me, avete portato qui anche lui?” domando.
“Chi? Knuckles?” fa lei, semplicemente “No. Ho ordinato a loro di farlo rincorrere dai robot, così che potesse allontanarsi abbastanza da perdere le tue tracce”
Stringo i pugni, e lo stomaco mi ribollisce di rabbia.
“Quindi i li hai costruiti tu. Si può sapere chi cazzo sei?” sbotto, in preda all’ira.
“Calma, signorina” mi ammonisce Abigail “Prima di tutto, guarda i tuoi piedi”
Questa è pazza. Sono confusa, ma lo faccio.
“Perché, cosa c’è che non va con i miei piedi, scusa?” ribatto.
Lei batte le mani “Un bel niente. Ho detto loro di guarirti la ferita. Infatti, come puoi notare da sola, non zoppichi più”
È vero. Non ci avevo fatto caso poco fa, ma quando mi trovavo nella villa insieme a Knuckles, non riuscivo neanche a mettere due passi in fila.
La osservo di sbieco “E pensi che questo mi farà guadagnare la tua fiducia o stronzate simili?”
“No” fa lei, di rimando “Ma mi servi intera per il mio progetto. E se adesso tu volessi seguirmi nella stanza qui a fianco, ne sarei felice”
Non voglio seguirla. Tutto ciò che vorrei fare in questo momento è tirar loro una martellata e scappare da questo posto. Ma sono senza armi, come potrei tentare? Posso solo fare come mi dice, per adesso.
Mentre lei esce dalla stanza a passo svelto, io le vado dietro, passando sotto gli occhi di Eric e Corey, che spingono un pulsante per chiudere la stanza.
Entriamo in una camera di forma simile all’altra, ma molto più arredata, tanto da sembrare una specie di ufficio, fornita di scrivania, una serie di computer, sedie, poltrone e scaffali di libri.
“Mettiti pure seduta” mi accenna Abigail “Arrivo tra un secondo”
Detto questo, rimango da sola di nuovo. Non mi siedo, ma osservo ogni minimo particolare della stanza, così ben ordinata. I miei occhi si soffermano su quello che mi sembra un armadio, di un viola acceso e con le lettere giallo fluo ‘AR’ stampate sopra. L’effetto cromatico fa male agli occhi.
A passo lento mi accosto e lo fisso. Poi, cautamente, come se potesse mordermi, faccio scorrere la punta dell’indice sulle due lettere e…
“Oh mio Dio!!” grido.
Le ante dell’armadio si spalancano all’improvviso, facendomi sussultare dallo spavento. Quello che c’è dentro, però, è se possibile, ancor più raccapricciante.
Foto. Foto fatte chiaramente di nascosto a tutti i miei amici.
Vedo Sonic in una di esse, impegnato nella corsa. Pensavo che non avrei mai più rivisto il suo viso. La sua espressione soddisfatta mi fa stringere il cuore, e sento le lacrime pizzicarmi gli occhi.
Rouge, la mia cara amica, seduta al tavolo mentre si passa lo smalto sulle unghie.
Poi c’è Shadow, che si riposa sdraiato con gli occhi chiusi su un tetto.
Knuckles, che osserva fuori dalla finestra mentre beve una birra. Guardandolo mi torna a mente la conversazione che stavamo avendo prima che venissi rapita. Avrei voluto poter dire qualcosa in risposta alla sua ‘dichiarazione’ nei miei confronti. Non ne ho avuto il tempo.
E ci sono anche io, che cammino sul marciapiede di Station Square.
Quando mai mi è stata fatta quella foto? Mentre mi sforzo di ricordare, noto che accanto a ciascuna foto c’è un pulsante verde.
“Ti starai chiedendo a cosa serve, non è così?”
Mi giro velocemente, guardando Abigail posizionata dietro di me, con un tablet tra le mani.
“Perché queste foto? Ci conosci tutti?” dico io, aggrottando le sopracciglia.
“Siediti, Amy” mi invita lei, senza sorridere “Ho un bel po’ di cose da raccontarti”
 
 
 
 
 



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Appoggio le mani sui braccioli della sedia, mentre Abigail è seduta al di là della scrivania.
