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Autore: Piuma_di_cigno    01/07/2015    0 recensioni
Raf e Sulfus sono tornati per affrontare un secondo anno alla Golden School, ma il sentimento che li unisce è sempre più una sofferenza: ora le lezioni sono volte ad imparare l'arte del combattimento tra Angels e Devils. Difficile per Raf, che deve andare contro tutte le regole, contro la sua natura, per rimanere con Sulfus, e difficile per lui, costretto a trascorrere le giornate nel dubbio che lei non lo ami più.
Sarà proprio l'ormai dolce Say ad aiutare Raf a dimostrare che lo ama ancora, qualunque cosa succeda. Tra le lezioni e gli amici, comincia infatti a delinearsi una situazione terribile, pericolosa, ma che forse ha il potere di risolvere finalmente tutto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arkhan, Raf, Sai, Sulfus, Un po' di tutti | Coppie: Raf/Sulfus, Sai/Tyco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 – Celare

Perdonami, perché ho lottato solo per te.
(Emily Bronte, Cime tempestose)

 

Sentii le lacrime pungermi gli occhi e le mie gambe immobilizzarsi. Il cuore batteva troppo forte, non riuscivo a respirare.

Com'era possibile? Per tutto questo tempo non si era visto, ormai era passato più di un mese … Come poteva essere? Non era lui.

Ma sapevo che lo era. I suoi occhi erano color topazio e facevano riemergere le farfalle dalle profondità del mio stomaco.

Rimasi lì, immobile, terrorizzata, per un tempo che mi parve infinito. Era arrabbiato con me? Doveva essere furioso perché l'avevo lasciato senza motivo. Eppure non c'era rabbia nei suoi occhi. Solo un dolore straziante e quel vuoto che mi tormentava continuamente.

Presi un bel respiro e la gente intorno a me ricominciò ad animarsi. I ragazzi che parlavano, le gemelle che ridevano, il conto battuto alla cassa … Costrinsi le mie gambe a muoversi e portai i dolci ai tavoli, sentendomi debole come se avessi appena debellato l'influenza.

Sentivo gli occhi di Sulfus che mi seguivano in giro per il locale e sparii in cucina appena possibile.

Le gemelle si voltarono, perché mi sentirono letteralmente precipitarmi nella stanza.

“Raf, che hai cara?”

“Sembra che tu abbia visto un fantasma!”

Non avevo il controllo del mio cervello quando lo dissi.

“Non … Non mi sento tanto bene, posso … Posso andare a casa?”

Le gemelle si scambiarono un'occhiata stupita.

“Non hai proprio l'aria di una che sta bene.”

“Magari chiamiamo Say, cara?”

Appena lo propose, quasi mi venne un infarto.

“No!” esclamai. Le due si scambiarono un'altra occhiata perplessa, ma io sapevo che se Say fosse entrata e uscita con me da quella porta Sulfus avrebbe avuto l'assoluta conferma che ero io.

Il cappotto! Non potevo prenderlo … Se mi avesse vista avrebbe capito che stavo per uscire e mi avrebbe seguita … Sentii le lacrime rigarmi le guance.

Le gemelle si avvicinarono preoccupate.

“Raf! Oh, cara, che cos'hai?”

Appena notò che ero scossa dai brividi, la signora 1 uscì.

“Le prendo il cappotto!” annunciò.

La signora 2, invece, mi cinse le spalle con un braccio.

“Non siamo molto brave nelle questioni di cuore.” disse.

La signora 1 confermò rientrando:”Siamo un completo disastro. Ricordi Jim?”

“Certo, cara!”

Prima che ricominciassero ad insultarlo, indossai il cappotto e mi alzai.

“Niente questioni di cuore. Non mi sento molto bene … C'è un'uscita laterale? Non voglio che di là mi vedano in questo stato ...”

Le gemelle abbozzarono un sorriso.

“Esci da quella porta, cara.”

“Stai attenta, tornando a casa.”

“Andrà tutto bene.”

Ringraziai entrambe in fretta e uscii. Avevo bisogno d'aria.

Disperatamente.

Appena uscii, il gelo dell'autunno mi sferzò in viso. Forse sarebbe arrivata la neve, di lì a qualche giorno.

Allacciai il cappotto e mi costrinsi a credere che non c'era più pericolo di incontrarlo. Forse non mi aveva nemmeno riconosciuta. Forse non era lui, pensai con una stretta al cuore.

“Raf!” il cuore mi sprofondò nel petto appena sentii la sua voce dietro di me. Doveva aver ascoltato la mia conversazione con le gemelle e aver capito che sarei uscita da qualche altra parte.

