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Autore: Despicable Meggs    30/06/2015    5 recensioni
Una bella casa.
Una fantastica moglie e due figli.
Un ottimo lavoro.
Ma poi le cose cambiano.
Tony e Ziva sono sposati, hanno una famiglia felice e le cose vanno bene. Finché Tony non viene richiamato dall'esercito per servire la patria. Come evolveranno le cose? Riuscirà la coppia a sopravvivere nonostante la separazione?
Storia TIVA (al solito io scrivo solo quelle XD), con tanto family e tanto love... E ANGST. Senza angst non è una mia storia XD
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17

Aveva scoperto che Tony era disperso, cioè come dire che era morto e il suo corpo non si trovava. Si era sentita male e si era resa conto che stava partorendo con un mese di anticipo. E ora le avevano detto che c'erano dei problemi e doveva essere portata in sala operatoria per partorire.
Il tutto nel giro di nemmeno dieci ore. Era troppo da affrontare anche per Ziva, agente del Mossad addestrata a sopportare tutto.

"Gibbs, non posso farlo. Sta andando tutto male, troppo male" disse lei mentre la trasportavano in sala operatoria.

Gibbs le stava stringendo la mano e non aveva intenzione di lasciarla nemmeno un secondo. Tony non poteva essere con lei e il minimo che potesse fare era sostenerla in questo momento difficile.

"Si che lo puoi fare" rispose semplicemente.
"Come puoi saperlo tu non sei me" si lamentò.
"Lo so perché hai sopportato cose più difficili e dolorose di questa" spiegò.
"Scusa ma non hai proprio il diritto di dire questa cosa considerando che non hai mai partorito in vita tua" disse lei gridando per una contrazione.

E in quel momento Gibbs si rese conto che forse aveva ragione, a giudicare da come gli stava stritolando la mano.

Una volta in sala operatoria il medico spiegò a Ziva che si trovavano lì per sicurezza, il bambino era in una posizione strana e nel caso ci fossero stati problemi avrebbero potuto agire più velocemente.

Ogni volta che Ziva spingeva e il momento di vedere suo figlio si avvicinava le veniva sempre più ansia.
E non perché non sapesse cosa si prova a partorire ma per quello che l'aspettava dopo.

Non le ci volle molto e con poche spinte il neonato venne al mondo, fortunatamente senza complicazioni come aveva temuto il medico.
Durante tutto il processo Ziva rimase aggrappata alla mano di Gibbs come se fosse la sua unica ancora di salvezza.

"Complimenti è un bel maschietto" disse il dottore avvolgendo il neonato in una copertina prima di mostrarlo a Ziva.

Lo diede in braccio a Ziva solo per un istante, poi lo riprese e lei non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che suo figlio era nato.

"Essendo prematuro ora lo metteremo in un'incubatrice, per sicurezza" spiegò.
"Come lo volete chiamare?" aggiunse.

Pensava che Gibbs fosse il padre del bambino, non si era nemmeno reso conto della differenza di età. O meglio non ci aveva fatto caso.

"Non è mio marito. Mio marito è..." iniziò Ziva rimanendo senza parole.

Voleva spiegare cosa fosse successo ma non ne aveva la forza, né fisica né psicologica. Così Gibbs le lasciò la mano per un attimo e si avvicinò al medico, parlando sottovoce.

"Il marito di Ziva è morto ieri, sicuramente avevano discusso un nome ma deve darle un attimo per riprendersi" spiegò.

Il medico annuì leggermente sconvolto dalla notizia.

"Faccia con comodo, intanto noi lo portiamo dove potremo controllare che sia tutto a posto" disse uscendo dalla stanza.

Rimasero soli con l'infermiera che aiutò Ziva a sistemarsi e che la riportò in camera. Poi una volta uscita, Gibbs si sedette accanto a lei, osservandola senza dire nulla.
Aveva la testa appoggiata al cuscino, il sudore ancora sulla fronte e non diceva nulla. Gibbs sapeva che era sul punto di esplodere, lo poteva vedere nei suoi occhi. Ma Ziva aveva i suoi tempi.

"Avevate già pensato ad un nome?" le chiese mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Sarah per una femmina e Joe per un maschio. Quindi Joe" rispose fredda.
"Ok. Avverto il medico e torno subito" le disse.

Voleva che il bambini avesse un nome immediatamente, non gli piaceva che rimanesse ad aspettare. Era nato meritava di avere un nome.