“Conosci già il mio nome, quindi non starò a ripetertelo” comincia “Ho trentanove anni. Fin da quando sono nata, ho sempre vissuto a Mobius con mia madre. Mio padre non l’ho mai conosciuto di persona, sebbene la mamma me ne parlasse. Fuggì non appena seppe che lei aspettava me. Perciò, come puoi ben capire, ho sempre avuto un certo astio nei confronti di quell’uomo, e la mancanza di una figura paterna che mi facesse avere l’infanzia che meritavo. All’età di sette anni, mia mamma si ammalò gravemente, e morì. Io fui affidata a un orfanotrofio.”
Solitamente sarei dispiaciuta nel sentire una cosa simile, ma stavolta, chissà perché, non è così.
“Raggiunta la maggiore età, scoprii di avere una discreta eredità che mi era stata lasciata di diritto da mia madre, che di professione faceva il medico. La utilizzai in parte per iscrivermi alla più prestigiosa università di ingegneria robotica della città, che conseguii laureandomi con il massimo dei voti. Mi sono appassionata di robotica fin da quando ero bambina. Sono anni orsono che sento alla radio e in televisione di attacchi da parte di giganteschi robot creati da uno scienziato che si fa chiamare Dottor Eggman, e che le sue invenzioni e piani di conquista vengono sempre sventati da un gruppo di eroi con a capo un bizzarro porcospino blu, Sonic The Hedgehog”
“Sonic non è bizzarro” scatto, guardandola male “E non mi interessa la storia della tua vita”
“Ebbene, nella mia mente cominciò a formarsi un piano” continua lei, come se io non avessi parlato “Perché un uomo privo di intelligenza come Eggman avrebbe dovuto trovarsi a capo di tutto? Quell’onore sarebbe dovuto toccare a una persona colta, erudita ed abile. Non credi? Una come me”
“Complimenti per la modestia” commento.
“Perciò sono anni che utilizzo la parte restante dell’eredità per mettere in atto il mio ambizioso progetto. E tu, Amy, sarai quella che mi aiuterà a portarlo a termine”
“Io? Stai scherzando, spero” rido, incredula “Prima di tutto, mi intendo di ingegneria come un cavallo si intende di politica, e seconda cosa non ti aiuterei neanche se fossi il più bravo ingegnere del mondo”
Abigail sorride, e delle rughe le increspano i lati della bocca.
“Io non sarei così stolta da farmi battere da uno stormo di fessacchiotti come i Sonic Heroes” conferma “E tra l’altro non siete neanche così svegli da capire che dietro l’attacco dei robot alla vostra Casa ci potessi essere io. C’ero sempre io, ma voi non ve ne siete mai accorti. Non avete mai collegato gli avvenimenti”
“E questo che vorrebbe dire?” faccio io, confusa.
Abigail mi indica l’attaccapanni al lato della stanza. Reggeva un mantello scuro e un cappello.
Un’espressione sgomenta si fa strada nel mio volto “Eri tu la figura misteriosa che mi seguiva mentre andavo a casa di Rouge! Ecco dove mi hai fatto quella foto. E Knuckles, la sua devi averla fatta…”
“La prima notte che avete passato tutti insieme a Casa della Quercia, esatto. Quando vi siete abbracciati davanti alla finestra. Che dolci…” dice lei, in tono sarcasticamente svenevole.
“ ‘Sta zitta” sibilo io, stringendo i pugni. Non le permetterò di prendermi in giro in questo modo.
“A proposito, sicuramente ignori la funzione dei pulsanti al lato delle foto” li indica con un cenno della testa “Quando ho ordinato ai miei robot di polverizzare la vostra Casa, essi hanno sganciato e sparso delle microtelecamere ovunque, e con un semplice gioco di coordinate e indicazioni sul vostro aspetto fisico, la posizione di ciascuno di voi mi viene rappresentata quando voglio sui miei desktop. Basta solo premere il pulsante in riferimento a colui o colei che vuoi controllare”
Mi alzo in piedi velocemente “Quindi ci hai osservati per tutto questo tempo. E hai deciso quando e da chi mandare i robot ”
“Esattamente” risponde lei, soddisfatta “Siete stati proprio un bello spettacolo da vedere, e sono contenta di aver constatato la vostra difficoltà, cosa che non vi ha mai toccato, quando era il Dottor Eggman ad attaccarvi”
“Sono vivi?” chiedo, e la voce mi trema “Sonic, Knuckles, Rouge e tutti gli altri. Stanno bene?”