Raccolsi tutte le mie forze per non voltarmi e rimasi immobile. Le gambe non mi ubbidivano e costringerle a fare un solo passo lontano da lui mi parve la cosa più difficile del mondo, in quel momento; ma ci riuscii.

Malferma e con la vista annebbiata dalle lacrime, cominciai a camminare lontano da lui, contando ogni passo, per distrarmi.

E tuttavia sapevo che non ce l'avrei mai fatta, perché sentivo i suoi passi dietro di me e sapevo che tra poco mi avrebbe presa. Non riuscivo a correre.

Il cuore mi batteva talmente forte che lo sentivo rombare nella testa, come se avessi onde che battevano a ritmo per uscire.

“Raf!” avvertii una stretta infuocata al polso e Sulfus mi costrinse a girarmi verso di lui.

Complicando ancora di più le cose, mi accorsi che malgrado piangessi e stessi inutilmente cercando di scappare, il vuoto dentro di me era sparito. Il cuore batteva, i polmoni erano pieni di aria, il viso arrossato e avevo le farfalle nello stomaco.

La mano di Sulfus scese e intrecciò le dita con le mie.

“Raf.” ripeté per la terza volta, appoggiandomi l'altra mano sul viso e asciugandomi le lacrime che scendevano sulle guance. Non riuscivo a muovermi. Non volevo farlo. Era più o meno come quando bisognava alzarsi dal letto la mattina per andare a scuola, ma non si voleva lasciare il tepore delle coperte. Solo dieci volte più intenso.

Per un attimo, Sulfus parve senza parole.

“Ti ho trovata, finalmente.”

Mi imposi di rimanere in silenzio.

“Mi cercavi?” chiesi invece in un sussurro.

“Certo che ti cercavo.” sul suo viso si formò un sorriso dolce ed incredulo. I suoi occhi sembravano oro liquido; era il ritratto della felicità.

Poi, un'ombra passò sul suo viso.

“Perché te ne sei andata?”

“Perché …” la mia voce era un mormorio tremulo. “Non volevo soffrire ancora.” riuscii a concludere. Nel suo sguardo passò la consapevolezza di quello che dicevo.

“Non soffriamo lo stesso, anche così?”

Scossi la testa.

“Ma prima o poi passerà. È giusto così. Se invece continuiamo a stare così vicini … Non finirà mai.” mi costringevo a parlare e tenevo gli occhi chiusi. Non riuscivo a guardare la sofferenza che gli passava sul viso.

Sulfus mi mise entrambe le mani sulle guance.

“Questo è cento volte peggio della sofferenza di prima.” disse, avvicinando pericolosamente il viso al mio.

Mi allontanai di scatto e le lacrime resero sfocata la sua immagine.

Non potevo continuare ad alternare la felicità di stare con lui alla tristezza amara di ogni attimo di separazione … Non potevo tollerare di combattere contro Sulfus. Non potevo sopportare di lasciarlo. Non avrei potuto sopportarlo se lui avesse saputo che lo amavo. Almeno uno di noi non doveva soffrire.

Riflettei in fretta. Non sarei mai riuscita a dirgli che lo odiavo. Già mentire era difficile, questo era quasi una bestemmia, ma se avesse dimenticato di avermi trovata, si sarebbe convinto che l'avevo lasciato senza motivo e che non ero più tornata … Mi avrebbe dimenticata più in fretta.

Andai verso di lui a grandi passi e Sulfus mi scrutò dubbioso, mentre alzavo una mano verso il suo viso fino a raggiungere la fronte.

Mi concentrai al massimo per fargli dimenticare tutto quello che aveva visto. Penetrare nella mente di un Devil era fastidioso, ma io e lui eravamo talmente in sintonia … Per un momento vidi la consapevolezza di quello che stavo facendo passare nei suoi occhi.

Ben presto li chiuse e mi si accasciò addosso, svenuto. Gli sarebbe servito un po' di tempo per recuperare, ma si sarebbe svegliato presto e non avrebbe ricordato nulla.

Lo appoggiai a un muro lì vicino. Osservai il suo bel viso tranquillo, beato.

Gli depositai un bacio sulla fronte e mi allontanai di corsa, temendo che potesse svegliarsi.

 

Dovevo fare in fretta. Non capivo granché di generi alimentari, ma sapevo che nei supermercati umani si trovavano anche delle cose per tingere i capelli.

Le trovai quasi subito: Say me le aveva indicate tempo prima.