"Aspetta" lo fermò stringendogli la mano.
"Aggiungi Anthony. Joe Anthony DiNozzo, per favore. In ricordo di suo padre" aggiunse iniziando a piangere.
"Ziva" sussurrò lui abbracciandola.

Sapeva che avrebbe reagito così, oltre il dolore c'erano anche molti ormoni in ballo. La lasciò piangere mentre invocava il nome di Tony, chiedendosi perché fosse toccato a lui; mentre si chiedeva perché suo figlio era dovuto nascere in anticipo rischiando di avere dei problemi. Mentre domandava perché la sua vita dovesse essere sempre così complicata e faticosa.

Gibbs non le disse nulla se non qualche parola di conforto, non c'era molto da dire. Nemmeno i medici e le infermiere entrarono nella camera. Capivano quanto fosse difficile quel momento e non volevano causare ancora più problemi.

"Ziva" disse dopo un po' asciugandole il volto.
"Io ora vado dal medico a dire il nome che hai scelto per tuo figlio e tu intanto ti calmi. Perché devo andare dai tuoi bambini anche e sono sicuro ti vorranno venire a salutare e non è il caso che ti vedano così" aggiunse.

In tutta quella confusione aveva per un attimo dimenticato che i figli la stavano aspettando in sala d'attesa con Abby.

"Certo. Portalo da me Gibbs, Lily era così spaventata" disse ricordando quello che era successo.
"Te li porto piccola, torno subito" rispose dandole un bacio sulla fronte.

Dopo aver parlato con il medico andò dritto in sala d'attesa dove Abby era già arrivata per tenere compagnia ai figli.
In realtà erano tutti lì. McGee, Dorneget e Vance. C'erano anche Ducky e Jimmy. Abby doveva aver chiamato tutti per avvertirti e loro, da buoni amici, erano corsi da Ziva.

"Come sta Ziva?" fu la prima domanda che fece Abby.
"Dov'è la mia mamma?" disse subito dopo Noah.

Gibbs lo prese in braccio.

"Ziva sta bene, è nella sua camera. E sarebbe molto felice di vedere i suoi bambini" rispose.
"È nato il bambino?" domandò Lily.
"Si, tesoro" rispose Gibbs.
"Ed è un maschio o una femmina?" chiese curiosa.
"Se vieni con me sono sicuro che la tua mamma te lo dirà" disse prendendola per mano.

Portò i figli da Ziva promettendo agli altri che sarebbe tornato subito a spiegare la situazione. Erano tutti in ansia e preoccupati per Ziva. Specialmente Abby, che non aveva ancora chiaro cosa fosse successo a Tony.

Non appena entrarono in camera Lily corse verso il letto dove era sdraiata Ziva e Noah iniziò a chiamare la mamma.
Gibbs lo fece sedere accanto a lei e aiutò Lily a salire sul letto.

"Mamma stai ancora male?" chiese Lily abbracciandola.
"No, ora sto bene. Grazie per essere stata così coraggiosa, amore" rispose.
"Allora ho avuto un fratellino o una sorellina?" domandò Noah.
"Un fratellino. Avete avuto un fratellino e si chiama Joe Anthony" rispose Ziva con le lacrime agli occhi.
"Anthony, come papà" commentò Lily.

Ziva annuì facendole una carezza e lasciando che si sdraiasse accanto a lei. Si concentrò su Noah che la stava guardando.

"Mammina, dov'è Joe?" domandò il bambino.

Si era già guardato intorno e si era reso conto che non c'era traccia del neonato. Era curioso di vederlo, nei mesi precedenti Lily gli aveva raccontato come era stato quando era nato lui e adesso lui era spaesato perché nulla stava andando come nei racconti della sorella.

"Joe è nato un po' prima del tempo e quindi i dottori lo hanno portato in una stanza dove c'è un letto speciale e dove si assicurano che stia bene" spiegò Ziva.
"È malato?" chiese Lily.
"No, è solo piccolino" rispose Ziva.
"Quando lo possiamo vedere?" chiese Noah.
"Dobbiamo aspettare che il medico torni qui e ce lo dirà" spiegò lei.

Gibbs si propose di portare i bambini a casa con lui per farli dormire un po' ma ne Lily ne Noah vollero lasciare la madre.
Così decise di uscire per un po' dalla stanza e parlare con i colleghi e poi darsi i turni per temere compagnia a Ziva e aiutarla con i figli.