Lei mi squadra impassibile “Perché pensi che io debba dirtelo? Non mi importa se sono tuoi amici. Non me ne può fregare di meno, sai? Rimarrai nel dubbio”
Esplodo, e do un calcio alla sedia sulla quale stavo seduta, rovesciandola all’indietro “Adesso devi dirmi che cosa vuoi da me, o giuro, dovessi morire fulminata, che farò fuori te e tutti i tuoi scienziati scagnozzi, pur di andarmene!”
Abigail sembra visibilmente colpita dalla mia foga, ma cerca di non farlo notare “Suvvia, Amy. Dovremo passare diverso tempo insieme, non mi sembra il caso di cominciare minacciandoci a vicenda di morte”
 Si passa tranquillamente una mano tra i capelli corti e prende in mano il tablet.
“Vedi, cara mia. Ho sempre pensato che il mondo, come noi lo conosciamo oggi, sia il male più totale che esista” si alza in piedi e fa avanti e indietro camminando “Ma di chi è la colpa? Ovviamente delle persone che lo abitano, che con il tempo sono diventate egocentriche, bugiarde e corrotte. Per questo sono venuta alla conclusione che il pianeta Terra abbia bisogno di un capo. Un capo supremo che è così competente da tenere tutto in ordine”
“Vuoi dire te?” sbuffo, incrociando le braccia.
“Proprio così. Il mondo è ricco di parassiti. Parassiti inutili come chi uccide senza un motivo, chi usa la violenza, chi ruba o abusa del proprio potere. Perché altrimenti ci sarebbero tutte queste guerre? Perché, essendo tutti esseri umani, non possiamo vivere in pace cercando di dedicarci alla nostra sopravvivenza e a quella di tutta la nostra razza?”
“Parli proprio tu di pace? Tu che ci hai bombardato con centinaia di robot e ci hai fatto crollare il tetto sulla testa?” ribatto.
“La realtà è quella che è, Amy. Ed è anche colpa tua e dei tuoi amici se ci siamo ridotti così” mi accusa Abigail, stirandosi la camicia con la mano.
“Come sarebbe a dire?!” alzo la voce, spalancando gli occhi.
“Siete mai stati veramente capaci di mettere a tacere i vostri nemici? Primo tra tutti il Dottor Eggman. Per quanto fosse insulso, lui aveva come obbiettivo il mettersi a capo del mondo per dominarlo. Quello che voglio io è lo stesso, con la differenza che non voglio dominare il pianeta, ma crearne uno nuovo, tutto daccapo. Riuscirà per il meglio e non ci saranno più guerre, nessun incidente o minaccia ci piomberà tra capo e collo. Staremmo tutti più al sicuro, e voi, Sonic Heroes, non sareste più necessari per il bene dell’umanità. Anche perché per adesso non avete avuto alcun successo nel tentare di proteggerla”
“Sì che ci siamo riusciti, invece!” replico, seccata “Eggman è in galera grazie a noi! Non sei stata tu a far si che i suoi piani andassero falliti. E poi credi che l’umanità sottostarà alle tue prepotenti decisioni? Pensi che il mondo vorrà una dittatura? Ti sbagli di grosso”
“Eggman è un fallito tanto quanto i suoi piani” fa lei, con una sventolata di mano “e per Sonic è stato un gioco da ragazzi sconfiggerlo. Per lui e per gli elementi più forti della vostra banda. Certo non è grazie a gente come te che quell’improbabile scienziato è finito in rovina”
“Non è per merito mio, ma io ho sempre dato il mio contributo!” intervengo io.
Lei fa una stupida risatina “Certo, e come? Venendo rapita dai robot di Eggman? Aspettando che il tuo Sonic venisse a salvarti come una principessina viene salvata dal castello stregato dal principe a cavallo di un drago? Ma fammi il favore!”
Sento la rabbia salirmi sottoforma di calore sulle gote, che si infiammano subito. Questa stronza sta insinuando che io sia una debole e che non sia mai stata di minimo aiuto ai miei amici.
