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Autore: Alice_Leonetta    30/06/2015    6 recensioni
Dal testo:
|| Violetta aprì la porta della sua stanza, seguita da Leon. Era da tanto che non trascorrevano del tempo insieme, e non vedeva l’ora di raccontargli tutto. La mora si sedette sul letto, mentre il ragazzo chiuse la porta, dietro di sè, per poi raggiungere la sua amica, sul letto. Si sdraiò accanto a lei, circondandola con le sue braccia e facendola accoccolare sul suo petto. Leon giocava con i capelli di Violetta, mentre lei guardava il braccialetto di stoffa che aveva al polso lui. Lo sfiorò con un dito, e sorrise. Poi guardò lo stesso, identico, bracciale che aveva anche lei. Non l’aveva affatto dimenticata. Sorrise, al ricordo del giorno che glielo regalò. Quanto tempo era trascorso, eppure.. ora erano lì. Insieme. Niente e nessuno li avrebbe più separati. Era una promessa.||
Ovviamente questa è solo una piccola trama, i capitoli saranno molto più lunghi. E’ una Leonetta, naturalmente. Se vi va, passate a dare un’occhiata, mi farebbe piacere. E se la storia vi piace, lasciate una recensione. Per tutti i chiarimenti, o domande, contattatemi in chat privata. Dedico la storia al gruppo di WhatsApp, che mi fa morire! Baci e alla prossima.
#Alice_Leonetta.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Francesca e Violetta, stavano finendo di sistemare l’occorrente per la festa di Angie. Gli addobbi erano perfetti, i tavoli non occupavano troppo spazio, ed il palco era pronto per far scatenare tutti.  “Non mi sono mai piaciute le feste, ma questa è per Angie, quindi credo che mi divertirò”. “Certo che ti divertirai, Vilu! Dopotutto, è stata una tua idea, ed Antonio e Pablo ne erano super contenti” le rispose la sua migliore amica. “Hai ragione, Fran. In fondo, è una festa, devo divertirmi”. Entrambe sorrisero e sistemarono l’ultimo microfono, per poi scendere dal palco ed ammirare il lavoro che avevano fatto, insieme ai loro amici. “Diego ci ha detto che ieri tu e Leon siete andati a trovare Josh”. Violetta sorrise, chiudendo le porte della palestra, ed avviandosi verso il suo armadietto. “Già, ci ha presentati, e poi siamo andati a cena tutti insieme”.  “Sono molto amici” disse l’italiana appoggiandosi ad un armadietto, aspettando la sua amica che prendeva l’occorrente per la lezione di Angie. “Sì, l’ho notato. Ma è un bene, dopo tutto quello che gli è successo…”. Francesca sorrise ed annuì, poi insieme si avviarono alla loro classe. La campanella della fine della ricreazione non era ancora suonata, rientrando in classe trovarono Gery e Leon a discutere. Pareva che nessuno se ne fosse accorto, forse perché si trovavano in un angolo della stanza, e con tutto il rumore nessuno riusciva a sentili. Violetta lanciò uno sguardo preoccupato ed accigliato alla sua amica, che lo ricambiò nello stesso momento. La mora gettò i libri sul banco raggiungendo di corsa il suo ragazzo e Gery. “A me non sembra, Leon!” gridò la messicana. I due si voltarono all’arrivo delle ragazze. “Ehi, che succede?” domandò Violetta affiancando il suo ragazzo. Gery lanciò un’occhiata di fuoco prima a Leon, poi a Violetta ed infine a Francesca. “Ecco. Appunto” disse solo la ragazza, per poi andare via, uscendo dall’aula di corsa. Violetta si pose davanti a Leon, con le braccia strette al petto. “Di cosa stavate discutendo?”