Ne afferrai una a caso e la pagai senza neanche pensarci. Avrebbe potuto ritrovarmi con troppa facilità se non l'avessi fatto, ma io volevo rimanere alla pasticceria. Serviva qualcosa che mi camuffasse a tal punto da indurlo a credere che era impossibile che fossi Raf.

Arrivai a casa di corsa e mi tuffai letteralmente in bagno. Avevo dimenticato l'appuntamento con Luke: pazienza. Lessi le istruzioni e applicai la tinta come richiesto. Non sapevo neanche di che colore era.

I capelli erano ormai umidi, quando sentii bussare alla porta.

“Ehi, Raf, va tutto bene? Sei in casa?”

Say entrò senza fare troppi complimenti.

“Raf?”

Mi feci coraggio e uscii dal bagno. Non mi ero ancora guardata allo specchio e sospettavo che di me fossero rimasti solo gli occhi azzurri.

“Aaarg!” strillò Say appena mi vide e fece un balzo indietro. “Raf!” ansimò, “Mi hai fatto prendere un colpo! Un attimo,” mi scrutò, “tu sei Raf?”

Annuii.

Fece spuntare delle fiammelle dalla mano e la luce si diffuse in casa, insieme a un certo tepore. Say era davvero magica.

“Mh.” mi squadrò, “Direi che questo colore ti dona.”

Finalmente, osai lanciare un'occhiata allo specchio.

Il mio viso era ancora più pallido tra i capelli neri che ora lo incorniciavano e gli occhi sembravano più grandi e splendenti. In fondo, mi donava. Con un sospiro tremulo, pensai che avrei quasi potuto passare per una Devil.

“Ora, vuoi spiegarmi che diamine è successo? Perché, non che la tua favolosa tintura non ti stia bene, ma sembri uscita da un frullatore.”

Presi un bel respiro e guidai Say in cucina.

Preparammo un po' di camomilla e le raccontai tutto. Le raccontai di Luke e di Sulfus, anche di come avevo cancellato i suoi ultimi ricordi e del timore che tornasse a cercarmi.

Say era a bocca aperta.

“Ti lascio sola due giorni e guarda che succede!” esclamò. “Raf, sei una calamita per disastri!”

Ridacchiai quando lo disse. Era davvero buffa.

“E quindi ti sei tinta i capelli di nero per questo.” concluse. “Questa è stata una grande idea. Per essere un'Angel sei molto più astuta di quello che pensavo …”

Le lanciai un'occhiataccia.

“Farò finta di non aver sentito.”

Say fece una smorfia, ma poi il suo viso tornò serio.

“Cosa pensi di fare adesso? È evidente che lui ti cerca.”

Alzai le spalle e non risposi.

“Ascolta Raf. È … E' solo un'idea, ma non pensi che sia il caso di dare una possibilità a Luke?” si morse il labbro. “Lui è un Angel come te, è gentile e disponibile, ti ha salvata quando stavi per annegare e si è offerto di darti lezioni ...”

Sospirai. Ci avevo pensato. Non ero così sciocca. Forse, con un po' di impegno, io e lui avremmo potuto diventare buoni amici, e magari qualcosa di più.

Era perfetto.

Avrei potuto tornare alla Golden School … Ma poi, quando avrei visto Sulfus, quando mi sarebbe stato vicino, come avrei fatto a convincermi che Luke era il mio ragazzo? Che era Luke quello di cui ero innamorata?

Say lesse la disperazione nei miei occhi e rimase in silenzio. Un attimo dopo si alzò e mi strinse piano la spalla con una mano.

“Hai bisogno di dormire.” sorrise. “Riposati un po' … Forse domani mattina le cose sembreranno più facili.”

Seguii il suo consiglio e mi stesi sul letto, ma gli occhi di Sulfus comparivano nella mia mente ogni volta che chiudevo i miei. Sentivo il tocco infuocato delle sue mani su di me.

Creai un cervo di ghiaccio e lo feci galoppare per la stanza, per distrarmi. Poi un cavallo imbizzarrito. Una tigre. Un leone e una leonessa. Li lasciai correre sul soffitto, sempre più veloci, in cerchio, fino a quando li fusi insieme in un enorme barbagianni, che trasformai in fiocchi di neve.

Li feci uscire dalla finestra usando l'aria e poi la richiusi. Creai un angelo. Un'angela meravigliosa, con le ali immense.

Creai un diavolo, altrettanto bella.

Lasciai che si avvicinassero l'uno all'altra e lui le prese la mano, lei si gettò tra le sue braccia e rimasero stretti per un tempo infinito.

Li fissavo affascinata, come se non fossi io a crearli.