“Come ti permetti? Tu non mi conosci!” sbraito “Io sono forte, e se prima non lo ero, col tempo lo sono diventata!”
“Ti conosco eccome, invece. Infatti adesso stai aspettando che qualcuno venga a recuperarti, non è così? Tu non sei niente, Amy. E senza l’intervento dei più forti del tuo gruppo saresti già sotto terra da un bel pezzo” continua Abigail alzando la voce, con un sorriso falso.
Incrocio le braccia bruscamente “Dì pure quello che ti pare. Non risponderò alle tue stupide provocazioni e menzogne”. Mi siedo sulla sedia ancora rimasta in piedi, e la fisso.
La fronte di Abigail ha uno spasmo, contraendosi e riempiendosi di rughe, e la soddisfazione cresce in me. Probabilmente si aspettava una reazione violenta. Beh, significa non mi conosce affatto.
“E quindi com’è che vorresti portare la pace sulla Terra? Come vorresti creare un nuovo mondo dove vivere?” chiedo io, stanca.
“Con qualcosa che raderà al suolo tutto il marcio del mondo, che permetterà un nuovo inizio. Un inizio capeggiato da me, dove voi, Sonic Heroes, non sarete più disturbati a intervenire a favore della giustizia e della pace” annuisce lei con la testa. Poi poggia il tablet sulla scrivania e me lo passa dall’altro lato.
Io lo prendo cautamente e sento il cuore cadermi verso i piedi come un pezzo di piombo.
Sullo schermo illuminato, raffigurata in tutta la sua intricata complessità, c’è una bomba.
“Una bomba?” esclamo, sgomenta “Tu vorresti davvero far esplodere una bomba in tutta la Terra?”
“Sarà più potente di qualunque altra bomba sia stata mai creata. La sua esplosione arriverà a coprire una superficie equa a quella del nostro mondo. Niente più case, strade, edifici. Tornerà tutto come era in principio” spiega Abigail, visibilmente fiera del suo progetto.
“Ma questa è… una totale follia” soffio, con le mani tremanti “E che cosa mi dici delle persone? Come faranno senza una casa, senza un posto di lavoro.. senza la loro città? Ma come faranno, soprattutto, a sopravvivere a una cosa simile?”
“Oh, loro non saranno qui al momento dell’esplosione! Nessuno ci sarà. Neanche tu, tantomeno io” dichiara, riprendendosi di mano il tablet “Anzi, a dir la verità in questo momento, eccetto i miei scienziati e qualche eccezione siamo gli unici abitanti rimasti su questa Terra. Mi sono presa la premura di mandare tutti via prima dell’attacco a Casa della Quercia”
Sgrano gli occhi. Ripenso alla taverna per cacciatori e alla casa nella foresta dove mi sono soffermata con Knuckles. Le auto ferme fuori dalla casa, la polvere sui mobili. E dire che mi ero anche chiesta dove fosse finita quella famiglia raffigurata nella foto sulla mensola.
“In che senso ‘mandare via tutti’ ?” domando “Dove hai spedito tutta l’umanità?”
Abigail preme con il dito qualcosa sullo schermo del tablet, e poi lo volta verso di me.
“Ti presento la Dimensione Beta!” annuncia.
Devo aggrapparmi ai braccioli della sedia per non cadere a terra. Sto guardando migliaia, milioni, miliardi di capsule criogeniche che galleggiano in un vuoto di colore blu. E all’interno di esse posso scorgere i volti di tutti i terrestri addormentati: una donna asiatica, una bambina dalla pelle di un bel colore ambrato, un uomo dai capelli così biondi da sembrare bianchi, un ragazzo molto muscoloso dalla pelle scura. E molti, moltissimi altri.
“Fammi metabolizzare” comincio “Tu hai intrappolato tutti gli esseri umani che esistono su questa terra in capsule criogeniche in un’altra dimensione?”
“Proprio così. E non preoccuparti, appena li risveglierò ricorderanno perfettamente chi sono, qual è la loro famiglia e quali persone conoscono. Non avranno memoria, tuttavia, di quello che riguarda il mondo che conoscevano” spiega lei, sicura.