. Il messicano scosse la testa e sorrise, porgendo le braccia alla sua ragazza, ma lei non si mosse di un centimetro, così lui si avvicinò e la strinse a sé. Accanto a Violetta, Francesca incrociò gli occhi verdi del ragazzo, e vide in loro una certa preoccupazione. Il suo istinto non la ingannava. Il brutto presentimento che aveva avuto il giorno prima, era fondato; e la lite di Leon e Gery era solo l’inizio. “Buongiorno, ragazzi!”. Beto entrò in classe con un sorriso a trentadue denti, inciampando nella gamba di un banco e facendo volare tutti i fogli che aveva in mano. L’intera classe scoppiò a ridere, compresa Violetta che in quel momento era davvero delusa da Leon. “Sto bene! Sto bene!” gridò l’insegnante tirandosi in piedi, con gli occhiali sulla bocca ed i capelli in disordine. “Sicuro, Beto? Le diamo una mano?” domandò Maxi porgendo le mani al professore ma ridendo ancora. “No, no, Maxi. Sto bene. Allora…” ricominciò cercando di sedersi sulla sedia, ma mancandola. Un’altra risata partì dalla classe, ma per fortuna il professore si rimise subito seduto. “…aprite il libro di latino” continuò. Intanto tutti si erano seduti, ancora con un sorriso sulla faccia. “Scusi, Beto…” disse Nata alzando la mano “Sì, cara?”. “Dov’è Angie? Questa sarebbe l’ora di italiano”. “Oh, Angie mi ha chiesto di sostituirla, oggi, in quest’ora. Ha detto che…” ma togliendo il tappo ad una penna, voltò in alto fino a cadergli sulla testa. Inutile dire che partì un’altra fragorosa risata. “…ha detto che aveva da fare una cosa molto urgente” finì Beto. “Bene, oggi parleremo della quinta declinazione”. La lezione iniziò, e Francesca sussurrò una cosa all’orecchio di Violetta: “Mi ha detto una mia amica di 5°A che anche Pablo oggi è assente”.
 
 
 La campanella della fine delle lezioni suonò, e tutti si affettarono ad uscire dal’enorme edificio per godersi il week-end. Violetta, Francesca, Camilla, Nata, Ludmilla, Bel, Leon, Diego, Brodway, Maxi, Federico e Andres si diressero verso la palestra, dovevano ancora provare per la serata per la festa dedicata ad Angie. Violetta non voleva parlare con Leon, molte volte durante le due ore di lezione con Beto, lui aveva cercato di parlarle, ma lei si era limitata ad annuire o scuotere la testa. Perché Leon le avrebbe dovuto mentire sulla sua discussione con Gery? Perché non le aveva detto la verità? Entrarono in palestra, ed una volta che tutti furono dentro, Federico si affettò a chiudere le porte. “Che ne dite se iniziamo a provare ‘Es mi pasion’?” domandò Diego salendo sul palco ed indossando la chitarra. “Per me va bene. Poi però dobbiamo provare più volte ‘Crecimo Juntos’, perché l’altro giorno a casa di Maxi non lo abbiamo provata!” intervenne Brodway imitando Diego. “D’accordo. Iniziamo” disse Ludmilla una volta che tutti si furono posizionati. Iniziarono a suonare, e qualche secondo dopo la voce di Leon rimbombò nella sala. Provarono tutte le canzoni, ed alla fine, vista l’ora decisero di tornare a casa per prepararsi. “Diego, a che ora passi a prendere Ludmilla?” domandò Francesca prendendo il suo zaino dal pavimento e mettendolo in spalla. “Verso le 20.30, va bene biondina?” domandò lo spagnolo alla sua migliore amica. La ragazza annuì e sorrise, in quel momento Federico le circondò la vita. “Non ci sono problemi, passo io a prenderla”. Francesca, Diego e Ludmilla lo guardarono con un’espressione come a dire ‘Hai per caso un cervello di gallina?’