Buondì!
Allora, passando subito alle cose importanti, ieri ho rivisto l'unaired pilot di Sherlock e devo ammettere che è quasi più Johnlockosa una singola scena di quell'episodio che tutta la serie messa insieme... quasi! E i jeans di Sherlock!! E soprattutto... gli sguardi di quei due!! Aw...
Ma passando alle cose realmente importanti, grazie a Skyliria e Emrys3103 per aver messo questa storia tra le seguite, grazie a White_Converse per averla messa tra le preferite e un grazie speciale a Vikyfaro e mikimac per aver recensito lo scorso capitolo... vi adoro ^^
Bene, spero di non essermi dimenticata nessuno (la connessione oggi lascia profondamente desiderare) e via con il capitolo!
Sesto prompt:
Shopping
“Mi annoio.” ripetè Sherlock per l'ennesima volta, mentre seguiva John, le braccia incrociate, il cappotto e la sciarpa nonostante l'aria condizionata di quel supermercato fosse guasta.
“Manca poco.” rispose distrattamente il medico, controllando la lista della spesa per poi riposare lo sguardo sulle varie marche di pasta.
“Sei inglese John – disse Sherlock dietro di lui – perchè non puoi semplicemente mangiare quello che il nostro paese ad offrire?”
“È bello variare – rispose, prendendo finalmente due confezioni e mettendole nel carrello – tu piuttosto, perchè non vai a prendere il latte? E due corsie più a destra. Quattro pacchi, per favore.”
“No."
John si girò di scatto, le sopracciglia alzate, “No?”
“È uno spreco del mio tempo. È trasporto.”
“Ma se stai qui senza fare niente ci metteremo il doppio del tempo.” protestò.
“Ma stare qui con te non è uno spreco del mio tempo.” spiegò lui tranquillamente, guardandolo fisso negli occhi.
John sbattè le palpebre, facendo un passo indietro, “Grazie.”, disse sorridendo.
“Muoviti.” fu la risposta spiccia del compagno, impegnato a guardare una bambina discutere, o meglio strillare, a sua madre per quella che sembrava una scatola di cereali al cioccolato.
Indecente.
“John, quanto ci vuoi mettere ancora?” chiese Sherlock.
“Mmm... una ventina di minuti. Non fare quella faccia, sei tu che sei voluto rimanermi appiccicato.” gli ricordò John mettendo nel carrello lo Stick Burger.
“Si, ma...”
“Ah. - fece John, alzando l'indice per zittire il coinquilino – Ricordi? Solo uno sciocco discute
con il proprio medico. ”
“Ma mi annoio.”
“Deduci i clienti, se ti puoi far sentire meglio.”
Sherlock inarcò le sopracciglia, guardando le persone di fronte a lui.
“Oppure sei sempre in tempo per andare a prendere il latte se ti... Sherlock?” chiese, guardandosi attorno. Perchè doveva farlo ogni volta? Un perfetto idiota, ecco cos'era. Si guardò attorno, cercando di scorgere un lungo Belstaff nero e una sciarpa blu, ma dove diavolo...
“NO, no Sherlock! Torna qui immediatamente!” gridò, mentre correva verso il suo coinquilino, perchè diavolo gli aveva detto di osservare i clienti?!
“Suo marito la tradisce, da almeno tre, quattro anni, osservando la cover del cellulare e la sua fede nuziale. Non la tradisce con altre donne ovviamente, ma con degli uomini, uno probabilmente. Cosa del tutto comprensibile dato che il figlio che porta in grembo e quello di fianco a lei non sono di lui, ma di uno dei suoi tanti amanti. Due traditori compulsivi che si tradiscono a vicenda. Interessante.”
Fortunatamente per Sherlock, John riuscì a sentire chiaramente solo l'ultima parte del discorso e, ancora più fortunatamente, le prime parole che gli uscirono dalla bocca furono per la donna che il detective aveva importunato, “Mi dispiace, io e il mio amico ce ne andremo immediatamente... mi dispiace...”, ripetè sussurrando, mentre trascinava Sherlock, quasi di peso, fuori dall'area di prodotti per bambini. “Quando dico osservare, Sherlock, non dico importunare, quando dico osservare, non dico spiattellare a una persona i tradimenti di suo marito.”
“Lo tradiva anche lei.” corresse il detective con le sopracciglia alzate e le mani congiunte dietro la schiena.
“NON È QUESTO IL PUNTO! - esclamò John ad alta voce, attirandosi parecchie occhiatacce dagli altri clienti del supermarket – Non è questo il punto, - ripetè, la voce più bassa - Sherlock. Ti avevo chiesto una sera, mm? Una sola, sera. Ma è tanto, è troppo chiedere a Sherlock Holmes di comportarsi normalmente per due ore, vero?” chiese acido, dirigendosi verso la cassa.
“Co – Sherlock ammutolì, guardando imbambolato l'amico allontanarsi – No! No, John, per favore io non... - il medico si fermò, ancora voltato di schiena, in ascolto – è solo che io... non capisco perchè sono dovuto venire anche io, insomma tu vuoi che... noi... noi Holmes non siamo geneticamente programmati per gli acquisti nei supermercati. Siamo una coppia, dobbiamo condividere tutto, lo capisco... ma io non è solo... lo sai che io ti... ti voglio bene, ti... insomma...”
John sospirò, rimettendosi in marcia verso la cassa, non quella automatica stavolta, ne aveva abbastanza di litigare con un pezzo di ferraglia. “Allora, vieni oppure no?” chiese al detective, che era rimasto impalato, fermo ad osservarlo.
“Pensavo non avessi finito di fare la...”
“Lo faccio domani – gli urlò, senza voltarsi – ora torniamo a casa.”
Sherlock gli corse dietro, fermandosi poco prima di cadergli addosso. “Mi perdoni quindi?”
John sorrise, mettendo pacchetti sul nastro trasportatore, “Sempre.”