Io scuoto la testa “Non è possibile. Come si fa a pensare a qualcosa di così catastrofico? Hai idea delle rivolte che ci saranno? Le guerre ricominceranno, e saranno peggiori di prima! E tu non sarai capace di mantenere l’ordine”
“Basta così” mi zittisce “Il mio è un piano perfetto e studiato da anni nel minimo dettaglio. Non fallirà. Pensi che sarò sola nel farlo? Errore. Credi che io abbia creato - e che creerò- i miei robot soltanto per dare la caccia a voi Sonic Heroes?”
Adesso capisco “Il tuo futuro sarà una dittatura a tutti gli effetti, quindi. Non appena qualcuno alzerà un dito per aprire bocca, tu ordinerai ai tuoi robot di fulminarlo sul posto, così da gettare terrore anche sulla lunga fila di coloro che, oltre a quella persona, vogliono provarci”
“Visto? Se ti ci metti con impegno, carina, sai ragionare” afferma Abigail, soddisfatta.
“Non credo di aver mai conosciuto qualcuno più fuori di testa di te” le sibilo contro, stringendo gli occhi.
“Ora sei a conoscenza di tutto” conferma, alzandosi e camminando verso di me “Come ti ho già detto, Amy, sarà un nuovo inizio. E tu mi aiuterai a concludere l’opera”
“Te lo puoi scordare”  dico, decisa, alzandomi in piedi a mia volta.
“Oh, non credo tu abbia tanta libertà di scelta, Amy” replica Abigail, mettendomi una mano dietro le spalle e spingendomi verso l’uscita “Dopotutto, io ho i tuoi amici in pugno. Magari ne ho già fatto uccidere qualcuno, che ne sai. Forse potrei farlo ancora, se il tuo comportamento non sarà dei migliori”
Mi getta tra le braccia di Eric e Corey, che sono ricomparsi fuori dalla porta dell’ufficio.
“Portatela nella sua stanza. Datele un catino di acqua insaponata e uno straccio” ordina voltandosi e incamminandosi di nuovo verso la scrivania “Non ti dispiacerà pulire un po’, vero, cara?”
Sto per mandarla allegramente a fanculo, ma i due scienziati mi trascinano via.
 
 
 






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Non ho idea di che ore siano. L’unica cosa che so è che sono ore che pulisco questo schifoso pavimento di metallo. Adesso è lustro e l’acqua all’interno del secchio si è tinta di un grigio lattiginoso. Perché me lo fa fare? Le serve qualcuno che la aiuti a completare la bomba o una donna delle pulizie?
Inoltre, sono ore che dal mio stomaco provengono lamenti da fare invidia al più potente dei fantasmi. L’ultima volta che ho mangiato è stato nella villa con Knuckles un giorno fa. Fatto sta che la fame mi sta annebbiando la vista.
Mi fermo e mi metto seduta sul pavimento. Poi, guardando verso l’alto, lancio un grido.
“Non ti potrò essere così utile, Abigail, se morirò di fame!”
Non ci vuole molto perché le porte della stanza si aprano e facciano il loro ingresso Corey ed Eric, muniti di vassoio.
Me lo posizionano davanti. Carne con contorno di insalata e un bicchiere d’acqua.
“Ecco qui. Buon appetito” mi augura Eric, con un sorriso.
“Dove sono le posate?” chiedo, notando l’assenza di forchetta e coltello.
“Oh, ehm, Abigail dice che non dobbiamo fornirti di posate in quanto potresti usarle come armi.. temo che dovrai accontentarti delle mani” spiega Eric, chinandosi.
“Già” borbotta acidamente Corey “ho ancora una coltellata in prestito che devo ridarti, ragazza”
Do un morso alla carne, che è dura e piuttosto fredda “Potevi evitare di rapirmi e farti semplicemente i cazzi tuoi”
Corey mi squadra terribilmente “Che cosa mi hai detto?”
Eric lo guarda allarmato e gli posa una mano sulla spalla “Corey… calmati, okay?”
Ma Corey non lo sta a sentire. In un secondo, sento una mano prendermi per la gola e sbattermi di schiena contro il muro. Mi sento soffocare, ma Corey non mi lascia andare. Il suo volto è contorto dall’ira “NON SEI L’UNICA, HAI CAPITO?! NON SEI L’UNICA!”