. “Fede, ti sei dimenticato di Priscilla?” chiese l’italiana. Il ragazzo aprì la bocca, e solo in quell’istante si ricordò che la madre della sua ragazza lo detestava. Ok, no, detestare non era il verbo adatto… lo voleva vedere proprio morto. “D’accordo allora. Verso le 20.30 passo da te, e tu fatti trovare pronta fuori casa dieci minuti dopo” disse Diego prima parlando alla sua amica bionda e poi alla sua fidanzata. Entrambe annuirono ed insieme uscirono dalla sala, salutando i loro amici che ancora stavano parlando. Intanto Violetta e Leon stavano cercando di parlare, accanto al palco. “Va bene se passo alle 21? Sai, devo fare una cosa…”. Violetta annuì, raccogliendo il suo zaino. “Cosa?” domandò completamente inespressiva ed incrociando le braccia sotto al seno. Leon portò una mano dietro alla nuca, e distogliendo lo sguardo rispose: “Oh, nulla d’importante. Mamma mi ha chiesto di aiutarla a spostare delle cose in soffitta” mentì. Violetta annuì leggermente ed unì le labbra, sempre più spazientita. Perché Leon le stava mentendo? Notando la sua espressione, Leon le alzò la testa per far incrociare i loro occhi. Verde e nocciola. Nocciola e verde. “Cos’hai, Bimba?”. “Nulla” rispose schietta la ragazza. “Non è vero”. “Sì ch’è vero!” esclamò, aprendo le braccia davanti a sé, guardandolo con gli occhi lucidi. “Ehi…” disse il messicano dolcemente, vedendola in quello stato. Cercò di stringerla a sé, ma lei lo spinse via, cercando di andare. Lui la prese per un braccio, trattenendola. “Ehi, ehi… calma, cos’hai?” le chiese ancora una volta. Ormai con il viso rigato dalle lacrime, Violetta affondò la faccia nel petto del ragazzo, il quale la circondò con le sue possenti braccia. La lasciò sfogare, accarezzandole la nuca e la schiena. Una volta calmata, le prese il viso fra le mani, asciugando le lacrime con il pollice e allo stesso tempo accarezzandole le guance. “Me lo dici cos’hai?” chiese nuovamente il messicano, molto dolcemente. Violetta scosse la testa allontanandosi da lui ed asciugandosi le ultime lacrime con il dorso della mano. “Non ce la faccio più, Leon”. “Perché?”. “PERCHE’?” domandò incredula. “Non ti sei reso conto che mia madre è morta appena quattro mesi fa, che Angie si è ripresa da poco… CHE TU MI MENTI DI CONTINUO!” gridò. Intanto la sala si era svuotata, ed erano rimasti solo loro due. “Non ti mento, Violetta!” esclamò Leon, sentendosi un po’ in colpa, perché sapeva che quello che diceva lei era la pura verità. Le stava mentendo, ma solo perché non voleva farla soffrire. “Ah, no, certo! Allora dimmi di cosa stavate discutendo tu e Gery durante la ricreazione!”. Il messicano esitò un po’, cercando una buona giustificazione, così, non trovandola rimase in silenzio. Sul volto di Violetta apparse un sorriso gelido, secco… deluso. “Appunto, come pensavo” disse infine, prima di voltargli le spalle ed uscire dalla palestra. Qualche secondo dopo aver attraversato la porta, sentì dei passi di qualcuno che correva, dietro di sé. “Violetta! Violetta, aspetta!” gridò Leon bloccandosi, vedendo la ragazza ferma davanti a sé. Si voltò, ed incrociando di nuovo il suo sguardo, portò le braccia al petto. “Cosa vuoi, ancora?”. “Voglio che mi perdoni…” disse semplicemente il ragazzo. “Io non ti perdono, Leon. Non hai nulla da farti perdonare… non mi devi assolutamente delle spiegazioni”. Leon si accigliò “Allora perché ti sei arrabbiata?”. “Perché non capivo il perché mi stessi mentendo, ma non fa niente, se non vuoi dirmelo sono cose tue. Io non faccio parte delle tue cose… o almeno non più” rispose, cercando di voltarsi, ma proprio in quel momento Leon le afferrò nuovamente il polso e la fece voltare. “Cosa stai dicendo, Violetta?” domandò preoccupato, il cuore che batteva a mille. “Sto dicendo che non voglio una persona che mi mente. Voglio fidarmi della persona che amo”. “Stai dicendo che non mi ami più?”