All'improvviso, lei alzò la testa e incontrò il suo sguardo, intrecciando le mani con le sue. Lui chinò il viso e si baciarono dolcemente, lasciandosi trasportare via dal vento della notte.

 

“Raaaf!” cantilenò la signora 1, “Piantala di fissare il forno e finisci di preparare i muffin!”

La signora 2 mi scrutò perplessa, ma non disse nulla. Io mi riscossi all'improvviso e afferrai il frullatore. Dieci minuti dopo i muffin erano in forno, anche se temevo di averci messo il sale al posto dello zucchero.

Appena furono pronti ne assaggiai uno senza farmi notare e con sollievo mi accorsi che mi sbagliavo. Erano venuti piuttosto bene, rispetto al solito.

Li guarnii con un po' di zucchero a velo e con cautela uscii dalla cucina. Le gemelle non mi avevano riconosciuta subito quand'ero entrata in pasticceria, ma subito dopo mi avevano fatto i complimenti.

Per tutta la mattina, le tinte erano state oggetto di discussioni tra le gemelle. In condizioni normali le avrei trovate divertenti, ma quel giorno non ero proprio in vena.

Quando poi entrai nel locale e mi accorsi di chi avevo davanti, lo fui ancora meno.

Luke si alzò appena mi vide e sul suo viso era dipinta la preoccupazione, che si tramutò in sorpresa vedendo i miei capelli, e poi di nuovo in preoccupazione.

Avanzò verso di me e io consegnai i muffin a Ruby.

“Puoi venire un attimo con me?”

Luke mi prese per mano e mi portò in cucina. Appena le gemelle ci videro sussultarono e si scambiarono un sorriso.

Arrossii.

“Non ...” iniziai, ma le due mi interruppero.

“Devo andare nella dispensa!” annunciò la signora 1.

“Anch'io, assolutamente!” annunciò anche la signora 2. Entrarono in dispensa e si chiusero la porta alle spalle.

Luke mi guardò.

Io tolsi la mano dalla sua e mi appoggiai al bancone della cucina.

“Stai bene?”

Annuii.

“Insomma ...” si passò una mano fra i capelli, “ero preoccupato. Ti ho vista uscire in quel modo e … E credevo che ti fosse successo qualcosa … Sarei ...”

Scossi la testa.

“Luke, non importa.” gli dissi con un sorriso. “Sto bene, mi sono solo ...” perché era così difficile mentire? “sentita male.”

Ma lui si accorse della mia esitazione e si avvicinò.

“E' stata colpa di quel ragazzo, vero? Quello con gli occhi da demone e i capelli neri.”

Abbassai lo sguardo e annuii. Non riuscivo a mentire. Ero stanca di mentire. Non ne potevo più.

“Raf.” mi sollevò il viso con una mano. Incontrai gli occhi blu di Luke, e pensai che era davvero un bel Angel. L'Angel che tutte avrebbero sognato normalmente.

“Cos'è successo tra voi due?”

E all'improvviso fui stanca di tenermi tutto dentro.

“Appena esco dal lavoro andiamo … Ti racconto tutto. Non qui, però.”

Luke abbozzò un sorriso.

“Ti aspetterò.”

Mi baciò con delicatezza sulla fronte e io arrossii, imbarazzata. Lui uscì dalla cucina.

Controllai l'orologio. La giornata sarebbe finita tra meno di un'ora.

Le gemelle, che evidentemente avevano sentito tutto, uscirono dalla dispensa quasi saltando e non dissero nulla per il resto del tempo, ma questo peggiorò di molto la situazione. Continuavo a tormentarmi, chiedendomi se fosse giusto rivelare tutte quelle cose a uno sconosciuto, perché mi avesse baciata sulla fronte, se fossimo amici … Quando le gemelle mi annunciarono che era ora di chiudere, ero un fascio di nervi e mi sentii avvampare quando vidi Luke aspettarmi fuori.

Uscii tra le risatine della signora 1 e della signora 2, che mi spedirono fuori praticamente di corsa.

“Ciao.” mi salutò Luke.

Abbassai lo sguardo.

“Ciao.”

“Vieni.” ci incamminammo fianco a fianco verso la costa, in silenzio. Intuivo che Luke voleva darmi tutto il tempo che mi serviva per prepararmi.

“Si chiama Sulfus.” dissi in un soffio.

Avvertii il suo sguardo su di me. La sua mano si infilò nella mia e la strinse. Mi infondeva fiducia. Gli Angels erano tutti così.