“COREY!” grida Eric, cercando di fargli mollare la presa “BASTA! LASCIALA!”
Vedo Eric tirare un pugno a Corey, che cade di lato e mi lascia andare. Io respiro di nuovo, e Eric mi aiuta a rimettermi in piedi. Tossisco, portandomi le mani alla gola indolenzita.
“Stai bene?” domanda Eric.
“Sì” bisbiglio con un filo di voce.
“Maledizione, amico” impreca Corey, tenendosi il volto col la mano “potevi spaccarmi il naso”
“Avresti preferito il naso rotto o William morto, eh?” ribatte Eric a bassa voce, guardandolo storto.
Corey rimane per due secondi a fissarci. Poi, a passo svelto, esce furioso dalla stanza.
“Non capisco.. Perché sussurravi? E chi è William?” faccio io piano, confusa.
Eric fa un lungo sospiro “William è il fidanzato di Corey. È malato di leucemia da anni ormai. Anche se non giustifico molto la violenza, un po’ comprendo il suo stato d’animo. Sussurravo perché non voglio che Abigail ci senta”
“Ma perché mi ha aggredito?” insisto, continuando a non capire.
“Immagino che Abigail ti abbia detto tutto riguardo alla Dimensione Beta. Giusto?” quando annuisco, Eric procede “Vedi, lei ha rapito i migliori scienziati di tutto il mondo, compresi me e Corey, e ci ha costretti a creare le capsule per il sonno criogenico. Dopodiché abbiamo dovuto sequestrare tutti, i nostri cari compresi (come William), e infilarceli dentro, per poi spedirli con un pulsante collegato a un portale nella Dimensione Beta. Molti hanno solo ipotizzato l’esistenza di quella dimensione, ma Abigail si è servita solo di coloro che ne erano certi. Poi ha nascosto il pulsante, e ha rivelato la posizione di esso solo a Max e Sven, altri due scienziati che hanno già perso le loro famiglie e i loro amici”
“Tu chi hai mandato là? Qualche tuo parente?” domando io, incredula a quelle parole.
“Mia moglie e mio figlio. È nato solo da undici mesi, e io non posso rischiare. Abigail ha minacciato di uccidere i nostri cari direttamente nelle loro capsule, se non faremo quello che ci dice di fare, e ha proibito a Max e Sven di indicarci il nascondiglio del pulsante, o li avrebbe fatti fuori” 
 “Ne so qualcosa” mormoro “L’ha fatto anche con me, oggi. Ma almeno, eccetto Max e Sven, voi sapete per certo che in questo momento la vostra famiglia e le persone a cui tenete stanno bene. Io non so neanche quello”
Eric si morde l’interno della guancia, annuendo. Poi, guardandosi attorno, si volta.
“Spero ti piaccia il cibo” dice, a voce un po’ troppo alta “Se la carne è dura mi dispiace.. sai, spesso qui gli scienziati passano troppo vicino alle porte facendole aprire, e il fuoco dei fornelli si indebolisce con gli sbuffi d’aria”
Lo fisso “Capisco…”
Lui mi fa il segno dell’ ‘okay’ e si chiude la porta alle spalle.
Se c’è una cosa di cui sono sicura, è che le persone che stanno qui devono aver perso qualche rotella. Lentamente mi riavvicino al mio piatto e continuo a mangiare, specchiandomi ogni tanto nel vassoio di metallo per controllare i segni violacei che mi si formano attorno al collo.
 
 
 
 






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I miei sogni non sono più belli da tanto, troppo tempo. Neanche quello che sto facendo ora. Cavi di tutti i colori, viti, bulloni, un timer digitale che segna il conto alla rovescia.
“Che cosa devo fare?!” strillo, nel sogno.
“Finisci l’opera” dice una voce, che riconosco come quella di Abigail.
9… 8…7…
“Non posso, non so cosa devo fare” urlo “non sono un’ingegnere! Non so dove mettere le mani!”
6…5…4…
Se me ne starò qui con le mani in mano potrò stare pur certa che nessuno dei miei amici sopravvivrà.