Quando il medico entrò in camera di Ziva Noah e Lily erano sdraiati di fianco a Ziva ognuno da un lato. Noah si era subito addormentato mentre Lily si stava facendo coccolare dalla madre.

"Vedo che i suoi figli l'hanno già trovata" commentò lui sottovoce.
"Erano spaventati" rispose.
"E vogliamo vedere il nostro fratellino. Dove lo hai portato?" bisbigliò Lily.

Il medico si avvicinò alla bambina per parlarle.

"È in una stanza grande insieme a tanti altri bambini, sta riposando e non vede l'ora di conoscervi" rispose.
"Sta male?" domandò ancora preoccupata.

Non capiva perché non potesse stare in camera con loro. Ricordava chiaramente quando Tony l'aveva portata in camera di Ziva il giorno in cui era nato Noah. Lei aveva persino potuto prenderlo in braccio.
Tony l'aveva presa dalla sala d'aspetto dove si trovava con il nonno e l'aveva portata da Ziva la quale aveva in braccio il piccolo Noah. Ora invece era abbracciata alla madre, il fratellino era lontano da loro e il padre, apparentemente, era morto.

"No, sta decisamente bene. Ero proprio venuto a dire questo alla tua mamma. Ti andrebbe si venire con me a salutarlo?" disse il medico.

Lily guardò Ziva, poco convinta. In quel momento, dopo tutto quello che era successo, voleva solo le coccole di sua madre. Ma Ziva la incoraggiò ad andare, così lei prese per mano il medico ed uscì dalla camera.

La portò nella grande stanza in cui c'erano tutti i bambini e la guidò fino all'incubatrice di Joe.

"Ecco, lui è tuo fratello" le disse mettendola in piedi su una predella in modo che vedesse.
"È... Piccolino" commentò guardandolo.
"Si, è nato con un mese di anticipo. Vuoi accarezzargli la mano?" le chiese.
"Si, per favore" rispose.

Così le aprì lo sportellino e lasciò che con il dito le accarezzasse la piccola manina. Poco dopo Joe strinse la mano intorno al dito di Lily, facendola sorridere.

"Guarda!" esclamò felice.
"Ha già capito che sei sua sorella" commentò lui.
"Posso prenderlo in braccio e portarlo alla mamma?" chiese.
"Ora non si può... Potrai nei prossimi giorni" le disse.
"Ma la mamma vorrebbe vederlo, sono sicura. Non può venire qui anche lei?" insistette.
"Ora la tua mamma deve riposare, potrà venire qui domani" spiegò lui.

Lily rimase un po' delusa, ci teneva davvero tanto a prenderlo in braccio. Così si limitò ad accarezzargli la mano e il braccio per un pochino.

"Lily, ti andrebbe di fare una sorpresa alla tua mamma?" le domandò il medico sorridendo.

Lily annuì, anche se non sapeva cosa stesse pensando lui riteneva che una sorpresa fosse una cosa bella per la sua mamma.
Così lasciò che lui le spiegasse e misero in atto il loro piano.
Era un permesso eccezionale, di solito non si potevano fare queste cose. Ma conoscendo la situazione il medico decise di fare uno strappo alla regola.

Così lui e Lily tornarono in camera di Ziva pronti a sorprenderla.
Quando il medico aprì la porta fu Lily a spingere l'incubatrice dentro la stanza fino al letto di Ziva.
Ziva dovette fare appello a tutta la sua forza per non scoppiare a piangere, Dio solo sapeva quanto volesse vedere suo foglio in quel momento.

"Mamma ti ho portato Joe" le disse.
"Può restare solo per un po', ma sua figlia insisteva perché anche lei potesse vederlo" aggiunse il medico.
"Grazie" rispose commossa guardando il bambino.

Senza dire nulla Ziva aprì lo sportellino dell'incubatrice, prese la mano di Ziva e la mise dentro fino a toccare la mano di Joe.

"Prima mi ha stretto il dito" le disse felice.
"Ti piace, Lily?" le chiese.
"Tanto. Grazie mamma che mi hai fatto un altro fratellino" rispose.

Ziva rimase qualche minuto a guardare suo figlio ed immaginare quanto sarebbe stato felice Tony di vedere il fagottino che aveva davanti.

"Lily, piccola. Sveglia tuo fratello così anche lui potrà vedere Joe prima che il dottore lo riporti nella sua stanza" disse Ziva.

Lily obbedì, svegliò Noah e lo aiuto a scendere dal letto. Prese una sedia e la mise vicino all'incubatrice in modo che Noah potesse vedere il neonato.