“Frequentavamo la Golden School insieme e … E … Io non lo so. Eravamo avversari durante il primo anno e lui era … Era tutto quello che credevo non mi sarebbe mai capitato.”

Raccontai tutta la storia a Luke, spiegandogli com'ero scappata dopo il combattimento, come gli avevo cancellato la memoria la sera precedente e il motivo dei capelli neri.

Ascoltò senza parlare né fare domande.

Mi mise un braccio attorno alle spalle e mi strinse a sé tra gli scogli, su cui ci eravamo seduti.

“E' la prima volta che lo racconto a un Angel.” confessai, dopo un attimo di silenzio. Luke sorrise.

“E perché?”

Alzai le spalle.

“Non volevo che mi giudicassero o che mi dicessero che era sbagliato.” abbassai lo sguardo. “Lo so già.”

“Raf!” si accigliò, “Non vorrai fartene una colpa!”

Lo fissai, sorpresa.

Luke sorrise.

“Non hai niente di cui rimproverarti! Certo, è una cosa difficile e pericolosa da gestire, ma non è sbagliato! Nessuno di voi due sbaglia … Come potrei biasimarti? Chiunque farebbe quello che hai fatto tu!” i suoi occhi erano sinceri. “Non si può scegliere a comando di non amare una persona.”

Gli sorrisi di cuore.

“Grazie, Luke.”

“E comunque, Raf, la Golden School non è volta a farvi combattere. Nessuno vuole una guerra tra Angels e Devils …”

Lo fissai, confusa.

“Durante le prime lezioni vi fanno scoprire un lato nuovo di voi, ma lo fanno perché impariate a gestirlo.”

Avevo capito male, o …?

Luke mi strinse più forte.

“Raf, quelle lezioni servono per insegnarvi a controllare le vostre facoltà mentali. Servono ad insegnarvi a rimanere completamente consapevoli anche quando state per attaccare, così da evitarlo. Non avrebbe senso che vi insegnassero a combattere, se non volessero fare una guerra.”

Fui invasa dal sollievo. Almeno quello era un ostacolo superato. La mia felicità, tuttavia, non fu grande come avrei sperato.

Non risolveva lo stesso il problema e parve notarlo anche Luke.

“Ascolta, Raf. Se non te la senti di rivederlo, perché non rimani qui? Posso insegnarti io quello che ti serve e puoi dare gli esami alla Golden School per l'ammissione all'anno successivo in settembre. Non dovresti più rimetterci piede.”

Lasciai uscire il fiato che non mi ero accorta di trattenere.

“D'accordo.” annuii, sorridendo. “Mi sembra un'ottima idea.”

 

Il giorno successivo, in pasticceria, fui bersagliata dalle frecciatine delle gemelle. Visto che era sabato, anche Say lavorava con noi in cucina e, perplessa, seguiva quello scambio di battute.

“Cara, prepariamo la torta dei piccioncini e mettiamola in vetrina!”

“Oh, no, io credo sia più opportuno regalarla a qualcuno di nostra conoscenza.”

“Oh, sì, cara, una coppia adorabile, non trovi?”

“Dolci come il pan di zucca!”

“Come lo zucchero filato!”

“Come le mele caramellate!”

Uscii dalla cucina con la scusa di servire un tavolo inesistente. Quelle due erano davvero pestifere! Mi appoggiai alla parete vicino alla cassa. Ruby mi lanciò un'occhiata ma non disse nulla.

Osservai i clienti seduti ai tavoli e mi accorsi che fuori nevicava. Le giornate passavano talmente in fretta … Era già buio e la neve scendeva. Era arrivato l'inverno.

Sospirai. Ormai era novembre inoltrato. Mancavo da molto.

“Ehi, Raf, metti la torta sull'espositore, per favore?”

Say mi mise in mano una torta con un sorrisetto e io feci quanto richiesto senza pensarci troppo, salvo quando notai con un certo disappunto che era la torta dei piccioncini.

Fatta con panna e mirtili, era una delizia che le gemelle servivano solo alle coppie di fidanzatini. A giudicare dall'espressione di Say, quelle due dovevano averle raccontato tutto.

Rientrai in cucina arrossendo.

“E poi, diciamolo, ci voleva, no? Serviva proprio un fidanzato anche a lei.” commentò la signora 1, all'evidente conclusione di un lungo e spensierato discorso.

“E tu, cara Say, sei fidanzata?”
Say si morse il labbro.

“Direi di sì, solo che lui … Viaggia molto. Passa a trovarmi raramente, ma ci scriviamo un sacco.” il sorriso sul suo volto era piuttosto stentato, ma le sorelle non parvero accorgersene.