. “No che non lo sto dicendo. Certo che ti amo, Leon”. Il ragazzo sbuffò, non riuscendo ad intuire quello che stava dicendo Violetta. “Allora non ti capisco”. “La nostra storia è finita. Non voglio una persona che mi mente. Ed anche se ti amo –e questo non cambierà mai- non posso accettare che tu mi dica bugie”. Leon non sapeva che dire così la prese per i fianchi l’attirò a sé e fece combaciare le loro labbra “No, no” sussurrò un attimo prima. Si mosse sicuro sulle labbra carnose, morbide e dolci della ragazza. La sentì subito rispondere al bacio, intrecciando le braccia attorno al collo del messicano. Leon cercò la lingua della ragazza, ed un attimo dopo insieme iniziarono una danza dolce e sensuale. La strinse ancora più forte, come se non volesse lasciarla più. Sentì le lacrime della ragazza rigarle il viso, e non poté far a meno di abbracciarla forte, come se non esistesse cosa più bella di lei al mondo… ma forse era così. Come se non ci fosse altro, e mai ci potesse essere. L’aveva baciata con un tale slancio che aveva temuto che uno dei due, o forse entrambi, potessero andare in frantumi. L’aveva stretta come se potesse iniettarla in se stesso, come se potessero fondersi in un’unica persona. Poco dopo si distaccarono, ed insieme si guardarono negli occhi, entrambi con essi lucidi. “Scusami” sussurrò Leon con un’espressione di sofferenza sul volto. “Ti prego, scusami”. Le lasciò ancora un bacio sulle labbra, prendendo il suo viso fra le mani. Violetta unì le labbra e allontanandosi da lui, guardò in basso. “Bimba, per favore…” disse ancora prendendole le mani. “Ok, è vero. Ti ho mentito, ma ti giuro che l’ho fatto solo ed esclusivamente per te”. All’ascoltare quelle parole, Violetta alzò la testa automaticamente. “In che senso?” bonficchiò. Leon sospirò abbassando la testa per poi rialzarla “Durante la ricreazione, io e Gery, cioè… lei, era arrabbiata perché dice che da quando sei tornata tu non le do più importanza, che passo tutto il tempo con te. Io le ho detto che è normale, visto che stiamo insieme, ma lei pensa che non le voglio più bene, che non sia importante per me. Ma non è così, le voglio un bene infinito, e non smetterò mai di ringraziarla per quello che ha fatto per me, ma le ho detto che è normale che passo molto più tempo con te”. Violetta si passò una mano sulla faccia, rendendosi conto dell’enorme sbaglio che aveva commesso. Leon la stava solo proteggendo… “E poi non devo aiutare la mamma a spostare dei mobili in soffitta, volevo solo chiamarla e spiegarle tutto”. La ragazza annuì, mordendosi il labbro inferiore. Era stata davvero una sciocca, una grande sciocca. Come aveva potuto dubitare di Leon! Era ovvio che non voleva ferirla, dopotutto, si amavano come nessun’altro, bastava guardarli. “Scusa…” disse infine il messicano. Violetta scosse la testa, gli occhi ancora lucidi. “No. Sono io a doverti chiedere scusa. Sono stata davvero una grande…” non trovava le parole per descriversi, era stata troppo avventata, troppi pregiudizi. “…scusami, Leon. Davvero, non dovevo. Ti prego, scu…” non riuscì a finire la frase che le labbra del ragazzo la bloccarono. Questa volta fu un bacio molto più dolce, appassionato. Entrambi sorrisero sulle labbra dell’altro. “Sei proprio una Bimba…”. Violetta sorrise, gli occhi chiusi, le braccia attorno al collo del suo fidanzato, e la fronte che combaciava con quella di Leon. “La tua Bimba…”. Leon rise “Oh, su questo non c’è dubbio!”.
