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Autore: A_GleekOfHouseStark    30/06/2015    0 recensioni
Il primo settembre del 2009 la cittadina di Rosewood viene scossa dall'omicidio di Alison DiLaurentis, ma nessuno sa che dietro quel delitto si nascondono proprio le sue migliori amiche. Dopo anni di persecuzioni da parte di -A e interrogatori mirati da parte della polizia le quattro ragazze le quali, stanche della situazione, decidono di fuggire da quella città che, giorno dopo giorno, si era trasformata in una prigione, ma purtroppo il loro piano non si conclude come previsto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aria Montgomery, Emily Fields, Hanna Marin, Sorpresa, Spencer Hastings
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Emily
Le quattro ragazze furono portate alla centrale separatamente in modo che non potessero parlare fra di loro e quindi non poter concordare una versione dei fatti da raccontare all’interrogatorio, il quale avvenne simultaneamente ad opera di quattro tra i migliori agenti della cittadina mentre il detective Holbrook si aggirava per il corridoio dove si trovavano le salette e ascoltava alcuni spezzoni delle quattro conversazioni.
La notizia della custodia di Aria, Emily, Hanna e Spencer era già trapelata e tutta Rosewood moriva dalla voglia di scoprire se davvero erano loro le assassine di Alison, considerando che le quattro ragazze erano apparse fin da subito come ben più informate sull’accaduto di quanto volessero dare a vedere; inoltre alcuni pensavano che oltre ad essere delle possibili testimoni, esse fossero anche delle potenziali imputate per l’omicidio vero e proprio. Nessuno aveva mai parlato apertamente di questo sospetto perché in questa piccola città della Pennsylvania i segreti erano il pane quotidiano e anche una piccola supposizione o una diceria poteva diventare qualcosa da dover tacere per evitare di innescare una catena di pettegolezzi difficile da arrestare, perché se da un lato si cercava di far passare il possibile sotto silenzio, gli scheletri che venivano tirati fuori dagli armadi diventavano nel giro di poche ore di dominio pubblico. Questo particolare sospetto, che nessuno però fino all’arrivo di Holbrook era stato disposto ad approfondire per tramutarlo in un’accusa, si era acuito nel 2011, quando le quattro ragazze furono portate in centrale per la prima volta dal detective Wilden che le trovò in un bosco con in mano la pala che doveva essere l’arma del delitto. Non avendo nient’altro che le loro impronte sull’oggetto, le quali potevano tranquillamente risalire al momento dell’arresto e non dell’omicidio, esse furono condannate ad un paio di settimane di servizi sociali e le quattro non furono mai più apertamente accusate fino a quel momento.
Quando Aria, Hanna, Emily e Spencer furono condotte in stanze separate, ognuna delle quali dotate di vetri oscurati che permettevano a coloro che stavano fuori di vedere ed ascoltare ciò che succedeva all’interno, iniziarono gli interrogatori. Holbrook sperava con tutto il cuore che, ascoltando le varie versioni, riuscisse a trovare qualcosa, qualsiasi cosa, che gli permettesse di risalire alla vera assassina perché non poteva contare né sulle prove forensi, né sulla possibilità che si tradissero a vicenda.
All’inizio, quando le aveva prelevate dal capanno, aveva tenuto in conto questa possibilità ma poi si era reso conto che probabilmente neanche la prospettiva del carcere avrebbe spezzato quel legame indissolubile che si era creato fra quelle ragazze nonostante fosse composto in buona parte dalla condivisione di bugie e segreti malsani.
Holbrook camminava e si faceva un’idea di ciascun interrogatorio mentre quattro dei suoi fidati collaboratori presenziavano tutto il tempo fuori a ciascuna porta prendendo appunti.
 
“Allora signorina Fields, mi racconti cosa è successo quel primo settembre.” Le disse l’agente che la stava interrogando.
“Voi sapete già cosa è successo altrimenti io non sarei qui.” Rispose lei per guadagnare tempo.