“Oh, quand'è romantico, cara!” sospirò la signora 2. “Piacerebbe anche a me che i miei fidanzati fossero stati così ...”

Ma si interruppe vedendomi entrare e afferrare il frullatore.

“Oh, Raf, non ne possiamo più di stare sulle spine!” esclamò la signora 1 in tono lamentoso.

“Sì, è vero, cara!” concordò la signora 2 con lo stesso tono.

“Dai, parlaci del tuo fidanzato!”

Sorrisi tra me e me.

“Ecco ...” iniziai afferrando il ricettario, “All'inizio ci detestavamo proprio. Non ci sopportavamo. Lui … E' un tipo molto diverso da me.”

“Davvero?” fece la signora 1, sorpresa.

Annuii.

“Lui … E' muscoloso, bello e coraggioso ...” sospirai, ricordando tutte le volte che aveva dovuto essere coraggioso per me e con me, “Sa sempre cosa dirmi. Sempre. Peccato che sia tutto finito ...”

Appena lo dissi, mi accorsi che avrei dovuto tenerlo per me. La signora 1 strillò e alla signora 2 cadde di mano il cucchiaio, che si conficcò nell'impasto del pan di zucca.

“Ma cara!” esclamò scandalizzata, “Noi credevamo che tra te e Luke fosse appena iniziato tutto, non finito!”

Ridacchiai. Ecco dove volevo arrivare. Volevo che capissero che Luke non era il mio ragazzo, così avrebbero smesso di fissarmi in quel modo … Era imbarazzante.

“Oh,” dissi con un sorriso, “ma Luke non è il mio ragazzo.”

La signora 1 sussultò.

“Ma … Ma … Ma ...”

E non disse altro. La signora 2, invece, ebbe una reazione ben diversa.

“Cara! Ma insomma! Come sarebbe a dire? Io pensavo … Noi pensavamo … Aspetta: hai detto che è tutto finito? Quindi ora puoi fidanzarti tranquillamente con Luke!”

Oh, no.

“Oh, sì!!” trillò la signora 2. “Luke ti piace, vero?”

“Io … Ecco … Non lo so … Forse, ma non così. Come amico.”

“Ma è un ragazzo talmente dolce!”

“Educato!”
“Gentile!”

“Sembra un angelo!”

Quasi mi strozzai con la saliva quando lo disse.

“Avanti, Raf!”

“Cosa ci sarebbe di male, dopotutto?”

In lista, direi che di male c'erano un bel po' di cose; uno, io amavo ancora Sulfus, due sarebbe stato un tradimento nei suoi confronti, e tre io non amavo Luke!

Forse come amico, ma ero lontana dall'amore … Perlomeno dall'amore come lo conoscevo con Sulfus.

“Non lo so … Io credo ...” dovevo trovare una scusa convincente. E forse la verità lo era. “Sono ancora innamorata del mio ex ragazzo e non credo che riuscirei a … Stare con un altro.”

Proprio quando le gemelle aprirono contemporaneamente la bocca per protestare, la testa di Ruby sbucò da dietro le tendine.

“Ehm … E' pronto qualche dolce? Non … Non vorrei essere troppo … Insomma, scortese, ma i clienti protestano ...”

Effettivamente eravamo in cucina a mescolare gli stessi impasti da quasi mezz'ora e il mio, che conteneva il lievito, aveva fatto le bolle.

Le gemelle si ripresero e uscirono di corsa con due torte per mano, scusandosi per l'inconveniente.

Sentii la voce di Lory provenire dall'altra stanza, e capii che per un po' non le avremmo riviste in cucina. Evidentemente lo capì anche Say, perché si voltò subito verso di me con uno sguardo indagatore.

“Sicura di amare ancora Sulfus?”

Annuii.

“Di tutto cuore?”

Annuii di nuovo, stendendo l'impasto e accendendo il forno.

“Sicura?”

“Sì.”

Say sospirò.

“Allora non è che si possa fare molto. E con Luke … Non funziona?”

Scossi la testa.

“Come amico sarebbe perfetto. Anche come fratello, forse, ma … Sì, sarebbe un fidanzato perfetto: dolce, premuroso, attento, ma non è quello di cui ho bisogno. Non è lui quello che voglio.”

Say brontolò qualcosa, ma non disse nulla. Tacqui anch'io, nonostante volessi raccontarle quello che era successo la sera precedente.

Invece, non dissi nulla e quando le gemelle rientrarono in cucina erano troppo impegnate a ricordare tutti gli animali da compagnia che avevano avuto, tra i quali spiccava un cane di nome Sparkie, per ricordare di tartassarmi con questioni amorose.