3…2…1…
‘A volte è necessario un atto di sacrificio. Per un bene superiore.’ penso tra me e me.
Connetto un filo blu in uno spazio libero dello stesso colore. Il ticchettio della bomba si arresta. Ce l’ho fatta. Non appena prendo la bomba in mano, per mostrare ad Abigail che ci sono riuscita, questa esplode improvvisamente, in un boato pazzesco.
Apro gli occhi e mi desto bruscamente dal sonno. Mi ritrovo rannicchiata (visto che il lettino non c’è più) in un angolo della stanza buia. O almeno, sarebbe totalmente buia, se non fosse per la lucina verde lampeggiante al lato della porta che a scatti illumina le pareti di metallo.
Da quando c’è quella luce, laggiù? Non ricordo di averla vista prima.
Mi alzo, e a passo lento, attenta a non inciampare mi dirigo verso la porta. Osservo quella luce, che mi abbaglia gli occhi, e immagino che li tinga di un verde ancora più acceso di quanto non sono già.
Poi, sento un rumore. E la porta si apre.
Faccio un balzo indietro per la sorpresa “Ma che cosa..?!”
Com’è possibile? La porta è aperta?
Poi, dopo qualche secondo, ci arrivo.
Sai, spesso qui gli scienziati passano troppo vicino alle porte facendole aprire…” aveva detto Eric. È stato lui a lasciare la porta aperta. È la mia occasione di scoprire se Sonic e gli altri sono vivi o meno.
Velocemente, sgattaiolo fuori e percorro la strada che mi conduce all’ufficio di Abigail. Qui dentro è buio pesto. Quindi, mettendo alla prova la mia memoria, cerco a tastoni la scrivania, e quando la trovo mi sposto dall’altra parte.
Poggio la mano sul mouse e clicco più volte, sperando che il computer non sia spento ma solo inattivo. Ho ragione.
Col cuore a mille, il computer mi manda l’immagine degli ultimi soggetti controllati. Vedo Knuckles, Shadow, Tails, Charmy e Vector. Sembra che si trovino nella foresta che ho attraversato con Knuckles, con tanti alberi attorno. Sono al settimo cielo, felicissima di vedere come tutti loro stiano bene, soprattutto Knuckles. L’ultima volta che l’ho visto, un massiccio gruppo di scheletri-robot lo rincorreva, mentre io venivo portata via.
Stringo i denti. Non vedo Sonic, tra loro, e nemmeno Rouge, Cream ed Espio. Voglio sapere come stanno, e se Sonic è sano e salvo. Con tutto il mio cuore. Per vederlo devo spingere il pulsante accanto alla sua foto, nell’armadio, come ha detto Abigail.
Illuminata dalla luce degli schermi, attraverso la stanza di nuovo, ma la mia attenzione viene catturata dalle tende scure appese al muro. Lentamente, la mia mano le sposta. Una finestra. Tutto ciò che riesco a scorgere fuori è un pezzo di terra, seguito da acqua scura, su cui è riflessa la luna. Alzando lo sguardo, molto lontano da qui al di là dell’acqua,vedo lei puntini luminosi, la cui luce, illumina la terra.
‘Lampioni’ rifletto.
Aggrotto le sopracciglia, cercando di capire di che posto possa trattarsi. Lo stupore si fa strada sul mio volto.
“L’Emerald Coast…” sussurro “Ma dove mi trovo?”
“MA CHI TI CREDI DI ESSERE?!” strilla una voce dietro di me.
La luce nella stanza si accende, e io mi giro. Vengo colpita forte da un pugno, che mi fa cadere a terra in ginocchio. Mi tasto la faccia: per fortuna ho solo un taglio sanguinante sul labbro inferiore.
Abigail è di fronte a me, irata in maniera assurda. Dietro di lei, Eric. Il volto coperto di tagli e lividi.
“Cosa credevi di fare, eh?” sbraita lei “Ho sentito un rumore, e ho incontrato Eric che disattivava le chiusure delle porte. Come puoi ben vedere, gli ho dato una lezione”
“Ti prego, non fare del male alla mia..” inizia Eric, la bocca impastata di sangue.
