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Autore: DARKOS    30/06/2015    4 recensioni
[E fallire non lo aveva calmato, come i suoi amici e familiari speravano, anzi aveva solo intensificato la sensazione d'impotenza che lo assaliva.
"Voglio andarmene da qui. Voglio altro nella vita. Non è questo il mio destino. Io sono destinato a... "
A che cosa? Non lo sapeva neanche lui.]
Questa è una mia versione sul passato di Xehanort, e dei fatti che potrebbero essersi svolti tra quando lascia la sua casa e l'inizio di Birth by Sleep.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Xehanort, Young Xehanort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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BEFORE KINGDOM – PARTE VIII

Sguardi nel Buio

Il portone principale esplose con un boato assordante. I guerrieri sciamarono all’interno e salirono le scale. Tra loro, scortato da cinque cavalieri neri, avanzava l’unico a volto scoperto. I capelli erano corti e neri come il suo abbigliamento, la faccia inespressiva. Solo gli occhi davano a quel volto una parvenza di emozioni, mentre scrutavano l’interno del castello.
Dopo aver sentito il fragore di un’esplosione provenire dall’esterno, capì che qualcosa era andato storto. Radunò gli incappucciati e i cavalieri. “Voi cinque andate a destra: credo che abbiamo un ospite in arrivo. Metà di voi li seguano: il resto, con me. Stando al Maestro, ciò che cerchiamo è in fondo alla prossima sala.”
 La nera marea si divise e il comandante proseguì, fino ad arrivare alla sala principale con un manipolo di incappucciati.

Ad attenderli, seduto sul trono centrale, vi era un imponente uomo in armatura grigia, con un elmo a corona ed un mantello che si allargava sul pavimento. Una mano artigliata si mosse, le dita si contrassero, ed una barriera di pura energia, ampia quando la sala stessa, si frappose fra lui e gli invasori.
Il comandante in nero sorrise. Evocò la sua chiave, e avvolto in un manto di fulmini, si schiantò contro la barriera più e più volte finché non si ruppe e atterrò vicino agli scranni. Rialzandosi, guardò l’uomo in armatura, e disse “Sei migliorato dall’ultima volta.” L’uomo in armatura chinò la testa da un lato. “Ti credevo morto. Ti ho visto scomparire di fronte ai miei occhi.”
Il comandante rise, una risata vuota, priva di gioia o persino di scherno. “Io sono solo il prodotto di un esperimento del Maestro: finché lui lo vuole, posso tornare quante volte è necessario.”
“Ah, sì, gli esperimenti del tuo adorato Maestro. Ti spiacerebbe spiegarmeli più nel dettaglio? E già che ci siamo, dimmi anche perché avete aspettato così tanto per attaccare? Non potevi tornare quante volte volevi?”
“Umpf. Devo riconoscere che ci avete sorpreso, alla Città di Mezzo. Non ci aspettavamo un simile livello di abilità, non ancora. E il mio Maestro è un uomo molto cauto, che pianifica tutto nei minimi dettagli… ”
“In altre parole: vi abbiamo battuto e si è messo paura. Molto sciocco. Bisogna colpire subito, senza dare ai tuoi nemici il tempo di organizzarsi.”
“Silenzio!” Il comandante era stufo di quella farsa. “Non ti permetterò di insultare oltre il Maestro, stolto ignorante! Attaccatelo!”

Mentre parlavano, il comandante aveva segretamente piazzato delle rune magiche, che ora immobilizzavano il maestro seduto sul trono: al comando del loro superiore, gli incappucciati si avventarono su di lui, trafiggendolo con le loro chiavi. Mentre la loro magia penetrava nell’armatura, il loro avversario smise di contorcersi.
Il comandante osservò la scena soddisfatto, poi si voltò ed esaminò le pareti. “Ora cercate bene in questa stanza. Dobbiamo trovare la magia dell’Oblio e farla nostra. Ah, e poi daremo la caccia agli altri due custodi e prenderemo le loro Chiavi. Saranno un ottimo regalo per il Maestro.”
“Ma certo. A tutti piacciono simili doni.”
Il comandante in nero si voltò di scatto. Davanti a lui, stava l’uomo in armatura grigia, in piedi, mentre tutti gli incappucciati giacevano a terra. Alcuni si stavano già dissolvendo.
Prima ancora che potesse reagire, l’altro gli fu addosso, immobilizzandolo con una mano, mentre cinque Keyblade appena evocati lo trafiggevano.
Il comandante era basito. Non solo dalla rapida successione degli eventi, ma soprattutto da quello che stava percependo. “Tu… usi… l’Oscurità?”
Mentre un alone di energia oscura lo circondava, No Heart parlò: “Me l’hai detto tu che dovevo ampliare i miei orizzonti ed usare più della Luce. Io imparo in fretta. Forse è per questo che mi ritengono un genio.”
Guardò i corpi attorno a lui. “Te l’avevo detto: devi colpire i tuoi nemici prima che possano organizzarsi. Venire qui oggi è stato il tuo primo errore, togliermi gli occhi di dosso il secondo. Ma forse puoi ancora rimediare. Perché non mi parli un po’ del tuo Maestro e delle sue conoscenze, eh?”
Il comandante lo guardò, senza una traccia di paura negli occhi. “Fai pure. Non mi importa di cosa farai di me. Il mio Maestro, Chishikey, vede il quadro completo… e sarà lui a vincere alla fine.”
“E con questo siamo a tre errori.” No Heart serrò la presa finché il corpo non iniziò a svanire. “E quindi si fa chiamare Chishikey?* Che arrogante. Bene, se questi sono entrati deve essere successo qualcosa a Yen Sid… non ce lo vedo Eraqus a perdere contro di loro. Si ucciderebbe prima.” Disattivò l’energia oscura che lo pervadeva. Meglio salvare le apparenze.
Mentre si avviava, ripensava alla totale disciplina e lealtà di quel sottoposto, e un pensiero gli attraversò la mente: ‘Dunque, un pupazzo può rivelarsi utile per molti incarichi. Interessante.’

Arrivato al piazzale, trovò Eraqus chino su Yen Sid, steso a terra.
Quest’ultimo era ridotto male, ma non sembrava in pericolo di vita. Quando lo vide, esclamò: “Xehanort. Lui… lui era qui. Si è dimostrato un avversario superiore alle mie aspettative… ma non ho scuse per il mio fallimento. Quando tutto questo sarà finito, vada come vada, ho intenzione di rinunciare al mio titolo di Maestro e Custode.”
“Via, Yen, non ce n’è bisogno, vedrai.” Eraqus si alzò e guardò il compagno. “Lo percepisco. Non se n’è andato troppo lontano. Vorrei tanto inseguirlo e fargliela pagare…”
“…ma devi rimanere qui e tenere il forte.” Xehanort completò la frase per lui. “Va bene. Fa parte delle tue responsabilità. E io ora mi occuperò delle mie.”
Xehanort materializzò il suo Keyblade sotto forma di ali, è partì all’inseguimento, pronto a mettere la parola fine a questo conflitto.


* Per chi non ha familiarità con la lingua giapponese, l’affermazione di No Heart sul nome dell’avversario potrebbe non avere senso. Chishikey, oltre ad essere formato dalla parola “chi”, ormai famosa nella saga originale, e dal suffisso “key”, è composto dalla parola “Chishi” (致死) che significa grossomodo “letale, morte”, quindi “Chiave Letale” o “Chiave della Morte”. Inoltre, la parola è simile a “Chishiki”, che sempre in giapponese significa “conoscenza”.
   
 
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