 
 
 A casa Torres, Camilla stava finendo di indossare il vestito per la festa. Brodway sarebbe stato davvero molto contrario.  Era a fascia, con una spaccatura leggera tra i seni e fino alla vita era completamente ricoperto di diamanti. Dalla vita partiva una gonna appena pomposa, color celeste, che finiva a metà coscia. “Mi dai una mano a tirare su la lampo?” chiese la rossa a sua cugina, che stava finendo di indossare le scarpe. “Certo!”. Isabel si alzò dal letto e chiuse la zip del vestito della cugina, la quale si affettò ad infilarsi i tacchi. “Accudenti quant’è tardi! Broda sarà qui a momenti e dobbiamo ancora finire di truccarci” disse nervosa Camilla sedendosi davanti allo specchio ed aprendo di corsa la borsa con i trucchi. “Tranquilla, Cami… non morirà nessuno se aspetta cinque minuti fuori” rise Bel accomodandosi accanto alla ragazza. La rossa iniziò a sistemarsi i capelli. Non sapeva davvero come metterli. Se li legava in una coda sarebbe stato troppo scontato. Se li lasciava sciolti, poi per ballare sarebbe stato un disastro. Alla fine decise di raccoglierne qualcuno con delle forcine e fissarli in alto, mentre gli altri le sarebbero caduti sulle spalle. In quel modo sarebbe rimasta fresca e sarebbe riuscita a ballare e cantare. Optò per applicare un leggero filo di ombretto azzurrino –quasi bianco- sulle palpebre, del mascara, un po’ di blush color carne e del lucidalabbra. Il vestito di Bel invece era completamente rosa fluo. Anche il suo, come quello della cugina, era a fascia, con una spaccatura tra i seni. Era stretto fino alla vita, dove c’era una cintina color argento piena di brillantini. Da lì in poi, si apriva una gonna con delle balze, che arrivava appena sopra il ginocchio. Lei optò per una treccia di lato, ed un leggero ombretto rosa, con eyeliner, mascara e matita rossa.
Francesca aveva appena finito di asciugarsi i capelli. Dopo la fatica del giorno precedente e del pomeriggio, aveva proprio bisogno di una bella doccia. Pettinò con cura i capelli e decise di fare qualche treccina qua e là, per poi raccoglierle e fissarle in alto con delle forcine. Viso che il suo vestito era blu notte, non volle applicare l’ombretto, ma solo l’eyeliner blu scuro ed una matita sotto agli occhi, sempre blu. Un po’ di mascara e del lucidalabbra rosso. Si avviò verso il letto ed afferrò il suo abito. Era molto semplice, ma le stava divinamente. Aveva una cintina di cuoio color argento attorno al collo, ed un’altra sempre uguale, appena sotto il seno. Da lì partiva una gonna leggera, che arrivava a metà coscia. Indossò i tacchi argento, e dandosi un’ultima controllata allo specchio, afferrò la borsa
ed uscì dalla stanza.

Violetta era in un ritardo assurdo! Erano le 20.30 ed era ancora in accappatoio. Prese il vestito dal letto e lo indossò in meno di cinque secondi. Il suo era –come dice il suo nome- color violetta. Era a fascia, con una spaccatura tra il seno e sulla vita aveva una fascia larga nera sulla quale era attaccato un fiore sempre viola. Da lì partiva una gonna viola leggermente pomposa. Corse di nuovo in bagno, si affrettò a lisciarsi i capelli e ad applicare uno strato di ombretto lilla sulle palpebre, dell’eyeliner nero, mascara e lucidalabbra. Tornò in camera ad indossare le scarpe, ed un paio di minuti dopo, Leon suonò al campanello.
 
 
 La festa era iniziata ormai da un’oretta e tutti si stavano divertendo come non mai. Angie era stata felicissima della sorpresa, per poco non piangeva. Aveva ringraziato tutti, dal primo all’ultimo. Violetta le aveva chiesto cos’aveva d’importante da fare quella mattina, da essere assente da scuola, e lei semplicemente aveva risposto che aveva una visita ed aveva chiesto a Pablo di accompagnarla. “Bene! Bene! Bene! Vedo che vi state divertendo! Ne sono molto lieto!”. Antonio era salito sul palco, aveva chiesto a Maxi –che in quel momento era il dj- di abbassare un po’ la musica per fare un annuncio. “Chiedo agli organizzatori della festa di salire sul palco, prego!”. I ragazzi salirono sul palco, sicuri che in seguito avrebbero dovuto cantare, così iniziarono a scaldare la voce. “Violetta, Francesca, Leon, Diego, Ludmilla, Federico, Nata, Maxi, Andres, Isabel, Camilla e Brodway!”. Partì un applauso fragoroso e qualche fischio d’incoraggiamento. “Prego, ragazzi. A voi il palco!” disse Antonio prima di rimettere il microfono sull’asta e scendere –aiutato da Pablo e Beto- dal palco. I ragazzi fecero segno ad Alex di salire sul palco, visto che anche lui faceva parte della band. “Buonasera, a tutti!” dissero in coro, una volta che tutti furono pronti. Andres batté tre volte le bacchette della batteria ed iniziarono.