Il medico gli diede un'altra mezz'ora prima di riportare Joe in terapia intensiva. Anche Gibbs e gli altri riuscirono a vedere il bambino prima che venisse portato via.

Il giorno seguente sia McGee che Dorneget rimasero in ospedale con Ziva. Si occuparono loro dei bambini e di Ziva, che finalmente poteva alzarsi dal letto e fare visita al piccolo Joe.
Aveva anche dovuto fare una chiamata molto difficile. La sera prima nessuno aveva chiamato Senior per dirgli di Tony, era tardi e non volevano dargli la notizia prima che andasse a dormire.
Ma ora Ziva gli aveva dovuto dire sia di Tony che del nipote che era nato con un mese di anticipo.

Gibbs si era offerto di fare quella chiamata, ma lei aveva rifiutato. Aveva accettato solo che qualcuno le stesse accanto mentre telefonava.
Ed era stato straziante, soprattuto sentire la disperazione di Senior e vedere come Ziva cercava di essere forte nonostante stesse soffrendo molto.
Nonostante tutto Senior assicurò a Ziva che sarebbe corso all'aeroporto e avrebbe preso il primo aereo disponibile per andare da lei.

Ed infatti nel primo pomeriggio fece la sua comparsa in ospedale. Non passò nemmeno da casa, andò dritto da Ziva.
Per fortuna in quel momento McGee aveva preso i bambini e li aveva portati a pranzo e a fare un riposino, perché nel momento in cui Ziva vide Senior entrare scese dal letto e gli corse incontro piangendo come non aveva mai fatto.
Senior pianse con lei, suo figlio era appena morto e non aveva nemmeno realizzato quanto stesse male anche lui. Era stato così preso dal correre da Ziva che non aveva avuto il tempo di disperarsi.
Ma ora lo stavano facendo entrambi e gli pareva impossibile smettere.

Ad un certo punto dovette aiutare Ziva a distendersi di nuovo perché si era accorto che faceva fatica a reggersi in piedi. Lo stress e la fatica del parto le stavano togliendo ogni forza e lui non voleva vederla collassare tra le sue braccia.

Continuò a piangere abbracciando il cuscino, mentre Senior le accarezzava i capelli cercando di calmarla.

"Ziva, tesoro. Mi dispiace tanto non so che dirti per farti stare meglio" le disse Senior sempre più disperato.

Si calmarono entrambi giusto in tempo per scambiare due parole su Joe prima che arrivassero anche Lily e Noah.

"L'ho chiamato Joe Anthony, mi sembrava una bella cosa" commentò lei mostrando una foto che aveva fatto al bambino con il telefono.

Senior fissò la foto del neonato quando all'improvviso sentì due voci chiamarlo.

"Nonno!" gridarono Lily e Noah correndo da lui.

Lily specialmente si aggrappò alla camicia del nonno senza alcuna intenzione di lasciarlo andare, poteva vederlo anche Senior quanto fosse sconvolta e spaventata.
In quel momento pensò che forse gli conveniva lasciare il lavoro e trasferirsi lì per sempre. Voleva aiutare Ziva e i nipoti e non poteva pensare di stargli lontano.

Andò anche lui a fare visita al piccolo Joe prima di prendere i nipoti e tornare a casa. Siccome era lì sarebbe stato lui ora ad aiutare Ziva con tutto, era pronto a fare il nonno a tempo pieno.
Portare via i bambini da Ziva fu difficile, specialmente Lily voleva stare con la madre e si mise quasi a piangere quando il nonno la preparò per andare a casa.

"Cosa ne dite se per questa sera prendiamo una buona pizza per cena?" propose lui salendo in macchina.

Aveva noleggiato una macchina in aeroporto immaginando che sarebbe servita.

"Non ho fame, nonno" disse Lily.
"Nemmeno io" la imitò Noah che in quei giorni non faceva altro che stare appiccicato alla sorella.
"Ma qualcosa lo dobbiamo mangiare. Ditemi voi cosa preferite" rispose Senior.
"Le polpette" disse Lily.
"Si quelle" si aggregò Noah.
"E polpette siano. Chi mi guida per la strada fino al ristorante?" chiese.
"Io!" esclamò Noah.

Arrivarono a casa mezz'ora dopo e si misero subito a mangiare. Anche se dicevano il contrario sia Lily che Noah avevano parecchia fame e anche Senior aveva bisogno di mangiare non avendo ancora toccato cibo quel giorno.