La giornata trascorse in modo tranquillo. Non nevicò, ma rimase nuvoloso per tutto il giorno e minacciò di farlo.

All'orario di chiusura, Say mi salutò dicendo di dover andare in panificio, ma non mi dispiacque più di tanto; sarebbe stato ben complicato spiegarle il motivo per cui Luke mi aspettava a nemmeno tre metri dal locale.

“Ciao, Raf.” mi salutò. Risposi al saluto e ci incamminammo insieme verso il mare.

“Com'è andata la giornata?”
“Bene, grazie. Tu?”

“Abbastanza bene. Come Guardian Angel mi sono praticamente trasferito sulla Terra a sorvegliare gli umani … Il che è davvero estenuante. Aiutarli può essere davvero difficile.”

Dissi che ero d'accordo con lui e per un po' il discorso proseguì così, parlando di dettagli come il tempo, la Golden School e la carica di Guardian Angel.

Appena arrivammo sugli scogli, però, l'atmosfera cambiò.

“Bene, Raf. Ora, voglio vedere quello che sai fare.”

Sapevo che questo non comprendeva il controllo dell'attacco contro un Devil; avevo spiegato a Luke il mio problema, ma gli avevo detto di non sapere perché non fossi controllata da quell'impulso così violento.

Luke non sospettava niente e aveva detto che era un grande vantaggio per me.

“Prova a creare degli animali di ghiaccio.”

Creai un coniglietto.

“Fallo muovere un po'.”

Il coniglietto saltellò sulle rocce, atterrando anche vicino al mare e poi tornò al mio fianco.

La sua luce era fioca nella notte, ormai scesa intorno a noi. Iniziò a nevicare.

“Ora, ingrandiscilo.”

Fu un po' più complicato, ma alla fine ci riuscii, anche se le orecchie erano troppo grandi, rispetto al corpo.

“Rimpiccioliscilo.”

Questo fu davvero facile. Il coniglietto divenne grande come la mia mano, dove si posò docilmente. Lo feci saltellare sulla mia spalla, in modo che la sua luce mi fosse vicina. Sentii la sua aura gelata accanto a me.

Luke annuì e sorrise.

“Molto bene Raf, molto meglio di quanto osassi sperare. Impari davvero in fretta, complimenti.”

Arrossii, imbarazzata.

“Adesso voglio che tu, partendo da quel coniglietto crei un cervo.”

Feci scendere il coniglietto fino alla mia mano e trasformai le sue orecchie in corna, il suo muso in quello del cervo e assottigliai le sue zampe.

Con mia sorpresa, però, ne uscì un animale particolarmente deforme, che non aveva niente a che fare con un cervo, se non le corna.

Luke si avvicinò.

“Per trasformare un animale di ghiaccio in un altro, devi prima farlo tornare alla sua forma iniziale.”

Mi mostrò la sua mano e mi fece cenno di guardare.

Creò un coniglietto e, ammirata, osservai la sua perfezione: ogni singolo pelo era perfetto. Avrei potuto confonderlo per un vero coniglietto.

Lo trasformò in una pallina, se la passò da una mano all'altra e poi la fece diventare uno splendido cervo.

“Prova tu.”

Era facile, anche se i miei animali non erano perfetti come i suoi.

“Bene. Hai dimestichezza con il ghiaccio, ma ora voglio vedere quanta ne hai davvero.” il suo sguardo si abbassò sul mare calmo. “Ghiaccia un tratto di mare e prova a camminarci sopra.”

Rabbrividii, perché anche se l'avevo fatto tante volte con Say, non ci avevo mai provato in un tratto di mare con l'acqua tanto profonda. Temevo che cedesse.

Scesi cautamente, fino a quando non fui sull'ultimo scoglio che mi separava dal mare.

Respirai a fondo.

Ora o mai più.

“E non avere paura. Mai.” mi ricordò la voce di Say nella mente.

Concentrazione.

A occhi chiusi appoggiai un piede sull'acqua e sentii la superficie del ghiaccio incrinarsi sotto il mio piede.

Mi concentrai di più, per far fluire il ghiaccio dalle mie mani ai piedi. Come fosse una parte di me che poteva vagare nel mio corpo e scegliere da dove uscire. Ebbi la fugace sensazione che se avessi voluto avrebbe invaso ogni parte del mio corpo e sarei potuta diventare tutt'uno col ghiaccio.

Sotto il mio piede la superficie era solida. Appoggiai anche l'altro e all'improvviso il mio sesto senso scattò. Avevo capito.