“Non me ne importa niente della tua famiglia!” tuona Abigail “E ora, vattene! Farò altri conti con te più tardi”
Eric mi guarda dispiaciuto, e poi esce, lasciandoci sole.
“Allora” dice lei “Sei riuscita a vedere quello che volevi?”
“Non tutto” rispondo io.
“Potrei farti fuori in questo momento, per quello che hai fatto. Lo sai vero?” sibila a denti stretti, prendendo in mano la pistola che tiene infilata nel cinturone.
“Non lo farai. Sono indispensabile per il tuo fottuto piano” intervengo, fissando la pistola.
Abigail pare ricomporsi. Rimette l’arma al sicuro “Proprio così. Non ti ucciderò. Ma non nego che te lo meriteresti, visto che sono proprio i comportamento come il tuo a gettare guerra e ribellioni nel mondo. Con le tue azioni stasera mi hai dimostrato come metteresti in discussione nel futuro ogni stabilità, ogni pace…”
Sento un attacco di rabbia prendere il controllo di me “Non ci sarà NESSUNA pace, Abigail! Con il tuo regime di terrore nessuno ci salverà!” le urlo in faccia, facendola indietreggiare “E quando te ne renderai conto sarà troppo tardi perché sarai troppo impegnata a nascondere la testa sotto la sabbia per fingere che va tutto bene! MA NON È COSÌ. Sei TU che ci porterai alla rovina! TU e soltanto TU! Non potrà mai esistere un mondo in cui il male non c’è, possiamo soltanto controbilanciarlo compiendo opere di bene! Ma tu, con il tuo progetto, non farai altro che creare un regno in cui paura, cattiveria, corruzione ed egoismo saranno all’ordine del giorno! COME FAI A NON CAPIRLO?!”
 Abigail mi fissa, il volto impassibile. Rimaniamo per alcuni secondi così. Poi…
Un altro schiaffo, forte, sulla gota sinistra. Mi rimarrà il livido anche qui, me lo sento.
“Spero tu ti senta meglio dopo questo illuminante sermone” mi schernisce “Ho degli ospiti per te”
Le porte dell’ufficio si aprono, ed entrano di gran carriera diversi scienziati vestiti come lo erano Eric e Corey durante il sequestro. Stanno trasportando due casse di legno, una più grande dell’altra.
Uno degli scienziati si toglie il passamontagna, rivelandosi un bell’uomo sulla trentina ma con precoci capelli grigi.
“È qui, capo. La missione si è complicata e abbiamo dovuto portarci dietro un peso in più” dice indicando la cassa più piccola. Sembra che voglia guadagnarsi la fiducia di Abigail, ma dal tono di voce si intende quanto anche lui sia stanco di tutto ciò.
“Grazie, Max” lo ringrazia Abigail “Aprite le casse”
Mettono le casse in posizione eretta e fanno cadere i coperchi. Sento mancarmi la terra da sotto i piedi.
Legata dentro la più piccola delle due, c’è la mia migliore amica Rouge, apparentemente svenuta. Nell’altra, il Dottor Eggman, anche lui privo di senso. Entrambi hanno la bocca tappata dal nastro adesivo.
“Rouge!” urlo.
“Portate la pipistrella nella stanza di Amy. Ha bisogno di cure” ordina Abigail.
Gli scienziati obbediscono immediatamente. Poi, Abigail si avvicina ad Eggman e gli strappa il nastro adesivo dalla bocca con furia.
Lui riprende conoscenza, biascicando qualche parola “Dove… dove diamine sono? Che è successo?”
Poi, rendendosi conto della mia presenza si rivolge a me “Amy? Ma che caspita ci fai tu qui?”.  Non ho idea di cosa rispondergli.
Si guarda velocemente attorno, come se riconoscesse solo ora il luogo in cui si trova “Ma questo è il mio ufficio! È il mio laboratorio tecnico sull’isoletta!”
Abigail incrocia le braccia e si mette davanti a lui. Eggman la guarda “E tu chi diavolo saresti?!”
Lei sorride senza felicità “Il mio nome è Abigail. Abigail Robotnik”
Mentre io ed Eggman sbarriamo gli occhi, lei fa un ultimo passo in avanti verso di lui.
“Piacere di conoscerti, padre”.
 
 
 
  
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