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Autore: Piuma_di_cigno    01/07/2015    0 recensioni
Raf e Sulfus sono tornati per affrontare un secondo anno alla Golden School, ma il sentimento che li unisce è sempre più una sofferenza: ora le lezioni sono volte ad imparare l'arte del combattimento tra Angels e Devils. Difficile per Raf, che deve andare contro tutte le regole, contro la sua natura, per rimanere con Sulfus, e difficile per lui, costretto a trascorrere le giornate nel dubbio che lei non lo ami più.
Sarà proprio l'ormai dolce Say ad aiutare Raf a dimostrare che lo ama ancora, qualunque cosa succeda. Tra le lezioni e gli amici, comincia infatti a delinearsi una situazione terribile, pericolosa, ma che forse ha il potere di risolvere finalmente tutto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arkhan, Raf, Sai, Sulfus, Un po' di tutti | Coppie: Raf/Sulfus, Sai/Tyco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 – Rivelazioni

L'idea di curarci esclusivamente dei nostri affari è come immondizia ammuffita. Chi può infatti essere così egoista?
(Myrtie Barker, Per un amico)

 

Nessuno avrebbe potuto prevedere la reazione delle gemelle. Nessuno.

“Raf ...” Say ci fissava tutte e tre, comprensibilmente disperata, e cercava di prendermi la mano, quando le gemelle si fecero avanti.

“Oh, Raf.”

“Raf, cara.”

Abbassai lo sguardo. Il loro tono era triste, dispiaciuto. Non volevo andarmene da quel locale … Era così bello! Ormai loro erano diventate una compagnia fidata e stare con loro mi faceva sentire meglio anche nei momenti più bui.

Non riuscivo a sopportare anche la loro disapprovazione.

Come Angel non mi ero mai sentita uno scherzo della natura, o comunque esclusa, ma sapevo cosa si provava da quando avevo scoperto le mie origini umane; e ora quella sensazione amara tornava a farsi strada dentro di me come erbaccia velenosa.

Aspettai in silenzio che le gemelle mi cacciassero dal loro locale.

Ma rimasero entrambe zitte.

Zitte e con gli occhi spalancati.

La legge degli Angels vietava di cancellare la memoria agli umani, anche in casi come questo. Bisognava affrontare le conseguenze dei propri errori, sempre.

Alla fine, entrambe espirarono. Buttarono fuori l'aria che, probabilmente, avevano trattenuto nei polmoni fino a quel momento.

“Bene. Sara, finisci tu quella torta?”

“Certo, Suze cara.”

E si rimisero al lavoro sotto gli occhi stupefatti di me e Say. Ricominciarono a ridere e scherzare nella cucina congelata, almeno finché Say fece partire delle fiammelle dalle mani e sciolse il ghiaccio, asciugando subito dopo l'acqua che invase la cucina.

“Raf, ti spiacerebbe raffreddare un pochino l'impasto della crostata? Mi spiacerebbe far aspettare un'ora Lory. Ha assicurato che non se ne andrà senza.”

Alzai lo sguardo, sorpresa, e sentii un gran sorriso disegnarmisi sulle labbra.

“Certo!” esclamai e feci come richiesto.

Ma non sapevo fare solo queste cose.

Visto che l'inverno era alle porte, le statuine di ghiaccio erano una cosa incredibilmente apprezzata dai clienti e i minuscoli lupi che riuscivo a creare, insieme a cervi e a chissà cos'altro, incantava i bambini.

Li mettevamo sulle torte e sugli espositori, dopo che le gemelle li avevano guarniti a dovere con glasse e zuccherini.

“Raf, fai volare un po' d'acqua da me?”

“Say, mi cuoci questo biscotto, così sento se è buono? È un esperimento!”

Suze e Sara accettarono senza condizioni i nostri poteri. Ne parlavano apertamente, a volte anche davanti ai clienti, che dal canto loro le credevano impazzite, alla fine.

La cucina divenne parte del mio allenamento, ma fummo costrette a separarla dal resto del locale con una porta: se qualcuno fosse entrato e avesse visto bilance e misurini volare per aria, acqua atterrare precisa nelle caraffe del tè e animaletti di ghiaccio giocare sugli scaffali in attesa di essere mangiati, allora sicuramente ci avrebbe portate tutte in manicomio. E ci sarebbe venuto anche lui, cliente sventurato.

Ruby non fu subito a conoscenza di tutto, ma tra le chiacchiere di Suze e Sara, che, sapeva, non erano certo pazze, e il fatto che una o due volte aveva intravisto il ghiaccio sotto i miei piedi, lo venne presto a sapere.

Entrò in cucina, e pur vedendo tutto quel delirio non fece null'altro che consegnarci le ordinazioni delle ragazze della vicina scuola di danza.

Per nulla sorpresa, afferrò la torta che feci fluttuare verso di lei.