Prima di portare i bambini a letto Senior decise che fosse il caso di farli rilassare guardando un po' di televisione e anche di chiamare Ziva per augurarle la buona notte.

Mise a letto entrambi i nipoti e andò prima da Noah per la favola della buona notte. Sapeva che ad entrambi i bambini piacevano le storie e voleva farli addormentare rilassati per non fargli avere incubi.
Una volta fatto addormentare Noah, andò in camera di Lily ma la bambina non era più nel letto.
La cercò in bagno e in salotto senza trovarla. Stava per allarmarsi quando gli venne in mente dove potesse essere. In fondo era figlia di Tony e lui corda a bene come si era comportato Tony quando la madre era morta.

Salì in camera di Tony e la trovò esattamente dove pensava. Nella cabina armadio, seduta sul fondo.

"Orsacchiotto del nonno, cosa ci fa lì?" chiese entrando anche lui.
"C'è ancora l'odore di papà qui" rispose lei.
"Lily, lo so che papà ti manca ma ora dovresti essere a letto" le disse.
"Voglio stare qui" si lamentò.

Così Senior prese una maglietta di Tony e gliela mise al posto del pigiama. Poi la prese in braccio e la portò nel suo lettino.

"Va meglio così?" le chiese.
"Si. Mi leggi una storia ora?" rispose.
"Certo però tu chiudi gli occhi e dormi" le disse iniziando a leggere.

Dopo essersi assicurato che entrambi i nipoti dormissero spense tutte le luci e si mise a letto anche lui, crollando addormentato dopo la terribile giornata.

Nel frattempo, in ospedale, Ziva aveva appena dato da mangiare a Joe e lo aveva guardato addormentarsi nella sua incubatrice.
Era scesa di nuovo nella sua camera solo per scoprire che Gibbs era lì ad aspettarla.

"Non importa che stai qui, lo sai? Io sto bene" gli disse chiudendosi in sé stessa come al solito.

In realtà aveva voglia di piangere e di intraprendere qualche missione rischiosa per uccidere qualche assassino e sentirsi meglio. Cosa che non avrebbe mai fatto, ma il pensiero le stava passando per la testa.

"Se tu stai bene io sono ancora un giovane ventenne in cerca della sua prima auto. Sdraiati, Ziva e rilassati un po'..." rispose Gibbs.
"Come sta Joe?" le chiese dopo averla aiutata a distendersi.
"Meglio. Il medico dice che sta bene e se tutto continua ad andare così alla fine della settimana lo potrò portare a casa. Dice che lo tengono lì solo per sicurezza" spiegò.
"Questo è un bene" commentò.
"Si" rispose lei poco convinta.

Gibbs si sedette sul bordo del letto di Ziva e le prese la mano.

"Che problema c'è, Ziver?" le chiese.
"A parte che mio marito è morto e io ho appena avuto un figlio che ora è in terapia intensiva?" rispose sarcastica.

Gibbs le lanciò uno sguardo penetrante, sapevano entrambi cosa volesse intendere Gibbs con quella domanda.

"E se non ce la facessi? In fondo anche se ho già avuto dei bambini c'era sempre Tony accanto a me" disse.
"Questo è vero, ma sarai in grado anche da sola. E ti aiuteremo noi, come sempre. Non posso ridarti tuo marito ma sicuramente non ti abbandono" la rassicurò.
"Vorrei solo addormentarmi e svegliarmi domani mattina scoprendo che è tutto un incubo" disse sospirando.
"Prova a dormire comunque, Ziva. Io non mi muovo da qui" rispose Gibbs.
"Rivoglio Tony" bisbigliò chiudendo gli occhi.

Gibbs le rimase accanto accarezzandole i capelli. Si addormentò quasi all'istante, era sfinita. E ora ogni mattina per un bel po' do tempo sarebbe stata una sfida. Si sarebbe dovuta alzare con la consapevolezza di essere vedova e di dover crescere tre bambini piccoli da sola.









Note dell'autrice:

Beh... Mi odiate?
Io non lo so... Ahaha forse si LOL
Avete visto è un maschietto... Così gli ho messo come secondo nome Anthony, carino vero? *faccio sarcasmo per sfuggire al vostro odio*

Comunque preparatevi ad un arrivo inaspettato nel prossimo capitolo XD magari vi farà piacere ahah

Alla prossima settimana!

Baci, Meggie. 
  
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