Esta es una historia sin final,
Empenzò como un cuento y no acabarà.
Habla de pasiòn, de mi profesiòn,
Es donde voy y quien soy.
Es màs fuerte que yo, si una
Nota suena en mi interior,
Me vuelvo el cantante y la canciòn,
Me vuelvo luna y también sol.
Yo solo quiero cantar
Tocar tu alma con mi voz.
Yo solo quiero bailar,
Dar alas al corazòn,
Alas al corazòn.
Porque la musica es vocaciòn,
Es mi pasiòn.
No es obsesiòn,
Es lo que soy.
La musica es mi verdad,
Y no voy a enganar.
La canzone finì poco dopo, ed una volta che fu partito l’applauso da parte di tutti, le ragazze scesero dal palco, lasciando la scena ai loro fidanzati.
Me miras, me sonries,
luego ni ‘hola’ me dices.
No entiendo si es un juego,
Ahora si voy tras de ti.
Blanco ahora, luego es negro.
Soy malo, despues bueno.
Si sogues enloquezco,
Pues no entiendo.
Frio o calor, me quieres o no?
Yo se que en verdad te gusto yo.
Por que no aceptar, te sientes igual,
Que no seas timida.
Solo quiero...
Tomas tu mano, estar a tu lado,
Darte un beso, ser tu Romeo.
Rompamos el hielo, yo solo quiero
Que tu seas... MI PRINCESA!
Ed anche questa volta, dopo che la canzone finì, un’applauso partì da parte di tutti, soprattutto dalle ragazze che li amavano, e non intendo le loro fidanzate... I ragazzi scesero dal palco, ed una volta che anche la band femminile fu pronta, la canzone iniziò.
Ese sentimento, sensacion
Llena de emociòn.
Siento la alegria que me provoca
Esta canciòn. Oye mi corazòn,
Como se acelera cuando el publico espera...
No! Nada me va a parar!
Que sube el telòn, chicas comienza la funciòn!
Las luces, lo flashes, la musica sera la clave.
Aplausos, en un momento. Nuestra voz
Va a tocar el cielo!
Va ah ah ah empenzar la fiesta.
Ah ah alcancemos las estrellas.
Va ah ah ah empenzar la fiesta.
Ah ah alcancemos las estrellas.
Ed è inutile dire che anche qui, l’applauso fu fortissimo. “Continueremo con le canzoni tra poco! Buon continuo di serata!” informò Antonio risalendo sul palco. Le ragazze scesero e ad accoglierle c’erano i baci dei loro fidanzati.
 
ANGOLO AUTRICE:
Ma ciiiiiiiiiiiiiiao! Bene bene bene. Ecco un nuovo capitolo! Siete felici che ho aggiornato prima? *tutti scuotono la testa* va bene, allora cancello la storia *tutti annuiscono battendo le mani*. Ahahah ok basta, in questi giorni sono troppo su di giri. Questa volta non posso fermarmi a riepilogare (?) il capitolo, sapete… devo finire di scrivere l’ultimo. Eh già… siamo alla fine. Il prossimo capitolo sarà l’ultimo. Maaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa… come vi avevo già anticipato… CI SARA’ IL SEQUEL!! WOOOOOO! Ok stop. Il titolo del sequel ve lo dirò al prossimo capitolo, intanto spero che questo vi sia piaciuto. Vi ho fatto strippare (sono romana, si sente? Ahahahahahahah) con la scena Leonetta, eh! Ahahahah. Scappo! Bacioni e alla prossima!
#Alice_Leonetta
P.s. Lola… non appena riavrai il computer voglio una recensione lunga 234 km. Ahahahah. I love you.
  
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