Aprii gli occhi e camminai, andando sempre più al largo, sentendo il ghiaccio che si diffondeva sotto di me.

Mi voltai verso Luke, che sorrideva e camminava dietro di me.

Feci una giravolta e mi misi a correre verso il faro che si trovava al largo, in mezzo al canale delle barche. Dietro di me si estendeva una scia di ghiaccio.

Mi voltai agilmente verso Luke, che sorrideva.

“Prova a fare di più. Puoi crearlo, puoi gelare l'aria, puoi fare quello che vuoi. Provaci.”

Aprii le mani e creai uno scivolo di ghiaccio davanti a me. Scivolai giù, verso gli scogli e atterrai senza problemi. Avevo capito. Il ghiaccio, acqua e aria, erano parte di me. Erano con me.

Luke mi prese la mano.

“Trasforma tutto in acqua.”

Digrignai i denti per lo sforzo e trasformai il ghiaccio in neve, prima di renderlo definitivamente acqua.

Luke annuì.

“Per una prima volta non è male. Su questo dovrai esercitarti molto, perché agli esami viene chiesto praticamente sempre.”

“D'accordo.”

“E ora, iniziamo con l'acqua.”

 

Luke mi aveva avvertita riguardo ai possibili effetti collaterali, in forma umana, dell'allenamento che stavamo facendo, ma non credevo che sarebbero stati tanto frequenti.

Ghiacciai tre torte quel giorno, con sconcerto delle gemelle, che credevano fosse un segno del destino. Congelai l'acqua che usciva dal rubinetto e nei miei capelli si formò persino qualche cristallo, che diventava costantemente acqua a causa dell'alta temperatura del locale.

La signora 1 e la signora 2 fissarono perplesse il terreno che si ghiacciava sotto i miei piedi, ma non dissero nulla. Quel giorno, anche Say lavorava con noi in negozio e cercò di coprire le tracce del mio passaggio con le fiammelle, anche se inutilmente.

Non sapeva nulla degli allenamenti con Luke, ma sicuramente sospettava qualcosa, visto che continuavo a combinare disastri come mai mi era successo.

Il colmo venne quando io, preparando il pan di zucca, mi misi a pensare agli animali creati con Luke.

AAAARGH!!!” sentii gridare in coro le gemelle. Quando mi voltai notai un enorme lupo di ghiaccio fissarle incuriosito e muoversi piano verso di loro, con le orecchie dritte.

Si strusciò sul fianco della signora 1 che, col vestito congelato, scappò e si chiuse nella dispensa.

La signora 2 svenne.

“Bene,” disse Say mentre io facevo sparire il lupo, “suppongo che tu abbia intensificato gli allenamenti con Luke.”

Annuii.

“Raf, se continui così finiranno per avere un infarto.”

Non potei fare a meno di ridacchiare. Nonostante fosse una situazione per niente divertente, c'era lo stesso qualcosa di comico.

La signora 2 si riprese poco dopo, grazie a Say, e riuscì a tirare fuori la signora 1 dalla dispensa. La signora 1 si portò dietro una zucca semi congelata e la tenne a portata di mano per tutto il giorno.

Mi fissarono entrambe, ma non dissero nulla.

Io sospirai e mi uscì una nuvoletta congelata dalla bocca. Le sorelle sgranarono gli occhi e, quando notai la loro reazione, cominciò a nevicare nella stanza.

“D'accordo, Raf, penso che … Che dovremmo andare.” disse Say, sconcertata. Io rimasi immobile, con le labbra serrate. Mi veniva da piangere. Mi appoggiai al bancone e mi strinsi le braccia al petto.

Le gemelle fissarono la neve, poi me, poi la neve, poi me, poi Say e lo fecero contemporaneamente, più volte.

Un Angel non poteva rivelare la propria natura, ma se gli veniva chiesto direttamente da qualcuno vicino a scoprirla, non poteva fare più nulla: la legge suprema degli Angel, sopra ogni altra, era non mentire, non celare.

Se me l'avessero chiesto, avrei dovuto dirglielo.

Say fissava le gemelle, con i pugni serrati e la neve continuava a cadere, mentre il pavimento ghiacciava lentamente sotto i miei piedi.

Spazio autrice: ciao a tutti! Di ritorno dal mare, che spero mi sia stato d'ispirazione, pubblico i nuovi capitoli! Sono ansiosa di leggere le vostre recensioni, a cui peraltro amo rispondere ... Fatemi sapere presto cosa ne pensate! Baci, Piuma_di_cigno.
   
 
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