“In realtà noi non ne abbiamo la più pallida idea. Per il momento voi siete le principali indiziate a causa di una soffiata anonima ma abbiamo bisogno della vostra collaborazione per avere una visione più completa. Il nostro informatore ci ha detto di cercare tra di voi, di farvi confessare perché sapete più di quanto raccontate e così stiamo facendo, ma la realtà è che non sappiamo nulla. Quindi glielo richiedo: cosa diavolo è successo quella notte?”
Non avevano concordato una versione da raccontare, né mai avevano pensato a come reagire ad un possibile arresto ma in quel momento nella sua testa si materializzarono le parole di Aria: se lei affonda, noi affondiamo con lei. L’avevano protetta per tutti quegli anni e non avrebbero smesso adesso, nonostante l’unico modo per farlo fosse dichiararsi colpevole. Così Emily sfoderò le sue armi e prese a raccontare la sua storia senza esitazioni, proprio come se l’omicidio lo avesse commesso lei e in fondo non era la prima volta che pensava di averlo fatto davvero.
“Io amavo Alison.” Disse con voce roca “L'ho amata fin dal primo momento in cui l'ho vista.”
“Davvero? E questo come si ricollega alla storia?”
“Credo sia per questo che l'ho uccisa.”
“Si spieghi meglio.”
“L'amore mi aveva reso cieca agente.” Ammise lei “Ho passato la mia adolescenza a difenderla e a credere che non fosse davvero cattiva come gli altri la dipingevano ma mi sbagliavo. Me ne sono resa conto solo più tardi perché con me non era eccessivamente perfida, non mi insultava pesantemente o trattava male ma faceva soltanto battute o allusioni sottili che poi però cadevano nel nulla.”
“Continuo a non capire: se la trattava meglio degli altri perché l’ha uccisa?”
“Io l’amavo.” Ripeté Emily “E lei mi ha usato. Non faceva altro che usarmi. Ero la sua valvola di sfogo e non si preoccupava del fatto che stesse ferendo i miei sentimenti.”
“Ne era a conoscenza quindi…”
“Già. Sapeva quello che provavo per lei e continuava a giocare con me, finché un giorno ho detto basta.”
“Questo ci riporta alla notte in cui Alison scomparve.”
“Ci aveva fatto ubriacare, forse addirittura drogato perché poco dopo eravamo tutte addormentate. Dopo un paio d’ore mi svegliai e notai che lei non c’era più, così uscii dal capanno degli Hastings e la trovai che parlava, che ci derideva apertamente, con qualcuno.
“Chi era?”
“Non lo so, rimasi nascosta fin quando non se ne andò lasciandola da sola. La raggiunsi ed ero talmente pervasa dalla rabbia che le tirai uno schiaffo, poi un altro e un altro ancora, finché non cadde a terra. Non aveva neanche provato a difendersi, o forse non ne era stata capace. Quando si vive sotto una campana di vetro sembra che nulla ci possa ferire.
“Vada avanti”
“Tornai indietro ma dopo pochi minuti sentii dei rumori: Alison era rinvenuta e io avevo sbollito il mio furore quindi ero spaventata a morte. Mi raggiunse e litigammo… mi disse che ero solo una sua ombra, che mi derideva perché ero così patetica da credere di poter davvero stare con lei. Per la prima volta nella mia vita si era dimostrata perfida anche con me, ma non ne ero ferita anzi, le sue parole fecero riaccendere in me quella stessa rabbia con cui l’avevo picchiata prima ma amplificata.”
“Così le hai dato il colpo di grazia?”
“Le ho tirato la pala in testa.” Sbottò trattenendo a stento le lacrime, le quali erano sincere perché, in un passato che ormai sembrava troppo lontano, Emily aveva davvero amato Alison.
“Basta così, lei è sotto custodia.” Esclamò alla fine l'agente.
Dopo aver ottenuto il foglio della confessione, l’aiutante del detective Holbrook si recò da lui per riportargli ciò che aveva sentito.
   
 
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