 

Gli allenamenti con Luke mi aiutavano molto. Mi insegnò ad usare il ghiaccio per combattere, creare scudi, persino gradini su cui saltare nel caso in cui non avessi potuto volare e addirittura a creare intere strade congelate che serpeggiavano nel vuoto della nebbia di novembre.

Ormai eravamo a metà novembre, ma il vuoto nel mio cuore si era ingrandito. Ogni tanto avevo intravisto Sulfus in giro per la città e ogni volta era come sprofondare in una voragine più profonda.

Nemmeno l'amnesia che gli avevo provocato, non gli impediva di cercarmi. Ancora, ancora e ancora. Ma si sarebbe arreso. Doveva arrendersi, prima che lo facessi io e mi gettassi tra le sue braccia quando lo vedevo.

“Ora,” Luke interruppe i miei pensieri, “passiamo a un livello più alto.” Mi tese una mano. “Cammina sull'acqua, Raf.”

Sgranai gli occhi e lo fissai.

“Senza ghiaccio?”

Annuì.

“Puoi farlo. La fiducia può fartelo fare.”

Afferrai timidamente la sua mano, ma appena appoggiai un piede sull'acqua, affondò.

Rabbrividii per il freddo.

“No.”

Sorrise.

“Sì che puoi.” i suoi occhi incontrarono i miei. “Credimi, non cadrai. Solo se ci credi non cadrai. Vieni.”

Presi un grosso respiro.

Concentrazione. La radunai tutta. La radunai tutta per capire che l'acqua era solida, che io ero abbastanza forte da potervi camminare sopra.

Appoggiai un piede. Era elastica. Un po' come camminare su un tappeto elastico. Appena feci un altro passo, tutt'intorno si propagarono dei cerchi, come se vi fosse caduto un sasso.

Luke si allontanò, ma mi strinse la mano, costringendomi a seguirlo.

Lo feci.

Dovetti lavorare molto per prendere dimestichezza anche con questa situazione ed era difficilissimo stare in piedi pur sapendo quanto era profonda l'acqua sotto di me.

Non dovevo avere paura.

Luke mi insegnò anche a correre sull'acqua, a perdifiato e a saltare, addirittura. Non ci caddi mai, perché mi salvò ogni volta con riflessi pronti, trasformandola in ghiaccio o sollevandomi con l'aria.

Ormai gli allenamenti duravano tutta la notte e io avevo delle occhiaie terribili sotto gli occhi.

Luke afferrò una bolla d'acqua e me la tirò, ma io la congelai e la gettai lontano.

Ansimavo ed ero sudata, nonostante il freddo che faceva. Lo sforzo di stare in piedi sulla superficie del mare e allo stesso tempo avere i riflessi pronti a ricevere gli attacchi di Luke, era immane.

Si rivelò un insegnante molto severo, ma premuroso all'occorrenza. Sapeva sempre quello che faceva.

“Bloccala, Raf!”

La sfera d'acqua arrivò a tutta velocità verso di me e mi fece scivolare all'indietro mentre la bloccavo tra le mie mani e la rispedivo al mittente con quanta più forza riuscivo a trovare dentro di me.

Luke incassò il colpo; riuscì a trasformare la sfera in ghiaccio, ma gli finì tra le costole e dalla sua bocca uscì uno sbuffo secco, mentre sgranava gli occhi per la sorpresa.

Appena si riprese, mi sorrise.

“Complimenti, Raf. Qui direi che abbiamo finito.”

Mi raddrizzai, stupita.

“Con il combattimento ci siamo, hai grinta da vendere. Per un po' lavoreremo sulla coordinazione e sull'aria. Da Angel non sempre le tue ali saranno disponibili ed è meglio imparare a volare anche senza. Provaci, se hai un po' di tempo.”

Lo fissai senza capire.

“Usa l'aria per sollevarti.”

Un brivido mi corse lungo la schiena, ma annuii. L'idea di volare senza il conforto delle mie ali, su un precario mezzo di sollevamento, non mi piaceva per niente.

Temetti sinceramente di rompermi l'osso del collo.

Luke mi salutò e io tornai a casa. Mi tuffai sul letto e mi addormentai di colpo, per dormire solo due ore. Feci una doccia calda, mi truccai un po' e corsi verso la pasticceria.

Ero in ritardo, accidenti! Corsi più veloce che potevo e feci per infilarmi nel locale e infilare direttamente il grembiule, quando sbattei contro una porta chiusa.

Esterrefatta, alzai lo sguardo.

Certo.

Era domenica.

 

Passai il resto della mattinata a dormire, recuperando tutte le preziose ore di sonno perduto. Say venne a trovarmi nel pomeriggio e mangiammo qualcosa insieme, mentre la aggiornavo sugli allenamenti che Luke mi faceva fare e le raccontavo della sua nuova richiesta, di volare col solo ausilio delle ali.

Say commentò che certi Angels, addetti al tempo, si specializzavano nella creazione di trombe d'aria e cicloni, altri indirizzavano semplici venti e correnti sulla terra.

I Devils si occupavano dei temporali più violenti, soprattutto di lampi e tuoni, ma gran parte del meteo era opera degli Angels. Anche se, chi l'avrebbe mai detto, il sole era compito dei Devils. Il sole, in fondo, era fuoco e insieme alle stelle e alla luna, era loro prerogativa. Say disse che avrebbe voluto specializzarsi in qualcosa del genere, per quanto le conoscenze del suo popolo fossero all'epoca limitate, ma poi aveva conosciuto Tayco e tutto era passato in secondo piano.

Io non ricordavo nemmeno se avessi avuto dei piani prima di Sulfus.

“Magari potresti provare a sollevare me con l'aria, per fare esercizio con qualcosa di pesante, così poi è più facile farlo con te stessa.” suggerì Say.

Fui subito d'accordo.

“Ma … Mi perdonerai se ti farò cadere?”

Say sbuffò e si piazzò in mezzo alla stanza, a braccia spalancate.

“Coraggio.”

Chiuse gli occhi e io ridacchiai. Sentii l'aria fresca girarmi attorno alle dita quando la chiamai e la indirizzai verso Say, ma le spostai solo i capelli con una leggera brezza.

Quanto era forte il vento che sollevava una persona?

Avvolsi i piedi di Say con piccole trombe d'aria, e feci lo stesso con le mani. Sollevai lentamente i piedi da terra, mantenendo le mani dov'erano e mi sembrò di portare Say in spalla.

La sollevai piano, mantenendola orizzontale. Era davvero faticoso. Sembrava che dovessi muoverla con le mie stesse mani.

Per un attimo, la mia concentrazione vacillò e Say precipitò di alcuni centimetri. Sgranò gli occhi.

La sollevai di nuovo e tentai di girarla, in modo che fosse verticale. Say aveva un occhio aperto e uno chiuso, ma teneva le labbra serrate in modo da non distrarmi.

Quando la appoggiai a terra, Say espirò di colpo e lo feci anch'io, ricadendo sulla sedia.

“Dai, Raf! Riproviamo!”

Say si rimise in posizione e io mi concentrai di nuovo.

Questa volta avvolsi l'aria attorno a tutto il suo corpo, a spirale, aprendole le braccia col vento. I suoi capelli slittarono in alto. Le allargai le gambe, per favorire l'atterraggio, e le feci aprire i pugni.

Concentrazione. Say schizzò in alto e picchiò la testa sul soffitto. Il suo strillo di sorpresa mi distrasse e l'aria sparì immediatamente, facendola stramazzare al suolo.

 

Le settimane seguenti, che segnavano l'inizio di dicembre, trascorsero molto in fretta, tra la pasticceria e gli allenamenti. Non ero ancora riuscita a sollevarmi, ma non me ne preoccupavo troppo, visto che avevo fatto notevoli progressi con Say.

La mia coordinazione era migliorata moltissimo, grazie a Luke, e ora potevo tranquillamente camminare sull'acqua tenendo in equilibrio sfere di ghiaccio fluttuanti persino sulla testa.

In compenso, avevo scoperto di essere un disastro con le torte al cioccolato e con le marmellate. Non che in inverno se ne facessero molte, ma sicuramente in autunno non avevo dato il meglio di me.

Le gemelle ormai non uscivano più dalla cucina: comprato due paia di pattini, si divertivano a pattinare sul pavimento che io ghiacciavo continuamente durante il giorno. Si divertivano un mondo e mai fecero una domanda riguardo ai poteri miei e di Say.

Gliene ero molto grata.

Una o due volte avevo visto Sulfus nel locale. E l'avevo affrontato. Ero uscita a portare torte ai tavoli e avevo inghiottito le lacrime, cercando di non incrociare il suo sguardo.

Non si era accorto assolutamente di nulla.

Sapevo che il suo sesto senso gridava, ma Sulfus non aveva capito che ero io. E come poteva? Mi ero tinta i capelli e truccata e continuavo ad avere i capelli pieni di cristalli di ghiaccio.

Il mio viso era diventato magro e affilato e più bianco di quanto fosse mai stato. Persino il colore dei miei occhi stava cambiando.

All'inizio, non mi parve così grave, ma quando capii quello che succedeva davvero, il mondo mi crollò addosso.

Spazio autrice: oggi pubblico tutto lo stesso giorno! Al mare ho tanto scritto ... E tanto mi sono divertita! Grazie a tutti i lettori e vi ringrazio ora, perché ormai volgo al termine della storia che ho scritto per voi. Voglio rendervi felici con un lieto fine che pubblicherò molto presto. Ma, in fondo, cosa sono il divertimento e la gioia di un bel finale, se non vengono debitamente attesi? Baci, Piuma_di_cigno.
   
 
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